Romania 1989

Il colpo di stato
mascherato da rivoluzione

Gli avvenimenti del 1989 in Romania sono stati un esempio eclatante di un significativo salto di qualità nella capacità dei servizi segreti e degli apparati ideologici e di informazione imperialisti non solo di manipolare e indirizzare gli avvenimenti ma di crearli per raggiungere i loro obiettivi. L'impressione di un decisivo salto di qualità è probabilmente dovuta alla convergenza nel caso rumeno dell'intervento occidentale e di quello degli uomini legati al nuovo corso di Mosca. Negli anni successivi si sono viste numerose ulteriori repliche, dalla Jugoslavia all'11 settembre, legate alla fase di incontrastato dominio unipolare americano, mentre il contesto attuale è già alquanto differente, come dimostra lo scenario ucraino e quello siriano dove le "rivoluzioni" pilotate dagli imperialisti hanno incontrato una seria resistenza.

Nel caso rumeno però il mito della spontanea rivoluzione di popolo che eroicamente rovescia l'odiato tiranno ha regnato e tuttora regna incontrastato, almeno in occidente e nell'immaginario anticomunista divenuto luogo comune. Più da noi tuttavia che in Romania. Lì infatti il mito sta per essere definitivamente sepolto, sia per le conseguenze laceranti della pretesa "liberazione" e della svendita del paese [qui], sia per la presenza dei protagonisti divenuti spesso testimoni preziosi - anche se da non prendere sempre sulla parola; sia per l'opera di seri ricercatori, anche di orientamento assai lontano dai comunisti ma - visto anche il tradimento di buona parte della nomenclatura comunista - non per questo meno attendibili, come è il caso di Grigore Cristian Cartianu e di Radu Portocală.
Riportiamo parte del primo capitolo del libro di Cartianu
"La fine dei Ceausescu: morire ammazzati come bestie selvatiche" tradotto in italiano da Luca Bistolfi e un sommario del libro scritto in francese da Portocală "l'Exécution des Ceausescu: la vérité sur une révolution en trompe-l'oeil". A seguire, un piccolo saggio di Andrea Laruffa sul falso massacro di Timisoara, la corrispondenza da Bucarest di Ed Vulliamy, noto giornalista investigativo inglese, e le riflessioni di Luca Bistolfi sul parallelismo tra l'assassinio di Ceausescu e quello, 22 anni dopo, di Gheddafi.