Risposta personale di Togliatti
alla lettera redatta da Gramsci

18 ottobre 1926

Carissimo Antonio,
la presente per esporvi, assai brevemente, la mia opinione sulla lettera dell'ufficio politico del partito comunista italiano al comitato centrale del partito comunista dell'Urss. Non sono d'accordo con questa lettera, per alcuni motivi, che ti indico molto schematicamente.

1. Il difetto essenziale della lettera consiste nella sua impostazione. Al primo piano è posto il fatto della scissione che ha avuto luogo nel gruppo dirigente del partito comunista dell'Unione e solo in un secondo piano viene posto il problema della giustezza o meno della linea che viene seguita dalla maggioranza del comitato centrale. Questo procedimento è caratteristico del modo come molti compagni dei partiti occidentali considerano e giudicano i problemi del partito comunista dell'Unione, ma non corrisponde a una esatta impostazione di questi problemi. Non vi è dubbio che l'unità del gruppo dirigente del partito comunista russo ha un valore non comparabile con il valore che ha l'unità dei gruppi dirigenti di altri partiti. Questo valore deriva dal compito storico che è spettato a questo gruppo nella costituzione della Internazionale. Esso però per quanto sia grande non ci deve portare a giudicare le questioni del partito comunista russo in base a una linea diversa dalla linea dei principi e delle posizioni politiche. Il pericolo insito nella posizione che viene presa nella vostra lettera è grande per il fatto che, probabilmente, d'ora in poi, l'unità della vecchia guardia leninista non sarà più o sarà assai difficilmente realizzata in modo continuo. Nel passato il più grande fattore di questa unità era dato dall'enorme prestigio e dalla autorità personale di Lenin. Questo elemento non può essere sostituito. La linea del partito sarà fissata attraverso discussioni e dibattiti. Noi dobbiamo abituarci a tenere i nervi a posto e a farli tenere a posto ai compagni della base. E dobbiamo iniziare noi stessi e i militanti del partito alla conoscenza dei problemi russi in modo da poterli giudicare seguendo la linea dei principi e delle posizioni politiche. In questo studio delle questioni russe e non nell'appello alla unità del gruppo dirigente consiste l'aiuto che devono dare al partito comunista russo gli altri partiti dell'Internazionale. Giusto è quindi quanto voi dite sulla necessità di un intervento di questi partiti nel contrasto tra comitato centrale e opposizione, ma questo intervento non può avere luogo che nella forma di un contributo, sulla base della nostra esperienza rivoluzionaria, a fissare e confermare la esatta linea leninista nella soluzione dei problemi russi.

Se il nostro intervento ha un altro punto di partenza, vi è il pericolo che esso non sia utile, ma dannoso.


2. La conseguenza di questo errato punto di partenza si ha nel fatto che nella prima metà della vostra lettera, quella appunto in cui si espongono le conseguenze che può avere sul movimento occidentale una scissione del partito russo (e del suo nucleo dirigente), voi parlate indifferentemente di tutti i compagni dirigenti russi, cioè voi non fate nessuna distinzione tra i compagni che sono a capo del comitato centrale e i capi dell'opposizione.

A pagina due delle cartelle scritte da Antonio si invitano i compagni russi «a riflettere e a essere più consapevoli delle loro responsabilità». Non vi è nessun accenno a una distinzione tra di essi.

A pagina 6 si dice:
«E' su questo elemento in ispecial modo che noi crediamo nostro dovere di internazionalisti richiamare l'attenzione dei compagni più responsabili del partito comunista dell'Urss. Compagni, voi siete stati in questi nove anni di storia mondiale l'elemento organizzatore e propulsore delle forze rivoluzionarie di tutti i paesi; la funzione che voi avete svolto non ha precedenti in tutta la storia del genere umano che la uguagli in ampiezza e profondità. Ma voi oggi state distruggendo l'opera vostra, voi degradate e correte il rischio di annullare la funzione dirigente che il partito comunista dell'Urss aveva conquistato per l'impulso di Lenin; ci pare che la passione violenta delle quistioni russe vi faccia perdere di vista gli aspetti internazionali delle quistioni russe stesse, vi faccia dimenticare che i vostri doveri di militanti russi possono e debbono essere adempiuti solo nel quadro degli interessi del proletariato internazionale».

Anche qui, manca ogni sia pur lontana distinzione. Non si può concludere se non che l'ufficio politico del partito comunista italiano considera che tutti siano responsabili, tutti da richiamare all'ordine.

È vero che nella chiusa della lettera questo atteggiamento viene corretto. Si dice che Zinov'ev, Kamenev e Trockij sono i «maggiori» responsabili e si aggiunge:
«Vogliamo essere sicuri che la maggioranza del comitato centrale del partito comunista dell'Urss non intenda stravincere nella lotta e sia disposta a evitare le misure eccessive».

L'espressione «vogliamo credere» ha un valore di limitazione, cioè con essa si vuol dire che non si è sicuri.

Ora, a parte ogni considerazione sulla opportunità di intervenire nell'attuale dibattito russo attribuendo un po' di torto anche al comitato centrale, a parte il fatto che una simile posizione non può che risolversi a totale della opposizione, a parte queste considerazioni di opportunità, si può affermare che un po' di torto sia del comitato centrale? Non credo. Stanno a provarlo i tentativi fatti prima del XIV congresso per venire a un accordo e, ciò che più importa, sta a provarlo la politica seguita dopo il XIV congresso, che fu prudente e a cui non si può far colpa in nessun modo di essere una politica condotta alla cieca in una direzione. Quanto alla vita interna del partito, la centrale russa non è più responsabile della discussione, del frazionismo della opposizione, della acuità della crisi, ecc. di quanto non fossimo responsabili noi, centrale italiana, del frazionismo di Bordiga, della costituzione e della attività del comitato di intesa ecc. Vi è senza dubbio un rigore, nella vita interna del partito comunista dell'Unione. Ma vi deve essere. Se i partiti occidentali volessero intervenire presso il gruppo dirigente per far scomparire questo rigore, essi commetterebbero un errore assai grave. Realmente in questo caso potrebbe essere compromessa la dittatura del proletariato.

Ritengo quindi che la prima metà della vostra lettera e le espressioni conclusive che a essa si collegano sono politicamente un errore. Questo errore guasta ciò che nella lettera (e anche nella sua prima parte) vi è di buono.

Ancora una osservazione su questo punto. E giusto che i partiti esteri vedano con preoccupazione un acuirsi della crisi del partito comunista russo, ed è giusto che cerchino per quanto sta in loro di renderla meno acuta. E però certo che, quando si è d'accordo con la linea del comitato centrale, il miglior modo di contribuire a superare la crisi è di esprimere la propria adesione a questa linea senza porre nessuna limitazione. Se l'opposizione russa non avesse contato sull'appoggio di alcuni gruppi di opposizione, o di interi partiti della Internazionale, essa non avrebbe tenuto l'atteggiamento che ha tenuto dopo il XIV congresso. L'esperienza dimostra che l'opposizione utilizza le minime oscillazioni che si rendono evidenti anche nel giudizio di gruppi e di partiti che si sa essere concordi con il comitato centrale.


3. Nel passaggio che ho citato sopra in cui si richiamano i compagni russi alla loro responsabilità, si dice che essi perdono di vista gli aspetti internazionali delle questioni russe. In questa affermazione si perde di vista che dopo il XIV congresso la discussione russa si è spostata dai problemi prevalentemente russi a quelli internazionali. La dimenticanza di questo fatto spiega come nella lettera non si accenni a questi problemi internazionali ed è questo un terzo grave difetto.


4. La vostra lettera è troppo ottimista quando parla della bolscevizzazione che si veniva compiendo dopo il V congresso, e sembra che voi attribuiate solo alla discussione russa l'arresto del processo di consolidamento dei partiti comunisti. Anche qui vi è una limitazione di giudizio e un errore di valutazione. Bisogna riconoscere da una parte che la solidità bolscevica di alcuni dei gruppi dirigenti posti alla testa dei nostri partiti dal V congresso era del tutto esteriore (Francia, Germania, Polonia), per cui le crisi successive erano inevitabili. In secondo luogo poi bisogna riconoscere che queste crisi sono legate assai più che con la discussione russa, con il mutamento della situazione oggettiva e con la ripercussione di essa in seno all'avanguardia della classe operaia. Anche la crisi russa è legata a questo mutamento, allo stesso modo del resto di tutte le precedenti crisi e discussioni, e in particolare, ad esempio, quella che fu chiusa dal decimo congresso e che ha con la presente la più grande analogia.


5. La lettera è troppo pessimista, invece, non solo circa le conseguenze della discussione russa, ma in generale circa le capacità della avanguardia proletaria a comprendere quale è la linea del partito comunista russo e a farla comprendere alle masse operaie. Per questo voi sopravvalutate le dannose conseguenze della discussione russa in seno al proletariato occidentale e il vostro pessimismo dà l'impressione che voi riteniate non del tutto giusta la linea del partito. Se questa linea è giusta e corrispondente alle condizioni oggettive, noi dobbiamo essere in grado di farne comprendere alle masse il valore e dobbiamo anche essere in grado di tener raccolte le masse attorno alla Russia e al partito bolscevico nonostante le discussioni. Attraverso discussioni e scissioni il partito bolscevico riuscì a conquistare la direzione del proletariato russo. Mi pare che voi oggi intendiate la funzione storica del partito russo e della rivoluzione russa in un modo esteriore. Non è tanto la unità del gruppo dirigente (che poi non è mai stata una cosa assoluta) che ha fatto del partito russo l'organizzatore e il propulsore del movimento rivoluzionario mondiale del dopoguerra, quanto piuttosto il fatto che il partito russo ha portato la classe operaia a conquistare il potere e a mantenersi al potere. La linea attuale del partito lo condanna si o no a venir meno a questo suo compito storico? In questo modo deve essere posta la questione della posizione del partito russo nel movimento operaio internazionale, se non si vuole cadere diritto nei ragionamenti della opposizione.

Queste sono solo alcune osservazioni fatte in fretta. Ma sono, credo, le fondamentali. Fammi conoscere il tuo pensiero in proposito.

Fraternamente
Palmiro Togliatti