L'Associazione
La rivoluzione
e gli anni di Stalin
Capire Togliatti
e il togliattismo
La lezione
di Gramsci
IL SOCIALISMO NEL XXI SECOLO
e la concezione materialistica
dello sviluppo del movimento comunista
Come si è avviato
il processo di trasformazione sociale
con il socialismo scientifico
e l’Associazione internazionale
dei Lavoratori
Si può certamente dire che il processo storico che ha aperto la strada alla trasformazione della società capitalistica è iniziato quando Marx ed Engels hanno posto le basi scientifiche per interpretare le leggi che la governano e le contraddizioni sociali che la attraversano.
E' disponibile
il libro su STALIN
656 pagine a cura
dell'Associazione
1ª edizione aprile 2021
2ª ed. dicembre 2022
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Da lì si è andato definendo un percorso che oggi va valutato nella sua portata storica, al di fuori di ogni romanticismo rivoluzionario, e misurato invece sugli effetti concreti che ha comportato. Non si tratta ovviamente solo di valutare i risultati, ma anche di andare a una verifica della corrispondenza tra elaborazione teorica e sviluppo del processo storico.
Da quel fatidico 1848, quando fu redatto il Manifesto dei comunisti sono passati quasi due secoli, ma la questione del superamento del sistema capitalistico è rimasta all'ordine del giorno. Quello spettro che si aggirava per l'Europa ha allargato i suoi orizzonti ed è divenuto un fattore con caratteristiche mondiali. E’ anche vero però che nel tempo il suo percorso ha subito modifiche e salti dialettici, che ci obbligano a inquadrare la storia del movimento comunista tenendo conto dei fattori oggettivi che ne hanno condizionato lo sviluppo e soprattutto ci costringono a domandarci come sia avanzato finora “il movimento reale che trasforma lo stato di cose presente [1]”. In altri termini: a che punto siamo della trasformazione?
Ma prima di andare allo specifico e di analizzare quale sia stato il lavoro di Marx ed Engels è bene chiarire che esso non è consistito solo nell’analisi della formazione sociale capitalista e delle leggi che la governano, ma anche nella definizione di una concezione materialista della storia del genere umano che consente di comprendere, insieme al conflitto capitale-lavoro, anche la natura delle strutture e sovrastrutture che si vanno via via definendo nel corso della storia e dello stesso sviluppo del capitalismo. Le due cose, analisi del capitale e concezione materialistica della storia, prendono forma nello stesso procedimento scientifico e vanno considerate di pari passo perchè funzionano in modo dialettico tra di loro, nel senso che il funzionamento del capitale come sistema e le condizioni storiche della sua riproduzione agiscono contemporaneamente definendo le caratteristiche di ogni fase storica e del livello concreto della conflittualità che si sviluppa al suo interno.
L'errore che i comunisti possono commettere nel definire il loro progetto strategico sta nell’appiattire l'analisi senza stabilire una relazione tra il livello della contraddizione capitale-lavoro e il modo storicamente determinato che questa contraddizione assume sul piano più generale, cioè quello politico, sia interno a ogni singolo paese che internazionale. Per comprendere la dinamica dei fatti bisogna invece mettere assieme le varie parti che concorrono alla definizione del socialismo scientifico.
Per quanto ci riguarda, nel lavoro dell'Associazione Stalin ci siamo occupati finora di guardare il dito, cioè gli avvenimenti che hanno riguardato il movimento comunista a partire dal 1924, ossia dalla morte di Lenin. Adesso però vogliamo cercare anche di inquadrare la luna, dal momento che una lettura limitata e specifica degli avvenimenti non ci permette di capire la direzione e il punto di arrivo odierno del processo di trasformazione della società capitalistica. Rischiamo di essere sopraffatti dalla pletora degli avvenimenti storici senza riuscire a dare alle cose un senso ordinato.
Qui cercheremo di occuparci del punto di partenza del movimento comunista di cui Marx ed Engels si sono fatti promotori. E’ bene infatti sottolineare subito che Marx ed Engels non furono solo grandi scienziati, ma insieme anche organizzatori del movimento comunista. La loro dottrina infatti era sì il prodotto dell’analisi scientifica delle contraddizioni del nuovo sistema che stava giungendo a maturità, basato sul lavoro come merce e sull'accumulazione del capitale come motore della società, ma essi erano anche anche militanti rivoluzionari e questo li spingeva a ricercare non solo le basi oggettive, ma anche i percorsi che avrebbero consentito di rovesciare il nuovo sistema basato sullo sfruttamento.
La risposta a questa esigenza è diventata la questione centrale su cui si è imperniata l'elaborazione dei partiti comunisti che hanno condiviso l'indicazione di Marx e di Engels della rivoluzione proletaria per arrivare alla società comunista. Su questo dobbiamo articolare il ragionamento, evitando semplificazioni che possono portare fuori strada coloro che sinceramente ritengono di dover cambiare le cose e liquidare il capitalismo, ma non sono portatori di ipotesi scientificamente fondate. Una cosa infatti è capire le contraddizioni che caratterizzano un determinato sistema sociale, un’altra è andare alla verifica delle condizioni storiche che ne consentono il superamento.
E' proprio Marx che nella famosa prefazione del 1859 a 'Per la critica dell'economia politica' [2] usa il materialismo storico per definire il passaggio da un sistema sociale a un altro preoccupandosi di mettere in chiaro due aspetti. Il primo: “Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza… Come non si può giudicare un uomo dall’idea che egli ha di se stesso, così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa” e in secondo luogo: “Una formazione sociale non perisce finchè non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dar corso; nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza. Ecco perché l’umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere”.
Questi due punti essenziali della riflessione di Marx anticipano di fatto gli stessi problemi che i comunisti si sono trovati di fronte nella crisi del movimento comunista degli anni '90, quando il blocco dei paesi socialisti ha trovato il suo punto di crisi anche nello squilibrio tra la capacità di sviluppo delle forze produttive del sistema mondiale imperialista dominato dagli Stati Uniti e la risposta che sullo stesso terreno potevano dare in quel momento i paesi che avevano socializzato i mezzi di produzione. Affermare questo però non vuol dire, come avviene col modo di pensare del romanticismo politico, che siccome le cose sono andate nel modo che conosciamo bisogna azzerare gli avvenimenti precedenti agli anni '90 o sminuirne il peso. Si tratta invece di vedere come nella dinamica dello sviluppo storico si sono determinati i rapporti di forza tra il sistema capitalistico con la sua espressione imperialista e le forze, anch'esse materiali, che andavano operando per abbatterlo. Questa dinamica non ha eliminato la natura del conflitto, ma ha modificato tempi e modi di realizzazione di una nuova società.
Marx dunque, nella sua prefazione a 'Per la critica dell'economia politica', col senno di poi ci fa comprendere come un percorso rivoluzionario, che pure scaturisce dalle contraddizioni in atto in un dato momento, come nel caso della rivoluzione russa o di quella cinese, alla fine debba fare i conti con i tempi e le condizioni di possibilità del processo epocale di passaggio da una formazione sociale a un’altra da lui precisate già nel 1859 e negli approfonditi studi precedenti.
Alla luce di queste considerazioni generali bisogna andare oggi a verificare come concretamente si sia sviluppato, già all'epoca di Marx ed Engels, il succitato movimento reale e a che punto sia arrivato questo fondamentale passaggio epocale.
Note
[1] “Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”, Marx, L’ideologia tedesca, 1846, in Marx-Engels, Opere scelte, Editori Riuniti, Roma 1966, pag. 248.
[2] Marx-Engels, Op. cit. pagg. 745-749.