Xi Jinping

Accelerare la transizione da un modello di sviluppo
basato su fattori produttivi e investimenti
verso un modello di sviluppo sostenuto dall'innovazione

9 giugno 2014

Estratti dal discorso tenuto in occasione della XVII Assemblea generale dei mem­bri dell'Accademia delle Scienze e della XII Assemblea generale dei membri dell'Acca­demia dell'Ingegneria.
Da Xi Jinping,
Governare la Cina, Giunti Editore, 2016, pp. 147-161.


Oggi tutto il Partito e il popolo cinese, composto da diverse etnie, lottano uniti per la costruzione di una società moderatamente pro­spera in ogni aspetto e per la realizzazione del sogno del ringiovani­mento della nazione; abbiamo bisogno, più che mai, di una grande capacità di innovazione scientifica e tecnologica. Il XVIII Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese ha emanato l'importante disposizione di applicare una strategia di sviluppo sostenuta dall'in­novazione; ha sottolineato come l'innovazione tecnico-scientifica sia un supporto strategico, essenziale per aumentare le forze produttive della società e il potere nazionale complessivo, e come esso debba oc­cupare una posizione cruciale nel quadro generale dello sviluppo del Paese. Si tratta di un'importante scelta strategica, a cui il Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese è giunto in seguito all'analisi della situazione interna e internazionale e che tiene conto del pano­rama complessivo dello sviluppo del nostro Paese.

Con il XXI secolo sta prendendo forma una nuova rivoluzione scientifica, tecnologica e industriale: l'innovazione tecnico-scientifica del pianeta presenta nuove tendenze e nuove caratteristiche. Aumenta l'integrazione interdisciplinare, emergono continuamente nuove discipline e i settori d'avanguardia continuano a espandersi. Si raggiungono o si intravedono nuove e significative conquiste nei settori scientifici di base, quali gli studi sulla struttura della materia, sull'evoluzione dell'universo, sull'origine della vita e sulla natura del­la coscienza. L'ampia diffusione delle tecnologie dell'informazione, di quelle biologiche, dei nuovi materiali e dell'energia alternativa ha messo in moto in quasi tutti i settori una rivoluzione tecnologica ge­nerale verde, intelligente e pervasiva. I confini tra la ricerca di base e quella applicata, tra lo sviluppo tecnologico e l'industrializzazione, in senso tradizionale, si stanno facendo sempre meno netti, la catena dell'innovazione scientifico-tecnologica è sempre più flessibile, il rin­novamento e la conversione delle tecnologie è più rapido, così come il rinnovamento industriale è sempre più veloce.

L'innovazione tecnico-scientifica trascende continuamente i con­fini territoriali, organizzativi e tecnologici, evolve nella competizione tra sistemi d'innovazione. La competizione in materia di strategie d'innovazione occupa una posizione sempre più importante nella competizione per il potere nazionale complessivo. L'innovazione tec­nico-scientifica è una leva che solleva il mondo: può compiere prodigi inimmaginabili. Lo sviluppo tecnico-scientifico attuale lo dimostra ampiamente.

Di fronte alle nuove tendenze dell'innovazione tecnico-scientifi­ca, i maggiori Paesi del mondo stanno cercando di raggiungere nuovi traguardi, per assicurarsi una posizione di vantaggio nello sviluppo fu­turo dell'economia, della scienza e della tecnologia. Noi non possiamo permetterci di restare indietro in questa grande corsa all'innovazione tecnologica, dobbiamo cercare in ogni modo di raggiungere gli altri, lottare per stare al passo con loro e lavorare duramente per superarli.

Dal varo della politica di riforma e apertura, lo sviluppo socia­le ed economico del nostro Paese ha ottenuto risultati notevoli, che hanno attirato l'attenzione di tutto il mondo. La nostra economia è balzata al secondo posto della classifica mondiale e molti dei suoi principali indici economici figurano nelle prime posizioni mondiali. D'altro canto dobbiamo constatare con lucidità che l'economia del nostro Paese, malgrado le sue grandi dimensioni, non è ancora forte e che la crescita, sebbene rapida, non è ancora di alta qualità. Il mo­dello di sviluppo estensivo, in cui la crescita e l'espansione economica sono basate principalmente sul maggiore utilizzo di fattori produttivi, come le risorse naturali, non è sostenibile. Attualmente la popolazio­ne complessiva dei Paesi sviluppati conta circa un miliardo di abitanti, mentre la popolazione della Cina è di più di un miliardo e trecento milioni di persone. Quando la modernizzazione della Cina sarà com­pleta la popolazione dei Paesi sviluppati sarà dunque raddoppiata.

È inimmaginabile per noi consumare per le esigenze di produzio­ne e vita quotidiana tante risorse naturali, quante oggi ne consumano i Paesi sviluppati. In quel caso, nemmeno tutte le risorse del mondo ci basterebbero! La vecchia via non è più percorribile, dov'è quindi la nuova via? È nell'innovazione scientifica e tecnologica, nell'accelera­zione della transizione da uno sviluppo basato sui fattori produttivi e sugli investimenti a uno sviluppo sostenuto dall'innovazione.

Qualche giorno fa ho letto un articolo, secondo cui la "rivoluzione robotica" sarà il punto di partenza e un importante polo di crescita della "terza rivoluzione industriale" e che influenzerà la configurazione dell'industria manifatturiera mondiale. La Cina diventerà il più gran­de mercato mondiale della robotica. Secondo la Federazione Interna­zionale di Robotica, la rivoluzione robotica creerà un mercato del va­lore di migliaia di miliardi di dollari americani. Grazie all'integrazione accelerata tra le tecnologie dell'informazione di nuova generazione - big data, mobile internet e cloud computing - e la robotica, al rapido sviluppo della stampa in 3D e dell'intelligenza artificiale, la tecnologia hardware e software per la produzione dei robot si fa sempre più ma­tura, i costi calano gradualmente e le prestazioni migliorano costante­mente. I droni militari, le auto a guida automatica e i robot domestici sono già realtà e alcuni robot dotati di intelligenza artificiale dimostrano notevole capacità di pensiero autonomo e di apprendimento. L'opinione pubblica a livello internazionale considera la robotica "una perla luminosa incastonata sulla corona dell'industria manifatturiera". La ricerca e lo sviluppo in questo campo, così come la produzione e l'impiego della robotica, rappresentano importanti criteri di valutazio­ne del livello d'innovazione tecnico-scientifica di un Paese e della sua industria manifatturiera di alta qualità.

I principali Paesi e le maggiori imprese di robotica, uno a uno, hanno intensificato i loro sforzi per collocarsi ai primi posti nel mer­cato e per la tecnologia; io mi chiedo: "Se il nostro Paese diventerà il più grande mercato di robotica, le nostre capacità tecnologiche e pro­duttive saranno all'altezza di questa concorrenza?". Dobbiamo non solo aumentare la qualità della robotica del nostro Paese, ma anche fare del nostro meglio per ottenere una maggiore quota del mercato. Ci sono molte nuove tecnologie e nuovi settori, come questo. Dob­biamo quindi saper valutare la situazione, procedere a un'analisi com­plessiva, elaborare attentamente un piano generale e impegnarci per la sua realizzazione.

L'aspetto fondamentale per attuare una strategia di sviluppo basa­ta sull'innovazione è il potenziamento delle capacità di innovazione autonoma, il compito più urgente è rimuovere le barriere istituzionali e strutturali, in modo da liberare e stimolare al massimo l'enorme po­tenziale della scienza e della tecnologia come forze produttive prima­rie. Guardando al futuro, l'aspetto più importante per accrescere la no­stra capacità di innovazione autonoma è seguire con determinazione la via dell'innovazione autonoma con caratteristiche cinesi; dobbiamo attenerci ai principi guida dell'innovazione autonoma, del raggiungi­mento di nuovi traguardi nei settori chiave, del sostegno allo sviluppo, dell'orientamento al futuro, accelerando il passo nella costruzione di un Paese all'avan­guardia.

Grazie a un impegno pluriennale, il livello scientifico e tecnolo­gico complessivo del nostro Paese si è considerevolmente innalzato; alcuni importanti settori svettano ai primi posti mondiali e altri stanno evolvendo dalla posizione di "seguaci" a quella di "pari" o "capofila". Il nostro Paese è entrato in una fase cruciale, in cui nuove forme di industrializzazione, informatizzazione, urbanizzazione, modernizza­zione agricola si sviluppano in modo simultaneo, parallelo e interatti­vo, creando un ampio spazio di sviluppo e fornendo una forza motrice senza precedenti per un'innovazione autonoma.

L'ho ripetuto in più occasioni: il grande ringiovanimento della nazione cinese non si farà in un giorno. Infatti, più la Cina è potente, maggiori sono gli ostacoli e le pressioni che incontra. L'esperienza ci dimostra che tempismo e risolutezza sono vitali. Le opportunità che la storia offre sono spesso effimere. Abbiamo di fronte la grande opportunità storica di promuovere la nostra innovazione scientifica e tecnologica. Non possiamo perderla: non tornerà. Dobbiamo affer­rarla a piene mani.

Disponiamo di solide basi materiali, gettate lungo oltre trentanni di riforme e apertura e un'innovazione costante; le condizioni sono favorevoli all'attuazione di una strategia di sviluppo basata sull'inno­vazione. Per questo dobbiamo giocare in offensiva e preparare una strategia proattiva; quanto alle politiche del settore tecnico-scientifico, di grande valore strategico per il Paese e per la nazione, dobbiamo prendere decisioni risolute, dopo mature riflessioni; diversamente, ci lasceremo sfuggire per un soffio quest'opportunità storica e finiremo col pagare un prezzo più alto.

Nel marzo del 2013, durante la discussione con i membri delle associazioni scientifiche e gli esponenti dell'ambiente scientifico e tecnologico, nell'ambito della I sessione del XII Comitato Nazionale della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese, ho detto che ritengo che le basi dell'innovazione scientifica e tecnologica nel no­stro Paese, nel complesso, non siano ancora sufficientemente solide. L'innovazione autonoma, e in particolare la nostra creatività, è ancora debole. Il controllo delle tecnologie chiave nei settori cruciali è ancora in mano ad altri, questo aspetto non è mutato in modo sostanziale. Solo padroneggiando pienamente le tecnologie chiave, è possibile impadronirsi del potere d'iniziativa nella concorrenza e nello sviluppo e garantire la sicurezza economica nazionale, la sicurezza della difesa nazionale e la sicurezza in altri ambiti. Non è sempre possibile fregia­re il proprio futuro con i traguardi del passato altrui, né far sempre af­fidamento sugli altrui traguardi per elevare il proprio livello tecnico-scientifico; ancor meno è possibile fare da appendice tecnologica di altri Stati. Non possiamo sempre essere un passo dietro agli altri, imi­tandoli pedissequamente. Non abbiamo altra scelta: dobbiamo per­correre la via dell'innovazione autonoma.

I fatti provano che contare sulla propria forza ha costituito il punto di partenza nella lotta che ha permesso alla nazione cinese di esistere come nazione indipendente al cospetto delle altre nazioni; innovarsi in modo autonomo è l'unica via che conduce ai vertici della scienza e della tecnologia mondiale. Una volta che si è scoperto un problema, non bisogna tardare a intervenire. Non si può parlarne per anni, senza mai giungere a un cambiamento sostanziale. Ovviamente, innovare in modo autonomo non significa isolarsi e lottare da soli, non significa rifiutare di tenere conto degli studi più avanzati, né chiudersi al mon­do esterno. Al contrario, dobbiamo intraprendere in modo più attivo scambi e collaborazioni internazionali in ambito tecnico-scientifico, sfruttando bene le risorse nazionali e internazionali.

Scienza e tecnologia sono globali e legate ai tempi, per questo è necessario avere una visione globale sullo sviluppo tecnico-scien­tifico. Oggi le grandi conquiste della scienza e della tecnologia, e la loro immediata applicazione, concorrono a rimodellare la struttura economica globale e a trasformare il terreno su cui si gioca la gara della concorrenza industriale ed economica. Sul terreno tradizionale della competizione internazionale, le regole sono state fissate da altri; possiamo partecipare solo seguendo le regole prestabilite, senza avere molto potere d'iniziativa. Cogliere la grande opportunità offerta dalla nuova rivoluzione scientifica, tecnologica e industriale significa entra­re in gioco fin dall'edificazione del nuovo terreno di gara, addirittura guidarne la costruzione, così da decidere le nuove regole e divenire punti di riferimento importanti sul nuovo terreno. Se non disporre­mo dell'abilità, anzi, di alcune abilità peculiari, se non riusciremo a partecipare o guidare la costruzione del nuovo terreno di gara, non avremo alcuna occasione. Le opportunità sono sempre riservate a chi si prepara a coglierle, a chi ha le idee chiare, è ambizioso e tenace. Nello sviluppo futuro del nostro Paese, la possibilità per noi, che sia­mo gli ultimi arrivati, di aggiornarci e superare i primi, realizzando un difficile sorpasso, dipenderà massimamente dai reali passi avanti che faremo, sostenendo lo sviluppo attraverso l'innovazione.

Secondo Li Siguang: "L'esistenza della scienza dipende completa­mente dalle sue nuove scoperte. Senza queste, morirebbe". [1] Secondo lo scrittore francese Victor Hugo: "Le invenzioni già esistenti sono insignificanti rispetto a quelle che verranno" [2]. L'orientamento del no­stro sviluppo scientifico e tecnologico è innovare, innovare, e anco­ra innovare. Dobbiamo accordare grande attenzione alle svolte nelle teorie fondamentali originali, intensificare la costruzione delle infra­strutture scientifiche di base, garantire la promozione continua di ri­cerca e sviluppo delle tecnologie di base, sistemiche e d'avanguardia, e fornire maggiori risorse per un'innovazione autonoma. Dobbiamo integrare e sfruttare al meglio, in modo proattivo, le risorse innova­trici globali. Per rispondere alle nostre attuali e future necessità di sviluppo dobbiamo partecipare, operando delle scelte, alla costruzione e allo sfruttamento delle grandi installazioni scientifiche e dei centri di ricerca e sviluppo internazionali. Dobbiamo cogliere correttamente le opportunità strategiche nei settori scientifici e tecnologici chia­ve, selezionare nel modo giusto i settori strategici e gli orientamenti prioritari per uno sviluppo generale e di lungo termine, e promuovere l'innovazione collaborativa e l'innovazione aperta, attraverso una ri­partizione razionale ed efficace delle risorse. Dobbiamo costruire un solido ed efficiente sistema di offerta delle tecnologie generiche chia­ve, impegnarci nel raggiungimento di nuovi e importanti traguardi nell'ambito delle tecnologie chiave e padroneggiarle pienamente.

"Chi ha udito sottile ode suoni impercettibili agli altri, chi ha vista acuta scorge cose invisibili agli altri" [3]. L'innovazione scientifica e tecnologica non conosce limiti. La competizione in campo scientifico e tecnologico è come una gara di pattinaggio di velocità su pista corta: quando acceleriamo, gli altri fanno lo stesso; chi riesce a essere più ve­loce e a mantenere la velocità più a lungo vince la gara. Xunzi [4] ha detto: "Il balzo di un destriero non copre dieci piedi, un ronzino marcia dieci giorni, il valore è nel non desistere; chi intaglia e desiste, non incide il legno marcio, chi intaglia e non desiste cesella metallo e pietra" [5]. Con ciò si intende che un cavallo purosangue con un solo balzo non riesce a coprire neanche una distanza di dieci passi, mentre un brocco che marcia a lungo può andare lontano, grazie alla sua perseveranza. Un intagliatore che abbandona subito il suo lavoro, non riesce a intagliare neanche il legno marcio, ma se invece persevera, può riuscire a cesellare persino metalli e pietre. Tutti gli scienziati e tecnici del nostro Paese devono osare assumere le proprie responsabilità, avere il coraggio di andare oltre, trovare la giusta direzione e non abbandonarla. Devono avere l'ambizione e la convinzione necessarie per essere i primi sotto il cielo, per percorrere strade inesplorate, per ricercare l'eccellenza, su­perando le difficoltà e devono avere l'audacia di raggiungere risultati tecnico-scientifici tali da guidare le tendenze mondiali.

L'attuazione di una strategia di sviluppo basata sull'innovazione è un processo sistematico: i traguardi in campo scientifico e tecnologico sono realmente validi e in grado di realizzare uno sviluppo orientato all'innovazione solo se si integrano con le necessità del Paese, le esi­genze del popolo e i bisogni del mercato e se completano un triplo salto: dalla fase di ricerca a quella di applicazione, passando attraverso la fase di sperimentazione.

Mi sono sempre chiesto il motivo per cui, tra la fine della Dina­stia Ming (1368-1644) e l'inizio della Dinastia Qing (1644-1911), la scienza e la tecnologia nel nostro Paese siano gradualmente rimaste indietro. Alcuni studi hanno mostrato che l'imperatore Kangxi [6] era molto interessato alla scienza e alla tecnologia occidentali: egli invitò a corte alcuni missionari occidentali affinché gli impartissero lezioni di astronomia, matematica, geografia, zoologia, anatomia, musica e per­sino filosofia. Solo relativamente agli studi di astronomia, gli furono illustrati più di cento libri. Quando li ha studiati? Per quanto tempo? Kangxi studiò assiduamente per due anni e cinque mesi in una prima fase, tra il 1670 e il 1682. Avendo cominciato piuttosto presto, apprese molto. Tuttavia, sebbene al tempo ci fossero persone interessate alle conoscenze occidentali, e sebbene costoro avessero imparato non poco, ciò che fu appreso all'epoca non venne valorizzato per promuovere lo sviluppo dell'economia e della società, ma rimase per lo più oggetto di discussioni teoriche e oziose speculazioni. Nel 1708 il governo Qing chiese ad alcuni missionari stranieri di redigere una mappa della Cina. Furono così consacrati dieci anni alla redazione dell'Atlante completo della geografia dell'impero, che divenne un'opera d'avanguardia a livel­lo mondiale. Tuttavia questo importante risultato rimase a lungo rin­chiuso negli archivi imperiali, considerato un documento altamente segreto; nascosto al pubblico, non ebbe alcun impatto sullo sviluppo economico e sociale. Al contrario i missionari occidentali, che avevano partecipato al lavoro cartografico, portarono il materiale in Occidente, lo riordinarono e pubblicarono. Pertanto, per un lungo periodo, l'Occi­dente ebbe una conoscenza della geografia del nostro Paese superiore a quella dei cinesi. Cosa dimostra ciò? Che scienza e tecnologia devono associarsi allo sviluppo sociale. Le conoscenze, per quanto ricche, non possono influenzare la società reale se sono archiviate come curiosità, interessi raffinati, o addirittura come abilità rare e peculiari.

Da molti anni nel nostro Paese persiste una malattia cronica, che rende debole, disordinato e contorto il passaggio dai risultati tecni­co-scientifici alle forze produttive reali. Una delle cause principali consiste nel fatto che il legame tra gli anelli dell'innovazione e del­la trasformazione, nella catena dell'innovazione tecnico-scientifica, non è sufficientemente stretto, a causa della persistenza di molteplici barriere istituzionali e strutturali. E' come se, in una gara a staffetta, all'arrivo del primo frazionista non ci fosse un secondo ad attenderlo o come se il secondo frazionista non sapesse in che direzione correre.

Per risolvere questo problema è necessario approfondire le rifor­me istituzionali in ambito scientifico e tecnologico, eliminare tutti quegli ostacoli ideologici e quelle barriere istituzionali che inibiscono l'innovazione scientifica e tecnologica; gestire in maniera appropriata il rapporto tra governo e mercato, promuovere un'integrazione com­pleta tra scienza e tecnologia, da una parte, e sviluppo economico e sociale dall'altra. È necessario far confluire la forza della scienza e della tecnologia nella forza dell'industria, dell'economia e del Paese, in modo che le riforme scatenino potenza creativa; è necessario acce­lerare la costruzione e il perfezionamento del sistema d'innovazione nazionale, in modo che tutte le fonti dell'innovazione possano zam­pillare liberamente.

Se paragoniamo l'innovazione scientifica e tecnologica a un nuo­vo motore per lo sviluppo del nostro Paese, allora le riforme sono l'indispensabile sistema di accensione con cui avviare questo motore. Dobbiamo adottare misure più efficaci per perfezionare questo si­stema di accensione, così da fare andare alla sua massima velocità il nuovo motore dell'innovazione.

Realizzando le riforme istituzionali in ambito scientifico e tec­nologico dobbiamo affrontare gli "ossi duri", superare i problemi più difficili, accelerare l'attuazione dei compiti relativi alla riforma istitu­zionale in ambito tecnico-scientifico stabiliti durante la III sessione plenaria del XVIII Comitato Centrale. È necessario adoperarsi per porre l'innovazione scientifica e tecnologica al centro della strategia generale di sviluppo del Paese, accelerare la regia a livello centrale di una strategia di sviluppo basata sull'innovazione e delineare le tappe e le tempistiche per i compiti principali.

È necessario adoperarsi affinché le riforme istituzionali in ambito scientifico e tecnologico vengano lanciate simultaneamente alle ri­forme in campo economico e sociale: dobbiamo riformare, nel nostro Paese, i sistemi e i meccanismi di redazione del piano strategico e di ripartizione delle risorse per l'innovazione scientifica e tecnologica. Dobbiamo migliorare il sistema di valutazione delle prestazioni e le politiche di incentivazione per i funzionari, approfondire la coopera­zione tra le industrie, le università e gli istituti di ricerca e risolvere velocemente i problemi che ostacolano il trasferimento e la trasfor­mazione dei risultati scientifici.

È necessario adoperarsi affinché si rafforzino la pianificazione globale e il coordinamento nell'innovazione tecnico-scientifica: dob­biamo impegnarci a superare i fenomeni di frammentazione, come la dispersione, l'isolamento, la sovrapposizione e la ripetitività delle at­tività promosse nei vari settori, dai vari dipartimenti, relativamente a vari aspetti, ed evitare il fenomeno della formazione di "isole solitarie" nel campo dell'innovazione. Dobbiamo accelerare l'instaurazione di un sistema nazionale di innovazione, in cui tutti gli attori, i domini e i segmenti coinvolti interagiscano e collaborino per raggiungere una maggiore efficienza.

È necessario adoperarsi affinché i sistemi fondamentali, riguar­danti l'innovazione scientifica e tecnologica, siano perfezionati: dob­biamo accelerare la predisposizione e il miglioramento di un sistema nazionale di report, di un sistema di inchiesta e di un sistema di ge­stione delle informazioni sulla scienza e sulla tecnologia, in modo da massimizzare il livello di apertura e condivisione delle risorse.

È necessario adoperarsi affinché la catena dell'innovazione si di­sponga intorno alla catena industriale e affinché si perfezioni la cate­na dei finanziamenti intorno alla catena dell'innovazione: dobbiamo mettere a fuoco gli obiettivi strategici dello Stato, raccogliere le risorse, formare una forza coesa per superare quei problemi chiave in ambito scientifico e tecnologico che riguardano l'economia nazionale e la vita del popolo. È necessario adoperarsi affinché si acceleri il miglioramento dei sistemi e dei meccanismi della ricerca di base: dobbiamo focalizzar­ci sulla ricerca di base d'avanguardia, sulle tecnologie generiche chia­ve, sull'alta tecnologia di interesse pubblico e sulle tecnologie di im­portanza strategica, come i grandi progetti infrastrutturali. Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per completare i progetti scientifici di rilevanza nazionale ed essere in prima fila nella ricerca scientifica d'avanguardia, a livello internazionale. Facendo perno sull'innovazione tecnico-scien­tifica, dobbiamo anche far progredire l'innovazione dei prodotti, dei marchi, dell'organizzazione industriale e dei modelli commerciali, al fine di attuare, in ogni ambito e attraverso tutto il processo della mo­dernizzazione, una strategia di sviluppo basata sull'innovazione.

Nel corso della promozione delle riforme istituzionali in ambito scientifico e tecnologico dobbiamo prestare attenzione a un aspetto: il fatto che il sistema socialista del nostro Paese sia in grado di radunare le forze necessarie per compiere grandi imprese costituisce una sorta di potere magico, vitale per i nostri successi. Molti importanti risul­tati ottenuti in campo scientifico e tecnologico dal nostro Paese sono stati raggiunti grazie a questo 'potere magico'; non possiamo assolu­tamente perderlo! È necessario far sì che il mercato svolga un ruolo decisivo nell'allocazione delle risorse e, allo stesso tempo, far sì che il governo svolga al meglio le proprie funzioni. Dobbiamo rinforzare la pianificazione globale e la coordinazione e promuovere con forza l'innovazione collaborativa; unire le forze per compiere grandi impre­se, padroneggiare le tecnologie più importanti, quelle più sofisticate così come quelle di base, in modo da formare una potente sinergia, in grado di promuovere l'innovazione autonoma.

"Per compiere imprese straordinarie, bisogna contare su uomini straordinari" [7]. Le persone costituiscono un fattore di cruciale impor­tanza per l'innovazione scientifico-tecnologica. Un'opera innovativa richiede un talento innovatore. Il rispetto verso le persone di talento è un'antica tradizione della nazione cinese. "Mirevoli i molti savi/ nati in questo regno./ Il regno può far germogliare,/ i sostenitori (della casata) degli Zhou;/ Folte le fila dei savi,/ con esse il re Wen è se­reno." Questo passo tratto dalla sezione "Inni maggiori" del Classico delle odi [8] descrive il rispetto del re Wen dei Zhou [9] verso le persone talentuose, l'affluire numeroso di persone virtuose e capaci intorno a lui e la potenza e prosperità del Paese che da ciò derivava. I talenti sono di primaria importanza per dare allo sviluppo basi secolari su cui poggiare. Maggiore sarà il numero di persone di talento, più vaste saranno le loro competenze, meglio si realizzerà il grande ringiovani­mento della nazione cinese. La Cina è un Paese ricco di risorse umane e intellettuali; la saggezza di un miliardo e trecento milioni di persone è il nostro tesoro più prezioso. La conoscenza è forza, le persone di talento sono il futuro. Se il nostro Paese vuole essere in prima fila nell'innovazione tecnico-scientifica mondiale, è necessario scoprire i talenti nella pratica dell'innovazione, coltivarli nelle attività di inno­vazione, raccoglierli intorno alle opere di innovazione; è necessario formare una squadra di talenti innovatori ampia, ben strutturata e di eccellente qualità nel campo della scienza e della tecnologia.

Le truppe degli scienziati e dei tecnici del nostro Paese sono le più numerose al mondo; dobbiamo esserne fieri. Tuttavia, dobbiamo anche prepararci ad affrontare dure sfide, riguardanti il personale tec­nico-scientifico del nostro Paese: la carenza strutturale di scienziati e tecnici innovatori è sempre più evidente, mancano grandi personalità di rilievo mondiale, i talenti di prim'ordine e i talenti di punta sono in­sufficienti. La formazione di tecnici e ingegneri è disgiunta dalla realtà dell'innovazione e della produzione. "In un progetto annuale, nulla è più importante di coltivare il grano, in un progetto decennale nulla è più importante di coltivare alberi, in un progetto secolare nulla è più importante di coltivare uomini di talento" [10]. Dobbiamo quindi dare priorità assoluta allo sviluppo delle risorse umane nel campo dell'in­novazione tecnico-scientifica, riformare i meccanismi di formazione, reclutamento e impiego dei talenti, sforzarci di formare un gran nume­ro di scienziati, talenti di prim'ordine, ingegneri di levatura mondiale e una squadra per l'innovazione di alto livello; dobbiamo porre l'accento sulla formazione di talenti di primo livello votati all'innovazione e di giovani scienziati e tecnici competenti.

Dobbiamo perfezionare i meccanismi di formazione dei talenti, tenendo conto delle leggi che regolano lo sviluppo delle competenze, dobbiamo "rispettare la natura dell'albero e lasciare che faccia il suo corso" [11]. Non dobbiamo ricercare rapidi successi e vantaggi immediati, "strattonare i germogli per aiutarne la crescita." Dobbiamo continuare a incentivare la competizione e insieme sostenere la cooperazione, favo­rire la circolazione razionale e ordinata delle risorse umane. Dobbiamo attrarre brillanti esperti e accademici d'oltremare, affinché servano la causa dell'innovazione del nostro Paese. Dobbiamo creare in tutta la società un'atmosfera positiva, che stimoli l'innovazione coraggiosa, in cui la creatività sia valorizzata e inclusiva; dobbiamo tanto dare rilievo ai successi, quanto essere indulgenti di fronte ai fallimenti. Dobbiamo perfezionare il sistema di valutazione delle competenze specializzate e fornire ai talenti un campo d'azione maggiore, affinché possano valo­rizzare e dimostrare le proprie capacità.

Il futuro appartiene ai giovani. Nel gran numero di giovani talenti innovatori risiede la forza creativa di un Paese e la sua prospettiva di sviluppo scientifico e tecnologico. "Prego il cielo perché si ridesti e in­vìi talenti d'ogni sorta" [12]. Gli accademici non devono essere solo dei pionieri dell'innovazione scientifica e tecnologica, ma anche una guida per i giovani. Spero che si assumeranno il compito di formare giovani scienziati e tecnici di talento, che vorranno lanciarli verso il successo, istruirli con le parole e l'esempio, che avranno l'acume necessario per riconoscere il talento e che scopriranno, istruiranno e raccomanderanno senza sosta le persone più competenti, in modo da svolgere un ruolo da intermediari attraverso cui far emergere la nuova élite innovatrice. I giovani scienziati e tecnici devono forgiare lo spirito scientifico, svi­luppare il pensiero creativo, far emergere il loro potenziale innovativo, consolidare le proprie capacità creative e imparare dalle generazioni precedenti, per superarle continuamente.

Note

[1] Li Siguang, "Cosa hanno fatto i geologi nel fronte scientifico?", Opere Complete di Li Siguang, vol. VIII, Hubei People's Publishing House, 1996, p. 243. Li Siguang (1889-1971) fu un famoso geologo cinese e uno dei padri della geomeccanica in Cina.
[2] Victor Hugo, William Shakespeare,Yilin Press, 2013, p. 166.
[3] Sima Qian, Memorie di uno storico. Sima Qian (145 a.C. o 135 a.C.-?), originario di Xiayang, Zuofengyi (a sud-ovest dell'odierna Hancheng, nella provincia dello Shaanxi) fu uno storico e letterato della Dinastia degli Han Occidentali. Le Memorie di uno storico rappresentano la prima opera di carattere storico-biografico cinese; copre più di tremila anni di storia della Cina, dal leggendario Imperatore Giallo all'Impe­ratore Wu degli Han.
[4] Xunzi (325-238 a.C.) fu un filosofo, pensatore ed educatore della fine del Periodo degli Stati Combattenti. Egli riteneva che l'uomo può dominare la natura e che la na­tura umana è malvagia, sostenendo, tra l'altro, l'idea che "il corso del Cielo è costante" e che l'uomo può "conoscere le leggi della natura e farne uso". La sua opera, Maestro Xun, riassume e sviluppa il pensiero delle tre maggiori scuole filosofiche di epoca pre-Qin (prima del 221 a.C): confucianesimo, taoismo e moismo.
[5] Xunzi, "Esortazione all'apprendimento", in Maestro Xun.
[6] Kangxi (1654-1722), ovvero Aixin-Jueluo Xuanye [N.d.T.: trascrizione dal nome mancese], noto con il nome postumo di Qing Shengzu [N.d.T.: letteralmente "sacro antenato della Dinastia Qing"], fu imperatore della Dinastia Qing dal 1661 al 1722.
[7] Ban Gu, Annali dell'Imperatore Wu, in Libro degli Han. Ban Gu (32-92), origi­nario di Anling, nel Fufeng (a nord-est dell'odierna città di Xianyang nella provincia dello Shaanxi) fu uno storico della Dinastia degli Han Orientali. La sua opera, anche conosciuta con il titolo di Libro degli Han Anteriori, è la prima storia dinastica e riporta i maggiori avvenimenti storici del periodo degli Han Occidentali.
[8] Il Classico delle odi è la prima raccolta di poesie cinese, nota anche come Poesie o Trecento poesie. Comprende trecentocinque componimenti, in un periodo di circa cin­quecento anni, tra l'inizio dei Zhou Occidentali e la fase centrale del Periodo delle Primavere e Autunni (tra l'XI e il VI secolo a.C.). Si compone di tre sezioni: "Arie dagli Stati", "Poesie Nobili", "Inni sacrificali".
[9] Il nome del re Wen dei Zhou (date di nascita e di morte ignote) era Ji Chang. Capo della famiglia Zhou, secondo la leggenda, regnò per cinquant'anni.
[10] Il libro del maestro Guan, "L'edificazione del potere politico".
[11] Liu Zongyuan, Storia del piantatore d'alberi Guo il gobbo. Liu Zongyuan (773-819), originario dello Hedong (a ovest dell'odierna città di Yongji nello Shanxi), poi trasferitosi a Chang'an (odierna Xi'an nello Shaanxi), fu un letterato e filosofo di epoca Tang (618-907).
[12] Gong Zizhen, Poesie miscellanee del XXXVI anno del ciclo sessagesimale [N.d.T: 1839]). Gong Zizhen (1792-1841), originario della città di Renhe (l'odierna Hang-zhou, nella provincia del Zhejiang). Fu un pensatore, storico e poeta dell'epoca Qing (1644-1911).