Associazione Stalin

Capire Togliatti e il togliattismo

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Il periodo dell'Internazionale Comunista

Premessa

  Nel giugno del 1924 Togliatti partecipa ai lavori del V congresso dell'IC e al termine viene eletto membro effettivo dell'esecutivo (IKKI), poi, al congresso di Lione del Pcd'I, il terzo, viene designato rappresentante del partito presso l'Internazionale e da quel momento, nel febbraio 1926, la sua residenza ufficiale è Mosca.

   Il lavoro di Togliatti nel segretariato dell'IC diviene ben presto complessivo, nel senso che la funzione che egli svolge spazia in diverse direzioni. Non solo quindi le questioni del partito italiano, ma un'intensa partecipazione alle vicende dell'Internazionale, dallo scontro con l'opposizione trotskista-zinovievista, all'analisi del fenomeno fascista, ai rapporti con le aree calde dell'Europa, in particolare con Francia e Spagna. A testimonianza di questa molteplice attività il VI congresso dell'IC (1928) lo nomina anche membro del Presidium e nel 1935 gli viene affidata la responsabilità dei rapporti con i paesi dell'Europa centrale (Austria, Ungheria, Germania, Olanda, Cecoslovacchia e Svizzera) e la rappresentanza del segretario dell'IC in caso di sua assenza. Nel corso dei mesi successivi gli viene affidata anche la responsabilità della sezione Agitazione e Propaganda.

   Nel complesso quindi a Togliatti viene assegnato un ruolo che lo rende, fino allo scioglimento nel 1943, uno dei più importanti dirigenti dell'Internazionale. Ma la sua importanza non sta solo nelle cariche ricoperte, quanto nella capacità dimostrata nel lavoro di direzione politica e di analisi delle situazioni. Che il ruolo di Togliatti non fosse quello di un burocrate di partito o di un dirigente senza un peso politico rilevante emerge da tutti i testi che riportiamo in questo capitolo. Essi evidenziano che l'accusa che gli viene spesso rivolta di essere stato un 'servo di Mosca' e non un dirigente comunista di prestigio è solo frutto dell'anticomunismo, non solo ma, per il loro spessore politico, fanno comprendere che è impossibile sminuire l'importanza storica del suo ruolo nel movimento comunista nel periodo di Stalin.

   A dimostrazione di ciò abbiamo ordinato la documentazione su tre ordini di problemi: la posizione di Togliatti nello scontro interno al partito bolscevico, la sua analisi del fascismo e il lavoro di presenza in alcuni dei più importanti teatri europei prima della seconda guerra mondiale, in Francia, Spagna e Italia.

   Lo scontro interno al partito bolscevico.

   In coincidenza con il suo arrivo a Mosca, Togliatti si trova nel vortice dello scontro in atto tra la maggioranza del Pc(b) e l'opposizione trotskista-zinovievista. E' a questo punto (ottobre 1926) che si verifica un confronto aspro tra Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti quando Gramsci, dall'Italia, gli invia a Mosca una lettera dell'Ufficio Politico diretta al partito russo in cui, in nome della difesa dell'immagine del movimento comunista, si sollecita il partito a mostrare senso di responsabilità verso la minoranza [1].

   Togliatti risponde subito a Gramsci che è assolutamente inopportuno che la lettera venga consegnata (peraltro Gramsci verrà subito dopo arrestato), e ne motiva le ragioni che in sostanza sono due: consegnando la lettera si sarebbe data una sponda all'opposizione trotsko-zinovievista e questo avrebbe indebolito la direzione del Pc(b) nello scontro, che Togliatti riteneva ovviamente necessario, e in secondo luogo, il giudizio di Gramsci non era corretto nel merito.

   In particolare Gramsci nella sua lettera aveva fatto un'affermazione molto pesante dicendo, rivolto ai comunisti russi, che col conflitto in corso essi stavano distruggendo l'opera intrapresa da Lenin nella costruzione del movimento comunista internazionale e parlava di scissione del gruppo dirigente e di una forte perdita di prestigio che ne sarebbe conseguita.

   Su questo la replica di Togliatti è dura perchè Gramsci sostiene, sbagliando valutazione, che sarebbe in atto una disgregazione, o meglio una scissione, del gruppo dirigente, non solo, ma la responsabilità sarebbe un po' di tutti, maggioranza e opposizione, mettendo quasi sullo stesso piano il ruolo giocato dai vari contendenti. Togliatti, da Mosca, ribadisce invece una diversa chiave interpretativa dei fatti e il metodo con cui essi andavano affrontati.

   Innanzitutto Togliatti invita i compagni italiani a tenere i nervi ben saldi perchè ciò che stava accadendo in Russia era una svolta che andava ben compresa e soprattutto non ci si trovava di fronte alla disgregazione di un gruppo dirigente, ma alla ridefinizione di una leadership dopo la morte di Lenin, inevitabile per affrontare i nuovi passaggi storici. Il dibattito in corso non andava dunque coperto, ma portato all'attenzione di tutto il movimento comunista in quanto aveva attinenza con le scelte strategiche da compiere in quegli anni.

   In questo modo Togliatti entrava a gamba tesa nella discussione dimostrando già dall'inizio di avere una posizione chiara sui contenuti. Questi vengono poi ampliati e approfonditi in un articolo su Lo Stato Operaio dell'aprile 1927 intitolato Direttiva per lo studio delle questioni russe che noi abbiamo già pubblicato [2], ma che ora è necessario richiamare [qui] per inquadrare tutta la vicenda che parte dalla lettera a Gramsci. L'articolo in questione esce a pochi mesi dalla scambio di lettere con Gramsci e assume una importanza rilevante perchè Togliatti non si limita a dare un giudizio sulle posizioni in campo, ma mette in luce ciò che sta dietro lo scontro che si era aperto e che cosa rappresentano veramente i protagonisti.

   Togliatti, e siamo solamente nel 1927 quando non si può certamente parlare di acquiescenza alla posizione di Stalin, individua lucidamente le radici dello scontro. Da una parte ci sono coloro che nel corso della storia della rivoluzione russa hanno avuto posizioni oggettivamene socialdemocra­tiche, si tratta di Kamenev, e poi di Kamenev e di Zinoviev assieme, e di Trotski. In modo diverso tutti questi personaggi, afferma Togliatti, non hanno mai creduto alla possibilità di realizzare una rivoluzione socialista in Russia. Kamenev già prima della rivoluzione dell'Ottobre aveva espresso dubbi in proposito e poi assieme a Zinoviev aveva scritto il famoso articolo contro l'ipotesi di insurrezione. Trotski, aldilà dei suoi ben noti trascorsi menscevichi prima del 1917, era dell'opinione che la classe operaia russa non potesse costruire il socialismo senza una rivoluzione mondiale. Hic Rhodus... dice Togliatti, qui bisogna scegliere se costruire il socialismo in un solo paese e farne il punto di appoggio per lo sviluppo del socialismo nel mondo oppure, come sostenevano i socialdemocratici, aspettare che le condizioni storiche per il socialismo maturassero ancora.

   Stalin rappresentava la prima ipotesi e su questo si andava coagulando la nuova dirigenza comunista russa e la direzione dell'Internazionale comunista. Negli anni successivi la vicenda di quella che veniva definita opposizione trotskista-zinovievista degenerò nel modo che sappiamo e che abbiamo illustrato in altra parte del nostro lavoro. [3].

   Successivamente Togliatti ebbe modo di ritornare sulla questione Trotski con un progetto di risoluzione per l'IC del 19 dicembre 1935 [qui] e anche in quel caso non si limitò a una denuncia politica, ma entrò nel merito del ruolo che il trotskismo andava assumendo a livello internazionale. I punti che egli indicava nella sua analisi erano due: il trotskismo come strumento per indebolire il movimento comunista e il trotskismo come azione per impedire la politica del fronte unito coi socialisti. Entrati nei partiti socialisti, i trotskisti lavoravano per sabotare i processi unitari trasformando l'antistalinismo in anticomunismo.

   In conclusione, leggendo i documenti riportati, si ricava un'idea precisa della linea seguita da Togliatti, che non solo non lascia dubbi sulla sua collocazione, ma anche e soprattutto sulla sua comprensione di ciò che stava accadendo.

   L'analisi del fascismo

   Uno dei contributi importanti dati da Togliatti nel periodo di permanenza all'IC riguarda l'analisi del fascismo. Per l'IC la questione era della massima importanza, non solo per definirne i connotati, la natura intrinseca, ma anche per capire come affrontarlo.

   Nella prima fase di sviluppo della reazione fascista in Italia, quando il partito era diretto da Bordiga, c'era stata una sostanziale sottovalutazione del fenomeno sulla base di un giudizio superficiale che vedeva nel fascismo una variante del potere della borghesia che non modificava le caratteristiche dello scontro di classe.

   Lo stesso avvenne in Germania quando i nazisti cominciarono a crescere e a sviluppare la loro azione armata nel paese. Solo più tardi l'IC arrivò alla definizione del fascismo come forma di potere dell'ala più reazionaria e sciovinista della borghesia, rettificando il giudizio che lo definiva un movimento di massa a carattere piccolo borghese. Sulla questione del fascismo e di come combatterlo il lavoro di Togliatti nell'IC fu molto ampio ed ebbe come tappa fondamentale la sua relazione al VII congresso dell'IC nell'agosto del 1935 sulle nuove prospettive di guerra che il fascismo stava preparando. [4]

   Ma già prima del VII congresso, Togliatti aveva tenuto una serie di lezioni alla sezione italiana della scuola leninista di Mosca, da gennaio ad aprile 1935.

   Togliatti inizia le sue sei 'Lezioni sul fascismo' (di cui riportiamo la prima [qui]) con una premessa che richiama le incertezze nelle valutazioni del fascismo affermando: “Non sempre del fascismo si è data la medesima definizione. In diverse tappe, in diversi momenti, si sono date del fascismo delle definizioni diverse, molte volte errate. Sarebbe interessante (ed è un lavoro che vi consiglio di fare) lo studio delle diverse definizioni che sul fascismo furono date nelle varie tappe da noi”.
Al IV congresso dell'IC per esempio Clara Zetkin aveva pronunciato un discorso dedicato a rilevare il carattere piccolo-borghese del fascismo. Bordiga invece aveva insistito nel non vedere alcuna differenza tra la democrazia borghese e la dittatura fascista facendole apparire quasi la stessa cosa. La domanda che si pone Togliatti è invece “perchè il fascismo, perchè la dittatura aperta della borghesia si instaura oggi, proprio in questo periodo? La risposta voi dovete trovarla in Lenin stesso, dovete cercarla nei suoi lavori sull'imperialismo. Non si può sapere ciò che è il fascismo se non si conosce l'imperialismo.”
Il fascismo però non è solo dittatura militare della borghesia, è anche qualcosa di diverso, difatti aggiunge Togliatti “il secondo elemento consiste nel carattere delle organizzazioni del fascismo, a base di massa”. E ancora “Compito nostro era quello di conquistare una parte di questa massa, di neutralizzare l'altra parte onde impedire che diventasse una massa di manovra della borghesia. Questi compiti sono stati da noi ignorati”. E più avanti “in Germania si commise un simile errore nel giudicare il movimento fascista nel 1931. Alcuni compagni affermavano che il fascismo era battuto, che nel paese non esisteva il pericolo di una dittatura fascista perchè questo pericolo non esisteva per un paese tanto sviluppato come la Germania”.

   Invece bisogna tener presente che “l'ideologia fascista contiene una serie di elementi eterogenei. Dobbiamo tener presente questo perchè questa caratteristica ci permette di capire a che cosa questa ideologia serve. Essa serve a saldare insieme varie correnti per la dittatura sulle masse lavoratrici e per creare a questo scopo un vasto movimento di massa. L'ideologia fascista è uno strumento creato per tener legati questi elementi.”

   Nell'analisi del fascismo Togliatti considera in particolare le due situazioni che in Europa ne costituivano le basi, l'Italia e la Germania, ma mettendone anche in evidenza le differenze. E' del 1932 un suo inter­ven­to sull'argomento al comitato esecutivo dell'IC pubblicato da Lo Sta­to Operaio nel settembre dello stesso anno, in cui egli afferma appunto che: “... un errore assai più grave è quello che consiste nel par­tire dalla definizione del fascismo italiano come fascismo «clas­sico» per con­clu­de­re che deve essere considerata come «clas­sica», cioè obbligatoria in ogni caso e in ogni paese, la linea di sviluppo che il fa­sci­smo italiano ha seguito per giungere alla conquista del potere e dopo di essa. Una simile conclu­sione non può avere altra conseguenza che di limitare e per­sino di paralizzare completamente la capacità di comprendere lo sviluppo della situazione in quei paesi dove il fascismo è o sta per diventare il fattore politico predominante, e la capa­cità di adattare a questo sviluppo la nostra politica, le nostre parole d'ordine, la nostra azione. Questa idealizzazione della linea di sviluppo del fascismo italiano è la sorgente di tutte le false analogie tra la situazione tedesca odierna e la situazione italiana del 1922. Bisogna sbarazzare il terreno di queste false analogie; bisogna sostituire, al metodo errato delle analogie esteriori e ingan­natrici, il giusto metodo marxista dell'analisi esatta di tutti gli elementi della situazione e del modo come essi si intrec­ciano e si muovono.” [5]

   Da quanto andiamo documentando emerge dunque la grande capacità di Togliatti di analizzare il fascismo nella sua dinamica concreta, un'analisi che è di classe e marxista e non può essere confusa con un generico antifascismo. Questo per stabilire che la lotta al fascismo, secondo le indicazioni dell'Internazionale, è un passaggio che i comunisti devono saper affrontare nel loro percorso verso il socialismo.

   Quanto tutto ciò sia importante si deduce anche dalle indicazioni di lavoro concreto che l'IC, e Togliatti in particolare, davano su come condurre l'azione nei paesi a regime fascista. Ovviamente per Togliatti si trattava in primo luogo di dare impulso al lavoro in Italia e per questo nel 1928 egli si trasferisce a Parigi, pur rimanendo dirigente dell'IC (viene richiamato poi a Mosca nel 1934 per la preparazione del VII congresso dell'IC).

   Come lavorare in Italia? Questo era il punto della discussione che investiva il Pcd'I. Certamente si doveva tener conto della clandestinità e dei colpi micidiali che la polizia infliggeva alle strutture del partito. Ma la direzione da seguire era quella di sviluppare rapporti il più possibile a contatto con situazioni che producevano contraddizioni all'interno delle strutture di massa create dal fascismo, in particolare la rete dei dopolavoro e i sindacati corporativi, e non chiudersi in gruppi clandestini isolati. 'L'incidente' cioè l'espulsione dei tre membri della segreteria del partito, Tresso, Ravazzoli e Leonetti perchè contrari a rilanciare il lavoro in Italia non fu casuale, ma rientrò nel quadro della linea politica da sempre indicata da Togliatti. Il fatto che il gruppo dei tre finì per confluire nell'area trotskista a Parigi non fu certo un caso.

   Su come lavorare nella clandestinità il dibattito nell'IC continua. Ad esempio proprio in sede di IC, nel segretariato della Commissione italiana, il 31 dicembre 1935 Togliatti traccia un bilancio del lavoro del partito comunista avanzando numerose critiche al metodo essenzialmente politichese che viene seguito [qui]. In sostanza egli dice che si discute molto su ciò che si farà una volta caduto Mussolini, ma molto meno su come farlo cadere. Stessi problemi, sul metodo di lavoro, si pongono per i comunisti tedeschi e Togliatti li analizza nel suo intervento del febbraio 1937 nella Commissione tedesca del Segretariato dell'IKKI [qui].

   L'organizzazione del fronte antifascista

   Si è già detto che in previsione del VII congresso dell'IC Togliatti viene richiamato a Mosca. E' a cavallo del congresso e fino allo scoppio del conflitto mondiale che egli si impegna nella creazione di un vasto fronte antifascista e diventa anche delegato dell'Internazionale in Spagna fino alla caduta della Repubblica lavorando col Partito comunista spagnolo e in rapporto col Fronte popolare.

   Qual è il lavoro politico che svolge in questo periodo Togliatti e quale indirizzo di linea e di analisi apporta?

   Riportiamo qui due interventi: il primo, che riproduciamo per intero [qui], anche se lo avevamo già pubblicato nella sezione relativa all'Internazionale [6], si riferisce alla Spagna. Il secondo, dell'aprile 1936, riguarda il dibattito interno all'IC sulla costruzione di un fronte antifascista.

   Togliatti apre il suo scritto sulla rivoluzione spagnola con un giudizio molto netto: “Dopo la rivoluzione socialista dell'ottobre 1917, essa è il più grande avvenimento nella storia delle lotte per la liberazione delle masse popolari dei paesi capitalistici.” Qual è la caratteristica di questa lotta?

   “La lotta del popolo spagnolo per la sua libertà ha le carat­teristiche di una guerra nazionale rivoluzionaria. Essa è, in realtà, una guerra per la liberazione del popolo e del paese dall'asservimento allo straniero, poiché nessuno può mettere in dubbio che la vittoria dei ribelli significherebbe la dege­nerazione economica, politica e culturale della Spagna, la sua disgregazione come Stato indipendente, l'asservimento dei popoli che abitano la Spagna al fascismo tedesco e al fascismo italiano. La lotta del popolo spagnolo è, inoltre, una lotta nazionale rivoluzionaria, perché essa deve portare alla libera­zione dei catalani, dei baschi, dei galiziani dall'oppressione della nobiltà castigliana.”

   E quali sono gli obiettivi di questa guerra nazionale rivoluzionaria? “I compiti che stanno davanti al popolo spagnolo - scrive Togliatti- sono i compiti di una rivoluzione democratico-borghese. Le caste rea­zionarie, di cui i ribelli fascisti vorrebbero restaurare il potere, avevano governato la Spagna in modo tale da fare di essa il paese più arretrato e più povero di tutta l'Europa. Tutto ciò che vi è nella Spagna di sano, di produttivo, di vitale, in tutti gli strati della popolazione spagnola, soffriva e soffre del giogo soffocante di un passato irrimediabilmente condannato a spa­rire. Tutto ciò che vi è nella Spagna di sano, di produttivo, di vitale attende dalla soluzione dei compiti della rivoluzione democratico-borghese un miglioramento radicale della propria situazione.
Ciò vuol dire che è necessario, nell'interesse dello sviluppo economico e politico del paese, risolvere la questione agraria, distrug­gen­do i rapporti feudali predominanti nelle campagne. Ciò vuol dire che è necessario liberare i contadini, gli operai e tutta la popolazione lavoratrice dal peso insopportabile di un sistema economico ed amministrativo oramai decrepito. Ciò vuol dire che è necessario sopprimere i privilegi della nobiltà, della Chiesa, degli ordini religiosi, spezzare il potere incontrollato delle caste reazionarie.”


   Il lavoro di Togliatti in Spagna arriva fino alla caduta della Repubblica. E' del gennaio del 1939 una sua lettera, indirizzata da Barcellona a un membro dell'Ufficio politico del PCE, in cui, pur nelle estreme condizioni in cui si trovava il Fronte popolare, continua a dare indicazioni e avanzare critiche per raddrizzare la situazione e in particolare per aiutare il partito comunista che si trovava in gravi difficoltà rispetto ai suoi alleati [qui].

   Per concludere, riportiamo, come già anticipato, la relazione tenuta da Palmiro Togliatti alla riunione del Presidium dell'IKKI dell'aprile 1936 [qui]. Questa relazione ha una importanza notevole perchè, dopo il VII congresso dell'IC, articola il lavoro per la lotta per la pace, contro il fascismo e per la creazione di un fronte unito dei lavoratori. E' una relazione questa che oltre a tracciare un bilancio del lavoro svolto contiene, tre anni prima dello scoppio della guerra mondiale, una analisi e una previsione su come si sarebbero dislocate le forze in campo e sugli obiettivi della Germania nazista.

Note

[1] Abbiamo già pubblicato questa lettera, insieme alla risposta di Togliatti e alla replica di Gramsci, nel fascicolo “1926-27. Gramsci e Togliatti sullo scontro interno al partito bolscevico” scaricabile [qui]. L'intero fascicolo si trova [qui].

[2] [qui] nel fascicolo già richiamato alla nota precedente.

[3] Si veda in particolare [qui] il fascicolo “Trotskismo o leninismo” e “Trotskismo controrivoluzione mascherata”, il libro di M.J.Olgin riprodotto [qui] .

[4] La relazione è stata da noi riprodotta nel fascicolo n.7 dedicato all'Internazionale Comunista (“Il passaggio storico del VII Congresso dell'Internazionale”) col titolo “La preparazione di una nuova guerra mondiale da parte degli imperialisti e i compiti dell'Internazionale comunista”: [qui].

[5] “Contro le false analogie tra situazione tedesca e situazione italiana”. Il testo completo è stato da noi pubblicato nel fascicolo n. 6 dedicato all'IC “La lotta dell'Internazionale contro l'insorgere e lo sviluppo del fascismo e della reazione mondiale” e si trova [qui].

[6] “Sulle particolarità della rivoluzione spagnola”, da Stato Operaio anno X n. 11, novembre 1936 [qui] .