RIVOLUZIONE E DITTATURA
Storia e teoria per capire Stalin

A conclusione della prima parte del nostro percorso, che abbiamo evidenziato con la pubblicazione dei testi che vanno sotto il nome di 'strumenti', riteniamo necessario affrontare la questione Stalin superando la discussione storica e riferendoci direttamente alle posizioni teoriche di Marx, Engels e Lenin sul concetto di dittatura rivoluzionaria. Perchè questa scelta?

Come abbiamo più volte ripetuto nella presentazione del nostro sito, la questione che ritenevamo prioritaria era una battaglia contro l'anticomunismo di sinistra che, demonizzando Stalin, ha favorito la campagna reazionaria contro il movimento comunista. Colpendo Stalin attraverso la deformazione dei fatti e del significato degli scontri politici che hanno caratterizzato la sua gestione dell'URSS e del partito bolscevico si otteneva il duplice risultato di screditare il ruolo del movimento comunista e dell'Unione Sovietica e di riproporre un 'comunismo' depotenziato della sua carica rivoluzionaria. Non è un caso che la controrivoluzione e la crisi del movimento comunista internazionale sia partita dal rapporto di Kruscev contro Stalin. Ripercorrere quindi i vari passaggi del periodo Stalin, dall'industrializzazione del paese, alla socializzazione delle campagne, alla grande guerra patriottica contro il nazismo, alla creazione di un sistema mondiale di stati socialisti e nel vivo di uno scontro con posizioni sia di destra che avventuristiche, permette a molti compagni e ai giovani di capire cose che la vulgata antistaliniana impedisce di valutare correttamente.

Il dibattito su queste cose è solo all'inizio e il nostro è solo un contributo anche se coraggioso. Un contributo, peraltro, che esce dagli schemi dello stalinismo agitatorio, che serve come icona per ridicole operazioni identitarie e ripropone invece la discussione sui dati oggettivi, sulle scelte storiche. Su questo accettiamo il confronto con tutti coloro che si pongono onestamente gli interrogativi che la devastazione anticomunista ha provocato.

Ma la questione Stalin non si può inquadrare senza porre, a monte, un altro problema, quello del rapporto tra dittatura e rivoluzione. Astrarre la questione Stalin da questo contesto rende incomprensibili anche gli avvenimenti storici. Il 'comunismo'occidentale' ci ha abituati a considerare la rivoluzione d'Ottobre come un fatto liberatorio a cui avrebbe dovuto seguire la realizzazione di una società nuova, una società socialista. Certo questa era la prospettiva, ma quale fase avrebbe dovuto attraversare il paese che aveva distrutto dalle fondamenta la società feudale e il capitalismo russi? Perchè i fondatori del socialismo scientifico hanno introdotto il concetto di dittatura del proletariato? Il concetto di dittatura del proletariato è strettamente collegato alla rivoluzione comunista, ma non per definirne in modo truculento le caratteristiche, ma perchè il materialismo ci insegna che nessuna classe nella storia ha mai abbandonato il potere senza provocare una reazione durissima delle classi spodestate, a cui la classe rivoluzionaria contrappone una dittatura per stroncarne la resistenza. Porsi l'obiettivo del rovesciamento del capitalismo senza capire questo passaggio porta la rivoluzione alla sconfitta. Per questo in Francia, all'epoca della grande Rivoluzione, si diceva che chi fa la rivoluzione a metà si scava la fossa.

I 'comunisti' abituati ai sistemi politici occidentali dimenticano spesso che la rivoluzione non è un pranzo di gala (Mao). Rendono bene l'idea a questo proposito due citazioni di Marx e di Engels riportate da Lenin nel testo 'La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky' in cui egli si occupa appunto della dittatura del proletariato.

    "Fra la società capitalistica e la società comunista vi è un periodo della trasformazione rivoluzionaria dell'una nell'altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico transitorio, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato." [Marx, Critica al programma di Gotha"].
    "Non hanno mai veduto una rivoluzione questi signori (antiautoritari)? Una rivoluzione è certamente la cosa più autoritaria che vi sia; è l'atto per il quale una parte della popolazione impone la sua volontà all'altra parte col mezzo dei fucili, baionette e cannoni, mezzi autoritari se ce ne sono; il partito, se non vuole avere combattuto invano, deve continuare questo dominio col terrore che le sue armi ispirano ai reazionari." [Engels sulla Comune di Parigi].

E lo scontro, aggiungiamo noi, passa anche dentro le file delle forze che alla rivoluzione partecipano, come dimostrano i casi di Danton (Francia), Bucharin e Trotski (Russia).

Nel suo scritto - che qui riproduciamo - Lenin, rispondendo allo scritto di Kautsky [La dittatura del proletariato, 1918] affronta organicamente la questione della dittatura proletaria e delle trasformazioni radicali portate avanti dai bolscevichi. Per noi è una sorta di preambolo allo studio della vicenda Stalin. Leggendo questo testo si inquadrano molte cose del trentennio staliniano, anche le questioni legate ai contadini e alla lotta rivoluzionaria nelle campagne su cui l'attacco a Stalin si è spesso incentrato.

Certamente nel testo di Lenin i riferimenti sono legati alla rivoluzione russa e alla prospettive della rivoluzione proletaria in Europa. La questione della dittatura del proletariato non si pone in astratto. Essa diventa concreta quando si apre la fase rivoluzionaria del rovesciamento del capitalismo. Capire questo significa capire anche i passaggi storici dell'URSS fino all'inizio della controrivoluzione kruscioviana.