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I volumi sono il prodotto di riflessioni che riguardano la traversata politica degli ultimi decenni e ne seguono i passaggi dentro i quali era necessario esprimere una posizione comunista. A un primo sguardo le considerazioni e le documentazioni riprodotte possono apparire separate, ma in realtà sono state concepite come un corpo unico per chiarirci le idee e ricavarne una prospettiva. Per questo, ora che il lavoro editoriale è concluso, ci stiamo impegnando nella diffusione dei cinque volumi e soprattutto nel sollecitare una discussione di merito. Ogni apporto individuale o collettivo in questo senso è pertanto il benvenuto.
LA ZATTERA E LA CORRENTE
(208 pagine, settembre 2019, € 7,00)
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Il punto da cui siamo partiti è stata la valutazione del lavoro politico e di classe che bisognava affrontare dopo il movimento del '68. Il volume è dedicato infatti alle questioni che si erano poste dopo il '68 a quei compagni che combattevano ormai fuori dal PCI e che, nel tentativo di mantenersi nel solco della tradizione storica del movimento comunista e di un lavoro concreto di classe, volevano uscire dallo steccato ideologico e politico dei nuovi 'profeti' apparsi nei decenni che approdarono alla liquidazione del partito comunista: dall'anarcosindacalismo dell'autonomia operaia, al talmudismo degli emmelle, fino a Rifondazione.
L'esperienza dell'OPR (Orgnizzazione Proletaria Romana) riportata nel volume si stacca nettamente dalle impostazioni dei nuovi soggetti politici che avevano occupato la scena a partire dagli anni '70. Essa voleva contribuire alla ricostruzione del tessuto operaio come base dell'organizzazione politica, dato che la deriva del PCI poneva questa questione, ed esprimeva insieme la necessità di reimpostare la questione comunista in Italia. Il tentativo in questo senso naufragò purtroppi sull'opportunismo cossuttiano e sull'anticomunismo di Bertinotti. Il crollo dell'URSS e dei paesi socialisti dell'Europa orientale diede poi il colpo di grazia anche alla nostra esperienza, che non poteva reggere al corso degli avvenimenti se non adeguandosi all'esistente, cioè a una logica radical-movimentista, venendo a mancare la spinta oggettiva che poteva dare una prospettiva alle scelte compiute. Il volume è una cronaca politica di questa vicenda e contiene in sintesi la valutazione che ne abbiamo dato.
LETTERE AI COMPAGNI
(544 pagine, giugno 2020, € 7,00)
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Come attraversare dunque gli anni bui caratterizzati dal crollo dell'Unione Sovietica e dalla guerra infinita? Che cosa significava essere comunisti nel nuovo contesto? Quale ruolo potevano svolgere i comunisti nelle nuove condizioni?
Venivano a mancare in quegli anni i punti di riferimento interni e internazionali per inquadrare una prospettiva di riorganizzazione. Lo sforzo che si poteva e si doveva fare, se non si voleva pestare l'acqua nel mortaio, era quello di capire le caratteristiche della situazione e mantenere dritta la barra di una posizione comunista, non contentandosi del riferimento ai sacri testi, ma ricavando dai fatti una corretta interpretazione della realtà. Una battaglia comunista, senza la presunzione di avere la verità in tasca, ma individuando bene i nemici e il ruolo di certe tendenze di 'sinistra' contigue al pensiero imperialista.
Con la resistenza irachena, i fallimenti dell'imperialismo occidentale in Medio Oriente, il nuovo protagonismo della Russia, il peso geopolitico della Cina, la situazione internazionale si rimette in movimento. Anche sul piano interno l'affermazione dei 5 Stelle scuote gli equilibri e ripropone ai comunisti il Che fare?
IL RUOLO DI TOGLIATTI
da Salerno a Yalta
(336 pagine, novembre 2020, € 7,00)
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Il volume su Togliatti si propone di riaprire il discorso sul ruolo storico esercitato in Italia dai comunisti, senza intenzioni apologetiche, ma facendo riferimento ai dati concreti e cercando anche di individuare quando e come si è verificato il punto di rottura di una prospettiva socialista.
Perchè partire da Togliatti? Se vogliamo superare la vulgata trotsko-emmellista sulla 'rivoluzione mancata' ed esaminare il processo storico reale che ha caratterizzato il PCI dopo il crollo del fascismo, troveremo in Togliatti fino al 1956 punti fondamentali per la ricostruzione di una ipotesi strategica per i comunisti italiani. Perchè fino al 1956? La risposta che diamo nel volume è che la controrivoluzione innescata da Krusciov ha compromesso la guerra di posizione del PCI e aperto la strada alla sua trasformazione genetica.
STALIN
materiali per la discussione
(656 pagine, 1ª edizione aprile 2021, 2ª edizione dicembre 2022, € [qui])
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La ripresa comunista dopo la crisi degli anni '90 e lo sviluppo del socialismo con caratteristiche cinesi non può basarsi solo su considerazioni geopolitiche e sulle caratteristiche attuali del sistema imperialista. Ci si deve misurare anche con la questione di una corretta interpretazione dei passaggi attraversati dal movimento comunista dopo l'ottobre russo e la fondazione della Terza Internazionale e lo si deve fare basandosi su una visione storico-materialistica degli avvenimenti, in modo da evitare le derive identitarie e i romanticismi rivoluzionari che sono di ostacolo alla ripresa.
Il volume dedicato al ruolo di Stalin nel movimento comunista dal 1924 al 1953, cerca di mettere a fuoco la traiettoria compiuta da quella che abbiamo chiamato 'la curva della rivoluzione' per capire, esaminando i rapporti dialettici tra realtà e scelte politiche dei comunisti, se il percorso intrapreso era corretto. Un approccio opposto dunque all'idealismo e all'apologismo che hanno quasi sempre caratterizzato fino ad oggi le interpretazioni della storia del movimento comunista. Il volume su Stalin non ha nulla di apologetico e pone invece su basi materialistiche, sulla traccia del pensiero di Marx e di Engels, anche la questione di cosa sia e come vada valutata una rivoluzione e delle caratteristiche e la dinamica che la distinguono. Così facendo si danno ai compagni anche gli strumenti per misurarsi con l'anticomunismo dilagante e la spudorata riscrittura della storia che ha preso piede in occidente al servizio dell'imperialismo.
DOPO IL PCI
Questioni storiche e di prospettiva
(304 pagine, dicembre 2022, € 7,00)
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L'ultimo volume della serie "percorsi comunisti" cerca di trarre le conclusioni delle esperienze e delle considerazioni esposte nei primi quattro e si propone come base di discussione sulle prospettive dei comunisti in Italia. Le questioni storiche sono trattate nella prima parte, che porta il titolo "Il bambino e l'acqua sporca". L'immagine si riferisce al fatto che la furia iconoclasta seguita alla liquidazione del PCI ha portato a un rifiuto globale dell'esperienza comunista italiana che, prima della mutazione genetica del PCI, ha rappresentato un fattore d'importanza storica. Il partito comunista in Italia dagli anni '20 agli anni '60 del secolo scorso è diventato quel grande partito di massa che è stato perchè non ha agito in maniera ideologica, cioè come una setta, ma è stato capace di diventare protagonista essenziale degli avvenimenti del nostro paese per la sua capacità di interpretarli e di spingere le contraddizioni di classe, sociali e politiche nella direzione giusta, con una strategia unitaria. Questo è stato fatto nel percorso che va dalla Resistenza alla Repubblica, alla Costituzione, alla 'guerra di posizione' contro la restaurazione democristiana. I testi riproposti nel libro sono al riguardo una grande lezione di metodo che serve a capire come i comunisti abbiano saputo operare politicamente nel contesto dato e guidare i processi reali.
La seconda parte del volume, che porta il titolo "L'uovo di Colombo", concentra l'attenzione sull'importanza dell'esperienza storica dei comunisti italiani per un progetto di ripresa che a quella storia possa connettersi e arriva alla conclusione che il nodo strategico da affrontare è quello di riprendere l'impegno storico dei comunisti per la realizzazione dei principi costituzionali come passaggio a un tipo di società non basata sull'ideologia del profitto e sul liberismo.
L'alternativa a questa scelta sarebbe la sopravvivenza di quell'antagonismo velleitario, privo di progettualità politica, che da decenni anima un protagonismo ripetitivo di gruppi e gruppetti di tendenza anarco-sindacalista e neocomunista, che interpretano il presente come invocazione di 'un altro mondo possibile', senza definire i processi reali e la loro oggettiva potenzialità.