Tesi del Comitato esecutivo sul fronte unico dei lavoratori e sui rapporti coi lavoratori che aderiscono alla Seconda Internazionale, alla Internazionale due e mezzo e alla Internazionale di Amsterdam, nonché coi lavoratori che appoggiano le organizzazioni anarco-sindacaliste

(18 dicembre 1921)


Da Die proletarische Einheitsfront, Hamburg, 1922, pp. 12-25. In traduzione italiana Aldo Agosti, La terza Internazionale - Storia documentaria, I/2 pp. 521-531.


1. Il movimento operaio internazionale attraversa attual­mente una fase peculiare di trapasso che pone sia l'Internazionale comunista in generale che le sue singole sezioni davanti a nuovi e importanti pro­blemi tattici.

Questa fase è caratterizzata principalmente da questi aspetti. La crisi economica mondiale si aggrava. La disoccupazione è in aumento. Il capitale internazionale è passato, in quasi tutti i paesi, a un'offen­siva sistematica contro gli operai, che si manifesta soprattutto nel tentativo abbastanza scoperto dei capitalisti di deprimere il salario e tutto il tenore di vita degli operai. Il fallimento della pace di Versailles diventa sempre più evidente agli occhi dei più vasti strati di lavoratori. È chiaro che una nuova guerra imperialistica, o addirittura parecchie guerre di questo genere, sono inevitabili se il proletariato internazionale non rovescia il regime borghese; la conferenza di Washington lo ha mostrato molto chiaramente.

2. La rinascita delle illusioni riformiste che si era verificata, in rapporto con tutta una serie di circostanze, in vasti strati di lavora­tori, comincia a far posto, sotto i colpi della realtà, a uno stato d'animo diverso. Le illusioni «democratiche» e riformiste degli operai (da un lato di quelli che si trovano in condizioni migliori, ma, dall'altro, anche di quelli più arretrati e privi di esperienza politica), che erano rinate dopo la fine del macello imperialistico, appassiscono prima ancora di essere fiorite. Esse riceveranno una scossa ancora più forte dall'anda­mento e dalle conclusioni dei «lavori» della conferenza di Washington. Se sei mesi fa si poteva parlare con una certa giustificazione di un generale spostamento a destra delle masse operaie in Europa e in America, ora si può invece constatare, senza possibilità di dubbio, l'ini­zio di uno spostamento verso sinistra.

3. D'altra parte, sotto l'influenza degli attacchi sempre più forti del capitale, si è ridestata fra gli operai una tendenza spontanea e lette­ralmente inarrestabile all'unità, che va di pari passo con un aumento progressivo della fiducia nei comunisti da parte delle grandi masse lavoratrici.

Cerchie sempre più vaste di lavoratori cominciano solo ora ad apprezzare come si deve il coraggio dell'avanguardia comunista, che si è lanciata nella lotta per gli interessi della classe operaia in un momento in cui tutta l'immensa massa operaia era ancora indifferente, o aveva addirittura un atteggiamento ostile nei confronti del comunismo. Cer­chie sempre più vaste di lavoratori si convincono del fatto che solo i comunisti, nelle condizioni più difficili e a volte coi massimi sacrifici, hanno difeso gli interessi economici e politici della classe operaia. Il rispetto e la fiducia nella irriducibile avanguardia comunista della classe operaia cominciano di nuovo a crescere, poiché anche gli strati più arretrati dei lavoratori si sono resi conto della vanità delle speranze riformiste e hanno capito che fuori della lotta non c'è salvezza dalla rapina dei capitalisti.

4. Ora i partiti comunisti possono e debbono raccogliere i frutti della lotta che hanno condotto in passato nelle condizioni estremamente sfavorevoli dell'indifferenza delle masse. Ma imbevendosi di fiducia sempre maggiore negli elementi irriducibili e battaglieri della classe operaia, cioè nei comunisti, le masse operaie rivelano nel loro insieme una tendenza senza precedenti all'unità. I nuovi strati di operai politi­camente meno sperimentati che si destano alla vita attiva sognano l'unione di tutti i partiti operai e di tutte le organizzazioni operaie in generale e sperano di accrescere in questo modo la loro capacità di resistenza nei confronti dei capitalisti. Nuovi strati operai, che spesso finora non avevano preso nessuna parte attiva alla lotta politica, si accingono a mettere alla prova, ricominciando del tutto da capo, sulla base della propria esperienza, i programmi pratici del riformismo. Come questi nuovi strati, anche importanti strati operai che aderiscono ai vecchi partiti socialdemocratici non accettano più la campagna dei so­cialdemocratici e dei centristi contro l'avanguardia comunista, e comincia­no già a chiedere un'intesa coi comunisti. Ma nello stesso tempo essi non hanno ancora superato la loro fede nei riformisti, e masse importanti continuano ad appoggiare i partiti della Seconda Internazionale e della Internazionale di Amsterdam. Queste masse operaie non formulano i loro programmi e le loro aspirazioni in modo sufficientemente chiaro, ma nell'insieme questo nuovo atteggiamento si può ricondurre al desi­derio di creare un fronte unico e di cercare di indurre i partiti e le associazioni della Seconda Internazionale e della Internazionale di Amsterdam a lottare contro l'assalto del capitale insieme ai comunisti. Da questo punto di vista si tratta di un atteggiamento progressivo. Nella sostanza la fiducia nel riformismo è scossa. Nelle condizioni gene­rali in cui si trova ora il movimento operaio è inevitabile che ogni seria azione di massa, anche se muove solo da richieste di carattere parziale, ponga all'ordine del giorno problemi più generali e fondamentali della rivoluzione. L'avanguardia comunista ha solo da guadagnare dal fatto che nuovi strati operai si convincano da sé, attraverso la loro espe­rienza, delle illusioni del riformismo e della tendenza al compromesso.

5. Nel periodo in cui una protesta consapevole e organizzata contro il tradimento dei capi della Seconda Internazionale cominciava appena a manifestarsi, questi ultimi avevano nelle loro mani tutto l'apparato delle organizzazioni operaie. Si servivano del principio dell'unità e della disciplina proletaria per chiudere spietatamente la bocca alla protesta proletaria rivoluzionaria e per mettere tutta la forza delle organizzazioni operaie - senza incontrare alcuna resistenza - al servizio dell'impe­rialismo nazionale. In queste circostanze l'ala rivoluzionaria doveva conquistarsi ad ogni costo la libertà di agitazione e di propaganda, e cioè la libertà di spiegare alle masse operaie il tradimento storico e senza precedenti che i partiti creati dalle stesse masse operaie hanno commesso e continuano a commettere.

6. Dopo essersi assicurati la libertà organizzativa di esercitare una influenza intellettuale sulle masse operaie, i partiti comunisti di tutti i paesi si sforzano ora di realizzare, in tutti i casi e in tutta la misura del possibile, una unità più vasta e più completa dell'azione pratica di queste masse. Gli uomini di Amsterdam e gli eroi della Seconda Internazionale predicano bensì a parole questa unità, ma di fatto agiscono in modo opposto. I teorici del compromesso, i rifor­misti di Amsterdam, dopo il fallimento del loro tentativo di soffocare con mezzi organizzativi la voce della protesta e della sollevazione rivo­luzionaria, cercano ora un modo di uscire dal vicolo cieco in cui si sono cacciati per colpa propria, introducendo la divisione, la disorganizza­zione, il sabotaggio organizzativo nella lotta delle masse operaie. Uno dei compiti principali del partito comunista è ora quello di smascherare in flagrante queste nuove forme del vecchio tradimento.

7. Ciò non toglie che anche i diplomatici e i capi della Seconda Internazionale, della Internazionale due e mezzo e della Internazionale di Amsterdam siano costretti a loro volta, da profondi processi interni, a porre in primo piano il problema dell'unità. Mentre per gli strati operai relativamente privi di esperienza, e che si destano solo ora a una nuova vita cosciente, la parola d'ordine del fronte unico rappre­senta veramente il tentativo più sincero di coalizzare le forze della classe oppressa contro l'avanzata dei capitalisti, per i capi e i diplo­matici della Seconda Interna­zionale, della Internazionale due e mezzo e della Internazionale di Amsterdam la parola d'ordine dell'unità è un nuovo tentativo di ingannare gli operai e di attirarli in modo nuovo sulla vecchia via della «collaborazione» delle classi. Il pericolo immi­nente di una nuova guerra imperialistica (conferenza di Washington), lo sviluppo degli armamenti, i nuovi trattati segreti imperialistici con­clusi dietro le quinte, tutto ciò non induce i capi della Seconda Inter­nazionale, della Internazionale due e mezzo e della Internazionale di Amsterdam a suonare l'allarme per realizzare, non solo a parole ma anche nei fatti, l'unione internazionale della classe operaia; anzi, tutto questo provocherà inevitabilmente, all'interno della Seconda Interna­zionale e della Internazionale di Amsterdam, attriti e divisioni più o meno dello stesso tipo di quelle che si manifestano nel campo della borghesia internazionale stessa. La ragione della inevitabilità di questo fenomeno è che la solidarietà dei socialisti «riformisti» con la bor­ghesia del «loro» paese è la pietra angolare del riformismo.

Queste sono le condizioni generali in cui l'Internazionale comu­nista nel suo complesso e le sue singole sezioni devono formulare il loro atteggiamento nei confronti della parola d'ordine del fronte unico socialista.

8. Di fronte a questa situazione l'Esecutivo dell'Interna­zio­nale co­munista è del parere che la parola d'ordine del III Congresso mondiale dell'Internazionale comunista, «alle masse», e gli interessi generali del movimento comunista esigono che i partiti comunisti e l'Interna­zionale comunista nel suo complesso appoggino la parola d'ordine del fronte unico dei lavoratori e assumano l'iniziativa su questo problema. Va da sé che la tattica dei partiti comunisti deve essere specificata in rapporto alla situazione concreta di ogni paese.

9. In Germania il partito comunista, nel suo ultimo congresso nazionale, ha appoggiato la parola d'ordine del fronte unico dei lavo­ratori e si è detto pronto a sostenere un governo operaio unitario che sia disposto a intraprendere con una certa serietà la lotta contro il potere dei capitalisti. L'Esecutivo dell'Internazionale comunista ritiene questa deliberazione assolutamente giusta ed è convinto che il KPD può penetrare in strati più ampi di lavoratori e accrescere l'influenza del comunismo sulle masse senza perdere minimamente la sua posi­zione politica autonoma. In Germania, più che in altri paesi, le grandi masse si convinceranno ogni giorno di più di quanto avesse ragione l'avanguardia comunista quando si rifiutava di deporre le armi nei tempi più difficili e ribadiva ostinatamente l'inutilità dei rimedi riformisti di cui si proponeva l'applicazione, in quanto la crisi può essere risolta solo dalla rivoluzione proletaria. Seguendo questa tattica il partito raccoglierà a sé, col tempo, anche tutti gli elementi rivoluzionari delle correnti anarchiche e sindacalistiche, che ora rimangono in di­sparte dalla lotta delle masse.

10. In Francia il partito comunista è in maggioranza fra gli operai politicamente organizzati. Ciò fa sì che, in Francia, il problema del fronte unico si presenti in modo alquanto diverso che in altri paesi. Ma anche qui è necessario che tutta la responsabilità della scissione del campo unitario dei lavoratori ricada sui nostri avversari. La parte rivoluzionaria dei sindacalisti francesi combatte una giusta lotta contro la divisione dei sindacati, e cioè per l'unità della classe operaia nella lotta economica contro la borghesia. Ma la lotta degli operai non si conclude nella fabbrica. L'unità è necessaria anche di fronte all'ascesa della reazione, della politica imperialistica, ecc. La politica dei rifor­misti e dei centristi ha condotto invece alla scissione del partito e mi­naccia ora anche l'unità del movimento sindacale, il che dimostra sol­tanto che Jouhaux, al pari di Longuet, fa oggettivamente il gioco della borghesia. La parola d'ordine dell'unità del proletariato nella lotta economica e politica contro la borghesia rimane il mezzo migliore per sventare questi piani scissionistici.

Anche se la CGT riformista, diretta da Jouhaux, Merrheim e com­pari, tradisce gli interessi della classe operaia francese, prima dell'inizio di ogni sciopero di massa, prima di ogni dimostrazione rivoluzionaria o di qualsiasi altra azione rivoluzionaria di massa, i comunisti francesi e, più in generale, gli elementi rivoluzionari della classe operaia fran­cese, devono proporre ai riformisti di sostenere quell'azione, salvo smascherarli sistematicamente qualora si rifiutino di appoggiare la lotta rivoluzionaria degli operai. È questo il modo in cui potremo conqui­stare più facilmente le masse operaie senza partito. Va da sé che questo non deve indurre in nessun modo il Partito comunista francese a limi­tare la propria autonomia, per esempio ad appoggiare in qualunque forma il «blocco delle sinistre» durante le campagne elettorali, o a mostrarsi indulgente verso quei comunisti incerti che continuano a deplorare la separazione dai socialpatrioti.

11. In Inghilterra il Labour Party riformista ha rifiutato di acco­gliere il partito comunista accanto alle altre organizzazioni operaie. Sotto l'influenza crescente dei nuovi atteggiamenti diffusi fra gli operai e di cui abbiamo già parlato, poco tempo fa le organizzazioni operaie di Londra hanno deliberato di accogliere il Partito comunista inglese nel Labour Party.

Va da sé che, per questo rispetto, l'Inghilterra costituisce un'ec­cezione, poiché in seguito a condizioni particolari il Labour Party in­glese è una specie di associazione generale degli operai di tutto il paese. È compito dei comunisti inglesi iniziare una energica campagna per la loro accettazione nel Labour Party. Il tradimento commesso poco tempo fa dai capi sindacali durante lo sciopero degli operai del carbone, la pressione sistematica dei capitalisti sul salario degli operai, tutto ciò ha suscitato un profondo fermento fra le masse in rivolgimento del proletariato inglese. I comunisti inglesi devono sforzarsi in tutti i modi di penetrare in profondità nelle masse operaie, sulla base della parola d'ordine del fronte unico rivoluzionario contro i capitalisti.

12. In Italia il giovane partito comunista comincia a condurre la sua agitazione con la parola d'ordine del fronte unico proletario contro l'offensiva dei capitalisti, nonostante che esso avesse un atteggiamento estremamente intransigente verso il partito socialista riformista italiano e la confederazione socialtraditrice del lavoro, che hanno condotto di recente a termine il loro tradimento dichiarato della rivoluzione prole­taria. L'Esecutivo dell'Internazionale comunista considera del tutto giusta questa agitazione dei comunisti italiani e chiede solo che essa venga intensificata nella stessa direzione. L'Esecutivo dell'Internazio­nale comunista è convinto che il partito comunista italiano, se darà prova di sufficiente chiaroveggenza, potrà fornire a tutta l'Internazio­nale un modello di marxismo combattivo, in grado di smascherare con­tinuamente e senza pietà le incongruenze e il tradimento dei riformisti e dei centristi, che si sono avvolti nel mantello del comunismo, e di condurre nello stesso tempo una campagna infaticabile, sempre più intensa, e destinata a penetrare in masse sempre più ampie, per il fronte unico dei lavoratori contro la borghesia.

Va da sé che il partito deve fare di tutto per coinvolgere gli ele­menti rivoluzionari delle tendenze anarchiche e sindacaliste nella lotta comune.

13. Nella Cecoslovacchia, dove il partito comunista ha dietro di sé una parte importante degli operai politicamente organizzati, i com­piti dei comunisti sono analoghi, per certi rispetti, a quelli dei comu­nisti francesi. Consolidando la propria autonomia ed eliminando dal suo seno le ultime tradizioni centriste, il Partito comunista cecoslovacco sarà capace di diffondere nello stesso tempo la parola d'ordine del fronte unico dei lavoratori contro la borghesia, e di smascherare così definitivamente, agli occhi degli operai arretrati, i capi della socialdemocrazia e dei centristi, che sono in realtà agenti del capitale. E nello stesso tempo i comunisti cecoslovacchi devono accingersi con energia intensificata alla conquista dei sindacati, che si trovano ancor sempre, in larga misura, nelle mani dei dirigenti «gialli».

14. In Svezia, dopo le ultime elezioni al parlamento, si è deter­minata una situazione in cui la piccola frazione comunista può svolgere una parte di grande rilievo. Uno dei principali dirigenti della Seconda Internazionale, Branting, che è anche primo ministro della borghesia svedese, si trova attualmente in una situazione per cui l'atteggiamento della frazione comunista del parlamento svedese non gli è indifferente in vista della formazione della maggioranza parlamentare. L'Esecutivo dell'Internazionale comunista ritiene che, in determinate circostanze, la frazione comunista del parlamento svedese non debba rifiutare il suo appoggio al ministero menscevico di Branting, come hanno fatto giu­stamente anche i comunisti tedeschi in alcuni governi regionali della Germania (Turingia). Ma questo non significa affatto che i comunisti svedesi debbano limitare in qualsiasi modo la loro autonomia o rinun­ciare a smascherare il carattere del governo menscevico; anzi, quanto maggiore è il potere di cui i menscevichi dispongono, tanto maggiore è il tradimento che essi commettono ai danni della classe operaia; e maggiori sforzi devono fare i comunisti per smascherare i menscevichi agli occhi dei più vasti strati di lavoratori. Inoltre il partito comunista deve continuare a cercare di coinvolgere gli operai di tendenza sinda­calista nella lotta comune contro la borghesia.

15. In America tutti gli elementi di sinistra del movimento sin­dacale e politico cominciano a riunirsi; e questa unificazione dà ai comunisti la possibilità di penetrare nelle vaste masse del proletariato americano, occupando il posto centrale in questo schieramento di sinistra. Formando associazioni comuniste dovunque ci sono anche solo pochi comunisti, essi devono mettersi alla testa di questo movimento per l'unione di tutti gli elementi rivoluzionari e presentare energicamente la parola d'ordine del fronte unico dei lavoratori, per esempio per la difesa dei disoccupati. Il capo d'accusa principale contro i sinda­cati di Gompers deve essere d'ora in avanti il fatto che essi non vo­gliono partecipare alla costruzione del fronte unico degli operai contro i capitalisti per la difesa dei disoccupati ecc. Un compito particolare del partito comunista rimane quello di attirare i migliori elementi degli IWW (Industriai Workers of the World).

16. In Svizzera il nostro partito può registrare qualche successo in questa direzione. Grazie all'agitazione dei comunisti per il fronte unico rivoluzionario si è riusciti a costringere la burocrazia sindacale a convocare un congresso straordinario che avrà luogo tra poco e in cui i nostri amici sapranno smascherare davanti a tutti gli operai sviz­zeri il carattere menzognero del riformismo e promuovere il lavoro della unificazione rivoluzionaria del proletariato.

17. In una serie di altri paesi il problema si pone diversamente, a causa di condizioni locali affatto nuove. Una volta tracciata la linea generale, l'Esecutivo dell'Internazionale comunista è convinto che i singoli partiti comunisti la sapranno applicare secondo le situazioni che si determinano via via in ogni paese.

18. L'Esecutivo dell'Internazionale comunista considera come condizioni fondamentali ugualmente e incondizionatamente imperative per i partiti comunisti di tutti i paesi l'autonomia assoluta e la totale indipendenza di ogni partito comunista che conclude questo o quel­l'accordo coi partiti della Seconda Internazionale e della Internazionale due e mezzo, e cioè una completa libertà nella esposizione delle proprie tesi e nella critica degli avversari del comunismo. Mentre si adattano ai principi dell'azione, i comunisti devono conservare incondizionata­mente il diritto e la possibilità di esprimere la loro opinione sulla politica di tutte le organizzazioni della classe operaia senza eccezione, e non solo prima e dopo l'azione, ma, se necessario, anche nel corso dell'azione stessa. Una rinuncia a questa condizione non è ammissibile in nessuna circostanza. Pur appoggiando la parola d'ordine della mas­sima unità possibile di tutte le organizzazioni operaie in ogni azione pratica contro il fronte capitalistico, i comunisti non possono rinun­ciare in nessun modo all'esposizione delle loro idee, che sono la sola espressione coerente della difesa degli interessi della classe operaia nel suo complesso.

19. L'Esecutivo dell'Internazionale comunista ritiene utile ricor­dare a tutti i partiti fratelli le esperienze dei bolscevichi russi, e cioè di quel partito - per ora l'unico - che è riuscito a riportare la vit­toria sulla borghesia e a prendere nelle proprie mani il potere. Nel corso dei quindici anni che sono trascorsi dalla nascita del bolscevismo fino alla sua vittoria sulla borghesia (1903-1917), il bolscevismo non ha cessato di condurre una lotta infaticabile contro il riformismo, o, che è lo stesso, contro il menscevismo. Ma nello stesso tempo, nel corso di questi quindici anni, i bolscevichi russi hanno anche concluso a più riprese accordi coi menscevichi. La separazione formale dai men­scevichi ha avuto luogo nella primavera del 1905. Ma già alla fine del 1905, sotto l'influenza del movimento impetuoso degli operai, i bolsce­vichi formavano un fronte comune coi menscevichi. La separazione formale dai menscevichi si produsse per la seconda volta e definitivamente nel gennaio del 1912. Ma fra il 1905 e il 1912 si sono verificate alternativamente ora scissioni ed ora unificazioni e mezze unificazioni - negli anni 1906-1907 e anche nel 1910 - e queste unificazioni e mezze unificazioni non hanno avuto luogo solo nel corso delle lotte di frazione, ma anche sotto la pressione diretta delle grandi masse operaie che si destavano alla vita politica attiva e chiedevano di poter avere la possibilità di verificare direttamente, sulla base della propria esperienza, se le vie del menscevismo allontanano effettivamente e in linea di prin­cipio dalla strada della rivoluzione. Prima del nuovo movimento rivo­luzionario, dopo gli scioperi sulla Lena, poco prima dell'inizio della guerra imperialistica, si poteva notare, fra le masse operaie russe, una aspirazione particolarmente forte alla unità, che i dirigenti e i diplo­matici del menscevismo russo cercavano di utilizzare ai loro scopi all'incirca nello stesso modo in cui cercano di utilizzarla ora i dirigenti dalla Seconda Internazionale, dell'Internazionale due e mezzo e della Inter­nazionale di Amsterdam. I bolscevichi russi non hanno risposto al desi­derio di unità degli operai rifiutandosi di costituire un fronte unico. Anzi: come risposta al gioco diplomatico dei dirigenti menscevichi i bolscevichi russi hanno lanciato la parola d'ordine della «unità dal basso», e cioè della unità delle masse operaie nella lotta pratica per le rivendicazioni rivoluzionarie degli operai contro i capitalisti. La prassi ha dimostrato che questa era la sola risposta giusta. E per effetto di questa tattica, che si modificò secondo le circostanze, i tempi e i luoghi, una gran parte dei migliori operai menscevichi fu conquistata al comunismo.

20. Mentre lancia la parola d'ordine del fronte unico dei lavora­tori e permette accordi delle singole sezioni dell'Internazionale comu­nista coi partiti e le associazioni della Seconda Internazionale e della Internazionale due e mezzo, è chiaro che l'Internazionale comunista non può rifiutarsi di concludere accordi di questo genere anche su scala internazionale. L'Esecutivo dell'Internazionale comunista ha fatto una proposta all'Internazionale di Amsterdam in rapporto all'azione di soc­corso per la fame in Russia. Ha ripetuto questa proposta in relazione al terrore bianco e alle persecuzioni degli operai spagnoli e jugoslavi. L'Esecutivo dell'Internazionale comunista rivolge ora una nuova pro­posta all'Internazionale di Amsterdam, alla Seconda Internazionale e all'Internazionale due e mezzo in connessione con la prima fase dell'at­tività della conferenza di Washington, che ha dimostrato che sulla classe operaia internazionale incombe la minaccia di un nuovo macello imperialistico. I capi della Seconda Internazionale, dell'Internazionale due e mezzo e dell'Internazionale di Amsterdam hanno dimostrato finora con la loro condotta che essi lasciano cadere di fatto la loro parola d'ordine dell'unità quando si tratta di azioni pratiche. In tutti questi casi sarà compito dell'Internazionale comunista nel suo com­plesso, e di ciascuna delle sue sezioni in particolare, spiegare alle più larghe masse operaie l'ipocrisia dei capi della Seconda Internazionale, dell'Internazionale due e mezzo e dell'Internazionale di Amsterdam, che preferi­scono l'unità con la borghesia all'unità con gli operai rivoluzionari, e così, per esempio, restando nell'Ufficio internazionale del lavoro della Società delle Nazioni, vengono a costituire una compo­nente della conferenza imperialistica di Washington invece di organizzare la lotta contro di essa. Ma il rifiuto di queste o quelle proposte pratiche dell'Internazionale comunista da parte dei capi della Seconda Internazionale, dell'Interna­zionale due e mezzo e dell'Internazionale di Amsterdam non ci indurrà a rinunciare ad una tattica che ha pro­fonde radici nelle masse, e che dobbiamo sviluppare sistematicamente e senza deviazioni. Nei casi in cui una proposta di lotta comune viene respinta dai nostri avversari bisogna fare in modo che le masse lo sappiano e imparino così chi è il vero distruttore del fronte unico dei lavoratori. Nei casi in cui la proposta venga accettata dall'avver­sario, bisogna cercare di intensificare a poco a poco la lotta e di innal­zarla al massimo livello. In entrambi i casi è necessario che l'attenzione delle grandi masse operaie sia inchiodata alle trattative dei comunisti con le altre organizzazioni, poiché occorre interessare le masse operaie a tutte le peripezie della lotta per il fronte unico rivoluzionario dei lavoratori.

21. L'Esecutivo dell'Internazionale comunista, presentando il piano qui esposto, attira l'attenzione di tutti i partiti fratelli anche sui pericoli a cui può essere connesso in determinate circostanze. Non tutti i partiti comunisti hanno una organizzazione sufficientemente so­lida e compiuta, non tutti hanno rotto completamente con l'ideologia centrista e semicentrista. Possono verificarsi degli eccessi nella appli­cazione di questa tattica, possono manifestarsi delle tendenze che con­durrebbero effettivamente alla dissoluzione dei partiti e dei gruppi comunisti in un blocco informe e unitario. Per applicare con successo la nuova tattica ai fini del comunismo bisogna che i partiti comunisti che la attuano siano forti e compatti, e che la loro dirigenza si distingua per la chiarezza delle posizioni teoriche.

22. Nei raggruppamenti all'interno dell'Internazionale comunista che vengono giudicati, più o meno a ragione, di destra o addirittura semicentristi, si manifestano senza dubbio tendenze di due tipi. Gli elementi del primo tipo non hanno rotto veramente con l'ideologia e coi metodi della Seconda Internazionale, non si sono liberati da un atteggiamento reverenziale verso la forza organizzativa che essa aveva in passato, e cercano - in modo inconsapevole o consapevole solo a metà - le vie di un accordo teorico con la Seconda Internazionale e quindi anche con la società borghese. Altri elementi, che lottano contro il radicalismo formale e contro gli errori della cosiddetta «sinistra», cercano di dare una maggiore duttilità e capacità di manovra alla tat­tica del giovane partito comunista, per assicurargli la possibilità di una penetrazione più rapida e più profonda nelle masse operaie.

La rapida evoluzione dei partiti comunisti ha spinto a volte, da un punto di vista estrinseco, queste due tendenze nello stesso campo, come se facessero parte dello stesso raggruppamento. L'applicazione dei metodi sopra descritti, che hanno il compito di dare all'agitazione comunista un sostegno nelle azioni unite di massa del proletariato, mette in luce nel modo più chiaro le tendenze veramente riformistiche all'interno del partito comunista e contribuisce in misura straordinaria, se la tattica viene applicata in modo corretto, al consolidamento rivo­luzionario interno dei partiti comunisti, sia educando con l'esperienza gli elementi impazienti o inclini al settarismo, sia liberando i partiti dalla zavorra riformista.

23. Per fronte unico dei lavoratori bisogna intendere l'unità di tutti gli operai che vogliono lottare contro il capitalismo, e quindi anche degli operai che seguono ancora gli anarchici, i sindacalisti ecc. In di­versi paesi questi operai possono collaborare anche nella lotta rivolu­zionaria. Fin dai primi giorni della sua esistenza l'Internazionale comu­nista ha assunto un atteggiamento amichevole verso questi elementi operai, che superano a poco a poco i loro pregiudizi e si avvicinano al comunismo. L'attenzione dei comunisti verso di loro deve essere tanto maggiore in questo momento, in cui il fronte unico dei lavoratori contro i capitalisti si trasforma in realtà.

24. Per stabilire definitivamente il lavoro futuro in questa dire­zione l'Esecutivo dell'Internazionale comunista decide di convocare al più presto una riunione dell'Esecutivo con la partecipazione di un numero doppio di rappresentanti di ogni partito.

25. L'Esecutivo dell'Internazionale comunista seguirà attenta­mente ogni passo pratico nel campo in questione e prega tutti i partiti di riferire di ogni tentativo compiuto e di ogni successo ottenuto in questo campo, dando notizia di tutti i particolari.