Pietro Secchia – 5 aprile 1953

Prefazione alla raccolta di scritti di Stalin
“Problemi della Pace”, Edizioni di Cultura Sociale, 1953 [1]

Nell'accettare di presentare con poche parole, certamente inadeguate, questi imperituri documenti del grande scomparso non facciamo che indulgere ad una insistente richiesta della Casa editrice, giustificata solo dalla consuetudine. Gli scritti di Stalin non hanno bisogno di prefazione. Coloro che hanno avvicinato Stalin, che l'hanno inteso non fosse che Una volta sola conservano in sè per sempre vivente l'immagine della sua forza incomparabile. Per gli altri, ogni scritto, ogni suo discorso anche presi separatamente sono sufficienti a rivelare i tratti possenti e geniali del gigante del pensiero e dell'azione del grande costruttore della pace e del socialismo.

Il nome di Stalin resterà per sempre legato all'idea della pace e del socialismo. Tutta la sua vita sino all'ultimo istante Stalin ha consacrato alla lotta per salvare la pace del mondo.

« Compagni, la grande guerra in difesa della patria è terminata con la nostra piena vittoria. Il periodo della guerra in Europa è finito. Comincia il periodo dello sviluppo pacifico ».

Così Stalin annuncia la fine della guerra nel messaggio al popolo sovietico pubblicato nelle prime pagine di questo volume. Per la seconda volta nel corso di trent'anni gli uomini dell'Unione Sovietica dopo essere stati proditoriamente aggrediti e dopo aver conquistato una vittoria piena, completa, deponevano le armi lanciando il fatidico grido di: « Viva la pace » ed annunciando al mondo che era cominciato il periodo dello sviluppo pacifico.

Tutti gli atti di Stalin sino all'ultimo minuto della sua vita sono stati degli atti tesi ad assicurare al mondo una pace stabile, un effettivo periodo di sviluppo pacifico. Stalin è stato la guida, la stella orientatrice per tutti gli uomini che consacrano le loro energie, il loro tempo, le loro preoccupazioni a questo bene immenso, inestimabile: la pace e l'amicizia tra i popoli.

Se oggi la pace è salva, se oggi le forze della pace sono assai più potenti di ieri , se i guerrafondai sono costretti a marcare il passo, se le luci di speranza appaiono all'orizzonte questo lo dobbiamo a Stalin. È a Stalin che dobbiamo la grandiosa, affascinante idea che è possibile salvare la pace purché i popoli prendano nelle loro mani la causa della pace. Quest'idea è un appello permanente all'azione contro la guerra, è la forza che mobilita, che organizza centinaia di milioni di uomini a lottare per la pace. Stalin dimostra, negli scritti qui raccolti, che le contraddizioni della società capitalista permangono, anzi si sono ulteriormente aggravate con la fine della seconda guerra mondiale, con la disgregazione dell'unico mercato mondiale, ma dimostra nello stesso tempo che la guerra non è fatale. Egli ha smentito le false teorie reazionarie della borghesia sull'umanità che ha sempre fatto e farà sempre la guerra, ha smentito le menzognere affermazioni degli ideologhi dell'imperialismo secondo le quali la biologia e la sociologia starebbero a testimoniare che il mondo non può esistere senza la guerra.

Nel suo discorso agli elettori di Mosca nel 9 febbraio 1946 [2] Stalin afferma che la seconda guerra mondiale, come la prima, non è scoppiata casualmente, ma come « risultato inevitabile dello sviluppo delle forze economiche e politiche mondiali sulla base dell'odierno capitalismo monopolista ».

Queste forze continuano ad esistere e ad agire: da ciò deriva che l'inevitabilità delle guerre tra i paesi capitalistici continua a sussistere. Però il possente sviluppo del movimento della pace, la lotta che centinaia di milioni di uomini conducono per non essere trascinati ad una nuova carneficina, può avere successo può « riuscire a scongiurare una guerra determinata, a rinviarla per un certo tempo, a mantenere per un certo tempo una pace determinata, a costringere alle dimissioni un governo guerrafondaio, sostituendolo con un altro governo disposto a salvaguardare per un certo tempo la pace ».

L'obbiettivo fondamentale che noi ci proponiamo nella campagna elettorale in corso è appunto quello di dare all'Italia un governo di pace, un governo che assicuri al nostro paese la libertà e l'indipendenza, la possibilità di vivere in pace e in amicizia con tutti i popoli. Naturalmente Stalin ci avverte pure che la lotta per quanto efficace e possente del movimento mondiale dei partigiani della pace, per quanto possa avere un temporaneo successo, da sola « non basta per eliminare le inevitabilità delle guerre tra i paesi capitalistici. Non basta perché nonostante tutti i successi del movimento per la difesa della pace, l'imperialismo continua a sussistere, conserva le sue forze e per conseguenza continua a sussistere l'inevitabilità delle guerre». Ma Stalin ha indicato anche la via per eliminare l'inevitabilità delle guerre. Non è vero che la guerra sia connaturata con la società umana. La guerra è insita nella società capitalistica, è l'imperialismo che genera inevitabilmente le guerre, ma questa inevitabilità delle guerre può essere anch'essa eliminata distruggendo l'imperialismo.

La profonda analisi scientifica fatta da Stalin sulle leggi che regolano l'imperialismo nell'epoca della crisi generale del capitalismo, sulla disgregazione del mercato unico e universale (circostanza che ha determinato l'ulteriore approfondimento della crisi generale del capitalismo), sulle cause che generano le guerre, lo smascheramento fatto da Stalin dei provocatori di guerra, tutta l'attività dello Stato sovietico nel campo internazionale durante i 35 anni della sua esistenza, hanno contribuito ad aprire gli occhi a milioni di lavoratori, a larghi strati delle masse popolari sulle cause delle guerre, sui loro fautori e sulla lotta che i lavoratori devono condurre se vogliono non soltanto impedire temporaneamente la guerra, ma eliminare l'inevitabilità delle guerre.

Grazie a Stalin tutti gli uomini in buona fede sono oggi armati per condurre con successo la lotta per la pace.

Quanto ai rapporti tra il mondo del socialismo e quello capitalista, Stalin nelle interviste a Gilmore, ad Alexander Werth, ad Elliot Roosevelt, ad Harold Stassen, alla Pravda, nelle risposte a Henry Wallace ed a Kingsbury Smith. ed in altri scritti qui pubblicati non solo ha affermato, ma ha dimostrato che è possibile la coesistenza dei due sistemi, ed ha respinto l'assurdità della guerra inevitabile tra di essi.

L 'Unione Sovietica ha sempre posto alla base della sua politica questo principio. Esso costituisce la dottrina ufficiale dello Stato sovietico. Stalin ha dimostrato non solo la possibilità della coesistenza, ma della collaborazione tra i due sistemi facendo rilevare che « se c'è desiderio di collaborare, la collaborazione è assolutamente possibile tra sistemi economici differenti; se invece non c'è desiderio di collaborare allora anche se i sistemi economici sono gli stessi, gli Stati e i popoli possono dilaniarsi reciprocamente ».

Stassen non era il solo che aveva creduto di cogliere Stalin in contraddizione con quanto si diceva avesse altre volte (prima della seconda guerra mondiale) affermato circa l'impossibilità della collaborazione tra i due sistemi. Stalin ha risposto e dimostrato che «in nessun caso egli ha potuto dire che due sistemi differenti non possono collaborare». Ha ricordato che Lenin è stato il primo ad esprimere l'idea della collaborazione tra i due sistemi differenti e che non c'è nessun motivo perché tale prezioso insegnamento debba essere riveduto od accantonato. Tale principio rimane valido anche nella nuova situazione creatasi dopo la seconda guerra mondiale, anche nella situazione in cui è stato da Stalin ribadito.

«Noi non ci siamo mai allontanati e non ci allontaneremo mai dagli insegnamenti di Lenin» ha detto Stalin. Senz'altro ha ammesso come possibile che egli, Stalin, abbia detto che « uno dei sistemi, per esempio il sistema capitalistico, non voleva collaborare, ma ciò si riferiva ai desideri e non alle possibilità di collaborare ». In politica si deve sempre distinguere tra i desideri e le possibilità. Tra due sistemi, ha detto Stalin, vi è sempre la possibilità di collaborare, ma non sempre ve n'è il desiderio.

Particolarmente importante per noi italiani è il richiamo che Stalin fa a tenere presente che, prima di attaccare, i guerrafondai dei principali Stati fascisti, la Germania, l'Italia, il Giappone avevano distrutto nei loro paesi gli ultimi resti delle libertà democratico-borghesi. Si è conclusa da noi in questi giorni la prima fase della battaglia contro la legge elettorale truffa che giustamente è stata definita una legge di guerra dettata dallo straniero e dai suoi interessi. Così è stata definita perché tale legge mira a limitare ed a sopprimere le libertà democratiche allo scopo di preparare il paese alla guerra, perché mira a creare un Parlamento fantoccio pronto ad approvare qualsiasi avventura, qualsiasi esigenza imposta dall'im perialismo americano.

La crociata contro le Costituzioni democratico-borghesi, condotta in tutti i paesi aderenti al blocco atlantico, ha uno scopo ben preciso: assicurare ai circoli governativi reazionari di questi Stati ogni libertà d'azione per una guerra di aggressione agli ordini degli imperialisti americani. Gli scritti qui raccolti hanno come argomento fondamentale la pace, la possibilità di condurre con successo la lotta per salvare la pace, ma essi da soli sono sufficienti a rivelare lo spirito enciclopedico di Stalin, la sua grande forza come uomo di scienza.

Stalin ha costruito il socialismo in una sesta parte del mondo. Quest'opera gigantesca che non ha nulla a che fare con le costruzioni immaginarie e romanzesche dei sociologi del secolo scorso si è realizzata con il concorso di milioni di uomini. Alla realizzazione di quest'opera hanno confluito tutte le attività degli uomini che hanno trasformato la steppa, deviato il corso dei fiumi, costruito l'industria pesante, meccanizzata l'agricoltura, elettrificato il paese, applicata la chimica, utilizzata l'energia atomica, organizzati i migliori cittadini nel partito comunista, insegnata la storia del Partito comunista bolscevico. Si tratta di attività diverse e complesse: le une hanno oggetto la natura, le altre hanno per oggetto gli uomini. Stalin che ha diretto questo gigantesco movimento ha dovuto presiedere ed occuparsi di queste attività che presuppongono la conoscenza dell'economia, della storia, delle scienze naturali.

L 'economia, la storia, le scienze naturali costituiscono nella società socialista gli elementi di una scienza fondamentale: la scienza dell'edificazione del socialismo, la scienza definita da Stalin « della vittoria del comunismo ».

Il rigore scientifico staliniano è un rigore completamente e coscientemente obbiettivo che rimane sempre fedele allo scopo che la realtà pone e che solo mette in moto l'azione trasformatrice della classe operaia e dei lavoratori. Qui sta il segreto dell'efficacia della politica staliniana, qui sta il segreto delle grandi vittorie conseguite da Stalin e dal Partito comunista dell'Unione Sovietica, qui sta l'origine e la spiegazione dell'immenso contributo portato da Stalin allo sviluppo della dottrina marxista in ogni campo e allo sviluppo della stessa scienza militare. Tra gli scritti qui raccolti ve ne sono alcuni di sommo interesse per quanto riguarda lo studio delle cose militari. Nella lettera in risposta al colonnello Razin Stalin critica con grande maestria la dottrina militare di Clausewitz considerata prima d'allora nel campo borghese l'espressione più alta della scienza militare.

« Non si può progredire - scrive Stalin - e fare progredire la scienza senza sottoporre ad un esame critico le tesi e le opinioni invecchiate delle autorità famose. Ciò vale non soltanto per le autorità nell'arte militare, ma anche per i classici del marxismo ».

Secondo Stalin, il Clausewitz era propriamente il rappresentante del periodo manifatturiero della guerra, mentre ora abbiamo il periodo meccanizzato della guerra. Sarebbe ridicolo, afferma Stalin, prendere ora lezioni da Clausewitz. È comprensibile come per molto tempo gli scrittori militari borghesi si siano richiamati e si richiamino tutt'ora spesso a Clausewitz per giustificare la loro strategia e la condotta delle loro guerre. Enumerando gli elementi che caratterizzano la guerra, Clausewitz pone tra i più importanti « l'ignoto e la casualità », trattando dei fattori che decidono dell'esito di una guerra; Clausewitz oltre a richiamarsi all'ignoto e alla casualità vi aggiunge la fortuna e la sfortuna.

Queste tesi antiscientifiche e reazionarie servono a spiegare la strategia megalomane e avventuriera di Hitler e di Mussolini che si basano sulla completa ignoranza di qualsiasi legge obbiettiva. I fascisti pensavano di poter fare tutto ciò che volevano: nella loro sfrenata ambizione pensavano di poter soggiogare il mondo. Tali concezioni, anche se appoggiate sulle teorie di Clausewitz, non potevano che portare i generali hitleriani alla sconfitta.

Nel discorso agli elettori di Mosca ed in alcuni proclami all'Esercito rosso pubblicati in questo volume, Stalin traccia un bilancio della guerra vinta dall'Unione Sovietica con un'analisi approfondita che non si limita ad alcune considerazioni generali sui risultati principali, ma va concretamente al fondo delle cose mettendo in luce tutti gli elementi atti a spiegare ed a far comprendere i motivi, il significato della grande vittoria sovietica e la sua portata storica. In questa analisi vi è la dimostrazione che una simile vittoria sarebbe stata impossibile senza il regime sociale sovietico che ha provato così la sua forza e la sua superiorità sul regime capitalista; la vittoria sarebbe stata impossibile senza il partito comunista, non sarebbe stata possibile senza una lunga, preliminare preparazione di tutto il paese alla difesa attiva.

L'attaccamento del popolo sovietico alla patria socialista, il coraggio e l'eroismo da soli non sarebbero bastati, sarebbero stati insufficienti a conquistare la vittoria. L'Unione Sovietica alla vigilia della guerra disponeva già del minimo indispensabile di risorse materiali occorrenti per sostenere l'urto dell'aggressore, per batterlo e sconfiggerlo in pieno. E questo grazie soprattutto alla genialità, alla preveggenza di Stalin ed alla sua impostazione di quei piani quinquennali che crearono le condizioni per la difesa, la controffensiva e la vittoria del grande paese del socialismo.

In base a quei piani uno dei più arretrati paesi agricoli fu trasformato nel corso di tredici anni in un grande paese industriale, nel paese economicamente e socialmente più sviluppato del mondo.

Stalin dimostra come il metodo sovietico di industrializzazione si differenzia completamente dal metodo di industrializzazione capitalista. A differenza dei paesi capitalisti, Stalin e il Partito comunista dell'Unione Sovietica cominciarono ad industrializzare la nazione, sviluppando prima, malgrado le grandi difficoltà, l'industria pesante.

In quest'opera grandiosa Stalin e il partito comunista incontrarono l'opposizione non solo « degli uomini arretrati che rifuggono sempre da tutto ciò che è nuovo », ma anche di molti comunisti in vista del partito che, spaventati dalle difficoltà, privi di sufficiente fiducia nelle proprie forze, nelle capacità creative e di lotta del popolo arretrarono e cercarono di trarre sistematicamente indietro il partito. Stalin ed il Partito comunista dell'Unione Sovietica « non cedettero né alle minacce degli uni, né ai lamenti degli altri e nonostante tutto andarono avanti sicuri ».

Grande lezione questa per i comunisti di tutti i paesi, grande lezione sulla necessità assoluta per ogni partito comunista di non sottovalutare mai le proprie forze, di non lasciarsi superare dalla situazione, intimidire dal nemico, di non mettersi mai al rimorchio degli elementi arretrati, di non temere di andare se necessario contro corrente, di mantenere sempre in ogni situazione la posizione di avanguardia, di forza dirigente.

In questi, come in tutti gli altri scritti di Stalin, rifulge la sua immensa fiducia nelle capacità creatrici della classe operaia. Nelle grandi come nelle piccole occasioni, si tratti di un brindisi in occasione di una festa, oppure di un rapporto ad un congresso, di una direttiva o di un appello al paese, il suo pensiero è sempre rivolto al popolo ed alla parte più umile del popolo « agli uomini semplici, ordinari e modesti, alle viti della nostra immensa macchina statale, in tutti i campi della scienza, della economia e della guerra. Essi sono numerosi, il loro nome è legione, sono decine di milioni. Sono uomini modesti, di cui nessuno scrive, non hanno grandi incarichi o gradi elevati, ma sono essi che ci sostengono come le fondamenta sostengono l'edificio ».

Rifulge in questi scritti l'immensa fiducia di Stalin nella vittoria del comunismo, la fedeltà ai principi, la forza schiacciante della sua logica, l'entusiasmo e l'ardore del combattente, del creatore, la volontà inflessibile che fa sormontare tutte le difficoltà, la fermezza dell'acciaio che le prove più dure non possono intaccare; in questi scritti emergono la sua calma, la sua energia, la sua umanità, il talento dell'organizzatore che sa unire il pensiero all'azione e trarre vantaggio da ogni possibilità, la vigilanza rivoluzionaria, la lotta implacabile da lui condotta contro tutti i nemici del popolo, soprattutto emerge il suo genio rivoluzionario. Le grandi epoche storiche creano i loro geni. Noi non possiamo concepire il movimento operaio senza Marx ed Engels, non possiamo pensare alla Rivoluzione d'Ottobre, alla costruzione del socialismo, senza Lenin e Stalin.

La teoria marxista è la grande forza dei comunisti: essa porta alla conoscenza delle leggi dello sviluppo della società, ma non è di tutti - sulla base di tale conoscenza - comprendere giustamente la complessità dei fenomeni della vita sociale, gli intricati legami e i rapporti tra questi fenomeni, non è dato a tutti saper prevedere scientificamente lo sviluppo degli avvenimenti non solo del momento presente, ma soprattutto del futuro.

Stalin ha detto di Lenin: « Nel momento delle svolte brusche indovinava il movimento delle classi, i tratti essenziali della rivoluzione come se li leggesse sul palmo della mano ».

La stessa cosa può dirsi di Stalin. Egli, come Lenin, ci ha dato degli esempi insuperabili di applicazione della dialettica marxista, di geniale previsione. La sua vita è un susseguirsi di previsioni scientifiche, di epiche lotte, di grandi vittorie.

Nel luglio 1926, al VI Congresso del partito bolscevico vi era chi affermava, richiamandosi al marxismo, che solo dopo la conquista del potere nei paesi occidentali la Russia avrebbe potuto marciare sulla grande strada del socialismo. Stalin combattè decisamente tale tesi: «Non è escluso, egli disse, che sia invece la Russia ad aprire la strada al socialismo. Bisogna respingere la vecchia idea che solo l'Europa può indicarci la strada. Esiste un marxismo dogmatico e un marxismo creatore. Io mi schiero sul terreno di quest'ultimo» .

In questa affermazione si rivela tutta la forza del compagno Stalin che al fuoco delle grandi battaglie dei lavoratori dell'Unione Sovietica e di tutti i paesi ha sviluppato ed arricchito la dottrina del marxismo-leninismo.

Nell'ottobre del 1917 Stalin fu con Lenin decisamente per l'insurrezione. Altri sostenevano che la situazione non era matura, che le masse non volevano la lotta, che in quelle condizioni sarebbe stato grave errore porre il problema della conquista del potere da parte del proletariato, ecc. ecc.

La decisione e la fermezza di Lenin e di Stalin in quell'occasione ebbero un peso inestimabile sullo sviluppo della storia e sull'avvenire del socialismo. La pace di Brest-Litovsk, firmata dai bolscevichi dopo una lotta accanita di Lenin e di Stalin contro coloro che non la volevano firmare, salvò l'Unione Sovietica in pericolo. Il prevalere del punto di vista degli oppositori avrebbe significato la sconfitta della repubblica dei Soviet.

Nel 1925, nel momento in cui altri capitolavano di fronte alle difficoltà e sostenevano l'impossibilità di costruire il socialismo nell'Unione Sovietica, Stalin seppe indicare con chiarezza la via da seguire, « È impossibile costruire, disse egli allora, senza sapere ciò che si costruisce. Non si può avanzare di un passo senza conoscere il senso degli avvenimenti. La questione della prospettiva è il problema più importante del nostro partito. Costruiamo noi il socialismo oppure lavoriamo a caso, alla cieca? Non si può costruire senza dare una risposta chiara a questa questione ».

Stalin diede una risposta chiara e positiva: l'economia socialista poteva e doveva essere edificata nell'Unione Sovietica. Ancora una volta Stalin ebbe ragione: la vittoria del socialismo in un solo paese è oggi un fatto compiuto. Grazie alla preveggenza di Stalin l'Unione Sovietica marcia a grandi passi verso la realizzazione della società comunista.

Nel 1927, nel momento in cui le grandi teste dell'economia borghese esaltavano la stabilità del capitalismo, parlavano anzi di una nuova fase di fioritura del capitalismo, Stalin metteva invece in luce le contraddizioni della stabilizzazione, ne sottolineava il carattere relativo, parziale, vacillante e annunciava l'imminenza di una grave crisi.

« ...dalla stabilizzazione stessa, dal fatto che la produzione cresce, dal fatto che il progresso tecnico e le possibilità produttive si sviluppano mentre il mercato mondiale, i suoi limiti e le sfere d'influenza dei singoli gruppi imperialisti rimangono più o meno stabili, da questo fatto per l'appunto si sviluppa la più profonda e acuta crisi del capitalismo mondiale, crisi gravida di nuove guerre e minacciante l'esistenza di qualsiasi stabilizzazione ».

Due anni dopo la previsione di Stalin era confermata in pieno. Nel 1929 scoppiava la grave crisi economica e politica del 1929-1934 che, sviluppatasi sul terreno della crisi generale del capitalismo, scosse le fondamenta di tutto il sistema capitalista.

Infine Stalin seppe prevedere la guerra e preparare l'Unione Sovietica a fare fronte all'attacco del nemico ed a sconfiggere il fascismo. Nessun altro uomo di Stato, nessuno dei luminari dei paesi cosiddetti democratici seppe, neppure lontanamente, fare qualcosa di simile. Al contrario, con la politica di Monaco, portarono i loro paesi al disastro militare ed alla rovina. Mentre il 30 settembre del 1938 Chamberlain tornando da Monaco proclamava trionfalmente: « Io vi porto la pace e credo sia la pace per la nostra epoca », Stalin affermava invece ( XVIII Congresso del P.C. dell'Unione Sovietica): « La nuova guerra imperialista è diventata un fatto. La guerra è inesorabile, non c'è velo che possa nasconderla ». Mettendo in rilievo tutta la perfidia e la criminalità della politica di Monaco, Stalin ammoniva i sostenitori di tale politica che « il loro pericoloso giuoco poteva terminare con un loro grave fallimento». E così fu; anche questa volta Stalin previde giusto.

Nel suo discorso del 3 luglio 1941, quando gli eserciti fascisti di Hitler avevano invaso l'Unione Sovietica, occupata la Lituania, una parte della Lettonia e dell'Ucraina, quando molti dubitavano, Stalin previde in maniera geniale l'andamento della guerra, enunciò le condizioni della resistenza, impartì le direttive che servirono a mobilitare tutte le forze e a schiacciare il nemico.

Di fronte alla confusione ed allo smarrimento dei partiti borghesi e dei loro capi che marciano a tentoni, senza prospettive, incapaci di prevedere un qualsiasi avvenimento, Stalin ha sbalordito il mondo con le sue geniali previsioni, con le grandi vittorie del socialismo nell'Unione Sovietica e negli altri paesi.

Stalin ha conquistato la fiducia, l'affetto di centinaia di milioni di uomini che vedranno sempre in lui l'immortale gigante della costruzione del socialismo, il difensore intrepido della pace, la guida sicura dei lavoratori.

Egli ha arricchito notevolmente il marxismo in estensione ed in profondità perchè seguendo la celebre indicazione data da Lenin non ha mai considerato la « teoria di Marx come una cosa compiuta ed intangibile »: era convinto al contrario che « essa ha solo posto le pietre angolari di quella scienza che i socialisti devono spingere avanti in tutte le direzioni se non vogliono lasciarsi distanziare dalla vita ».

Stalin ha sviluppato il marxismo-leninismo nel periodo dell'imperialismo morente, nel periodo della costruzione del socialismo e del comunismo. Ha risolto dei problemi economici, politici, militari, giuridici di fronte ai quali nessun dirigente della classe operaia si era mai trovato. Ha allargato il campo della dottrina marxista perchè ha dovuto affrontare e saputo risolvere problemi nuovi quali, ad esempio, la teoria dello Stato e della società socialista, la teoria della collettivizzazione delle terre, la teoria della pianificazione, la teoria della strategia e della tattica politica e militare, la teoria dei rapporti internazionali e della nuova diplomazia, ecc. ecc.

Nei documenti qui pubblicati, come in tutti gli scritti di Stalin non manca mai la critica e l'autocritica: l'arma fondamentale per lo sviluppo del partito ed il rafforzamento del movimento democratico.

« Il nostro governo ha commesso non pochi errori - afferma nel brindisi al popolo russo, - 24 maggio 1949 - vi sono stati momenti nel 1941-42 in cui la situazione era disperata, in cui il nostro esercito ritirandosi abbandonava villaggi e città... ».

E nel suo discorso agli elettori di Mosca del 9 febbraio 1946 egli invita i cittadini sovietici a giudicare in quale misura il partito ha lavorato e lavora bene, egli batte in breccia l'errata tesi di coloro che sostengono che i vincitori non bisogna giudicarli, « I vincitori, egli afferma, si possono e si devono giudicare, si possono e si devono criticare e controllare. »

Questo volume si chiude con il discorso entusiasmante tenuto da Stalin al XIX congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica.

Alla luce della teoria rivoluzionaria, nello spirito dell'interna zionalismo, Stalin in questo discorso ha indicato a tutti i comunisti l'unità grandiosa degli obiettivi nazionali ed internazionali dei partiti comunisti ed operai di tutti i paesi, ha dimostrato che l'appoggio dato dai partiti comunisti degli altri paesi alle aspirazioni pacifiche del Partito comunista dell'Unione Sovietica è nello stesso tempo un appoggio dato ai loro rispettivi popoli nella lotta per il mantenimento della pace. Stalin ha chiarito per tutti i partiti comunisti, la via da seguire per conquistare la vittoria, per diventare la forza dirigente delle loro nazioni. Rivolgendo ai partiti comunisti un saluto che era nello stesso tempo un appello e monito il compagno Stalin ha detto:

« La bandiera delle libertà democratico-borghesi, la borghesia l'ha buttata a mare; io penso che tocca a voi, rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, di risollevarla e portarla avanti, se volete riunire attorno a voi la maggioranza del popolo. Non vi è nessun altro che la possa levare in alto... ».

Questa preziosissima indicazione lasciataci da Stalin, quasi a testamento, alcuni mesi prima della sua morte è diventata per noi un impegno solenne. In ogni momento Stalin ha saputo indicare l'anello principale della catena al quale aggrapparci ed il modo per trascinare tutta la catena.

Sappiamo che la nostra lotta non è facile, sarà ancora lunga e dura perchè il grande capitale è deciso a tradire la patria ed a commettere tutti i delitti pur di salvare i suoi privilegi; ma sappiamo pure che la strada indicataci da Stalin è quella giusta e che per questa strada sapremo conquistare la vittoria.

I comunisti italiani alla testa della classe operaia e del popolo sapranno mantenere l'impegno assunto nel giorno dei funerali di Stalin, lotteranno con tutte le loro energie, unitamente a tutte le forze democratiche per la difesa delle libertà, per spezzare l'offensiva reazionaria, per dare all'Italia un governo di pace, un governo che assicuri al paese l'indipendenza ed un migliore avvenire. Stalin è morto ma la sua opera vive immortale. Il suo insegnamento guiderà sempre, quale bandiera invincibile, i comunisti di tutto il mondo. Ovunque vive un partito comunista, Stalin vive.



[1] Il volume è reperibile all'indirizzo: http://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=49121135

[2] Ripreso anche in L'URSS e la seconda guerra mondiale. Perchè ha vinto l'Armata Rossa, Associazione Stalin, Strumenti n.2