Dichiarazione della delegazione dell'Esecutivo dell'Internazionale comunista alla conferenza delle tre Internazionali a Berlino

(2 aprile 1922)


Da Internationale Presse Korrespondenz, 3 aprile 1922, n. 39, pp. 312-313. In traduzione italiana Aldo Agosti, Op. cit. , I/2 pp. 565-569.


La delegazione dell'Internazionale comunista ritiene suo dovere rilasciare questa dichiarazione fin dall'inizio delle trattative coi rappre­sentanti degli Esecutivi della Seconda Internazionale e della Comunità di lavoro dei partiti socialisti:

È la prima volta dal luglio 1914, e cioè dall'ultima seduta del­l'Ufficio internazionale a Bruxelles, a cui ha fatto seguito la guerra mon­diale e il crollo della Seconda Internazionale, che i rappresentanti di tutte le parti del movimento operaio internazionale, che costituivano una volta una associazione internazionale unitaria, si riuniscono intorno a un tavolo per trattare. Questo non può avvenire tacitamente. Questo non può avvenire senza che noi stabiliamo davanti al proletariato internazionale che cos'è che ha provocato la divisione attuale della classe operaia. Essa è stata provocata dal fatto che alcuni strati della classe operaia hanno stabilito una temporanea comunità di interessi con gli Stati imperialistici; e questo fatto ha trovato la sua espres­sione nell'atteggiamento controrivolu­zionario di molti partiti e organiz­zazioni della classe operaia.

Finché la classe operaia non si ritroverà nella lotta comune per i suoi interessi contro il capitale internazionale, finché non romperà l'alleanza coi rappresentanti del capitalismo, finché non si ergerà a lottare per il potere politico, fino a quel momento durerà la scissione che è una delle fonti principali di cui si alimenta la forza del capitale. Questo fatto non può essere esorcizzato con lamentele o imprecazioni. Poiché la classe operaia non ha ancora radunato le sue energie per questa lotta unitaria, e non ha ancora appreso, nel corso di questa lotta, che il capitalismo può essere superato solo se la grande maggioranza del proletariato conquista il potere nella lotta rivoluzionaria e instaura la dittatura del popolo lavoratore, noi dichiariamo che l'unificazione organizzativa delle attuali organizzazioni internazionali del proletariato, che sono orientate in modo fondamentalmente diverso, sarebbe del tutto utopistica e quindi dannosa. Ma la comprensione di questo fatto non impedisce di riconoscere ciò che tutta la situazione mondiale perento­riamente esige. La classe operaia, nonostante tutti i profondi contrasti che la dividono, deve concentrarsi e unire le sue forze in una lotta difensiva contro l'offensiva del capitale internazionale.

Alla fine della guerra, quando le masse operaie armate e scon­volte ritornavano a casa per apprendere che la democrazia e il benessere dei popoli, per cui avevano - a quanto si diceva - speso il loro sangue, non erano altro che una menzogna capitalistica per mascherare e nascondere la lotta per i profitti del capitale, allora sarebbe stato possibile travolgere il mondo capitalistico. Ma l'indecisione delle grandi masse della classe operaia, le illusioni democratiche che erano diffuse in esse e che venivano alimentate sistematicamente dai partiti rifor­misti, e la loro alleanza aperta o nascosta con la borghesia, hanno impe­dito alla maggioranza della classe operaia di seguire l'esempio glorioso della Rivoluzione d'ottobre russa. In cambio essi hanno aiutato il capi­tale internazionale a respingere il primo assalto del proletariato. Le masse lavoratrici di tutto il mondo possono ora avvertire sul proprio corpo le conseguenze di quella politica. La borghesia internazionale è incapace di rimettere il mondo in ordine sulla base del sistema capita­listico, e di assicurare al proletariato anche solo il livello di vita pre­bellico. Ma il mondo capitalistico, scosso nelle sue basi più profonde, ha ancora forza sufficiente per cercare di addossare al proletariato i costi della guerra.

La borghesia internazionale non ha rinunciato alla speranza di poter recuperare una buona parte delle spese di guerra intensificando lo sfrut­tamento del proletariato tedesco mediante l'onere delle riparazioni, e di tutto il popolo russo attraverso la penetrazione pacifica nella Russia sovietica, che essa non è stata in grado di abbattere militarmente; con lo sfruttamento degli Stati di nuova creazione, che sono utilizzati come strumenti della politica militare e imperialistica delle grandi potenze; e intensificando lo sfruttamento e l'oppressione dei popoli coloniali e semicoloniali (Cina, Persia, Turchia). Ma anche i circoli della borghesia internazionale che non hanno capito che è vano cercare di spremere centinaia di miliardi dalle masse popolari già esauste degli Stati vinti, della Russia sovietica e delle colonie, anch'essi capiscono che, anche se riuscissero a raggiungere il loro scopo, quella immensa estorsione non sarebbe sufficiente a fornire i mezzi necessari per la ricostruzione capi­talistica. Ecco perché, in tutto il mondo, la borghesia passa all'offensiva contro la classe operaia. Ecco perché essa cerca, in tutti i paesi, nono­stante la disoccupazione, di prolungare la durata del lavoro della classe operaia. Ecco perché essa cerca di ridurre i salari. La classe operaia internazionale dovrebbe coprire tutte le spese della guerra e creare per giunta i mezzi necessari ai fini di un nuovo rafforzamento del sistema capitalistico mondiale.

Questa situazione pone la classe operaia internazionale davanti a decisioni difficili. O essa saprà unirsi in una lotta difensiva contro tutti i complotti del capitale internazionale, agire in modo solidale e unitario contro i tentativi di spremere economicamente gli Stati vinti, la Russia sovietica e le colonie, come pure contro l'ondata delle serrate, levarsi a combattere per la revoca della pace di Versailles, per il riconoscimento della Russia sovietica e la sua ricostruzione economica, per il controllo della produzione in tutti i paesi, oppure pagherà con le sue ossa e con la sua salute le spese della pace, come ha dovuto pagare le spese della guerra.

L'Internazionale comunista esorta le masse operaie, indipendente­mente dalla loro opinione sulla via che conduce alla vittoria definitiva e sui mezzi per garantirne l'accesso, ad unirsi nella lotta contro l'offensiva attuale del capitale e a condurre questa lotta con la massima energia. L'Internazionale comunista ha quindi dato la parola d'ordine del fronte unico proletario nella lotta contro la borghesia e ha approvato l'iniziativa della Unione operaia di Vienna di convocare un congresso internazionale dei lavoratori. Essa vede in questo congresso, nel congresso interna­zionale dei lavoratori che è stato proposto, uno strumento di unifica­zione delle lotte operaie che si mettono in moto.

Perché questo convegno possa avere successo, l'Internazionale comunista propone di invitare a parteciparvi tutte le organizzazioni sin­dacali proletarie. I sindacati abbracciano la maggioranza del proleta­riato; essi abbracciano le masse operaie a prescindere dalle differenze politiche, e le sostengono nei loro bisogni quotidiani. Se il congresso operaio internazionale non dev'essere solo un fatto dimostrativo, ma deve servire a unificare l'azione internazionale del proletariato, è neces­sario che vi partecipino i sindacati. La divisione delle organizzazioni di vertice del proletariato e perfino delle sue organizzazioni di massa in alcuni paesi non è un motivo per non far venire i sindacati, ma anzi un motivo per farli venire. Infatti, proprio perché i sindacati si rag­gruppano intorno a due centri organizzativi diversi, è necessaria una intesa sulle azioni da compiere. Proponiamo di invitare l'Internazionale sindacale di Amsterdam, l'Internazionale sindacale rossa, come pure le organizzazioni sindacali che sono al di fuori di esse, la American Federation of Labor e singoli sindacati indipendenti.

Per quanto riguarda i partiti proletari, proponiamo di invitare, insieme ai rappresentanti dei partiti che sono collegati ai tre Esecutivi, i partiti e i raggruppamenti che sono al di fuori delle associazioni inter­nazionali. Pensiamo in primo luogo alle organizzazioni anarchiche e sindacalistiche. Esse non sono molto numerose, ma comprendono certa­mente elementi operai rivoluzionari onesti, che bisogna inserire nel fronte di lotta generale del proletariato. Forti differenze ci separano da questi gruppi. Riteniamo che sia nostro dovere cercare di inten­derci con loro sui problemi dell'azione nel momento in cui la situa­zione impone l'obbligo di intendersi anche coi partiti riformisti, la cui politica rivolta contro gli interessi della classe operaia promuove gli errori e le deviazioni di questi elementi di sinistra.

Riteniamo necessaria la convocazione della conferenza interna­zionale operaia nel più breve termine possibile. La conferenza di Genova rappresenta il tentativo del capitale internazionale, dopo che la sua politica di Versailles è stata scossa sempre di più dai fatti, di introdurre una nuova divisione del mondo, un nuovo ordine capitalistico mon­diale. Durante la conferenza di Versailles la classe operaia interna­zionale è rimasta indecisa e incapace di agire. Solo la Russia sovietica ha combattuto con le armi in pugno contro il tentativo del capitale del­l'Intesa di asservire il mondo intero. Oggi, dopo tre anni di caos capitalistico, di dissesto capitalistico crescente, la Russia sovietica è mili­tarmente illesa e vittoriosa, ma costituisce l'oggetto di pesanti attacchi «pacifici» del capitale internazionale. Si tratta di aiutare nei fatti il primo Stato che è stato prodotto e formato dalla prima ondata della rivoluzione mondiale, contro i tentativi di costringerlo alla capitola­zione sociale. Il proletariato tedesco, grazie alla completa capitola­zione della borghesia tedesca davanti all'Intesa, ha finito per assolvere, nonostante la sua resistenza, alla funzione di deprimere i salari a danno del proletariato mondiale. La lotta contro la politica alleata delle riparazioni è una lotta per il tenore di vita delle masse operaie nei paesi dell'Intesa e in America.

Se il proletariato internazionale non si impegna con tutta la sua energia contro la continuazione della pace di Versailles, contro i tenta­tivi di strangolare economicamente la Russia sovietica, contro il sac­cheggio delle colonie, contro lo sfruttamento della popolazione negli staterelli di recente creazione, non si può pensare nemmeno lontana­mente al superamento della disoccupazione e della crisi economica mondiale. Ecco perché la classe operaia internazionale deve levare la sua voce ancora durante la conferenza di Genova, e deve cercare di ottenere che questa conferenza, i cui lavori dovrebbero essere dedi­cati alla ricostruzione dell'economia mondiale, si occupi della questione operaia, della disoccupazione, della giornata di otto ore. Non già come a Versailles, dove i rappresentanti di alcune organizzazioni operaie, dietro i quali non c'erano masse in lotta, chiesero all'Intesa, col cappello in mano, di tenere conto degli interessi del proletariato, ma col sostegno di masse dimostranti e in lotta, i rappresentanti internazionali della classe operaia devono chiedere conto ai rappresentanti del capitale inter­nazionale riuniti a Genova delle promesse spudoratamente violate.

La delegazione dell'Internazionale comunista, senza nascondere nemmeno per un momento ciò che la separa dai partiti riformisti e semiriformisti, è pronta a impegnarsi con tutte le sue forze a favore della lotta comune del proletariato internazionale. E lo può fare tanto più facilmente in quanto è persuasa che ogni giorno e ogni espe­rienza di lotta inculcheranno nella mente dei proletari di tutti i paesi che nessun compromesso col capitale è in grado di assicurare la pace e una vita umana e degna di essere vissuta; che a questo scopo è neces­saria una vittoria del proletariato; che esso deve prendere vittoriosa­mente nelle sue mani robuste l'ordine e l'assetto mondiale, per edi­ficarlo secondo gli interessi della stragrande maggioranza degli uomini. In base a tutte queste considerazioni, la rappresentanza dell'Inter­nazionale comunista propone di trattare, nella prossima conferenza internazionale, solo quelle questioni che riguardano l'azione comune, pratica e immediata delle masse operaie, che non le separano, ma le uniscono. La delegazione dell'Internazionale comunista propone quindi il seguente ordine del giorno per la conferenza internazionale:


1. Resistenza contro l'offensiva capitalistica.
2. Lotta contro la reazione.
3. Preparazione della lotta contro nuove guerre imperialistiche.
4. Aiuto nella ricostruzione della RSFSR.
5. Il trattato di Versailles e la ricostruzione dei territori devastati.