Rykov ha terrorizzato il partito, qui, assicurando che le aree seminate
dell'U.R.S.S. hanno la tendenza a diminuire sistematicamente. Nel
dir questo ammiccava al partito, dando a credere che colpevole della
riduzione delle aree seminate è la politica del partito. Non ha detto
apertamente che andiamo verso una degradazione, ma l'impressione che
si ricava dal suo discorso è che ci troviamo in presenza di qualcosa di
simile a una degradazione. È vero che le aree seminate hanno la tendenza
a ridursi sistematicamente? No, non è vero. Rykov ha operato qui con le
cifre medie delle aree seminate del paese. Ma il metodo delle cifre medie,
non rettificate coi dati delle singole regioni, non è un metodo scientifico.
Può darsi che Rykov abbia letto, una volta, «Lo sviluppo del capitalismo
in Russia» di Lenin. Se l'ha letto, dovrebbe ricordarsi come Lenin se la
prende con gli economisti borghesi che utilizzano il metodo delle cifre
medie relative all'aumento delle aree seminate, e ignorano i dati per
regioni. È strano che Rykov ripeta adesso gli errori degli economisti
borghesi. Ed ecco che, se si esamina la dinamica delle aree seminate per
regione, cioè se si tratta il problema scientificamente, risulta che in
alcune regioni le aree seminate aumentano sistematicamente, in altre a
volte diminuiscono, soprattutto a causa delle condizioni meteorologiche;
inoltre non ci sono dati i quali dicano che, in una qualsiasi regione, sia
pure in una sola delle regioni granarie importanti, ci troviamo davanti a
una riduzione sistematica delle aree seminate.
In realtà le aree seminate, nelle regioni colpite dal gelo o dalla
siccità, per esempio in alcune provincie dell'Ucraina, in questi ultimi
tempi indicano una riduzione.
Una voce: Non tutta l'Ucraina.
Schlichter: In Ucraina l'area seminata è aumentata del 2,7 %.
Stalin: Mi riferisco alla zona della steppa ucraina. Invece in altre
regioni, in Siberia per esempio, sul Volga, nel Kasakstan, nella Basckiria,
non colpite da cattive condizioni climatiche, l'area seminata aumenta in
modo sistematico. Come spiegare che in alcune regioni l'area seminata
aumenta sistematicamente, mentre in altre regioni a volte diminuisce?
Non si può certamente pretendere che in Ucraina la politica del partito sia
una e che in oriente o nel centro dell'U.R.S.S. sia un'altra. È assurdo,
compagni. È chiaro che le condizioni climatiche hanno qui un'importanza
considerevole.
È vero che i kulak riducono l'area seminata indipendentemente
dalle condizioni climatiche, la «colpa» di questo è, ammettiamolo, la
politica del partito, consistente nel sostenere le masse dei contadini
poveri e medi contro i kulak. Ma che deriva da questo? Ci siamo noi mai
impegnati a fare una politica che soddisfi tutti i gruppi sociali della
campagna, compresi i kulak? E in generale, possiamo noi avere una
politica che soddisfi gli sfruttatori e gli sfruttati, se vogliamo praticare, in
generale, una politica marxista? Che c'è di particolare se, in seguito alla
nostra politica leninista, che vuole limitare e superare gli elementi
capitalistici nella campagna, i kulak incominciano a diminuire, in parte,
le loro aree seminate? Può forse accadere altrimenti? Forse questa
politica è sbagliata: ce lo dicano francamente. Non è strano che degli
uomini che si dicono marxisti, spinti dalla paura tentino di far passare la
riduzione parziale delle aree seminate da parte dei kulak per una
diminuzione delle aree seminate in generale, che essi dimentichino che,
oltre ai kulak, esistono ancora i contadini poveri e medi, le cui aree
seminate si allargano, esistono i colcos e i sovcos, le cui aree seminate
crescono a ritmo accelerato?
Infine, c'è ancora una inesattezza nel discorso di Rykov a proposito
delle aree seminate. Rykov si è lamentato qui che in alcuni luoghi e
precisamente nei posti di maggior sviluppo dei colcos, il settore
individuale dei contadini poveri e medi incomincia a diminuire. È vero.
Ma cosa c'è di male? E come potrebbe essere diversamente? Se le
aziende povere e medie incominciano ad abbandonare il settore
individuale e passano all'economia collettiva, non è forse chiaro che
l'allargarsi e moltiplicarsi dei colcos deve trarre con sè una certa riduzione
del settore individuale dei contadini poveri e medi? Che cosa
volete? Adesso i colcos hanno più di due milioni di ettari di terreno. Alla
fine del piano quinquennale ne avranno più di 25 milioni. A spese di chi
aumenta il settore colcosiano? A spese del settore individuale del
contadino povero e medio. Che cosa volete? In quale altro modo far
passare le aziende individuali povere e medie sulla via dell'azienda
collettiva? Non è forse chiaro che il settore dei colcos, in tutta una serie
di regioni, aumenterà a spese del settore individuale? E strano ohe ci sia
della gente che non vuole capire delle cose così semplici.