DISCORSI ALLA CONFERENZA STRAORDINARIA
DELL'ORGANIZZAZIONE DI PIETROGRADO DEL POSDR (bolscevico)

(16-20 Luglio 1917)

Testi pubblicati per la prima volta nel 1923 sul n. 7 della Krasnaia Ljetopisj (Cronaca Rossa).

III
Risposte a domande scritte

(16 luglio)

1. Domanda di Maslovski: In che misura il nostro partito interverrà nei futuri conflitti e nelle probabili azioni armate; si porrà esso a capo della protesta armata?
Risposta di Stalin: Bisogna presumere fin d'ora che le azioni saranno armate e che bisogna esser pronti a tutto. I prossimi conflitti saranno più aspri e il partito non deve lavarsene le mani. Saln, a nome della regione lettone, ha accusato il partito di non aver preso la direzione del movimento. Ma ciò è falso, perché il partito si pose precisamente il compito di portare il movimento su un terreno pacifico. Ci si può rimproverare di non esserci sforzati di prendere il potere. Il 3 e il 4 luglio noi potevamo prendere il potere, potevamo costringere il Comitato esecutivo centrale dei soviet a sanzionare il nostro potere. Ma la questione è la seguente: potevamo conservare il potere? Contro di noi si sarebbero sollevati il fronte, la provincia, una serie di soviet locali. Un potere che non avesse avuto l'appoggio della provincia sarebbe stato privo di fondamento. Prendere il potere in queste condizioni voleva dire coprirsi di vergogna.

2. Domanda di Ivanov: Qual è il nostro atteggiamento verso la parola d'ordine: "Il potere ai soviet!"? Non è venuta l'ora di dire: "Dittatura del proletariato"?
Risposta di Stalin: Quando la crisi del potere si risolve, vuol dire che una determinata classe è andata al potere, in questo caso la borghesia. Possiamo noi mantenere la vecchia parola d'ordine "Tutto il potere ai soviet!"? E ovvio che non la possiamo mantenere. Dare il potere ai soviet, che di fatto vanno tacitamente a braccetto con la borghesia, significa lavorare per il nostro nemico. Se vinceremo potremo dare il potere soltanto alla classe operaia appoggiata dagli strati più poveri della campagna. Noi dobbiamo elaborare un'altra forma, più adeguata, di organizzazione dei soviet dei deputati operai e contadini. La forma del potere resta quella vecchia, ma noi mutiamo il contenuto di classe di questa parola d'ordine, parliamo il linguaggio della lotta di classe: tutto il potere nelle mani degli operai e dei contadini poveri, che realizzeranno una politica rivoluzionaria.

3. Domanda di un anonimo: Come ci dovremo comportare se il Comitato esecutivo centrale dei soviet dei deputati operai e soldati si pronuncerà per la sottomissione della minoranza alla maggioranza? Usciremo allora dal Comitato esecutivo centrale dei soviet o non ne usciremo?
Risposta di Stalin: Esiste già una decisione in proposito. In una riunione della frazione bolscevica è stata elaborata una risposta secondo la quale noi, in quanto membri del Comitato esecutivo centrale dei soviet, ci sottomettiamo a tutte le decisioni del Comitato esecutivo centrale e non agiamo contro di esse, ma possiamo, in quanto membri del partito, agire indipendentemente, poiché non v'è dubbio che l'esistenza dei soviet non elimina l'esistenza indipendente dei partiti. Domani la nostra risposta sarà portata alla riunione del Comitato esecutivo centrale.