DISCORSI AL SESTO CONGRESSO
DEL POSDR(B)

(Luglio-agosto 1917)

Testi pubblicati per la prima volta nel 1919 nel volume Atti del sesto congresso del POSDR(b), edizioni Kommunist.

IV
Risposte alle domande relative al rapporto sulla situazione politica

(31 luglio)

Sul primo punto, "Quali forme di organizzazione della lotta propone il relatore al posto dei soviet dei deputati degli operai?", rispondo che questo modo d'impostare la questione è errato. Io non mi sono espresso contro i soviet come forma di organizzazione della classe operaia; non è la forma organizzativa di un'istituzione rivoluzionaria che porta a lanciare una parola d'ordine, ma il contenuto che costituisce la carne e il sangue di questa istituzione. Se i cadetti fossero entrati a far parte dei soviet, non avremmo mai lanciato la parola d'ordine del passaggio del potere ai soviet. Adesso noi lanciamo la parola d'ordine del passaggio del potere nelle mani del proletariato e dei contadini poveri.
Quindi non è della forma che si tratta, ma della classe che deve prendere il potere, si tratta della composizione dei soviet. I soviet sono la forma più adeguata di organizzazione della lotta della classe operaia per il potere, ma i soviet non sono l'unico tipo di organizzazione rivoluzionaria. Essi sono una forma puramente russa. All'estero noi vediamo adempiere questa funzione dalle municipalità durante la grande Rivoluzione francese, dal Comitato centrale della Guardia nazionale durante la Comune. Anche da noi si è fatta strada l'idea di un comitato rivoluzionario. Forse la sezione operaia è la forma più adeguata per condurre la lotta per il potere.
Ma bisogna rendersi chiaramente conto che la questione decisiva non è quella della forma di organizzazione. In realtà, decisiva è la questione se la classe operaia è matura per la dittatura. Tutto il resto verrà in seguito, dall'attività creativa della rivoluzione.
Sui punti secondo e terzo, "Come comportarsi praticamente verso gli attuali soviet?", la risposta è del tutto chiara. Per quanto riguarda il passaggio di tutto il potere al Comitato esecutivo centrale dei soviet, questa parola d'ordine è superata. Non si tratta di altro. La questione dell'abbattimento dei soviet è una pura invenzione. Nessuno l'ha posta qui. Se noi proponiamo di abolire la parola d'ordine "Tutto il potere ai soviet!", non ne deriva affatto che si debba dire: "Abbasso i soviet!". Noi, pur abbandonando questa parola d'ordine, non usciremo tuttavia dal Comitato centrale esecutivo dei soviet, malgrado la miserabile funzione da esso assolta in questi ultimi tempi. I soviet locali hanno ancora una funzione da compiere, poiché dovranno opporsi alle pretese del governo provvisorio e in questa lotta noi li appoggeremo.
Ripeto dunque: l'abbandono della parola d'ordine del passaggio del potere nelle mani dei soviet non significa affatto "Abbasso i soviet!". Il nostro atteggiamento verso i soviet nei quali siamo in maggioranza è quello della massima simpatia. Vivano e si rafforzino questi soviet. Ma la forza non è più nei soviet. Prima il governo provvisorio emanava un decreto e il comitato esecutivo dei soviet emanava un contro decreto e soltanto quest'ultimo acquistava forza di legge. Ricordate la storia del decreto n. 1.
Adesso il governo provvisorio non tiene alcun conto del Comitato esecutivo centrale. Non per volontà propria il Comitato esecutivo centrale dei soviet decise, in un secondo tempo, di non partecipare alla commissione d'inchiesta sugli avvenimenti del 3-5 luglio, ma ne fu impedito per ordine di Kerenski. Non si tratta adesso di conquistare la maggioranza nei soviet, il che di per sé è molto importante, ma di abbattere la dittatura controrivoluzionaria. Sul quarto punto, "Definizione più concreta del concetto di 'contadini poveri' e indicazione delle loro forme di organizzazione", rispondo che il termine "contadini poveri" non è un termine nuovo. Esso è stato introdotto nella letteratura marxista dal compagno V.I. Lenin fin dal 1905; da allora è stato impiegato su quasi ogni numero della Pravda ed è stato adottato nelle risoluzioni della Conferenza di aprile.
Gli strati dei contadini poveri sono quegli strati che si trovano in disaccordo con i contadini ricchi. Il soviet dei deputati dei contadini, che rappresenta circa 80 milioni di contadini (calcolando anche le donne), è un'organizzazione di contadini ricchi. I contadini poveri conducono una lotta accanita contro la politica di questo soviet. Mentre il capo del Partito socialista-rivoluzionario, Cernov e poi Avxentiev e altri propongono ai contadini di non prendere subito la terra, ma di attendere che l'assemblea costituente risolva in generale la questione agraria, i contadini per tutta risposta prendono la terra, la coltivano, s'impadroniscono delle scorte, ecc. Notizie di questo genere ci pervengono dai governatorati di Penza, Voronez, Vitebsk, Kazan e da una serie di altri governatorati. Questo solo fatto dimostra chiaramente che la campagna è divisa in strati superiori e inferiori e che i contadini non costituiscono più un tutto unico. Gli strati superiori seguono prevalentemente i socialisti-rivoluzionari, gli inferiori non possono vivere senza la terra e nei confronti del governo provvisorio stanno all'opposizione. A questi strati appartengono i contadini con poca terra, che possiedono un solo cavallo o neppure quello, ecc. Vicino ad essi stanno gli strati che sono quasi privi di terra, i semiproletari.
Sarebbe illogico, in periodo rivoluzionario, non cercare di raggiungere una certa intesa con questi strati contadini. Ma allo stesso tempo è necessario organizzare separatamente i braccianti e raggrupparli attorno al proletariato. È difficile prevedere quale sarà la forma di organizzazione di questi strati. Adesso i contadini poveri o si organizzano in soviet formati spontaneamente o cercano di conquistare i soviet già esistenti. Così a Pietrogrado circa un mese e mezzo fa i contadini poveri hanno organizzato un soviet (di cui facevano parte i rappresentanti delle fabbriche e di ottanta reparti militari) che conduce una lotta accanita contro la politica del soviet dei deputati dei contadini. In generale i soviet sono la forma più adeguata di organizzazione delle masse; ma non sono le istituzioni che ci interessano, bensì il loro contenuto di classe. Dobbiamo sforzarci di ottenere che anche le masse distinguano la forma dal contenuto.
Parlando in generale, la questione delle forme di organizzazione non è la questione fondamentale. Quando ci sarà lo slancio rivoluzionario, si creeranno anche le forme organizzative. La questione delle forme di organizzazione non deve offuscare la questione fondamentale che sarà, quale classe deve prendere nelle sue mani il potere. Ormai è inconcepibile per noi un blocco con i difensisti. I partiti difensisti hanno legato il proprio destino alla borghesia e l'idea di un blocco che va dai socialisti-rivoluzionari ai bolscevichi è naufragata. La questione che ora è all'ordine del giorno è la seguente: lottare contro gli strati superiori dei soviet, in alleanza con gli strati inferiori dei contadini e spazzare via la controrivoluzione.