DISCORSI AL SESTO CONGRESSO
DEL POSDR(B)

(Luglio-agosto 1917)

Testi pubblicati per la prima volta nel 1919 nel volume Atti del sesto congresso del POSDR(b), edizioni Kommunist.

II
Discorso di chiusura

(27 luglio)

Compagni!
Come risulta dagli interventi, nessun compagno ha criticato la linea politica del Comitato centrale, né si è pronunciato contro le parole d'ordine del Comitato centrale del partito. Il Comitato centrale del partito ha lanciato tre parole d'ordine fondamentali: tutto il potere ai soviet, controllo sulla produzione e confisca delle terre dei grandi proprietari fondiari. Queste parole d'ordine si sono guadagnate la simpatia delle masse degli operai e dei soldati. Esse si sono dimostrate giuste e noi, lottando su questo terreno, abbiamo conservato la direzione delle masse. Penso che questo sia il fatto fondamentale che depone a favore del Comitato centrale. Se il Comitato centrale lancia parole d'ordine giuste nei momenti più difficili, ciò significa che ha fondamentalmente ragione.
Le critiche non hanno toccato la questione fondamentale, ma alcune questioni secondarie. Esse consistono nella denuncia del mancato collegamento del Comitato centrale con la provincia e del fatto che la sua attività si è svolta principalmente a Pietrogrado. Il rimprovero circa il distacco dalla provincia non è privo di fondamento. Ma non era assolutamente possibile abbracciare tutta la provincia. Il rimprovero secondo cui il Comitato centrale si era trasformato di fatto nel Comitato di Pietrogrado è vero in parte. E così. Ma qui, a Pietrogrado, si forgia la politica della Russia. Qui sono le forze che dirigono la rivoluzione. La provincia si muove secondo quel che avviene a Pietrogrado. Ciò si spiega infine con il fatto che qui abbiamo il governo provvisorio, che concentra nelle proprie mani tutto il potere, che qui abbiamo il Comitato esecutivo centrale, che è la voce di tutta la democrazia rivoluzionaria organizzata. D'altro lato, gli avvenimenti incalzano, si sviluppa una lotta aperta, non vi è nessuna garanzia che il potere esistente oggi non sarà scomparso domani. Attendere, in una situazione simile, che si pronunciassero i nostri amici della provincia, era inammissibile.

È noto che il Comitato esecutivo centrale risolve i problemi che interessano la rivoluzione senza aspettare la provincia. Essi hanno nelle proprie mani tutto l'apparato governativo. E noi? Noi abbiamo l'apparato del Comitato centrale. Ma naturalmente l'apparato del Comitato centrale è debole. Chiedere al Comitato centrale che non faccia nessun passo senza aver prima sentito la provincia, significa chiedere che il Comitato centrale si trascini alla coda degli avvenimenti e non che li preceda. Ma questo non sarebbe più un Comitato centrale. Soltanto impiegando il metodo al quale noi ci siamo attenuti, il Comitato centrale ha potuto mantenersi all'altezza della situazione. Vi sono stati dei rimproveri di carattere particolare. I compagni hanno parlato dell'insuccesso dell'insurrezione del 3-5 luglio. Sì, compagni, è stato un insuccesso. Ma era una dimostrazione, non una insurrezione. Questo insuccesso si spiega con la rottura del fronte rivoluzionario, dovuta al tradimento dei partiti piccolo-borghesi, il Partito socialista-rivoluzionario e il menscevico, che hanno voltato le spalle alla rivoluzione.
Il compagno Bezrabotny ha detto che il Comitato centrale non ha cercato d'inondare Pietrogrado e la provincia di manifestini che spiegassero gli avvenimenti del 3-5 luglio. Ma la nostra tipografia era stata devastata e non esisteva nessuna possibilità materiale di stampare qualunque cosa in altre tipografìe, poiché si sarebbe fatto loro correre il pericolo di essere devastate. Le cose tuttavia non sono poi andate tanto male: se in alcuni quartieri venivamo arrestati, in altri venivamo accolti con simpatia e con uno slancio insolito. Adesso il morale degli operai di Pietrogrado è eccellente e i bolscevichi godono di un grande prestigio.
Vorrei porre alcune questioni.
In primo luogo, come dobbiamo reagire alle calunnie lanciate contro i nostri dirigenti. In relazione agli avvenimenti di questi ultimi tempi, è necessario scrivere un manifesto rivolto a tutto il popolo con la spiegazione di tutti i fatti e per compilarlo è necessario eleggere una commissione. Se eleggerete questa commissione, propongo di affidarle la pubblicazione di un appello rivolto agli operai e ai soldati rivoluzionari della Germania, dell'Inghilterra, della Francia, ecc. per informarli degli avvenimenti del 3-5 luglio; ed in questo appello dobbiamo bollare i calunniatori. Noi siamo la parte più avanzata del proletariato, noi siamo responsabili della rivoluzione, noi dobbiamo dire tutta la verità sugli avvenimenti e smascherare gli infami calunniatori. In secondo luogo, il rifiuto di Lenin e di Zinoviev di comparire davanti al tribunale. Nella situazione attuale non è ancora ben chiaro in quali mani si trovi il potere. Non v'è nessuna garanzia che, una volta presentatisi, non vengano sottoposti a brutali violenze.
Le cose andrebbero diversamente se il tribunale fosse organizzato in modo democratico e venisse data la garanzia che non sarebbero permesse violenze.

Al Comitato esecutivo centrale, a una nostra domanda in proposito, ci hanno risposto: "Non sappiamo che cosa può accadere". Per conseguenza, fino a quando la situazione non si chiarirà, fino a quando continuerà ad esservi una lotta sorda fra il potere ufficiale e il potere di fatto, non vi è nessuna ragione perché i nostri compagni si presentino davanti al "tribunale" Essi si presenteranno quando vi sarà un potere che potrà garantire che i nostri compagni non vengano sottoposti a violenze.