e) Del ritmo di sviluppo dell'industria
e delle nuove forme d'alleanza

Infine, vi è la questione del ritmo di sviluppo dell'industria e delle nuove forme d'alleanza fra la città e la campagna. Questo è uno dei punti più importanti dei nostri disaccordi. L'importanza di esso consiste nel fatto che vi fanno capo tutti i fili dei nostri disaccordi pratici circa i problemi della politica economica del partito.

Che cosa sono le nuove forme d'alleanza, che cosa significano dal punto di vista della nostra politica economica?

Significano, prima di tutto, che oltre alle vecchie forme d'alleanza (fra la città e la campagna, quando l'industria soddisfaceva principalmente il fabbisogno individuale del contadino (tessuti di cotone, scarpe, manifatture in generale, ecc.), ci occorrono inoltre delle nuove forme d'alleanza, in cui l'industria deve soddisfare i bisogni produttivi dell'azienda contadina (macchine agricole, trattrici, sementi selezionate, concimi, ecc.). Se prima soddisfacevamo prevalentemente le richieste individuali del contadino, prestando poca attenzione alle necessità produttive della sua azienda, oggi, pur continuando a soddisfare il fabbisogno individuale del contadino, dobbiamo poggiare dappertutto sul rifornimento di macchine agricole, di trattrici, concimi, ecc., aventi una relazione diretta con la ricostruzione della produzione agricola su una nuova base tecnica. Fino a quando si trattava della ricostituzione dell'agricoltura e della messa in valore delle terre degli ex proprietari fondiari e dei kulak, potevamo accontentarci delle vecchie forme di alleanza. Ma oggi che si tratta della ricostruzione dell'agricoltura, ciò non è più sufficiente. Oggi bisogna procedere oltre, aiutando il contadino a ricostruire la produzione agricola sulla base di una nuova tecnica e del lavoro collettivo.

Significano, in secondo luogo, che parallelamente al riattrezzamento della nostra industria, dobbiamo accingerci in modo serio a riattrezzare anche l'agricoltura. Riattrezziamo e in parte abbiamo già riattrezzato la nostra industria, dandole una nuova base tecnica, rifornendola di nuove macchine perfezionate, di quadri nuovi, migliori. Costruiamo nuove fabbriche e officine, ricostruiamo e allarghiamo quelle vecchie, sviluppiamo la metallurgia, la chimica, le costruzioni meccaniche. Su questa base sorgono le città, si moltiplicano i nuovi centri industriali, si estendono quelli vecchi. Su questa base cresce la domanda di generi alimentari, di materie prime per l'industria. L'agricoltura, invece, rimane addietro, coi suoi vecchi attrezzi, coi suoi vecchi metodi patriarcali di lavorazione della terra, con la sua vecchia tecnica primitiva, che non serve più a niente o quasi a niente, con le sue vecchie forme di gestione e di lavoro proprie dell'azienda contadina individuale. Cosa vuol dire, per esempio, il fatto che mentre prima della rivoluzione avevamo circa 16 milioni di aziende contadine, adesso non ne abbiamo meno di 25 milioni? Cosa vuol dire tutto ciò, se non che l'economia agricola prende un carattere di sempre maggior dispersione e spezzettamento? Orbene, il tratto caratteristico delle piccole aziende disperse è che esse non sono in grado di utilizzare convenientemente la tecnica, le macchine, le trattrici, i dati della scienza agronomica, che esse sono aziende la cui produzione mercantile è esigua. Di qui l'insufficiente afflusso di prodotti agricoli sul mercato. Di qui il pericolo di rottura tra la città e la campagna, tra l'industria e l'agricoltura. Di qui la necessità di portare, di spingere l'agricoltura a raggiungere il ritmo di sviluppo dell'industria. Ora, affinchè scompaia questo pericolo di rottura, bisogna accingersi seriamente a riattrezzare l'agricoltura sulla base di una nuova tecnica. Ma per riattrezzarla, bisogna riunire gradatamente in grandi aziende, in collettività, le aziende contadine disperse, bisogna edificare l'agricoltura sulla base del lavoro collettivo, bisogna ingrandire le collettività, bisogna sviluppare i sovcos vecchi e nuovi, bisogna applicare sistematicamente a tutti i rami fondamentali dell'agricoltura le forme di massa di stipulazione, bisogna sviluppare il sistema delle Stazioni di macchine e di trattrici che aiutano i contadini ad assimilare la nuova tecnica e a collettivizzare il lavoro, - in una parola, bisogna portare gradatamente le piccole aziende contadine sulla base della grande produzione collettiva, perchè solo la grande produzione di tipo sociale è in grado di utilizzare tutti i dati della scienza e della nuova tecnica e di spingere avanti a passi di sette leghe lo sviluppo della nostra agricoltura.

Ciò non significa, ben inteso, che dobbiamo sbarazzarci dell'azienda individuale dei contadini poveri e medi. Niente affatto. L'azienda individuale del contadino povero e medio, per quanto riguarda il rifornimento dell'industria in generi alimentari e in materie prime, ha e avrà ancora, nel prossimo avvenire, una parte preponderante. Appunto per questo è necessario appoggiare l'azienda individuale del contadino povero e medio. Ma ciò significa che la sola azienda contadina individuale è già insufficiente. Questo ci dicono le nostre difficoltà nella compera del grano da parte dello Stato. Perciò lo sviluppo dell'azienda individuale del contadino povero e medio deve essere completato sviluppando in tutti i modi le forme di azienda collettiva e i sovcos. Perciò bisogna gettare un ponte tra le aziende individuali dei contadini poveri e medi e le forme di economia sociale e collettiva, e ciò si ottiene con le stipulazioni su grande scala, con le Stazioni di macchine e di trattrici, con lo sviluppo intenso delle cooperative, allo scopo di facilitare al contadino il passaggio della sua piccola azienda individuale sulla via del lavoro collettivo. Senza queste condizioni è impossibile un serio sviluppo dell'agricoltura. Senza queste condizioni è impossibile risolvere il problema del grano. Senza queste condizioni è impossibile strappare gli strati contadini meno abbienti alla povertà, all'indigenza.

Le nuove forme d'alleanza significano, infine, che bisogna sviluppare in tutti i modi la nostra industria, fonte essenziale di alimentazione della produzione agricola e della sua ricostruzione, che bisogna sviluppare la metallurgia, la chimica, le costruzioni meccaniche, che bisogna costruire delle fabbriche di trattrici, di macchine agricole, ecc. Non occorre dimostrare che è impossibile sviluppare i colcos, che è impossibile sviluppare le Stazioni di macchine e di trattrici se non si attirano le masse fondamentali dei contadini alle forme di gestione collettiva attraverso le stipulazioni su grande scala, se non si rifornisce l'agricoltura di una quantità rilevante di trattrici, di macchine, ecc. Ma rifornire la campagna di macchine e di trattrici è impossibile se non si sviluppa la nostra industria a ritmo accelerato. Di qui la necessità di un rapido ritmo di sviluppo della nostra industria come chiave della ricostruzione dell'agricoltura sulla base del collettivismo.

Tale è il senso e l'importanza delle nuove forme d'alleanza.

Il gruppo Bukharin è costretto a riconoscere, a parole, la necessità delle nuove forme d'alleanza. Ma si tratta soltanto d'un riconoscimento a parole, coll'intento di far passare, sotto la bandiera del riconoscimento verbale delle nuove forme d'alleanza, qualcosa di diametralmente opposto. Bukharin in realtà è contro le nuove forme d'alleanza. Per Bukharin il punto di partenza non è il rapido ritmo di sviluppo dell'industria come leva per la ricostruzione della produzione agricola, ma lo sviluppo dell'azienda contadina individuale. Egli mette in primo piano la «normalizzazione» del mercato e l'introduzione del libero gioco dei prezzi sul mercato dei prodotti agricoli, l'introduzione, in sostanza, della completa libertà di commercio. Di qui la sua diffidenza verso i colcos, quale è apparsa nel suo discorso all'Assemblea plenaria di luglio del Comitato centrale e nelle tesi presentate da lui prima di questa Assemblea plenaria. Di qui la sua posizione ostile ad ogni e qualsiasi misura straordinaria contro i kulak per la compera del grano da parte dello Stato. È noto che Bukharin teme le misure straordinarie come il diavolo l'acqua santa. È noto che Bukharin non riesce ancora a comprendere che nelle condizioni attuali il kulak non consegnerà di buon grado, spontaneamente, una quantità sufficiente di grano. Questo è dimostrato ormai dall'esperienza di due anni del nostro lavoro d'approvvigionamento.

E allora, che fare, se malgrado tutto difetteremo di grano mercantile? Bukharin risponde: non molestate il kulak con delle misure straordinarie e importate il grano dall'estero. Non molto tempo fa egli ha proposto di importare dall'estero 50 milioni di pudi di grano, vale a dire per 100 milioni di rubli oro. E se la valuta è necessaria per importare macchinario per l'industria? Bukharin risponde: bisogna dare la preferenza all'importazione di grano, evidentemente passando in secondo piano l'importazione di macchine per l'industria.

Risulta, in tal modo, che la base per risolvere il problema granario e ricostruire l'agricoltura non è un rapido ritmo di sviluppo dell'industria, ma lo sviluppo dell'azienda contadina individuale, compresa l'azienda dei kulak, sulla base del mercato libero e del libero gioco dei prezzi.

In tal modo ci troviamo di fronte a due piani differenti di politica economica.

Piano del partito:
1) Riattrezziamo l'industria (ricostruzione).
2) Incominciamo a riattrezzare seriamente l'agricoltura (ricostruzione). 3) Per questo bisogna estendere la costruzione di colcos e di sovcos, introdurre su vasta scala le stipulazioni e le Stazioni di macchine e di trattrici, come mezzi per stabilire fra l'industria e l'agricoltura un'alleanza nel campo della produzione.
4) Per quanto riguarda le difficoltà della compera del grano nel momento attuale, bisogna riconoscere che delle misure straordinarie temporanee, corroborate dall'appoggio sociale delle masse dei contadini poveri e medi, sono ammissibili, come uno dei mezzi per spezzare la resistenza dei kulak e prender loro il massimo delle eccedenze di grano, necessarie per fare a meno dell'importazione di grano e conservar la valuta per lo sviluppo dell'industria.
5) L'azienda individuale dei contadini poveri e medi ha e continuerà ad avere una parte preponderante nel rifornire il paese di generi alimentari e di materie prime, ma, da sola, essa è già insufficiente; lo sviluppo dell'azienda individuale dei contadini poveri e medi deve perciò essere completato dallo sviluppo dei colcos e dei sovcos, dalle stipulazioni su larga scala, dallo sviluppo più intenso delle Stazioni di macchine e di trattrici, per poter meglio soppiantare gli elementi capitalistici nell'agricoltura e passare gradatamente dalle aziende contadine individuali al lavoro collettivo.
6) Ma per ottenere tutto questo è necessario, prima di tutto, intensificare lo sviluppo dell'industria, della metallurgia, della chimica, delle costruzioni meccaniche, delle fabbriche di trattrici, di macchine agricole, ecc. Senza questo è impossibile risolvere il problema del grano e ricostruire l'agricoltura.
Conclusione: la chiave di volta della ricostruzione dell'agricoltura sta in un rapido ritmo di sviluppo della nostra industria.


Piano di Bukharin:
1) «Normalizzazione» del mercato, introduzione del libero gioco dei prezzi sul mercato e aumento del prezzo del grano, anche se queste misure possono condurre al rincaro dei prodotti industriali, delle materie prime, del pane.
2) Sviluppare in tutti i modi l'azienda contadina individuale riducendo in certa misura il ritmo di sviluppo dei colcos e dei sovcos (tesi di Bukharin in luglio, discorso di Bukharin all'Assemblea plenaria di luglio).
3) Per la compera del grano da parte dello Stato, abbandonarsi alla spontaneità, escludendo, sempre e in ogni caso, l'applicazione, anche solo parziale, di misure straordinarie contro i kulak, anche se queste misure vengono sostenute dalla massa dei contadini poveri e medi.
4) In caso di scarsità di grano, importare grano per circa 100 milioni di rubli.
5) E se la valuta non basterà ad assicurare l'importazione di grano e l'importazione di macchine per l'industria, ridurre l'importazione delle macchine e quindi il ritmo di sviluppo della nostra industria, altrimenti l'agricoltura «segnerà il passo», o peggio ancora, «andrà puramente e semplicemente degradando».
Conclusione: la chiave di volta della ricostruzione dell'agricoltura sta nello sviluppo dell'azienda contadina individuale.

Ecco come stanno le cose, compagni! Il piano di Bukharin è un piano di riduzione del ritmo di sviluppo dell'industria e mina le nuove forme d'alleanza.

Tali sono i nostri disaccordi.

Non siamo in ritardo nello sviluppo delle nuove forme d'alleanza, nello sviluppo dei colcos, dei sovcos, ecc.?

C'è chi afferma che il partito, in questo campo, è in ritardo almeno di due anni. È falso, compagni. È assolutamente falso. Possono parlare così solo gli schiamazzatori di «sinistra», che non hanno la minima idea dell'economia dell'U.R.S.S. Cosa significa essere in ritardo, in questo campo? Se si vuol dire che bisognava prevedere la necessità dei colcos e dei sovcos, questo abbiamo incominciato a farlo fin dall'epoca della Rivoluzione d'ottobre. Che il partito abbia preveduto la necessità dei colcos e dei sovcos fin dal periodo della Rivoluzione d'ottobre, non si può dubitarne. Si può, infine, prendere il nostro programma, approvato dall'VIII Congresso del partito (marzo 1919). La necessità dei colcos e dei sovcos vi è presa in considerazione con la massima chiarezza. Ma la previsione, da parte degli organi dirigenti del nostro partito, della necessità dei colcos e dei sovcos, non basta da sola a creare e organizzare un movimento di massa per i colcos e i sovcos. Non si tratta dunque di prevedere, ma di realizzare il piano di costruzione dei colcos e dei sovcos. La realizzazione di questo piano esige però una serie di condizioni, che finora non sono esistite o sono apparse solo negli ultimi tempi. Ecco di che cosa si tratta, compagni.

Per applicare il piano d'un movimento di massa per i colcos e i sovcos, è necessario, per prima cosa, che tutto il partito in massa appoggi la direzione del partito su questo punto. E il nostro partito, com'è noto, ha più di un milione di membri. Di conseguenza, bisognava convincere la grande massa dei membri del partito della giustezza della politica degli organi dirigenti. Questo - in primo luogo.

È necessario, in seguito, che si crei in seno ai contadini un movimento di massa per i colcos, affinchè i contadini non temano i colcos e vi entrino spontaneamente, convincendosi con la propria esperienza della superiorità dei colcos sull'azienda individuale. E si tratta d'una cosa seria, che richiede del tempo. Questo - in secondo luogo.

È necessario, in seguito, che lo Stato abbia i mezzi materiali necessari per finanziare il movimento, per finanziare i colcos e i sovcos. E occorrono centinaia e centinaia di milioni, cari compagni. Questo - in terzo luogo.

È necessario, infine, che l'industria sia sviluppata in misura più o meno sufficiente, nella misura necessaria per fornire l'agricoltura di macchine, di trattrici, di concimi, ecc. Questo - in quarto luogo. Si può affermare che queste condizioni esistessero già due o tre anni fa? No, non si può affermarlo.

Non si può dimenticare che siamo un partito dirigente, e non di opposizione. Un partito d'opposizione può lanciare delle parole d'ordine, - parlo delle parole d'ordine pratiche, fondamentali, del movimento, - per realizzarle dopo la sua andata al potere. Nessuno può accusare un partito d'opposizione di non realizzare immediatamente le sue parole d'ordine fondamentali, perchè tutti comprendono che il timone non è nelle mani del partito di opposizione, ma di altri partiti. Le cose sono completamente diverse quando si tratta di un partito dirigente, qual'è il nostro partito bolscevico. Le parole d'ordine di tale partito non rappresentano delle parole d'ordine pure e semplici (d'agitazione), ma molto di più, perchè hanno il valore di decisioni pratiche, il valore di leggi, che bisogna senz'altro applicare. Il nostro partito non può lanciare una parola d'ordine pratica e poi rimandarne l'applicazione. Questo sarebbe ingannare le masse. Per lanciare una parola d'ordine, particolarmente una parola d'ordine così seria come quella dell'entrata di masse di milioni di contadini sulla strada del collettivismo, bisogna disporre delle condizioni che permettono la sicura realizzazione di essa, bisogna, infine, creare, organizzare queste condizioni. Ecco perchè è insufficiente, per noi, la sola previsione, da parte degli organi dirigenti del partito, della necessità dei colcos e dei sovcos. Ecco perchè ci occorrono le condizioni necessarie per realizzare, per mettere in pratica le nostre parole d'ordine.

Il nostro partito, nella sua massa, era pronto, diciamo, due o tre anni fa, a sviluppare in tutti i modi i colcos e i sovcos? No, non era ancora pronto! Una svolta profonda nelle masse del partito verso le nuove forme d'alleanza è incominciata solo con le prime serie difficoltà nella compera del grano da parte dello Stato. Ci son volute queste difficoltà perchè il partito, in massa, sentisse quanto sia necessario imprimere uno slancio alle nuove forme di alleanza e, prima di tutto, alla costruzione dei colcos e dei sovcos, e appoggiasse decisamente il suo Comitato centrale in questo campo. Eccovi una condizione che prima non esisteva e adesso esiste.

Esisteva, due o tre anni fa, un movimento importante di masse di milioni di contadini in favore dei colcos e dei sovcos? No, non esisteva. È noto a tutti che due o tre anni fa i contadini erano ostili ai sovcos e trattavano i colcos come «comuni» assolutamente inutili. E ora? Ora le cose sono cambiate. Ora abbiamo degli strati interi di contadini che guardano ai sovcos e ai colcos come a una fonte di aiuti per l'azienda contadina, in sementi, in bestiame di razza, macchine, trattrici. Ora basta dare delle macchine e delle trattrici, e lo sviluppo dei colcos andrà avanti a ritmo accelerato.

Donde proviene questa svolta in certi strati, abbastanza notevoli, di contadini? Che cosa l'ha favorita? Prima di tutto lo sviluppo delle cooperative e d'un movimento cooperativo. È fuor di dubbio che senza un potente sviluppo della cooperazione, particolarmente agricola, che ha creato tra i contadini una base psicologica favorevole ai colcos, non avremmo oggi, in interi strati di contadini, la corrente che esiste a favore dei colcos. Una grande importanza ha avuto qui anche l'esistenza di colcos bene organizzati, che hanno dato ai contadini dei buoni esempi del modo come si può migliorare l'agricoltura, riunendo le piccole aziende contadine in grandi aziende collettive. Ha pure avuto la sua efficacia l'esistenza di sovcos bene organizzati che hanno aiutato i contadini a migliorare le loro aziende. Non sto a parlare di altri fatti, che son noti a tutti voi. Ecco ancora una condizione, che prima non avevamo e che adesso abbiamo.

Inoltre, si può forse affermare che due o tre anni fa avessimo la possibilità di finanziare seriamente i colcos e i sovcos assegnando a questo scopo delle centinaia di milioni di rubli? No, non si può affermarlo. Sapete bene che non avevamo nemmeno i mezzi sufficienti per sviluppare quel minimo d'industria, senza il quale, nonché la ricostruzione dell'agricoltura, è impossibile in generale qualsiasi industrializzazione. Potevamo sottrarre questi mezzi all'industria, base dell'industrializzazione del paese, per darli ai colcos e ai sovcos? È evidente che non lo potevamo fare. E adesso? Adesso abbiamo i mezzi per sviluppare i colcos e i sovcos.

Si può forse affermare, infine, che due o tre anni fa avessimo già una base industriale sufficiente per rifornire intensamente l'agricoltura di macchine, di trattrici, ecc? No, non si può affermarlo. Il nostro obiettivo consisteva allora nel creare una base industriale minima, che ci permettesse di fornire nel futuro delle macchine e delle trattrici all'agricoltura. È per creare questa base che sono servite allora le nostre magre risorse finanziarie. E adesso? Adesso abbiamo questa base industriale per l'agricoltura. In ogni caso, la stiamo creando, questa base, a ritmo accelerato.

Ne deriva che le condizioni necessarie per uno sviluppo su vasta scala dei colcos e dei sovcos si sono create solo in questi ultimi tempi.

Ecco come stanno le cose, compagni.

Ecco perchè non si può dire che abbiamo ritardato a sviluppare le nuove forme d'alleanza.