La divisione del movimento
comunista internazionale
Le spinte oggettive

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Seppellire il movimento comunista uscito dalla rivoluzione del 1917, che nel 1960, all'epoca della riunione di Mosca degli 81 partiti comunisti, rappresentava un terzo dell'umanità a livello statuale ed egemonizzava i grandi movimenti antimperialisti e anticolonialisti dell'epoca, non era cosa facile, anche se Kruscev aveva piazzato nel 1956 la sua carica esplosiva nel cuore dello schieramento, cioè nell'Unione Sovietica.

Il detonatore che era stato innescato col XX congresso aveva provocato un sommovimento che si era propagato poi in tutti i settori comunisti impedendone la ricomposizione ma, soprattutto, mettendo in moto processi strutturali che, come i fatti successivi avrebbero dimostrato, erano in gestazione.

I dati oggettivi non giustificavano ovviamente le scelte negative fatte da protagonisti come Kruscev o Togliatti, ma ci devono spingere a capire il nesso tra i processi storici effettivi e le conclusioni delle varie vicende in atto dopo il 1956.

In questo contesto emergono le tre cose essenziali che in questa parte della nostra documentazione vogliamo rappresentare. Quello che fino al 1960 sembrava un movimento comunista ancora unitario, nei fatti era una realtà in crisi che si andava articolando, come dimostreremo più avanti, sotto la spinta di questioni oggettive che stavano alla base delle divisioni. Una impostazione di questo tipo e l'analisi dei processi di cui stiamo parlando ci farà capire che quando è stata ammainata la bandiera rossa sul Cremlino, Eltsin ne ha rappresentato solo la cialtronesca tragicommedia finale.

Le tre cose da analizzare - e che spesso si confondono nel polverone degli "orrori ed errori" - riguardano i paesi del socialismo reale in Europa, lo sviluppo della teoria delle vie nazionali al socialismo e lo scontro di classe in Cina fino alla morte di Mao e alla liquidazione di quella che fu definita la 'banda dei quattro'. Non si è trattato quindi di una polemica ideologica e sui principi, ma di ben altro.

Quindi, se il detonatore è stato Kruscev, è anche importante inquadrare da un punto di vista di classe e rivoluzionario il resto degli avvenimenti di cui parliamo e che si chiamano, è bene ripeterlo, scontro di classe nei paesi socialisti europei dopo la destalinizzazione, trasformazione dei partiti comunisti occidentali in partiti parlamentaristi e quindi con un cambio definitivo della loro natura, rivoluzione culturale in Cina che per dieci anni ha significato lo scontro, con fasi di vera e propria guerra civile, tra le diverse linee presenti nel PCC.

La vicenda sovietica, seppure è stata il punto di inizio, deve dunque essere studiata nel suo complesso e nelle sue articolazioni. Ciascuna delle questioni ha sue proprie caratteristiche e quindi a liquidare l'impostazione su cui Lenin e il movimento comunista si erano costruiti dal 1917 in poi hanno concorso fattori diversi, di cui la vicenda sovietica è stata solo una parte.

Dobbiamo quindi uscire dai canoni con cui siamo abituati ad esprimerci e rifarci a una interpretazione materialistica dei fatti. Questo non modifica la definizione di controrivoluzione che abbiamo dato degli avvenimenti, ma cerca di spiegare le ragioni della sconfitta.