ANTISTALINISMO E CONTRORIVOLUZIONE
Due questioni che non possono essere separate

Kruscev, quello che ha organizzato la prima fase della controrivoluzione, ha mirato al centro della questione, a Stalin. E da questa demolizione, che non ha nulla di personale, cioè non è legata al 'culto della personalità', sono derivati i passaggi successivi, quelli che hanno portato alla liquidazione del socialismo nell'URSS e delle democrazie popolari nell'Europa dell'Est e alla trasformazione socialdemocratica di molti partiti comunisti. Dopo aver documentato finora il ruolo di Stalin nella costruzione del socialismo e quindi cercato di dimostrare che la falsificazione storica ha avuto come obiettivo vero di far marciare la controrivoluzione , ci proponiamo dunque di iniziare una nuova fase di ricerca sulla natura della controrivoluzione, anticipata già nel 1953 con la fucilazione di Beria, su quali ne sono stati gli attori e come si è articolato il movimento comunista in questo processo.

A monte di questa ricostruzione rimane il fatto essenziale che la discriminante dentro l'area che si richiama al movimento comunista è la posizione su Stalin. Avere continuato a mantenere l'equivoco su questo è stato molto grave e ha favorito la grande operazione di diffamazione che la borghesia internazionale ha fatto per allontanare lo spettro del comunismo. Aver accettato questo terreno, questo brodo di cultura che fu a suo tempo il brodo di cultura del trotskismo, ha rafforzato le tendenze socialdemocratiche e ha reso incomprensibile il processo rivoluzionario iniziato nel 1917. E ha reso anche possibile la diffusione dell'idea che la rivoluzione comunista sia davvero un 'pranzo di gala' o un atto una tantum prima della conquista del paradiso, e ciò contro l'ottica marxista sul carattere di una trasformazione sociale che presuppone lo spodestamento violento di una classe sfruttatrice.

Richiamiamo questo discorso di carattere generale per evidenziare che la nostra posizione su Stalin non è una manifestazione di fede, nè una accettazione acritica del suo operato. Essenzialmente è la capacità di giudicare il suo ruolo nello sviluppo della lotta di classe interna all'URSS e sul piano internazionale e nella costruzione delle basi del socialismo.Contro questa storia si accanisce, ancora oggi, la cultura della borghesia, ovviamente, ma si accanisce anche la sinistra antistalinista che ne è in sostanza una derivazione.

La nostra ricostruzione degli avvenimenti parte dal XIX congresso del PCUS, alla vigilia della morte di Stalin, in cui si registrano già segnali di cedimento di una dinamica rivoluzionaria. Dopo pochi mesi, morto Stalin, viene eliminato Beria e poi inizia la grande operazione kruscioviana che si interrompe bruscamente nel 1964 con le sue dimissioni forzate. I danni sono però irreparabili, sia sul piano interno che internazionale, anche se l'ascesa di Breznev blocca la situazione per ben 18 anni, senza però rovesciare la tendenza alla destabilizzazione sia interna che nelle democrazie popolari. E' con Gorbaciov poi che si completa l'opera.

Che cosa è stato dunque l'antistalinismo? Diciamo che è stato il grimaldello con cui si è aperto un varco attraverso cui la controrivoluzione è passata. Da questo punto di vista il giudizio è incontrovertibile.