Accademia delle Scienze dell'URSS,
Storia Universale, volume XI
edizione italiana, Teti editore, Milano 1978, pp. 62-73
In Polonia, paese che aveva sofferto relativamente più di qualsiasi altro a causa dell'aggressione hitleriana, il potere popolare fu instaurato in condizioni difficili. Nelle tremende fabbriche della morte, quali erano state Auschwitz, Majdanek e decine di altri campi di concentramento, nelle pubbliche esecuzioni in massa, nelle prigioni della Gestapo e nella lotta armata contro gli invasori, perirono oltre 6 milioni di uomini, il 22 per cento della popolazione del paese. Sono morti o diventati invalidi anche parte dei 2 milioni e mezzo di uomini mandati dagli invasori ai lavori forzati in Germania. Centinaia di migliaia di uomini hanno perduto nel periodo di occupazione la loro capacità lavorativa.
In Polonia è stato distrutto circa il 30 per cento della proprietà privata e più del 38 per cento di quella pubblica: furono distrutte più di 353 mila aziende contadine, oltre un quinto di quelle esistenti, circa 20 mila stabilimenti industriali, il 60 per cento delle già insufficienti istituzioni sanitarie e più del 63 per cento degli edifici scolastici e degli istituti scientifici. Più di metà delle terre arabili rimasero inutilizzate. Circa un terzo della popolazione rimasta, era senza tetto.
Tra i milioni di morti vi erano molti eminenti scienziati, specialisti e esponenti della cultura, 17.000 insegnanti, circa 6000 medici. Secondo i calcoli degli economisti polacchi, sotto un regime borghese-latifondista per la sola liquidazione delle conseguenze economiche dell'occupazione hitleriana e per raggiungere il volume prebellico della produzione sarebbero stati necessari almeno 50 anni.
Ma il popolo polacco fu salvato da decenni di sofferenze, di privazioni e di fame, di miseria e disoccupazione, di schiavitù sociale e di mancanza di diritti grazie al fatto di esser stato liberato dall'Unione Sovietica, e perché il periodo della sua rinascita è coinciso con l'instaurazione del potere popolare, diretto dalla classe operaia, la cui guida nella sua opera ricostruttiva, il Partito operaio polacco, aveva un chiaro programma di rinascita del paese, sulla base del consolidamento e dell'ulteriore sviluppo delle trasformazioni politiche, economiche e sociali già avviate nel corso della liberazione.
Tra le maggiori riforme economico-sociali praticamente realizzate alla fine della guerra abbiamo al primo posto quella agraria, attuata conformemente ai compiti fissati nel primo atto del potere popolare, il Manifesto del popolo polacco, approvato dal Comitato polacco di liberazione nazionale il 22 luglio 1944 sul territorio della cosiddetta vecchia Polonia, cioè il territorio che già prima della guerra faceva parte dello Stato polacco. La terra prima appartenente ai grandi proprietari fondiari fu distribuita a più di 300 mila famiglie, cioè a un milione e mezzo circa di persone.
Contemporaneamente alle radicali trasformazioni democratico-rivoluzionarie dei rapporti agrari era cominciato a formarsi, già nel corso della liberazione, un sistema socialista nell'industria. Il potere popolare ha espropriato tutti gli stabilimenti costruiti, ricostruiti o ampliati dagli invasori negli anni di guerra e tutte le proprietà dei collaborazionisti. Con la restituzione alla Polonia dei suoi territori occidentali e settentrionali passò alla proprietà dello Stato anche l'industria delle regioni altamente sviluppate come la Slesia, Danzica e Stettino, che era appartenuta ai tedeschi.
Alla fine della guerra lo Stato possedeva quasi tutti gli stabilimenti dell'industria pesante, molti stabilimenti di altri settori industriali e parte dei grandi latifondi che erano stati inclusi nella proprietà fondiaria dello Stato. Così, le modificazioni avvenute nel carattere del potere si erano accompagnate a modificazioni nella struttura sociale e nella proprietà dei mezzi di produzione. Il consolidamento della posizione internazionale del nuovo potere popolare, del governo provvisorio, costituito il 31 dicembre 1944 sulla base del Comitato nazionale polacco di liberazione nazionale aveva reso possibile poco prima della fine della guerra, il 21 aprile 1945, la firma a Mosca di un trattato di amicizia, mutua assistenza e cooperazione tra la Polonia popolare e l'URSS.
Subito dopo che il paese fu liberato grazie alle vittorie decisive dell'Armata rossa sugli invasori hitleriani, si manifestarono divergenze tra il Partito operaio polacco e i partiti che collaboravano con esso nel Fronte nazionale, il Partito socialista polacco, il Partito contadino e il Partito democratico, circa i compiti che stavano di fronte al paese. Accanto ai patrioti, desiderosi di prender parte alla costruzione di una nuova Polonia, vi erano elementi che in passato avevano temuto di essere ritenuti immischiati nel Fronte antihitleriano e ora avrebbero voluto trarre dei vantaggi dalla sua vittoria politica. Si era anche rafforzato l'afflusso in questi partiti di elementi su posizioni antisocialiste e antisovietiche. Contro il Partito operaio polacco e contro il potere popolare, d'altronde, continuavano a battersi bande armate di fascisti polacchi, le bande del cosiddetto «Esercito insurrezionale ucraino» che era stato costituito nella parte sud-orientale del paese, le bande dei «Wehrwolf» (lupi mannari) hitleriani e di altri nemici del nuovo potere. Persino nel 1946, quando molte di queste bande erano già state distrutte caddero, vittime del terrorismo controrivoluzionario, circa 8000 persone, in stragrande maggioranza membri del Partito operaio polacco.
La complessità della situazione politica interna e la volontà di farla finita con le speculazioni occidentali sul «problema polacco», cioè con la politica che contrapponeva al potere popolare il «governo» in esilio di Londra, spinsero il Partito operaio polacco ad accettare, alla fine della guerra, l'ingresso nel Parlamento nazionale popolare e nel governo provvisorio di elementi politici, anche provenienti dall'emigrazione, che in passato erano stati contro il potere popolare, ma che si erano impegnati a realizzare il programma formulato nel manifesto del luglio 1944. Il 28 giugno 1945, sulla base del governo provvisorio, fu fondato il governo di unità nazionale. Capo del governo rimase Edward Osubka-Morawski, vicepresidente il segretario del Comitato centrale del Partito operaio polacco, Wladyslaw Gomulka, secondo vicepresidente e ministro dell'agricoltura fu nominato Stanislaw Mikolajczyk, esponente dei circoli di destra del movimento contadino, già capo del «governo» in esilio di Londra dal luglio 1943 al novembre 1944. Il compromesso con parte degli uomini politici borghesi mirava ad attirare al Fronte nazionale i contadini e i ceti medi urbani, ancora esitanti, e ad aprire la via a una rapida liquidazione del «problema polacco» nei rapporti internazionali, senza cambiare per niente il carattere del potere instaurato nel paese.
Poiché la creazione del governo di unità nazionale corrispondeva alle richieste formulate alla conferenza di Yalta delle tre potenze, dalla Gran Bretagna e dagli USA, queste si videro costrette ad allacciare con esso relazioni diplomatiche e a cessare i rapporti con l'ex «governo» in esilio di Londra.
Gli USA e la Gran Bretagna contavano di poter ottenere il distacco della Polonia dall'URSS e la liquidazione del potere popolare nel paese, grazie ai loro rappresentanti diplomatici a Varsavia e agli esponenti che facevano parte del governo polacco con i quali erano legati.
Nel luglio del 1945, su proposta dell'URSS, la conferenza di Potsdam delle tre potenze riconobbe che gli ex territori tedeschi ad est dei fiumi Oder e Neisse, così come parte della Prussia orientale e il territorio dell'ex città libera di Danzica si trovavano sotto l'amministrazione dello Stato polacco. In questo modo le nuove frontiere occidentali e settentrionali, già riacquistate di fatto, ottenevano un riconoscimento legale internazionale. Nel corso delle trattative di Potsdam i governi dei paesi occidentali, in particolare quello britannico, cercarono di ingerirsi negli affari interni della Polonia, condizionando il loro accordo sulle frontiere a una rapida indizione delle elezioni al Parlamento, eccetera. Molte richieste delle potenze occidentali erano ispirate dal Mikolajczyk. Ma la Polonia, sostenuta dall'URSS, respinse ogni tentativo di ingerenza nei suoi problemi interni.
Il 16 agosto 1945 fu sottoscritto a Mosca il trattato polacco-sovietico sui confini di Stato, con il quale fu riconosciuta la frontiera dell'amicizia e di buon vicinato tra i due Stati alleati. In questo modo veniva a costituirsi la Polonia come paese comprendente tutte le terre polacche.
Forza dirigente del processo che ha portato alla riacquisizione dei territori occidentali e settentrionali e della loro annessione organica alla patria, così come di tutto il processo di formazione di una nuova Polonia popolare, è stato il Partito operaio polacco. Le sue prime organizzazioni sui territori occidentali e settentrionali erano sorte già nella primavera del 1945. Nel giugno del 1945 il Comitato centrale del partito aveva preso la decisione di inviare in quei territori almeno 25 mila militanti. Questi assunsero il peso fondamentale non solo della rinascita e dell'integrazione di queste regioni alla restante parte della Polonia, ma anche della lotta contro i «Wehrwolf» e le bande dei fascisti polacchi, che per un certo tempo si erano sentiti relativamente tranquilli nelle località scarsamente abitate. Grazie all'attività instancabile delle organizzazioni del Partito operaio polacco, la liberazione di questi territori procedette con rapidità e vi affluirono numerosi i nuovi abitanti: soldati e ufficiali dell'Esercito polacco smobilitati, contadini per i quali non era bastata la terra della riforma fondiaria nei luoghi di residenza, polacchi rimpatriati dalla Germania o dall'emigrazione, eccetera. Le sole persone trasferite in modo pianificato nei nuovi territori dallo Stato ammontavano, alla fine del 1947, a 2 milioni 346 mila. Grazie a forti investimenti di capitali, in questi territori cominciò una rapida ricostruzione e un ampliamento dell'industria.
Subito dopo il ritorno nel paese e l'ingresso nel governo di Mikolajczyk e dei suoi seguaci, il 28 agosto 1945 era stato fondato il Partito contadino polacco che esprimeva gli interessi della borghesia rurale, la quale cercava di sfruttare i risultati della liquidazione della classe dei latifondisti. Questo partito esprimeva anche gli interessi della borghesia urbana che mirava ad arrestare, e in parte anche a liquidare, le trasformazioni sociali. Il Partito contadino polacco si schierò contro l'egemonia politica della classe operaia e contro l'alleanza degli operai con i contadini. Esso presentava gli operai come la parte «demoralizzatrice» della società, che viveva alle spalle dei lavoratori dei campi e, dichiarando di voler difendere gli interessi di tutti i contadini, chiedeva una revisione della riforma agraria, intesa alla creazione di imprese «sane» di non meno di 15 ettari ciascuna e all'abolizione delle aziende agricole statali. I dirigenti di questo partito vedevano la futura Polonia come un paese di contadini agiati, con un'industria limitata a soddisfare i bisogni dell'agricoltura. Tutto questo «agrarismo» in politica interna corrispondeva nel Partito contadino polacco alla speranza di ottenere «aiuti» economici dagli USA e dalla Gran Bretagna, e di poter contrapporre la Polonia all'Unione Sovietica.
Le richieste del Partito contadino polacco esercitarono inizialmente una certa influenza su larghi strati di contadini. Una parte considerevole dei ceti medi contadini, già fortemente ancorata alle posizioni dell'alleanza operaio-contadina, si mostrò disposta a salire la scala sociale delle campagne. Questo cambiamento derivava dal fatto che il contadino medio, che era stato non solo favorevole alla lotta di liberazione ma anche alla riforma agraria, dopo la fine della guerra cercava di sottrarsi agli obblighi di consegna dei prodotti agli ammassi stabiliti dal potere popolare.
Non solo i contadini ricchi ma anche quelli medi aspiravano al massimo sviluppo di liberi rapporti mercantili, che avrebbero garantito loro redditi consistenti. Le oscillazioni dei contadini medi fecero sì che una parte del Partito contadino passasse nelle file del Partito contadino polacco. Verso lo stesso partito affluirono anche molti esponenti della clandestinità reazionaria, che vedevano in esso un comodo strumento per la lotta contro il Fronte nazionale, per minarlo e isolare il Partito operaio polacco. Il Partito contadino polacco era diventato il baluardo di tutte le forze reazionarie, e costituiva una minaccia per l'esistenza del potere popolare.
I circoli reazionari del Partito contadino polacco cercarono di provocare una scissione nel movimento operaio, utilizzando le forze di destra del Partito socialista polacco. Al 26° congresso di questo partito, il primo del dopoguerra, erano prevalsi i sostenitori di una stretta collaborazione con i comunisti, di un mantenimento e ampliamento delle conquiste rivoluzionarie. Ma nell'attività pratica quotidiana gli elementi socialisti di destra riuscivano non di rado a contrapporre certe organizzazioni del partito socialista a quelle comuniste, a escludere i comunisti da alcuni comitati sindacali e a svolgere altra attività scissionista.
La situazione si fece più complessa quando, nel novembre del 1945, fu costituito un altro partito, il Partito del lavoro, che cercava di utilizzare, nell'interesse della reazione, l'influenza degli elementi clericali ancora esistente in parte della classe operaia. Cercarono di farsi legalizzare anche i residui dei partiti reazionari e profascisti dell'anteguerra, come i nazional-democratici, ma i loro tentativi riuscirono vani.
Le organizzazioni controrivoluzionarie sistemarono i loro uomini meno compromessi negli uffici statali, per poter penetrare nell'apparato del potere popolare e ostacolarne il funzionamento. In alcuni settori dell'apparato statale penetrarono sabotatori che cercavano di inasprire le difficoltà del paese distrutto.
Grazie all'«attività» degli elementi estranei al potere popolare nell'apparato statale, si verificarono casi di riprivatizzazione di stabilimenti già appartenenti allo Stato e di proprietà terriere già distribuite ai contadini con la riforma agraria. Nell'autunno del 1945, in risposta agli atti arbitrari di riprivatizzazione, i comitati di fabbrica e i sindacati, esprimendo la volontà della classe operaia, ottennero che fosse riconosciuto per legge il passaggio allo Stato, di fatto già avvenuto, di tutte le grandi e medie imprese industriali.
Le forze che tendevano a complicare la vita politica, sfruttavano le difficoltà economiche, l'insufficienza di generi alimentari, di abitazioni e di scuole, attribuendo la grave situazione del paese alla responsabilità del Partito operaio polacco e alla sua politica, compresa quella di alleanza e di amicizia con l'URSS, liberatrice della Polonia. La reazione di tutte le tinte sfruttò e attizzò gli stati d'animo antisovietici inculcati nella popolazione negli anni del dominio borghese-latifondista e in quelli dell'occupazione hitleriana.
Il Partito operaio polacco ha tenuto il suo primo congresso, quando era in corso una accanita lotta di classe. Il Partito contadino polacco e i clericali svolgevano apertamente un'attività avversa, e la destra socialista tentava di indebolire la collaborazione tra i due partiti operai. Subito dopo la fine della guerra erano usciti dal Partito operaio polacco quanti non si sentivano di seguire la linea tracciata per gettare le fondamenta di una società socialista. Inoltre, il partito si era liberato degli elementi dubbi e dei carrieristi. Così il numero degli iscritti al partito, che nell'aprile del 1945 ammontava a 300 mila unità, era sceso nel luglio a 190 mila. Ma la linea di principio del partito era sempre meglio compresa dai lavoratori e, a partire dall'autunno dello stesso 1945, le sue file cominciarono a ingrossarsi, tanto che il primo dicembre esso contava già 225 mila iscritti.
Il I congresso del Partito operaio polacco, tenutosi a Varsavia dal 6 al 13 dicembre 1945, riconobbe la giustezza della concezione della lotta di liberazione nazionale che il partito aveva fatto propria dal momento della sua costituzione: unità di tutte le forze democratico-rivoluzionarie del popolo polacco nel Fronte nazional-democratico antifascista, alleanza e amicizia con l'URSS. Analizzando i cambiamenti verificatisi in Polonia, il congresso constatò che nel paese era stata instaurata una nuova forma di potere, quella di democrazia popolare, che consentiva il passaggio pacifico al socialismo. Il congresso constatò pure che nei tre anni della sua esistenza, da piccola organizzazione illegale il partito era divenuto la forza dirigente del paese.
Al congresso furono messe in luce le cause che avevano portato la Polonia alla catastrofe, fu denunciata la politica antinazionale delle classi reazionarie polacche nel periodo dell'occupazione hitleriana e furono precisati i compiti da assolvere nella lotta contro le forze reazionarie che ostacolavano lo sviluppo della Polonia popolare. Sottolineata la necessità di un'azione conseguente intesa al rafforzamento dell'alleanza con l'Unione Sovietica e dell'unità della classe operaia, al rafforzamento del blocco delle forze democratiche e dell'alleanza operaio-contadina, il congresso propose l'elaborazione di un efficace programma d'azione per l'eliminazione delle conseguenze dell'invasione hitleriana e la creazione di solide premesse per la rinascita dell'economia nazionale e per il miglioramento del benessere materiale e del livello culturale del popolo polacco. Queste premesse furono inserite nel piano triennale di ricostruzione e di sviluppo del paese per gli anni 1947-1949.
La nazionalizzazione dell'industria e il passaggio all'economia pianificata avrebbero dovuto creare le condizioni per l'attuazione del piano triennale e per la successiva edificazione delle basi del socialismo.
In conformità a queste decisioni congressuali, sostenute da tutti i partiti del Fronte nazionale, fu sottoposto all'esame del Parlamento popolare nazionale un progetto di legge sulla nazionalizzazione di tutte le grandi e medie industrie e delle imprese dei trasporti, bancarie e commerciali. Poiché le grandi industrie erano state in passato di proprietà tedesca e di altri capitalisti stranieri, la lotta si sviluppò soprattutto attorno al concetto di «media industria». La gerarchia cattolica cercava di far apparire la nazionalizzazione come «immorale» e il Partito polacco dei contadini, presentando emendamenti al progetto di legge, chiese che invece di nazionalizzare le imprese che impiegavano 50 operai per turno, come proponeva il governo, si nazionalizzassero quelle che ne occupavano 100.
Questa modificazione perseguiva l'obiettivo di conservare la proprietà privata alla maggior parte dei capitalisti polacchi e di riprivatizzare largamente tutte le aziende che, di fatto, erano già gestite dallo Stato.
La rigida posizione del Partito operaio polacco e l'appoggio datogli dal Partito socialista e dagli altri partiti democratici, tuttavia, costrinsero il 3 gennaio 1946, i rappresentanti del Partito polacco dei contadini a votare, per considerazioni tattiche, il progetto governativo, assieme ai partiti del Fronte nazionale.
La nazionalizzazione dell'industria, delle banche e degli altri settori economici, operata sulla base dell'esproprio dei capitalisti da parte del potere popolare diretto dalla classe operaia, aveva risolto, praticamente e giuridicamente, il principale problema economico della rivoluzione socialista. Così, nello sviluppo della democrazia popolare in Polonia si sono intrecciate trasformazioni rivoluzionarie e democratiche radicali, quali la liquidazione dei grandi agrari e la distribuzione delle loro terre ai contadini lavoratori, e trasformazioni radicali socialiste, quale l'esproprio dei grandi e medi capitalisti.
Dopo la nazionalizzazione, il centro della vita politica del paese divenne la preparazione delle elezioni all'Assemblea legislativa, il Sejm. Il Partito operaio polacco, fin dal settembre del 1945 aveva proposto la formazione di un unico blocco elettorale di tutti i sei partiti operanti nel paese. Il Partito polacco dei contadini aveva condizionato la sua adesione al blocco alla attribuzione alla sua parte, «in quanto rappresentante delle campagne», del 75 per cento dei seggi nel futuro Sejm e all'effettuazione di riforme nell'amministrazione, corrispondenti ai suoi punti di vista. Era una posizione che indicava come questo partito si fosse posto ormai apertamente contro le forze democratiche, e le sue richieste furono respinte. A far parte del Blocco democratico, che aveva deciso di presentare un'unica lista di candidati, entrarono il Partito operaio polacco, il Partito socialista polacco, il Partito democratico e il Partito contadino, che incominciava a riprendersi dalla crisi provocata dalla fondazione del Partito polacco dei contadini. Stavano dalla parte opposta a quella del blocco, il Partito polacco dei contadini e il Partito del lavoro, sostenuti dalla Chiesa cattolica.
Nel marzo del 1946 per aiutare i più vasti strati di elettori a capire quelli che erano gli obiettivi reali del Partito polacco dei contadini e staccare da questo gli strati dei contadini medi, e anche per verificare l'effettiva dislocazione delle forze politiche e intensificare l'attività politica di tutta la popolazione, il Partito operaio polacco propose di indire un referendum prima delle elezioni al Sejm.
Il 27 aprile del 1946 il Consiglio nazionale popolare approvava una legge per l'effettuazione del referendum, presentata dai partiti del Blocco democratico. I cittadini che avevano compiuto i 21 anni dovevano rispondere a tre domande: 1. Erano favorevoli alla sostituzione del sistema bicamerale della Polonia d'anteguerra, con un sistema unicamerale e la conseguente soppressione del Senato? 2. Erano d'accordo con la riforma agraria e la nazionalizzazione dei settori fondamentali dell'economia, con la conservazione dell'iniziativa privata? 3. Erano d'accordo con le nuove frontiere della Polonia sull'Oder e Neisse? Quest'ultima domanda rivestiva una particolare importanza in relazione a un discorso pronunciato da Winston Churchill a Fulton, nel quale l'ex primo ministro inglese, nel far appello alla «guerra fredda» contro l'URSS e i paesi di democrazia popolare, pretendeva in special modo che fossero rivisti i confini occidentali della Polonia popolare.
Il Partito polacco dei contadini, rendendosi conto dell'impossibilità di chiamare i cittadini polacchi a rispondere negativamente a tutte e tre le domande, decise di verificare le sue posizioni invitandoli a rispondere «no» alla prima domanda, lasciando perdere la seconda e la terza che concernevano gli interessi più sentiti dal popolo. Invitando a votare per il Senato non solamente esso mirava alla sua conservazione, ma indirettamente invitava a votare contro il potere popolare. Questa posizione della direzione incontrò l'opposizione delle organizzazioni locali del partito e di una serie di suoi stessi dirigenti. Nel giugno del 1946 il partito si scisse. Ne uscirono parte dei dirigenti, malcontenti della linea reazionaria di Mikolajczyk che crearono una nuova organizzazione: il Partito polacco dei contadini «Nuova liberazione».
I dirigenti del Partito del lavoro assunsero una posizione più flessibile sul referendum, lasciando liberi i loro elettori di esprimersi sul primo punto, e invitandoli a rispondere positivamente sugli altri due.
Al referendum, che si svolse il 30 giugno 1946, presero parte 11 milioni 857 mila elettori, l'85 per cento del loro numero complessivo. Alla prima domanda rispose «sì» il 68 per cento, alla seconda il 77 per cento e alla terza il 91 per cento dei votanti. Il risultato complessivo del referendum aveva dimostrato che il Partito polacco dei contadini era seguito da non più di un terzo degli elettori e che questi, nella loro stragrande maggioranza, appoggiavano il potere popolare e il Blocco democratico, alla cui testa era il Partito operaio polacco.
Il referendum aveva predeterminato considerevolmente l'esito delle imminenti elezioni al Sejm, favorevole per le forze democratiche. Ma una parte dei dirigenti socialisti, con il pretesto di salvaguardare l'«unità della nazione», si mostrarono frattanto disposti a far entrare nel Blocco elettorale il Partito polacco dei contadini, garantendogli dal 25 al 40 per cento dei seggi nel futuro Sejm. I socialisti di destra ritenevano di poter avere così nel Sejm la funzione di «terza forza» e di poter condizionare il Partito operaio polacco, contrapponendogli il blocco del partito socialista e del Partito polacco dei contadini.
Gli elementi proletari del partito socialista, sostenuti dal Partito operaio polacco, respinsero l'idea di un tale blocco. Ambedue i partiti operai sostennero, invece, il Partito contadino che, divenuto l'organizzazione di massa dei lavoratori delle campagne, svolgeva in queste una vasta opera di chiarificazione verso i ceti medi contadini per far comprendere loro che la politica del Partito polacco dei contadini non rispondeva agli interessi dei contadini, bensì a quelli della reazione antipopolare. Lo smascheramento dei legami tra la direzione del Partito polacco dei contadini e gli elementi borghesi-latifondisti che agivano nell'illegalità, contribuì a far uscire presto da questo partito lo strato di contadini che lo aveva sostenuto. Esso aveva viste indebolite le sue posizioni anche perché i suoi sostenitori occidentali, adottata la politica della «guerra fredda», si erano messi a sostenere i revanscisti tedeschi nella loro campagna contro l'integrità territoriale della Polonia. Le potenze occidentali ostacolavano il rimpatrio dei polacchi all'estero, ritardavano il trasferimento alla Polonia dei beni che le appartenevano, rifiutavano i crediti già promessi.
La politica chiaramente antipolacca della Gran Bretagna e degli USA disingannò anche molti di coloro che avevano nutrito qualche illusione nei confronti di Mikolajczyk e li convinse che solamente la collaborazione con l'URSS poteva essere una garanzia per l'integrità e l'indipendenza della Polonia. Anche per questa ragione molti autorevoli dirigenti del Partito polacco dei contadini si schierarono apertamente contro Mikolajczyk e gli uomini che lo circondavano. Il partito divenne teatro di acute lotte intestine e ne uscirono decine di migliaia di contadini.
Poco prima delle elezioni, il 20 settembre 1946, il Consiglio nazionale del popolo, malgrado le posizioni del Partito polacco dei contadini, approvò le grandi linee del primo piano per lo sviluppo dell'economia della Polonia. Il piano, che prevedeva la ricostruzione e lo sviluppo dell'economia per il 1947-1949, si poneva come compito principale l'elevamento del livello di vita dei lavoratori, grazie alla completa ricostruzione e alla riorganizzazione dell'industria, lo sviluppo generale delle forze produttive, l'ampliamento del settore socialista dell'economia, la completa unificazione economica dei territori restituiti alla Polonia con il resto del paese.
Nel novembre del 1946 tra il partito operaio e il partito socialista polacchi fu sottoscritto un patto di unità d'azione, al centro e alla periferia. Questo patto rafforzava la funzione dirigente della classe operaia nel sistema della democrazia popolare e rappresentò un importante passo in avanti sulla via del superamento della scissione della classe operaia e della creazione di un unico partito proletario, marxista-leninista. Alla fine del 1946, il Partito operaio polacco contava 555 mila iscritti e quello socialista 283 mila. Il Partito operaio polacco esercitava la sua influenza sull'Alleanza di mutuo soccorso contadina, organizzazione contadina di massa, non partitica.
Le elezioni del 19 gennaio 1947 si conclusero con una brillante vittoria delle forze democratiche. Il Partito polacco dei contadini ottenne solo 28 seggi su 444. I partiti del Blocco democratico, con alla testa il Partito operaio polacco, ebbero 394 seggi, mentre gli altri seggi andarono ai rappresentanti di diversi piccoli raggruppamenti. Con l'elezione del Sejm cessava l'attività del Consiglio nazionale del popolo.
Il 5 febbraio 1947 il Sejm eleggeva presidente della repubblica uno dei più eminenti dirigenti del Partito operaio polacco, Boleslaw Bierut. Su suo incarico Jozef Cyrankiewicz, esponente dell'ala sinistra del Partito socialista polacco, costituiva il governo del quale entravano a far parte i rappresentanti di tutti i partiti del Blocco democratico e anche quelli del Partito del lavoro, che si era liberato dei dirigenti reazionari. Un po' più tardi, aderivano al Blocco democratico anche i resti del Partito polacco dei contadini.
Il 19 febbraio 1947 il Sejm approvava una legge costituzionale, detta la piccola Costituzione, con la quale venivano definite la struttura e la sfera di attività dei massimi organi del potere, e il 23 febbraio veniva approvata la Dichiarazione sui diritti e le libertà civili.
Con l'approvazione di questi due atti legislativi veniva definitivamente consolidato il regime di democrazia popolare, già affermatosi nel paese, il potere dei lavoratori, guidati dalla classe operaia.
Stabilizzato il potere popolare, l'iniziativa del popolo intesa al superamento delle conseguenze dell'occupazione, allo sviluppo dell'economia, della cultura e della scienza si dispiegò sempre più largamente.
Grazie al lavoro tenace della classe operaia polacca, e all'aiuto dell'URSS, l'economia potè essere ricostruita e sviluppata con successo. Nel 1946 il livello prebellico era stato considerevolmente superato nel campo della produzione dell'energia elettrica, del cemento, del vetro, della ghisa, eccetera. La superficie seminata, investita nelle colture cerealicole fondamentali, aveva raggiunto presso a poco l'80 per cento del livello prebellico, benché la produzione agricola non fosse che al 40 per cento rispetto al 1938.
Il 2 luglio 1947 il Sejm approvò una legge sul piano triennale che prevedeva l'aumento della produzione dei mezzi di produzione di 2 volte e mezzo e di 1,25 quella dei generi di consumo per abitante rispetto al 1938, una larga preparazione di dirigenti per l'economia, lo sviluppo della pubblica istruzione, l'ampliamento della rete degli istituti scientifici e sanitari, l'aumento della produzione agricola, e così via.
A partire dall'estate del 1947, e per iniziativa del minatore Vincenty Pstrovski, membro del Partito operaio polacco, cominciò a svilupparsi l'emulazione per la attuazione e il superamento degli impegni produttivi. Cominciarono a entrare in esercizio nuovi settori di produzione, prima inesistenti in Polonia. In particolare, nel 1947 furono fabbricati i primi 152 trattori e la produzione industriale dello stesso anno fu pari al 105 per cento di quella prevista dal piano.
Ma ai successi dell'industria non corrispondevano quelli dell'agricoltura: nel 1947, il gelo distrusse parte dei seminativi invernali, e in seguito il paese ebbe a soffrire di inondazioni, intercalate da periodi di siccità. Le calamità naturali furono accompagnate da difficoltà alimentari e da un nuovo apparire della speculazione. Il Partito operaio polacco e l'ala sinistra del partito socialista mobilitarono la classe operaia e le organizzazioni giovanili e sindacali per una vera e propria «battaglia per il commercio», per l'allontanamento del capitale privato dalla sfera commerciale.
L'Unione Sovietica prestò un notevole aiuto alla Polonia popolare per il superamento delle sue difficoltà, facendole avere 500 mila tonnellate di grano. Nel gennaio del 1948 furono conclusi una serie di importanti accordi polacco-sovietici: uno sullo scambio di merci per il periodo 1948-1952, per oltre un miliardo di dollari, e uno sulla fornitura alla Polonia, con un credito di 450 milioni di dollari, di attrezzature industriali per l'allestimento di un grande complesso metallurgico presso Cracovia e di altri stabilimenti. Questi accordi posero su solide basi tecniche e materiali la politica dell'industrializzazione socialista della Polonia.
Il consolidamento del potere popolare e lo sviluppo dell'industria socialista posero all'ordine del giorno i problemi dell'ulteriore sviluppo della Polonia popolare, dei metodi, delle forme e dei ritmi delle nuove trasformazioni socialiste, specialmente in agricoltura. Questi problemi furono al centro della vita politica del paese e provocarono vivaci discussioni, che assunsero un tono aspro nell'estate del 1948. In relazione al costante avvicinamento tra partito operaio e partito socialista, l'uscita da quest'ultimo, nell'estate del 1948, del «Comitato delle conferenze socialiste internazionali» di destra e la preparazione dell'unificazione dei due partiti sulla base dei principi ideologici, politici e organizzativi del marxismo-leninismo, ridiedero un certo carattere di attualità anche alla valutazione delle due correnti esistite nel movimento operaio polacco lungo tutto il corso della sua esistenza. Nella discussione di questo, e di altri problemi, si manifestarono diversità di vedute anche nel Partito operaio polacco. La posizione di V. Gomulka e di alcuni altri esponenti del partito, contraria alla cooperazione di lavoro della massa delle aziende contadine e la posizione diversa da quella della maggioranza del partito su una serie di altri problemi, furono condannate dal Comitato centrale, riunitosi tra il 31 agosto e il 3 settembre 1948. Nel discorso pronunciato in questa occasione Bierut affermò che, malgrado alcune particolarità determinate dallo sviluppo storico specifico del paese e il fatto che esso aveva iniziato l'edificazione del socialismo dopo che questo aveva già vinto nell'URSS, la costruzione del socialismo in Polonia non poteva allontanarsi qualitativamente dalle leggi generali che la regolavano. Il Comitato centrale esonerò V. Gomulka dall'incarico di suo segretario generale eleggendo a questo posto B. Bierut. Sotto la direzione di quest'ultimo venne sviluppata una vasta attività politica, ideologica e organizzativa per la soluzione dei compiti dell'unificazione del partito operaio e del partito socialista in un solo partito marxista-leninista della classe operaia polacca.
L'unificazione fu decisa dai congressi ordinari dei due partiti, tenutisi nel dicembre 1948. Dal 15 al 21 dicembre si tenne il I congresso del nuovo partito, il Partito operaio unificato polacco.
La costituzione del nuovo partito, che metteva fine alla scissione del movimento operaio polacco, che risaliva agli anni Novanta del XIX secolo, rappresentò una vittoria delle posizioni rivoluzionarie e internazionaliste nel movimento operaio polacco. La «Dichiarazione ideologica» approvata dal congresso di unificazione sottolineò la funzione storica della classe operaia nella lotta per una effettiva indipendenza del paese e per il socialismo, e l'importanza, per la Polonia, dell'alleanza e dell'amicizia con l'URSS.
Uno dei maggiori risultati della costituzione del Partito operaio unificato polacco fu il rafforzamento della funzione dirigente della classe operaia nella società. Sotto la sua direzione venne superata la scissione anche nel movimento contadino. Sotto questo rapporto ha avuta una grande importanza la riforma compiuta nel 1948 dei rapporti agrari sulle terre occidentali e settentrionali riavute dalla Polonia. Qui ai contadini furono assegnati 4 milioni e 4 mila ettari di terra. Assieme alle terre degli agrari precedentemente distribuite, alla fine del 1948 i contadini lavoratori si erano visti assegnare 5 milioni 994 mila ettari. Questa terra era stata divisa tra 981 mila famiglie contadine, 747 mila delle quali, cioè circa il 23 per cento del totale delle aziende contadine del paese, risultavano di nuova formazione come imprese agricole. Nel novembre 1949 ebbe luogo il congresso di unificazione del Partito contadino e del Partito polacco dei contadini, liberatosi di Mikolajczyk, fuggito all'estero già nel 1947, e dei suoi seguaci. Il congresso approvò una dichiarazione ideologico-programmatica che impegnava il nuovo partito unificato dei contadini a rafforzare l'alleanza degli operai e dei contadini, sotto la direzione della classe operaia e del Partito operaio unificato polacco. Presidente del partito fu eletto Wladislaw Kowalski, che aveva già diretto la corrente radicale del movimento contadino polacco, orientata verso l'alleanza con la classe operaia e la sua avanguardia, il partito comunista, tra le due guerre.
Il Partito democratico rafforzò le sue posizioni di rappresentante degli interessi dei ceti medi urbani, schierandosi dalla parte del potere popolare. Esso dichiarò solennemente di voler «andare assieme alle masse popolari verso il socialismo». Molti esponenti e molte organizzazioni del Partito del lavoro passarono al Partito democratico.
Il miglioramento generale della situazione rese possibile la positiva attuazione del piano triennale di ricostruzione dell'economia nazionale. Nel suo complesso il piano fu attuato anticipatamente, già nell'ottobre 1949, in due anni e dieci mesi. Nel 1949 l'estrazione del carbone superava di più di due volte quella della Polonia d'anteguerra, la produzione di energia elettrica era aumentata nella stessa misura, quella della ghisa di 2,3 volte, e così via. Mentre nel 1946 il volume complessivo della produzione industriale era solo del 79 per cento rispetto al 1937, nel 1949 esso aveva già raggiunto il 175,7 per cento. La ricostruzione e lo sviluppo dell'economia avevano creato le condizioni per il passaggio all'industrializzazione socialista del paese. Nel 1949 aveva avuto inizio la costruzione del complesso metallurgico «Nova Guta», che sarebbe sorto nei pressi di Cracovia con l'aiuto dell'URSS, mentre si aprivano nuove miniere e si costruivano stabilimenti per la costruzione di macchine eccetera. La struttura sociale della popolazione era mutata: il peso specifico degli operai e degli impiegati (esclusi quelli occupati nell'agricoltura), che prima della guerra era pari al 18,2 per cento della popolazione occupata, era salito al 35,9 per cento.
Lo sviluppo dell'economia fu accompagnato dalla crescita del livello di vita della popolazione, dalla eliminazione della disoccupazione, da una forte riduzione delle migrazioni delle popolazioni nelle campagne. A partire dal gennaio del 1949 il razionamento fu completamente abolito.
Nell'agricoltura era stato possibile ristabilire i seminativi, aumentare i rendimenti delle coltivazioni e la quantità dei capi di bestiame. Ciononostante, la produzione agricola era in ritardo rispetto alle necessità di materie prime per l'industria e di prodotti alimentari per la popolazione.
Il potere popolare diede ai contadini tutto l'aiuto possibile, in crediti e sementi. Già nel 1947 era stata istituita la cosidetta «assistenza di vicinato» che faceva obbligo ai contadini ricchi di aiutare le imprese prive di forza motrice con animali da tiro, trattori e macchine agricole. Nel 1948 apparvero le prime cooperative agricole di produzione. La sproporzione registrata tra lo sviluppo dell'industria e quello dell'agricoltura spinse a ricercare una soluzione nella cooperazione delle aziende contadine. Ma nell'autunno 1949 nella Polonia popolare vi erano solo 243 cooperative agricole di produzione che comprendevano appena 6 mila aziende.
La nuova Polonia, popolare, era sorta come uno Stato strettamente legato all'Unione Sovietica della quale doveva essere sempre più profondamente alleato e amico. L'aiuto e il sostegno dell'URSS avevano sottratto la Polonia alla possibilità che le potenze occidentali intervenissero nei suoi affari interni e l'aiutarono a fissare equi confini. Essi l'aiutarono anche a superare le misure discriminatorie delle potenze occidentali, e a sedere tra gli Stati fondatori dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Grazie all'aiuto sovietico in generi alimentari, grano, medicinali, materie prime e attrezzature per l'industria, crediti, eccetera, furono create le condizioni che hanno alleggerito le condizioni della popolazione polacca, ridotta alla disperazione dagli hitleriani.
Questi aiuti permisero al paese di passare alla ricostruzione e alla riorganizzazione della propria economia.
I legami tra la Polonia e l'URSS avevano acquistato un carattere sempre più generale, abbracciando la diplomazia, la politica, l'economia, la scienza e la cultura. L'alleanza con l'URSS era diventata una autentica garanzia per la libertà e l'indipendenza della Polonia popolare, un fattore decisivo per il rafforzamento delle sue posizioni internazionali.
Le posizioni e gli orientamenti fondamentali della politica estera della Polonia popolare erano stati esposti nel manifesto di luglio del Comitato polacco di liberazione nazionale e in una serie di dichiarazioni governative, e confermate dal I congresso del Partito operaio polacco. Nella parte introduttiva dello statuto del partito era detto che il Partito operaio polacco «è per una politica di sicurezza collettiva e tende all'alleanza della Polonia democratica con gli altri Stati democratici, e soprattutto al rafforzamento dell'alleanza con l'URSS».
Operando in conformità con i più profondi interessi del popolo polacco e dei popoli di tutti i paesi amanti della pace, la Polonia aveva attuato una politica estremamente ricca di iniziativa. A cominciare dalla prima sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, apertasi nel gennaio 1946, la Polonia svolse costantemente in questa organizzazione internazionale una intensa attività diretta al rafforzamento della pace, alla riduzione delle forze armate e dei bilanci militari, cioè alla soluzione delle autentiche questioni più acute del nostro tempo, allo sviluppo di relazioni basate sulla pacifica coesistenza tra Stati a differente sistema politico e sociale. Wincenty Rzymowski, esponente del Partito democratico, ministro degli affari esteri nel governo di unità nazionale, e il suo successore, Zygmunt Modzelewski, del Partito operaio e poi del Partito operaio unificato polacco, nominato nel 1947, si sono battuti energicamente perché l'ONU prendesse la decisione di vietare l'uso dell'energia atomica a scopi non pacifici, di lottare in modo conseguente contro i regimi fascisti ancora esistenti, e contro i circoli fascisti e revanscisti che operavano sotto la copertura delle autorità di occupazione nelle zone occidentali della Germania.
I paesi occidentali non potevano rassegnarsi all'idea che la giovane repubblica polacca avesse ottenuto frontiere nuove e più eque, né a quella della funzione da essa acquisita nella vita internazionale. La Polonia era diventata uno degli obiettivi fondamentali della pressione diplomatica ed economica dei paesi occidentali e dell'attività sovvertitrice dei loro diversi servizi segreti. I governi degli USA e della Gran Bretagna compirono numerosi tentativi di ingerirsi negli affari interni della Polonia. Il segretario di Stato degli USA James F. Byrnes, in un discorso pronunciato a Stoccarda nel settembre 1946, aveva cercato di mettere in discussione il carattere definitivo della frontiera polacco-tedesca e, nel corso della conferenza di Mosca dei ministri degli esteri dell'aprile 1947, il nuovo segretario di Stato USA, George Marshall, ne propose la revisione.
I tentativi di rivedere i confini della Polonia, che furono parte integrante della «guerra fredda» scatenata dagli imperialisti occidentali e che erano diretti a eliminare una delle basi fondamentali della sicurezza europea, fallirono. La Polonia respinse categoricamente, nel giugno 1947, il «Piano Marshall», riuscendo nello stesso tempo a concludere accordi commerciali e di altro genere, basati sul reciproco vantaggio, con i paesi occidentali. Mentre nel 1945 solo 6 paesi avevano relazioni commerciali con la Polonia, nel 1948 essa commerciava già con 37 paesi.
La profonda comunità di interessi dei paesi di democrazia popolare e socialisti sorti dopo la seconda guerra mondiale, li induceva a praticare una politica che li schierava al fianco dell'URSS e li portava a stringere relazioni reciproche molto strette. Già il 18 marzo 1946, la Polonia stipulò un trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza con la Jugoslavia.
Il dissidio sulla frontiera polacco-cecoslovacca, nato dal fatto che gli elementi reazionari guidati da Mikolajczyk non volevano riconoscere l'illegittimità degli accordi di Monaco, in particolare per quanto concerneva la regione di Teschen, fu risolto nel 1946, e il 10 marzo 1947 i due paesi concludevano un trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza. In seguito, trattati analoghi vennero firmati con Bulgaria (18 maggio 1948) e Romania (26 gennaio 1949). Il 23 e 24 giugno 1948 aveva luogo a Varsavia la prima conferenza dei ministri degli esteri dei paesi socialisti europei.
Le strette relazioni politiche e economiche allacciate dalla Polonia con l'URSS e con tutti i paesi di democrazia popolare furono parte integrante del processo di formazione del sistema socialista mondiale. Queste relazioni acquisirono una nuova qualità quando, nel 1949, fu costituito, con la partecipazione autorevole della Polonia, il Consiglio di mutua assistenza economica (Comecon).
Nell'ottobre del 1949 la Polonia salutava la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese, con la quale stabiliva immediatamente relazioni diplomatiche.
Per la Polonia ha avuto una particolare importanza la nascita, ai suoi confini, della Repubblica Democratica Tedesca, il nuovo pacifico Stato operaio-contadino. Subito dopo la sua costituzione, la Polonia allacciò relazioni diplomatiche con la RDT.
La partecipazione del popolo polacco alla lotta per il rafforzamento della pace in Europa e per scongiurare il pericolo di una nuova guerra mondiale, è stata apprezzata dalle forze progressiste di tutto il mondo. Una dimostrazione di ciò si è avuta a Wroclaw, il grande centro delle terre restituite alla Polonia, dove, nell'agosto 1948, si svolse il Congresso mondiale degli uomini di cultura per la pace.