Permettetemi, ora, di passare al discorso di Rykov. Se Bukharin ha
tentato di dare un fondamento teorico alla deviazione di destra, Rykov si
sforza, nel suo discorso, di darle una base di proposte pratiche,
terrorizzandoci con le nostre «spaventose» difficoltà nell'agricoltura. Ciò
non significa che Rykov non abbia toccato le questioni teoriche. Sì, le ha
toccate. Ma toccandole ha commesso, per lo meno, due errori gravi.
Nel suo progetto di risoluzione sul piano quinquennale, respinto
dalla commissione dell'Ufficio politico, Rykov dice che «l'idea centrale
del piano quinquennale è l'aumento della produttività del lavoro del
popolo». Benché la commissione dell'Ufficio politico abbia respinto
questa posizione assolutamente sbagliata, Rykov l'ha difesa qui nel suo
discorso. È vero che l'idea centrale del piano quinquennale nel paese dei
Soviet consista nell'aumento della produttività del lavoro? No, non è
vero. Non abbiamo bisogno di un aumento qualsiasi della produttività del
lavoro del popolo. Abbiamo bisogno di un determinato aumento della
produttività del lavoro nazionale, e precisamente di un aumento che
assicuri la preponderanza sistematica del settore socialista dell'economia
nazionale sul settore capitalista. Ecco di che cosa si tratta, compagni. Un
piano quinquennale che dimenticasse quest'idea centrale non sarebbe un
piano quinquennale, ma un'assurdità quinquennale. All'aumento della
produttività del lavoro in generale è interessata ogni società, e capitalista,
e precapitalista. La differenza tra la società sovietica e ogni altra società
consiste proprio nel fatto che essa non è interessata a un aumento
qualsiasi della produttività del lavoro, ma ad un aumento che garantisca
la preponderanza delle forme socialiste d'economia sulle altre forme e
prima di tutto sulle forme capitaliste, che assicuri, in tal modo, il
superamento e l'eliminazione delle forme capitaliste di economia. Rykov
invece ha dimenticato quest'idea realmente centrale del piano
quinquennale di sviluppo della società sovietica. Ecco il suo primo errore
teorico.
Il suo secondo errore è che egli non fa nessuna differenza o non
vuol capire la differenza che passa, dal punto di vista dello scambio delle
merci, fra il colcos, diciamo, e ogni economia individuale, compresa
l'economia individuale capitalista. Rykov assicura che, dal punto di vista
della circolazione delle merci sul mercato granario, dal punto di vista
dell'approvvigionamento di grano, egli non vede nessuna differenza tra il
colcos e il detentore privato di grano. Per lui, dunque, è indifferente che
noi compriamo il grano dal colcos, dal detentore privato o da un qualsiasi
accaparratore argentino. Questo è falso, compagni. È assolutamente falso.
Questa è una ripetizione della nota dichiarazione di Frumkin, che
affermava una volta essergli indifferente dove e da chi si comprasse il
grano, se da un privato o da un colcos. Questa è una forma mascherata di
difesa, di riabilitazione, di giustificazione delle macchinazioni dei kulak
sul mercato granario. Il fatto che questa difesa viene fatta dal punto di
vista della circolazione delle merci non cambia nulla, non impedisce che
essa sia egualmente una giustificazione delle macchinazioni dei kulak sul
mercato granario. Se, dal punto di vista della circolazione, non c'è
differenza tra le forme collettive e non collettive di economia, vale forse
la pena di sviluppare i colcos., di accordar loro delle facilitazioni, di
occuparsi del difficile compito di superare gli elementi capitalistici
nell'agricoltura? È chiaro che Rykov ha preso una posizione sbagliata. In
questo consiste il suo secondo errore teorico.
Ma questo sia detto fra parentesi. Veniamo alle questioni pratiche
sollevate da Rykov nel suo discorso.
Rykov ha affermato qui che oltre al piano quinquennale occorre
ancora un altro piano, parallelo, e cioè un piano biennale di sviluppo
dell'agricoltura. Egli ha motivato questa proposta di piano biennale
parallelo con le difficoltà esistenti nell'agricoltura. Ha detto oli e il piano
quinquennale è una buona cosa e che egli lo approva, ma che, se nello
stesso tempo diamo un piano biennale all'agricoltura, sarà ancora meglio,
altrimenti l'agricoltura non andrà avanti. Apparentemente questa proposta
non rappresenta niente di male. Ma se la si considera più da vicino, si
trova che il piano biennale dell'agricoltura è stato ideato per sottolineare
il preteso carattere irreale, fittizio del piano quinquennale, e viceversa.
Potevamo noi dichiararci d'accordo con questo? È chiaro che no.
Abbiamo detto a Rykov: se non siete contento del piano quinquennale
per l'agricoltura, se ritenete insufficienti le somme che si destinano nel
piano quinquennale allo sviluppo dell'agricoltura, dite francamente quali
sono le vostre proposte complementari, quali sono gli investimenti
complementari che proponete; noi siamo disposti a introdurre nel piano
quinquennale questi investimenti complementari per l'agricoltura.
Ebbene? Si è visto allora che Rykov non aveva nessuna proposta
complementare di investimenti complementari per l'agricoltura. Vien
fatto di domandarsi: a che scopo allora un piano biennale parallelo per
l'agricoltura? In seguito gli abbiamo detto: oltre al piano quinquennale ci
sono ancora i piani annuali che fan parte di quello quinquennale; ebbene,
introduciamo nei piani annuali dei primi due anni le proposte
complementari concrete che avete da fare per lo sviluppo dell'agricoltura,
-- seppure Rykov ha veramente delle proposte da fare. Ebbene? Si è
visto allora che Rykov non ha nessun piano concreto di investimenti
complementari da proporre. Abbiamo capito allora che la proposta di
Rykov circa il piano biennale non tende allo sviluppo dell'agricoltura, ma
muove dal desiderio di sottolineare il preteso carattere irreale, fittizio del
piano quinquennale, dal desiderio di screditare il piano quinquennale. Per
salvar «l'anima», per salvare le apparenze, il piano quinquennale; per il
lavoro pratico, il piano biennale: ecco la strategia di Rykov. Il piano
biennale è stato messo in scena da Rykov per poter, in seguito, durante la
realizzazione pratica del piano quinquennale, contrapporre il piano
biennale a quello quinquennale, rifare il piano quinquennale e adattarlo al
piano biennale, riducendo e lesinando sugli investimenti per l'industria.
Ecco le considerazioni per cui abbiamo respinto la proposta di
Rykov circa il piano biennale parallelo.