I
La lotta politica e di classe negli anni 1944-48 nell'Europa dell'Est

La Germania orientale.
Costituzione della Repubblica Democratica Tedesca

Accademia delle Scienze dell'URSS, Storia Universale, volume XI
edizione italiana, Teti editore, Milano 1978, pp. 133-144


I PRIMI GIORNI DEL DOPOGUERRA IN GERMANIA

La seconda guerra mondiale scatenata dal fa­scismo tedesco aveva provocato gravi con­seguenze per lo stesso popolo tedesco. Esso era uscito dall'avventura del fascismo e del­l'imperialismo tedeschi con una vita econo­mica completamente dissestata e i grandi cen­tri industriali completamente distrutti. Mi­lioni di uomini erano caduti al fronte, altri erano stati privati di un tetto e trovavano a malapena rifugio negli scantinati o nelle case semidiroccate, vagavano per le strade della Germania in cerca di un alloggio, di qualche cosa da mangiare, di una occupazione. Col­piva la depressione morale accusata da tutto il popolo a seguito della sconfitta. La ban­carotta del sistema fascista significava anche il fallimento delle idee dell'invincibilità delle armi tedesche, della superiorità della razza germanica e altre, che erano state inculcate a forza nella coscienza del popolo tedesco durante 12 anni. Una parte cospicua della popolazione era stata presa dal panico di fronte all'idea di dover pagare per i delitti contro l'umanità ai quali aveva preso parte per ordine dei nazisti.

Tuttavia vi era anche uno strato del popolo, magari modesto, che aveva visto nella disfat­ta del fascismo tedesco il crollo di tutto l'ap­parato di dominio dell'imperialismo, delle istituzioni statali, dell'esercito, della polizia, degli organi di asservimento ideologico delle masse. Esso era costituito dagli antifascisti - comunisti e socialdemocratici - che era­no riusciti a rimanere miracolosamente in vita e che negli ultimi giorni di guerra erano stati liberati dai campi di concentramento dalle truppe alleate. Questi uomini compren­devano che nella vita della Germania stava per aprirsi una nuova fase, quella della lotta per una libera repubblica democratica tedesca.

Il primo compito delle forze democratico-antifasciste era stato quello di far rinascere l'economia, di rimettere in piedi le aziende ridotte in uno stato catastrofico alla fine del­la guerra. Ma un compito non meno urgente era quello della rigenerazione democratica del popolo tedesco. La liquidazione delle conse­guenze dell'influenza velenosa del militari­smo e dello sciovinismo, che per molti de­cenni erano stati eretti a ideologia ufficiale dei circoli dirigenti della Germania, e lo sradicamento delle conseguenze dell'influen­za nazista costituivano uno dei compiti più complessi di tutta la riorganizzazione post­bellica del paese. Occorreva aiutare le larghe masse della popolazione tedesca a compren­dere quanto infangata era stata la strada lungo la quale le classi dirigenti avevano con­dotto la Germania, il carattere criminale del nazismo, a comprendere la responsabilità sto­rica per l'avvenire del paese che pesava or­mai sulle spalle delle forze democratiche del popolo tedesco.

La sconfitta inflitta dall'Armata rossa alle truppe tedesco-fasciste aveva creato le con­dizioni decisive per la liquidazione di tutto il sistema nazista, per operare in Germania trasformazioni democratiche, anti­fasciste. Il programma di riforme democratico-antifasci­ste, approntato dagli alleati, avrebbe potuto costituire una base favorevole per operare tali trasformazioni. Ma questo programma fu attuato in maniera conseguente nella sola Germania Orientale, che rientrava nella zona di occupazione sovietica.

Il 9 giugno 1945 fu creata l'Amministrazione militare sovietica in Germania. Questa fin dal primo giorno operò in stretta collaborazione con le forze antifasciste su tutti i pro­blemi di carattere economico e politico che si riferivano alla situazione della Germania Orientale. Il giorno successivo alla sua costi­tuzione essa emanò un'ordinanza con la qua­le si consentiva la ricostituzione e la ripresa dell'attività dei partiti e delle organizzazioni democratiche sul territorio della Germania Orientale.

Il primo a fare la sua comparsa sulla scena politica fu il Partito comunista tedesco, che l'11 giugno 1945 si rivolse al popolo tede­sco con una dichiarazione programmatica. In essa si analizzava la situazione della Germa­nia postbellica, si denunciavano i responsa­bili della catastrofe nazionale e venivano in­dicati i compiti fondamentali che il paese avrebbe dovuto affrontare per la sua rina­scita, nonché le vie che questi avrebbe dovu­to seguire per il suo sviluppo.

Nella dichiarazione del partito comunista ve­niva posto il problema dello sradicamento del fascismo da tutti i campi della vita pub­blica, della liquidazione dei monopoli e della grande proprietà fondiaria, della creazione di un sistema veramente democratico di ammi­nistrazione statale. La dichiarazione, quindi, costituiva un programma per le trasforma­zioni democratico-antifasciste che avrebbero dovuto essere operate in Germania e corri­spondeva alla lettera e allo spirito degli ac­cordi alleati sulla Germania.

I gruppi di iniziativa, costituiti dal Comitato centrale del partito comunista, che avevano iniziato la loro attività a Berlino nell'aprile e maggio 1945, raccolsero e unirono attorno a sé i democratici antifascisti, molti dei quali erano stati liberati dai campi di concentra­mento o erano rientrati dall'esilio. Il gruppo di iniziativa di Berlino era diretto da Walter Ulbricht, quello sassone da Anton Ackermann, quello del Meclemburgo da Gustav Sobottka. I democratici antifascisti crearo­no organi amministrativi locali, di città, di villaggio, di distretto, che organizzavano il rifornimento di viveri, acqua, energia elet­trica, combustibili, e prendevano misure atte a prevenire le epidemie. Lentamente, in que­sti organi di autoamministrazione, sorti dalla iniziativa e dall'attività delle masse, diretti da elementi avanzati, si concentrò la direzio­ne della vita economica, sociale e culturale.

I comandi e le unità dell'Armata rossa col­laboravano in tutti i modi con le forze pro­gressiste della Germania Orientale nel rimet­tere ordine nell'economia, trasmettendo loro sempre più ampie funzioni amministrative, aiutandoli a risolvere i problemi della rico­struzione economica e culturale. Il 17 mag­gio il comandante militare della Grande Ber­lino, generale Nikolaij Berzharin, approvò la composizione della giunta democratica di Ber­lino, diretta da Arthur Werner, un architet­to democratico non aderente ad alcun partito.

Particolare importanza ha avuto l'aiuto del­l'Unione Sovietica nel campo del rifornimen­to di viveri alla popolazione. Già all'inizio di maggio 1945, le autorità sovietiche di oc­cupazione avevano messo a disposizione de­gli abitanti di Berlino e di Dresda 96 mila tonnellate di grano, 60 mila tonnellate di pa­tate, 50 mila capi di bestiame, zucchero, grassi e altri prodotti. L'aiuto delle autorità sovietiche di occupazione permise di passare fin dal 15 maggio a una distribuzione orga­nizzata dei prodotti alla popolazione, secondo criteri rigidamente prederminati.

Nel caratterizzare le particolarità di quel mo­mento e il significato dell'aiuto dei sovietici, Walter Ulbricht ha rilevato: «La popolazio­ne della Repubblica Democratica Tedesca non dimenticherà mai l'attività pacifica e piena di abnegazione dei comandanti e ufficiali so­vietici. Poco dopo essersi battuti al fronte contro le truppe fasciste essi si sono accinti ad aiutare generosamente i tedeschi, incitan­doli a mettersi fiduciosamente al lavoro. I sovietici hanno portato così degnamente a compimento la loro missione liberatrice».

Il 15 giugno 1945 fu pubblicato un appello del Comitato centrale del Partito socialde­mocratico tedesco nel quale si esprimeva la solidarietà del partito con la dichiarazione del partito comunista e il suo appoggio per la soluzione dei compiti della riorganizzazio­ne postbellica della Germania, su basi demo­cratico-antifasciste. Tuttavia, nelle file del partito socialdemocratico vi erano non poche divergenze: la direzione riformista voleva ri­portare il partito alle precedenti posizioni di collaborazione con la borghesia, mentre l'ala progressista riteneva necessaria una revisione delle posizioni e del programma del partito, un riesame degli errori passati, la rinuncia all'anticomunismo, la collaborazione con il partito comunista. Ben presto si formarono nel partito socialdemocratico due orientamen­ti, che portarono alla sua divisione organiz­zativa. Il 19 giugno 1945, nella zona di oc­cupazione sovietica veniva costituito un Co­mitato comune del partito comunista e di quello socialdemocratico, con il che si dava inizio alla fine della scissione della classe ope­raia della Germania. Alla periferia si crearono comitati di unità d'azione dei due partiti.

Nella Germania Orientale, nell'estate del 1945, furono costituiti due partiti democra­tico-borghesi: l'Unione democratico-cristiana e il Partito liberaldemocratico tedesco. Ne facevano parte rappresentanti dei ceti bor­ghesi e piccolo-borghesi, degli intellettuali, dei funzionari. I due partiti si ponevano nei loro programmi, benché in forma molto ge­nerale, obiettivi positivi per l'edificazione democratica della Germania. Nel manifesto costitutivo dell'Unione democratico-cristiana, pubblicato il 26 giugno 1945, si riconosceva la necessità di affidare al controllo statale le posizioni chiave dell'economia. Nel manife­sto del Partito liberaldemocratico, pubblica­to il 5 luglio 1945, gli obiettivi erano formu­lati in modo meno preciso e più contenuto. Vi si parlava della necessità di conservare la «proprietà privata e una libera economia» come premessa per «lo sviluppo dell'inizia­tiva e per una vantaggiosa attività economica», mentre il controllo pubblico sulle imprese veniva ammesso solo in via eccezionale.


LE TRASFORMAZIONI DEMOCRATICHE NELLA GERMANIA ORIENTALE
LA COSTITUZIONE DEL PARTITO SOCIALISTA UNIFICATO DELLA GERMANIA

Il 14 luglio 1945, per iniziativa dei comuni­sti, i quattro partiti - comunista, socialde­mocratico, democratico-cristiano e liberalde­mocratico - costituirono un blocco demo­cratico-antifascista, con un programma d'a­zione comune. Questo blocco doveva assol­vere una grande funzione per unire gli sforzi delle grandi masse popolari della Germania Orientale per la soluzione dei compiti di ca­rattere democratico generale.

In poco tempo furono create organizzazioni di massa dei lavoratori. Nell'estate del 1945 sorsero i sindacati unitari e fu creata la Li­bera lega dei sindacati tedeschi. La creazione di un'unica organizzazione dei lavoratori eb­be un'importanza eccezionale per il rafforza­mento della funzione dirigente della classe operaia nella attuazione della rivoluzione de­mocratico-antifascista.

Nel 1945 erano sorti comitati giovanili an­tifascisti i quali, nel 1946, costituirono una unica organizzazione giovanile: l'Unione del­la libera gioventù tedesca, che riuniva sotto la direzione della classe operaia centinaia di migliaia di giovani e ragazze, futuri attivi costruttori del socialismo. A dirigere l'Unio­ne fu eletto Erich Honecker. Nello stesso periodo erano sorte organizzazioni di massa dei lavoratori quali la Lega democratica del­le donne tedesche, la Lega culturale creata per iniziativa dei migliori rappresentanti del mondo intellettuale con alla testa il noto poeta tedesco Johannes Becher, l'Unione del mutuo soccorso contadino, eccetera. Una im­portanza del tutto eccezionale per lo sviluppo della rivoluzione democratico-antifascista ave­va avuto l'unificazione dei due partiti della classe operaia in un unico partito marxista-leninista.

Al congresso di unificazione dei due partiti, svoltosi il 22 e 23 aprile 1946, fu creato il Partito socialista unificato della Germania (SED). Esso contava 1 milione 300 mila iscritti, dei quali 680 mila social­democratici e 620 mila comunisti. Il congresso approvò un documento programmatico, «Principi e fini del Partito socialista unificato della Ger­mania», nel quale erano indicate le basi della politica del partito, lo statuto del partito e un «Manifesto al popolo tedesco». Nel pro­gramma del partito stava scritto che esso si poneva l'obiettivo della «liberazione da ogni sfruttamento e oppressione, dalle crisi econo­miche, dalla miseria, dalla disoccupazione e da minacce di guerra imperialista, obiettivo che, come quello della soluzione dei proble­mi vitali, nazionali e sociali del nostro popo­lo, può essere raggiunto solo con il socia­lismo».

Il superamento della scissione nelle file della classe operaia della Germania Orientale e la formazione di organizzazioni di massa dei lavoratori condizionarono le riforme demo­cratiche attuate nel paese.

L'espropriazione delle imprese dei criminali di guerra e nazisti, la riforma agraria, la smi­litarizzazione, le democratizzazione di tutti gli aspetti della vita pubblica, compreso il campo della cultura, furono attuate come campagne di massa, con la partecipazione at­tiva delle larghe masse dei lavoratori. Nel corso di queste trasformazioni erano stati promossi referendum e organizzate riunioni di massa della popolazione. Gli stessi lavo­ratori diedero vita a numerosi organi, comi­tati e commissioni, che decidevano diretta­mente i problemi della nazionalizzazione del­l'industria, della riforma agraria, della dena­zificazione.

Gli operai di molte fabbriche diedero prova di iniziativa nell'epurare le loro direzioni dagli elementi nazisti attivi e dai criminali di guerra e nell'istituire il controllo operaio sulla produzione.

A seguito della nazionalizzazione dell'indu­stria, così come delle banche e del sistema creditizio, fu creata la base materiale per le successive trasformazioni socialiste.

L'inizio della formazione della proprietà po­polare nell'economia risale all'ottobre 1945 quando, per disposizione dell'Amministrazio­ne militare sovietica, furono sequestrate le proprietà dei nazisti attivi e dei criminali di guerra, nonché quelle del partito nazista e dello Stato hitleriano. La soluzione del pro­blema relativo alle sorti delle imprese seque­strate fu demandata allo stesso popolo tede­sco. Il primo a decidere fu il governo regio­nale della Sassonia, che si pronunciò per la confisca delle imprese del criminale di guerra Friedrich Flick.

Nella primavera del 1946 l'Amministrazione militare sovietica mise a disposizione degli organi amministrativi tedeschi una serie di imprese che, secondo le decisioni di Potsdam, avrebbero dovuto essere trasferite in proprie­tà all'Unione Sovietica. Le autorità locali della Germania Orientale indissero un refe­rendum e la stragrande maggioranza dei vo­tanti si pronunciò per il passaggio di queste imprese in proprietà del popolo. A seguito delle confische passarono in proprietà degli organi dell'amministrazione popolare più di 9000 imprese. Nel giugno 1947, per inizia­tiva del Partito socialista unificato, e allo scopo di organizzare un'amministrazione eco­nomica centrale, fu creata una Commissione economica tedesca, che nei primi tempi fun­zionò come organo consultivo dell'Ammini­strazione militare sovietica.

Nel 1945 nella Germania Orientale fu at­tuata la riforma agraria. Sulla base delle deci­sioni degli organi della riforma furono espro­priate circa 11.500 aziende agrarie per una superficie di circa 3 milioni di ettari. Circa un terzo di queste terre fu assegnato agli organi comunali, mentre il rimanente fu ri­partito tra i braccianti agricoli e i contadini con poca terra. Sulle terre assegnate alla pubblica proprietà furono create circa 500 aziende del popolo, che ebbero una grande funzione sia nella rinascita dell'agricoltura che nella sua successiva riorganizzazione eco­nomico-sociale. La riforma agraria fece crol­lare le posizioni economiche e politiche del­la classe dei grandi proprietari fondiari, una delle colonne del militarismo e dell'espansio­nismo tedeschi, e recò un colpo decisivo alle forze della reazione della Germania Orientale.

Fu adottata la legislazione del lavoro: gior­nata lavorativa di otto ore, assicurazioni so­ciali, protezione contro gli infortuni, parità di salario maschile e femminile per pari la­voro, provvedimenti per il lavoro e l'appren­distato dei giovani. Tutto ciò contribuì a su­perare le difficoltà del periodo della ricostru­zione e ad elevare la produttività del lavoro. Risultato: la produzione industriale della Ger­mania Orientale aveva raggiunto nel 1949 il livello prebellico e la disoccupazione era stata debellata.

Per la prima volta nella storia della Germa­nia erano stati istituiti organi di governo ve­ramente popolari e parlamenti democratici rap­presentativi delle regioni.

Nel settembre 1946 si svolsero le elezioni co­munali, distrettuali e regionali della parte orientale della Germania. Le elezioni diedero luogo a una lotta accanita, in quanto gli ele­menti reazionari cercarono di sfruttarle per rafforzare le loro posizioni politiche. Tutta­via, la vittoria delle forze democratiche risul­tò esaltante: i candidati del Partito socialista unificato ottennero il 58,5 per cento dei voti nelle elezioni comunali, il 50,3 per cento in quelle distrettuali e il 47,5 per cento in quelle regionali. La popolazione della Germania Orientale si era così espressa a favore delle trasformazioni democratico-antifasciste che si stavano attuando in quella parte del paese.

Poco dopo gli organi amministrativi tedeschi - centrali, provinciali e regionali - furono investiti dei necessari diritti e poteri, incluso quello di emanare ordinanze aventi forza di legge, a condizione che non contrastassero con le ordinanze dell'Amministrazione militare so­vietica e del Consiglio di controllo. Alla fine del 1946-inizio 1947 in tutte le province e regioni della Germania Orientale vennero ap­provate le rispettive Costituzioni, precedute da un'ampia discussione dei progetti relativi nelle assemblee di lavoratori.

Nella Germania Orientale fu riorganizzato, nello spirito democratico, il sistema della pub­blica istruzione, fu rinnovato il corpo degli in­segnanti, furono compilati nuovi programmi e libri di testo. Per la prima volta nella sto­ria della Germania fu introdotta l'istruzione gratuita e venne istituito il presalario. Per preparare i figli degli operai e dei contadini ad accedere agli istituti superiori fu creato un sistema di facoltà operaie, che contribuì a mo­dificare la composizione sociale del corpo stu­dentesco, facendovi prevalere i figli dei lavo­ratori. Furono riordinati in senso democratico anche la cinematografia, il teatro e altri set­tori culturali.

Il potere democratico-antifascista si affermò nella Germania Orientale in seguito a un'ac­canita lotta di classe, ma senza guerra civile.

La controrivoluzione interna e straniera non osò scatenare la guerra civile, in quanto la presenza dell'Unione Sovietica come potenza occupante avrebbe stroncato le forze della con­trorivoluzione.

L'attuazione conseguente delle trasformazioni democratico-antifasciste nella parte orientale della Germania ebbe un'importanza veramen­te rivoluzionaria, sia nel senso dell'eliminazio­ne radicale delle incrostazioni economiche e sociali che erano di ostacolo allo sviluppo pro­gressivo della Germania, sia nel senso della creazione di possibilità reali per il passaggio dalla prima alla seconda fase della rivoluzio­ne, alla fase superiore, socialista.

L'originalità dello sviluppo della Germania Orientale in quel periodo è da ricercarsi nel fatto che nel corso della rivoluzione democra­tico-antifascista erano stati risolti anche i com­piti della rivoluzione democratico-borghese, ri­masti insoluti nel passato. Il che, tuttavia, non significava affatto che il programma della ri­voluzione democratico-antifascista della Ger­mania Orientale si limitasse ai compiti della rivoluzione democratico-borghese.

La nazionalizzazione dei settori trainanti del­l'economia, la riforma agraria, la vittoria del blocco democratico-antifascista nelle elezioni, avevano creato le condizioni per l'ulteriore rafforzamento del regime democratico-antifa­scista nella Germania Orientale e per il pas­saggio alle trasformazioni socialiste. L'edifi­cazione economica e statuale era entrata in una nuova, più alta, fase di sviluppo. Di fron­te ai lavoratori stavano compiti nuovi. Al pri­mo posto si poneva ora il problema dell'incre­mento delle forze produttive, dello sviluppo e del rafforzamento del settore popolare della proprietà nell'industria. In queste condizioni il Partito socialista unificato prestò una par­ticolare attenzione al perfezionamento della sua politica economica, compresa la pianifica­zione dell'industria e dell'agricoltura.

Il rafforzamento del principio della centra­lizzazione nell'economia procedette di conser­va con l'allargamento della partecipazione del­le masse popolari alle decisioni concernenti i problemi dell'edificazione economica: parteci­pazione dei collettivi di lavoratori alla discus­sione dei piani di produzione, a cominciare da quello del proprio stabilimento fino al pia­no statale; attivizzazione del controllo delle organizzazioni di massa sulla loro attuazione e così via.

Per decisione del II congresso del Partito so­cialista unificato della Germania, tenutosi nel settembre 1947, fu elaborato un piano eco­nomico biennale, per il 1949-1950. Il proget­to di piano fu poi approvato dalla riunione del Comitato centrale del partito del giugno 1948. Si trattava di un programma relativo allo sviluppo pianificato della vita economica e statale della Germania Orientale, sulla base della pianificazione statale e dell'appoggio co­stituito dalla crescente attività lavorativa delle masse. Nell'agricoltura, dopo l'attuazione del­la riforma, l'attenzione principale fu rivolta al consolidamento delle nuove aziende. Nel 1948, con l'aiuto decisivo dell'Unione Sovietica, fu creato il sistema delle stazioni per il noleggio delle macchine agricole. In questo modo fu scalzata l'influenza dei contadini ricchi e raf­forzata la posizione delle forze democratiche nelle campagne.

I compiti crescenti legati alla costruzione di una nuova Germania e la necessità di miglio­rare il livello della direzione in tutti i campi della vita pubblica posero al Partito sociali­sta unificato il problema inderogabile dell'ul­teriore rafforzamento della sua funzione diri­gente, sulla base del marxismo-leninismo. Il partito definì chiaramente la sua linea rela­tiva al problema dei rapporti con l'Unione Sovietica come baluardo del processo rivolu­zionario mondiale e con il partito comunista sovietico come avanguardia del movimento co­munista operaio mondiale. L'esperienza del­la politica economica del partito comunista sovietico veniva studiata attentamente, men­tre era in corso il processo di rinascita dell'econmia e dell'organizzazione di un nuovo regime sociale nella Germania Orientale.

La prima conferenza del Partito socialista uni­ficato indicò al partito e a tutte le forze pro­gressive il fine da perseguire: il rafforzamento del processo rivoluzionario nella Germania co­me condizione decisiva per la creazione di una unica Germania, pacifica e democratica. Tutti i problemi presi in considerazione dalla con­ferenza vennero risolti dal punto di vista della difesa degli interessi nazionali del paese, nella prospettiva di un suo sviluppo democratico.

Nella Germania Occidentale lo sviluppo degli avvenimenti aveva preso una strada diversa.

Le potenze occidentali si erano rifiutate di at­tuare il programma concordato in comune nei confronti della Germania vinta e gli Stati Uni­ti d'America, la Gran Bretagna e la Francia avevano applicato in questa parte del paese, nelle zone da essi occupate, una politica sepa­ratista. Ne era conseguita la conservazione della struttura economica e sociale propria del dominio della borghesia monopolistica.


LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA

L'aumento delle minacce di una spartizione della Germania a causa della politica separa­tista delle potenze occidentali diede vita a un vasto movimento popolare di protesta, con­cretizzatosi nel movimento per il Congresso del popolo tedesco. Il movimento abbracciò sia la Germania Orientale, sia quella Occidentale. In tutto il paese fu creata una rete di comitati, eletti in assemblee generali di vil­laggio, di quartieri cittadini, di fabbrica. Al­l'inizio del mese di dicembre del 1947 si ten­ne a Berlino il primo Congresso del popolo tedesco per l'unità e una pace equa, con la partecipazione di delegati delle due parti del­la Germania. Il congresso, esprimendo la vo­lontà del popolo tedesco, si pronunciò per il mantenimento dell'unità economica e politica della Germania, per una rapida conclusione del trattato di pace, per la creazione di un governo unico, su basi democratiche. Fu eletta una delegazione rappresentativa incaricata di esporre queste rivendicazioni alla riunione lon­dinese dei ministri degli esteri delle quattro potenze. Il congresso elesse anche un comi­tato permanente per la direzione della lotta popolare per l'unità del paese.

Il 17 e 18 marzo 1948 ebbe luogo il secondo Congresso del popolo tedesco. Il congresso de­cise di procedere alla raccolta di firme sotto una petizione diretta alle potenze della coali­zione antihitleriana, contenente un appello a emanare un'ordinanza sull'unità della Germa­nia o a indire in proposito un plebiscito. Il congresso elesse un Consiglio del popolo te­desco con la partecipazione di rappresentanti anche delle zone occidentali, che di fatto di­ventò l'organo rappresentativo di tutta la Ger­mania. Per suo incarico fu elaborato un pro­getto di Costituzione di una Repubblica nel suo complesso.

Il progetto era stato elaborato partendo dalla Costituzione di Weimar del periodo prenazi­sta, avendo però presenti gli sviluppi succes­sivi. Dopo esser stato discusso in sede di Con­siglio del popolo tedesco il progetto fu pub­blicato, perché fosse dibattuto da tutta la po­polazione, cosa che fu fatta in assemblee, sul­la stampa e tramite la radio.

Il nuovo progetto di Costituzione, modificato secondo gli emendamenti scaturiti dalla discus­sione, fu approvato nel marzo 1949 dal Con­siglio del popolo tedesco e ratificato dal terzo Congresso del popolo tedesco che ebbe luogo il 29 e 30 maggio 1949.

Il punto più importante della nuova Costitu­zione era quello che trasmetteva il potere al popolo. In questo modo veniva a crearsi una democrazia di tipo nuovo, una democrazia po­polare, che avrebbe garantito i diritti econo­mici e politici ai lavoratori e la loro funzione dirigente, sotto la direzione della classe ope­raia, nel nuovo Stato. Il carattere veramente popolare e democratico del nuovo regime sta­tale si basava su un nuovo sistema di rap­porti sociali, dal quale era garantito.

La raccolta di firme promossa dal secondo Congresso del popolo tedesco, ebbe luogo dal 23 maggio al 13 giugno 1948. Nella Germa­nia Orientale all'appello del Consiglio del po­polo tedesco risposero più del 90 per cento degli elettori, mentre nella Germania Occiden­tale la raccolta fu vietata e i suoi organizza­tori e partecipanti perseguiti con misure poli­ziesche. Favorevoli all'appello risultarono 15 milioni di cittadini, vale a dire il 37 per cento degli elettori dell'intera Germania. Basandosi sui risultati di questa campagna, la presiden­za del Consiglio del popolo tedesco si rivolse ai comandanti in capo delle quattro zone di occupazione con la richiesta di autorizzare un plebiscito pantedesco. Ma le potenze occiden­tali ignorarono la richiesta.

Le forze avanzate della Germania si battevano per una Germania unita che attuasse una svol­ta decisiva nella sua via di sviluppo, schie­randosi dalla parte della pace e della demo­crazia. Esse avevano alzato la bandiera della lotta per un avvenire progressista del paese e del suo popolo, ed erano alla testa di un movimento per il mantenimento dell'unità del paese su basi democratiche.

Ma le forze reazionarie della Germania Occidentale, sostenute dalle autorità di occupazio­ne degli Stati Uniti d'America, della Gran Bretagna e della Francia, impedirono l'unifi­cazione del paese e imboccarono la via del separatismo proclamando la costituzione di uno Stato tedesco separato, sulla base delle tre zone occidentali di occupazione.

Le forze reazionarie della Germania avevano interesse a veder smembrato il paese, perché così avrebbero potuto mantenere intatte, nello Stato separato, le loro posizioni politiche ed economiche e avrebbero cercato, basandosi su questo Stato, di eliminare il regime democra­tico-antifascista della Germania Orientale.

In risposta all'atto che scindeva la Germania, il Consiglio del popolo tedesco eletto al terzo Congresso del popolo tedesco, in un manifesto lanciato al popolo il 7 ottobre 1949, procla­mava la costituzione della Repubblica Demo­cratica Tedesca (RDT) e si trasformava in Ca­mera del popolo provvisoria della RDT. Pre­sidente della Camera fu eletto il deputato li­beraldemocratico Johannes Dieckmann. Il 7 ot­tobre entrava in vigore la Costituzione della Repubblica Democratica Tedesca e il 10 dello stesso mese l'URSS trasmetteva al suo governo tutte le funzioni amministrative che fino ad allora erano state nelle mani dell'Amministra­zione militare sovietica. Quest'ultima fu tra­sformata in Commissione di controllo con fun­zioni limitate, come quelle di vigilare sull'ap­plicazione degli accordi di Potsdam o altri sulla Germania. L'11 ottobre fu costituita la Camera provvisoria delle regioni della Repub­blica Democratica Tedesca. Lo stesso giorno, in una seduta congiunta delle due Camere, Wilhelm Pieck, eminente esponente del movi­mento comunista tedesco e internazionale, fu eletto presidente della repubblica. Il 12 otto­bre la Camera popolare approvava la compa­gine governativa, presieduta da Otto Grotewohl.

In questo modo fu costituito il primo Stato di operai e contadini della storia della Ger­mania.

La costituzione della Repubblica Democratica Tedesca fu un avvenimento di grande impor­tanza storica. Con essa era sorto uno Stato tedesco nel quale la classe operaia, sotto la guida di un partito rivoluzionario marxista-leninista, aveva preso il potere nelle proprie mani. Esso aveva cominciato a esercitare le funzioni della dittatura del proletariato che rappresentava gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione - gli operai, i contadini e gli altri lavoratori - e si poneva lo scopo di realizzare la missione storica della classe operaia, cioè quella di portare tutti i lavoratori sulla via del socialismo.

Con la costituzione della Repubblica Demo­cratica Tedesca era terminata la fase delle tra­sformazioni democratico-antifasciste e aveva inizio quella delle trasformazioni socialiste.

Questo passaggio storico potè essere attuato solo grazie alla vittoria dell'Unione Sovietica sul fascismo tedesco e all'aiuto dell'URSS alle forze democratiche del popolo tedesco, grazie all'egemonia della classe operaia unificata della Germania Orientale e alla politica marxista-leninista del suo partito, il Partito socialista unificato della Germania.

La formazione della Repubblica Democratica Tedesca era stata parte del processo mondiale del passaggio dal capitalismo al socialismo, ini­ziato con la grande rivoluzione socialista d'Ot­tobre e continuato con le rivoluzioni demo­cratico-popolari degli anni Quaranta in una serie di paesi dell'Europa e dell'Asia. Essa era stata il risultato dei grandi cambiamenti dei rapporti di forza nel mondo in favore della classe operaia e del socialismo, determinati dal­la vittoria di importanza storico-mondiale del­l'Unione Sovietica sulle forze aggressive del­l'imperialismo.

Il 15 ottobre 1949 l'URSS riconobbe ufficial­mente la Repubblica Democratica Tedesca. Suc­cessivamente essa fu riconosciuta da Albania, Bulgaria, Ungheria, Repubblica Popolare De­mocratica di Corea, Repubblica Popolare Ci­nese, Polonia, Romania e Cecoslovacchia. I partiti comunisti e operai di tutto il mondo, e tutte le organizzazioni democratiche inter­nazionali, salutarono la formazione del primo Stato dei lavoratori su terra tedesca.