Vassili Ivanovic Ciuikov
Maresciallo dell'Unione Sovietica

Da Stalingrado a Berlino
La fine del Terzo Reich



Vassili Ivanovic Ciuikov [vedi i cenni biografici] è stato tra i protagonisti dell'epica lotta dell'Urss contro le armate fasciste. Pubblichiamo la prefazione a uno dei suoi libri di memorie, Naciago puti konez Tretiego Reicha, tradotto in italiano da Arno Specht e altri col titolo La fine del Terzo Reich, Baldini & Castoldi, Milano, 1969 e ancora Edizioni Accademia, 1979.



La fine del Terzo Reich

Prefazione

Nel mio scritto ho dato particolare importanza al fatto che la verità è il migliore alleato nella battaglia per la pace; se io ora sono lieto di vederlo uscire tradotto in altre lingue, vorrei pure far del mio meglio perché i lettori capissero in maniera profonda il significato del movimento contro la guerra che agita la collettività umana. Nelle mie annotazioni riporto avvenimenti di cui sono stato testimone, od ai quali ho partecipato io stesso: avevo il comando della 62ª armata che, attestata sulla principale direttiva di attacco, respinse l'offensiva sferrata dall'esercito hitleriano su Volgograd (già Stalingrado).

Ben posso immaginare quale commozione, e quali sentimenti susciterà il mio libro nell'animo dei molti tedeschi che hanno avuto parenti caduti negli aspri combattimenti svoltisi sulle rive del Volga, ove i partecipanti di entrambe le parti dovettero sopportare privazioni inenarrabili. E' lontana da me l'idea di attenuare o sottacere la durezza delle sofferenze, la fame, la morte di intieri reparti, che i soldati tedeschi subirono, giacché così si svolsero gli avvenimenti. L'amara verità è preferibile a bugie pietose. Più sono quelli che vengono a conoscenza della verità in fatto di guerra, e tanto più forte sarà il movimento di protesta contro quei tedeschi dell'Occidente che sognano la « revanche ».

Gli otto anni, che nel dopoguerra ho trascorso in Germania, hanno dimostrato, a me ed a coloro che leggono questo libro, che la vera felicità e la vera gioia risiedono nella pace, nei rapporti amichevoli tra i popoli, nello svolgere un lavoro proficuo, nel dedicarsi allo stesso con abnegazione eroica, nella battaglia a favore della pace, e nella prosperità di tutti i popoli. Oggigiorno, a tanti anni dalla fine della guerra dobbiamo chiederci: A quale scopo venne versato tanto sangue? Perché furono necessari bombardamenti così spaventosi ? Perché città, villaggi, impianti industriali e minerari vennero distrutti così insensatamente? Perché tante pene, sofferenze, lacrime? Negli anni della guerra e della ricostruzione si è dovuto tanto soffrire: ed a quale scopo? E chi ne porta la colpa?

Come difensore di Stalingrado e capo della 62a armata che, combattendo, si aprì la strada dal Volga a Berlino, intendo rispondere a questi interrogativi con franchezza e in piena coscienza. Nella lotta contro i conquistatori fascisti diedi tutto me stesso, sopportando fatiche, aguz- zando l'ingegno, mostrando una volontà vigile e tenace. La morte mi ha spesso sfiorato, e di stretta misura sono sfuggito ai proietti ed ai bombardamenti dei nazisti. Non è per attizzare velleità di rivincita, passioni sopite, o per risvegliare amari ricordi del passato, che tratto di quanto è avvenuto. Se mi soffermo sugli accaniti combattimenti che avevano per posta Stalingrado, o riferisco sui bombardamenti cui fu sottoposta questa città, se tratteggio le miserande condizioni delle truppe tedesche durante l'accerchiamento, lo faccio perché fatti del genere non debbano mai più ripetersi, poiché per tutti i popoli sono indispensabili amicizia e pace. E quando ci proponiamo di opporci alla guerra, è necessario che la verità sia conosciuta, che si sappia che cosa la guerra apporta alla umanità, che si presti orecchio a chi l'ha vissuta, prendendo parte al suo svolgersi. Allora i nostri figli, i nipoti, i lontani pronipoti, potranno difendere con cura gelosa l'amicizia tra i popoli e tenerla cara.



La seconda guerra mondiale è stata nella storia della umanità la guerra più vasta e sanguinosa.

Più dell'80% della intiera popolazione mondiale fu implicata nel conflitto, cui presero parte ben 61 stati con un totale di 1.700 milioni di abitanti. I combattimenti si estesero su una superficie di 22 milioni di chilometri quadrati e 110 milioni di persone prestarono servizio nelle forze armare dei belligeranti. La guerra apportò sofferenze inimmaginabili all'umanità; da dati che sono di gran lunga incompleti, sappiamo che nel suo corso vennero uccise 32 milioni di persone, e ferite più di 35 milioni.

La lotta imperversò sui più diversi teatri di operazione; ma i combattimenti di maggior importanza si ebbero sul fronte sovietico-tedesco; per le proporzioni, le caratteristiche, i risultati sia nel campo militare sia politico, essi non possono in alcun modo venir paragonati agli avvenimenti accaduti sugli altri fronti; la grande guerra a difesa della patria sovietica contro la Germania nazista rappresenta, nell'ambito della seconda guerra mondiale, la parte principale. Nel corso della stessa, venne inflitta dal popolo sovietico e dalle sue forze armate, sotto la guida del partito comunista, al fascismo tedesco, cioè al più temibile nemico dell'umanità, quella che fu la sconfitta decisiva. Fu la lotta tra sovietici e tedeschi che costituì la premessa e determinò l'esito vittorioso della seconda guerra mondiale a favore della coalizione anti-hitleriana.

Questa grande vittoria ed i movimenti di liberazione nazionale, che ne seguirono, permisero ai popoli di una serie di stati europei ed asiatici di sottrarsi al capitalismo e di incamminarsi per la strada della ricostruzione sociale; sotto la preminenza dell'Unione Sovietica, essi costituiscono oggi il sistema mondiale degli Stati socialisti, la roccaforte cioè della pace in tutto il mondo.

La vittoria sovietica contro il fascismo, l'accresciuta influenza della Unione Sovietica sul corso della storia mondiale, la potente attrazione delle teorie marxiste-leniniste sulle grandi masse lavoratrici, l'estendersi dei consensi verso l'Unione Sovietica sono tutte circostanze che provocano preoccupazioni ed inquietudini nel campo degli imperialisti, ai quali il desiderio di riacquistare le posizioni ormai perdute per il dominio del mondo, fa riaccendere la guerra fredda, e rimettere in opera tutti i mezzi della lotta ideologica contro la Unione Sovietica.

Una delle armi più importanti cui ricorrono consiste nel falsare in senso reazionario la verità storica della seconda guerra mondiale; così sottacciono o tendono a minimizzare il grande contributo dell'Unione Sovietica sia all'annientamento del dominio di Hitler, ed alla liberazione dei popoli europei dal giogo fascista, sia al raggiungimento della vittoria.

Nella letteratura borghese e reazionaria degli Stati Uniti, dell'Inghilterra, della Germania Occidentale, questo svisamento degli avvenimenti storici della seconda guerra mondiale, con le relative conseguenze, occupa uno spazio particolarmente notevole; ed è da notare che nel dopoguerra in questi paesi sono state date alle stampe innumerevoli pubblicazioni di diverso carattere attinenti alla storia della seconda guerra mondiale.

Gli scrittori borghesi, che sfalsano gli avvenimenti storici, si sforzano di dimostrare che i principali e più importanti avvenimenti della seconda guerra mondiale si sono svolti lontani dal fronte sovietico-tedesco, e precisamente sui teatri di guerra dove operavano gli anglo-americani; così pure cercano di provare che la sconfitta delle truppe fasciste sul fronte sovietico-tedesco non è tanto dovuta alla supremazia delle forze sovietiche, quanto ad un seguito di decisioni sbagliate, e di errori, nella condotta politica della Germania, come pure alle caratteristiche proprie del teatro di guerra sovietico-tedesco.

Nel 1920 Lenin aveva rilevato il fatto che « la borghesia, appoggiandosi alla sua organizzazione di propaganda e di persuasione, ricorre continuamente alla calunnia » [1]; ebbene oggi le cose non sono affatto cambiate.

La natura del capitalismo e della borghesia è proprio così. Engels scriveva: « La borghesia tira tutta l'acqua al suo mulino, e così avviene anche per la stesura degli avvenimenti storici; è proprio del suo sistema, delle sue condizioni di vita, sfalsare ogni cosa; essa falsifica la storia, e quei lavori dove la storia viene meglio alterata a vantaggio della borghesia, sono i meglio retribuiti » [2].

Gli scrittori borghesi, che trattano della seconda guerra mondiale, agiscono nell'interesse dei gruppi industriali quando svisano i fatti, e si rifiutano di riconoscere la effettiva, e facilmente constatabile, circostanza che il sistema capitalistico con le sue particolari contraddizioni, la politica aggressiva degli stati fascisti ed infine la politica di incoraggiamento alle aggressioni perpetrata da Stati Uniti, Inghilterra e Francia sono stati responsabili dello scoppio della seconda guerra mondiale. Con tali metodi essi — gli scrittori borghesi — tendono a ben determinati scopi a favore della loro classe sociale; per loro, il capitalismo non ha macchia di sorta, e la colpa è a carico delle masse popolari e del socialcomunismo.

I commentatori di storia e strategia di ispirazione reazionario-borghese, gli ex-generali di Hitler osteggiano sistematicamente il governo dei Soviet ed il partito comunista russo, e rappresentano la politica estera sovietica, prima della guerra, come una politica di minaccia all'indipendenza degli occidentali e della Germania. Haines ed Hoffmann negli Stati Uniti, Churchill, Fuller e Liddell Hart in Inghilterra, Assmann, Tippelskirch, Blumentritt e Westphal nella Germania Occidentale, tutti ripetono le demagogiche trovate della « quarta spartizione della Polonia » e del « pericolo rosso » incombente dall'Oriente.

Questi scrittori svisano le relazioni tra nazione e nazione dell'anteguerra e si sforzano di difendere la politica di tradimento fissata dagli occidentali a Monaco, e di sfalsare la politica sovietica di quell'epoca.

I gruppi industriali degli stati capitalisti si battevano solo per i loro interessi, senza curarsi della sorte delle masse, si trattasse pure di loro connazionali, quando i grossi industriali se la intendevano col fascismo di Hitler, ed ingoiando miliardi per l'industria degli armamenti, armavano il fascismo tedesco; le grandi industrie americane avevano, dal canto loro, avuto il privilegio di esser state le prime in ordine di tempo a militarizzare la Germania.

Fu con l'aiuto dei grossi industriali americani, inglesi, francesi, i quali detenevano posizioni di monopolio sui rispettivi mercati, che riuscì ai fascisti di Hitler di rimettere in piedi, in così poco tempo, l'industria pesante, di programmare l'industria di guerra e di rendere possibile la preparazione alla nuova guerra mondiale.

Il governo sovietico è stato costantemente fedele ai principi di una pacifica politica estera, sostenuta da Lenin; esso si fece promotore di una difesa collettiva contro l'aggressore ed era fermamente deciso ad intralciare la strada al fascismo di Hitler. Gli sforzi del governo sovietico per impedire una politica di aggressione fascista in Europa apparvero ben manifesti nell'agosto 1939 quando, su iniziativa dell'Unione Sovietica, ebbero luogo a Mosca trattative militari tra russi, francesi, inglesi che avrebbero dovuto condurre ad una comune difesa contro l'aggressore fascista.

Le trattative militari erano state precedute da trattative politiche che avevano avuto inizio nell'aprile del '39. Mentre i capi politici inglesi e francesi trattavano con l'Unione Sovietica, tentavano contemporaneamente di intendersi con Hitler e di giungere ad un accordo segreto per una nuova suddivisione del mondo, da compiersi a spese dell'Unione Sovietica; a Mosca erano prodighi di belle espressioni e di proteste di amicizia; a Berlino intanto facevano sapere ad Hitler che non lo avrebbero contrastato in caso di un suo attacco contro l'Unione Sovietica.

I componenti delle missioni militari, che dovevano condurre il doppio gioco, avevano, in seguito a tassative istruzioni dei governi francese ed inglese, soltanto poteri assai ristretti nel trattare con noi, e non potevano prendere decisioni in merito ai concreti problemi che si presentavano per organizzare praticamente la comune difesa contro la Germania di Hitler.

La situazione stava a questo punto, quando si rese necessario metter bene in chiaro se le truppe sovietiche, in caso di guerra con la Germania, avrebbero potuto transitare in territorio polacco. I rappresentanti francesi ed inglesi sapevano che i rispettivi governi avrebbero dato risposta negativa; così pure il governo polacco si oppose a questa richiesta più che giustificata. L'Unione Sovietica non possedeva alcun confine comune con la Germania e avrebbe potuto adempiere gli obblighi scaturenti dall'accordo, solo se alle truppe sovietiche fosse stato concesso di inoltrarsi nel territorio di quegli stati che erano interessati a fare affidamento su una comune difesa contro l'aggressore fascista; quindi, dato che la proposta sovietica non era stata accettata, non aveva alcun senso il prolungare le trattative. Come apparve evidente dalle direttive cui le missioni si attenevano, e dal corso delle trattative stesse, i responsabili della politica inglese e francese non avevano alcuna intenzione di vincolare le forze delle tre potenze per la lotta contro l'aggressore. Il loro scopo era soltanto di silurare le trattative di Mosca, per poter con ciò dimostrare alla Germania hitleriana che i sovietici non potevano disporre di alcun alleato, che erano isolati, e che potevano venir facilmente assaliti. In tali condizioni — e visto che le trattative erano state fatte naufragare ad opera di francesi ed inglesi, a loro volta sostenuti dagli americani — l'Unione Sovietica si vide costretta ad accettare la proposta tedesca di un patto di non aggressione che venne concluso il 23-8-1939. Questo avvenimento provocava tra le potenze imperialiste la rottura di una condotta unitaria nei confronti dell'Unione Sovietica che poteva favorire anche il pericolo che si formasse un blocco degli stati fascisti e di quelli imperialisti ai danni della Unione Sovietica.

Fin qui i fatti. Essi dimostrano che la seconda guerra mondiale non incominciò con una nuova spartizione della Polonia, come i mistificatori di origine borghese vorrebbero far credere, ma che la stessa è il risultato della politica d'aggressione perpetrata dal capitalismo e dalla grande industria. Alla guerra si giunse unicamente per rimaneggiare una nuova suddivisione dei territori mondiali.

Quando le truppe fasciste irruppero in Polonia e lo stato borghese polacco rapidamente si sfasciò, l'Unione Sovietica non potè ulteriormente restare estranea a questi avvenimenti; essa doveva erigere una diga contro l'aggressione fascista e salvare la popolazione della parte occidentale dell'Ucraina e della Russia Bianca dal pericolo del servaggio fascista.

Un tale compito richiese di riunire di nuovo alla loro patria la parte occidentale dell'Ucraina e della Russia Bianca che nel 1920 erano state annesse dalla Polonia, e di guarnirle con truppe sovietiche. Non occorre aggiungere che l'Unione Sovietica non pensava affatto a spartire la Polonia, e lo dimostra in modo convincente l'intera politica sovietica verso tale stato.

I soliti mistificatori, d'ispirazione borghese-reazionaria, degli avvenimenti di quel tempo, danno credito al mito fascista della guerra preventiva, sostenendo che la stessa fu condotta a difesa della Germania e degli altri paesi occidentali contro il pericolo di una aggressione sovietica; essi sostengono in pieno questa tesi, e svisano le cause della guerra tra Germania ed Unione Sovietica allo scopo di giustificare il criminoso attacco di Hitler; a tale proposito, e per l'audacia delle loro asserzioni, hanno la precedenza sugli altri scrittori gli ex-generali di Hitler Manstein, Guderian, Westphal, Tippelskirch, con qualche altro; il generale Tippelskirch passa a calunniare l'Unione Sovietica quando asserisce che ha fatto ogni sforzo per scatenare la guerra e che essa sola ne porta la colpa. Queste menzogne sono smascherate perfino dai documenti lasciati da coloro che allora vaneggiavano, sognando la guerra preventiva. Il diario di servizio tenuto dal capo dello Stato Maggiore dell'esercito maggior generale Haider fa luce su questi tentativi di far passare l'attacco alla Unione Sovietica come una guerra di difesa. In data 31 luglio 1940 troviamo questa annotazione: « Decisione: a seguito dell'analisi fatta, la Russia deve venir messa a tacere per la primavera del 1941 » [3].

Le dichiarazioni di Hitler sono un documento ben chiaro per tutti quelli che cercano di travisare la verità sulle origini della guerra tra Unione Sovietica e Germania e di rappresentare il conflitto come condotto dalla Germania preventivamente, a scopo difensivo. Il 30 marzo 1941 Hitler, in occasione di un rapporto segreto tenuto tra i capi militari per l'esame degli obiettivi e dei piani di guerra contro l'Unione Sovietica, diceva testualmente:

« I nostri obiettivi nei confronti della Russia sono: batterne l'esercito, disgregare lo Stato... lotta di due diverse concezioni di vita. Sentenza e condanna del bolscevismo... si tratta di una guerra di annientamento» [4].

Tali affermazioni stanno a dimostrare che i fascisti predisposero questa guerra proprio per scopi aggressivi e di conquista, mettono in luce le delittuose intenzioni del fascismo tedesco e la fedele loro attuazione da parte dello Stato Maggiore in occasione dell'aggressione che ne è poi seguita.

I soliti falsatori della storia tentano con ogni mezzo di ridurre l'importanza del fronte sovietico-tedesco come teatro di guerra decisivo per la seconda guerra mondiale, allo scopo di sminuire il grande significato della vittoria sovietica e di rendere minore la partecipazione russa alla distruzione del fascismo.

L'inizio di tale falsificazione è data dalle relazioni ufficiali e dai discorsi dei capi militari degli Stati Uniti e dell'Inghilterra, che vennero pubblicati immediatamente dopo la guerra. L'ondata successiva fu costituita dalle memorie e dai cosiddetti libri storici apparsi in gran copia in parecchi paesi capitalisti e scritti da Churchill, Fuller, Bradley, Guderian, Tippelskirch, Manstein e da altri apologeti dell'imperialismo.

Si tratta di libri che danno diffusione alla convinzione, erronea e quanto mai lontana dalla verità, che il fronte decisivo non fosse quello tedesco-sovietico, bensì i fronti dove combattevano le truppe degli Stati Uniti e dell'Inghilterra.

Noi non intendiamo sminuire i meriti dei popoli e degli eserciti dei nostri Alleati, che assieme a noi combatterono contro la Germania fascista ed il Giappone imperialista. L'importanza dell'uno e dell'altro teatro di guerra non deve comunque venir soppesata dai singoli successi; misura per un giudizio sono, oltre all'accanimento della lotta, i risultati politici e strategici che ne seguono. Se si confrontano la forza delle truppe contrapposte sui vari fronti, l'estensione e l'intensità della lotta, come pure i risultati, è facile convincersi che alla Unione Sovietica ed alle sue forze armate spetta la parte decisiva per la distruzione del blocco fascista.

Primo : dall'inizio dell'aggressione alla fine della guerra si trovavano sul fronte sovietico-tedesco le forze più importanti e meglio addestrare del blocco fascista.

Secondo: fu su questo fronte che vennero effettuate le operazioni che ebbero influenza decisiva sul corso e sull'esito della guerra.

Terzo : il blocco fascista subì le maggiori perdite - irrimediabili - in uomini e mezzi tecnici, ad opera delle truppe sovietiche.

Nei primi tre anni (dal giugno 1941 al maggio 1944) la Unione Sovietica tenne impegnato dal 70 al 72% di tutte le divisioni tedesche. Anche durante l'apertura del secondo fronte in Europa era impegnato nella lotta sul fronte russo il 58-60% delle divisioni tedesche; oltre a ciò si trovavano su quel fronte quasi tutte le divisioni e brigate degli stati satelliti; ad esempio, nel novembre 1942, 66 divisioni e 13 brigate.

La prolungata e dura lotta sul fronte sovietico-tedesco non impegnò soltanto grandi contingenti di forze tedesche ma ne determinò un quanto mai celere logoramento. Secondo i dati forniti dallo Stato Maggiore tedesco le perdite in morti e feriti ammontarono già dopo 5 mesi di guerra, cioè prima della controffensiva sovietica davanti a Mosca, a 743.000 uomini ossia il 23,1% delle forze impegnate dai tedeschi sul fronte sovietico. Fino al luglio 1943 le perdite ammontarono a 3.965.000 uomini, ed un anno dopo a 6.500.000 uomini [5].

Per svisare la parte e l'importanza avute dal fronte sovietico-tedesco, gli scritti di carattere storico-militare, redatti da elementi reazionario-borghesi, accreditano una loro teoria « della svolta decisiva della seconda guerra mondiale » ed attribuiscono ad avvenimenti verificatesi su altri teatri di guerra un ruolo determinante. Così Churchill, Fuller, Montgomery asserirono più volte che El Alamein e lo sbarco delle truppe americane in Marocco ed in Algeria avevano cambiato l'intiero corso della guerra. Fuller scrive: « Così terminò la battaglia di El Alamein, la battaglia terrestre maggiormente decisiva per la causa degli Alleati ed una delle più importanti nella storia d'Inghilterra » [6].

La versione sostenuta dai borghesi che sfalsano la storia, e secondo cui El Alamein e Stalingrado avrebbero avuto il medesimo influsso sullo svolgimento della seconda guerra mondiale, viene contraddetta da quanto segue.

Mentre ad El Alamein gli inglesi avevano di fronte 4 divisioni tedesche ed 8 italiane e fu possibile per il grosso delle truppe tedesche, e per una parte di quelle italiane sfuggire alla distruzione, a Stalingrado vennero annientate soltanto nel corso della controffensiva dal 19 settembre 1942 al 2 febbraio 1943, in modo completo, 36 divisioni e 3 brigate di truppa tedesca e dei paesi satelliti; inoltre venne inflitta ad altre 16 divisioni una grave sconfitta [7].

In tutto, nell'autunno 1942 e nell'inverno 1943, cioè in pochi mesi, vennero battute nel Sud dell'Unione Sovietica la 6a e la 2a armata, nonché la 4a armata corazzata dell'esercirò di Hitler, ed inoltre la 3a e la 4a armata rumena, l'8a armata italiana, e la 2a armata ungherese.

La sconfitta delle truppe tedesche a Stalingrado fu dunque il punto di svolta nel corso della grande guerra combattuta per la patria sovietica e del secondo conflitto mondiale; fu tra le fiamme della battaglia di Stalingrado che l'umanità potè ravvisare l'alba della vittoria sul fascismo.

A tale proposito alcuni scrittori - in malafede - di argomenti militari dovrebbero ricordarsi di quanto l'ex capo di Stato Maggiore dell'esercito, maggior generale Zeitzler, scriveva: « Nel novembre [cioè nel 1942 - nota dell'Autore] dissi ad Hitler che la perdita di un quarto di milione di soldati a Stalingrado significava il venir meno di ogni base per le operazioni sul fronte dell'Est; i fatti che seguirono dimostrarono che io avevo ragione e che la battaglia di Stalingrado rappresentò il punto di svolta dell'intera guerra » [8].

L'autore del libro Der Feldzug nach Stalingrad — La campagna contro Stalingrado — il maggior generale Hans Doerr della Wehrmacht, che prese parte alla campagna in questione e che è tutt'altro che sospetto di simpatie verso i sovietici, deve ammettere: « Nel 1942 Stalingrado rappresenta la svolta decisiva della seconda guerra mondiale. La battaglia di Stalingrado è stata per la Germania la più grande sconfitta della sua storia e per la Russia la più importante vittoria » [9].

I circoli direttivi degli Stati Uniti e dell'Inghilterra dilazionavano continuamente l'apertura del secondo fronte in Europa, perché partivano dal presupposto che, così facendo, l'esercito sovietico sarebbe stato allo stremo delle forze al momento della vittoria definitiva sui tedeschi. Essi poi intendevano, indisturbati, imporre agli altri popoli le loro condizioni per il riordinamento del mondo nel dopoguerra. Truman formulò cinicamente l'essenza di questa politica vergognosa: del resto è ben noto il suo augurio che tedeschi e sovietici si infliggessero reciprocamente le maggiori perdite.

L'Unione Sovietica dovette fare affidamento sulle sue sole forze e combattere per tre anni contro la Germania fascista ed i suoi alleati.

I governi degli Stati Uniti e d'Inghilterra aprirono il secondo fronte, quando fu ben chiaro che le forze armate sovietiche avrebbero anche da sole battuto quelle dei fascisti tedeschi, e che le popolazioni d'Europa sarebbero state liberate dalla tirannia di Hitler. N.S. Krusciov disse: « Quando poi l'intero corso della guerra assunse completamente un nuovo aspetto, e quando gli avvenimenti per i Paesi Occidentali presero una piega tale per cui, con il ritardare ancora l'apertura del secondo fronte, le armate sovietiche avrebbero potuto entrare non solo a Berlino, ma anche a Parigi, allora gli Alleati furono presi dalla febbre della fretta » [10].

Il Presidente degli Stati Uniti d'America riconobbe la grandezza e l'eroismo dell'esercito sovietico: « In nome del popolo degli Stati Uniti tengo ad esternare all'armata rossa, nel 25º della sua istituzione, la nostra grande ammirazione per la luminosa vittoria, a nessun'altra paragonabile nella storia, in pari tempo desidero pagare il mio tributo al popolo russo, che all'armata rossa ha dato origine e dà alimento; a quel popolo che contribuisce alla guerra con tutte le sue forze e che ora sopporta grandi sacrifici. L'armata rossa ed il popolo russo hanno, senza dubbio di sorta, obbligato le forze tedesche ad incamminarsi verso la definitiva sconfitta... » [11]. Rivolgendosi ad una missione sovietica il Presidente degli Stati Uniti riconobbe che l'eroica lotta del popolo sovietico costituiva un luminoso esempio per tutte le nazioni unite che combattevano contro il comune nemico [12].

Anche il premier inglese, Churchill, ebbe a riconoscere durante il conflitto che il fronte sovietico-tedesco era il principale teatro di guerra. Egli scriveva, il 27-9-1944: « ... è precisamente l'esercito russo quello che ha spezzato l'efficienza della " macchina da guerra tedesca ", e che attualmente tiene impegnate sul proprio fronte la maggior parte delle forze nemiche » [13].

Ed il 23 febbraio 1945 Winston Churchill scriveva: « L'armata rossa festeggia il suo 27º anniversario con trionfi che provocano l'incondizionato plauso degli Alleati e che hanno segnato la sorte del militarismo tedesco. Le generazioni che verranno dovranno riconoscere senza riserve il loro debito verso l'armata rossa, come facciamo ora noi che siamo stati testimoni di una vittoria così superba» [14]. Con queste parole il capo del governo inglese pagava il suo tributo all'esercito russo e riconosceva che dallo stesso era stata segnata la sorte del fascismo tedesco.

In numerose opere, a contributo della storia della seconda guerra mondiale, molti autori dimenticano la giusta valutazione del ruolo avuto dall'Unione Sovietica. Lo stesso Churchill non rammenta più le proprie parole e sulle 5.000 pagine circa delle sue memorie La seconda guerra mondiale, non ne riserva che un centinaio al principale teatro di guerra, cioè al fronte sovietico-tedesco.

Una delle più diffuse versioni di quei commentatori borghesi che sfalsano gli avvenimenti militari e che scagionano i capi hitleriani e la Wehrmacht dalla responsabilità della sconfitta ad opera dei sovietici, consiste nello svalorizzare la condotta di guerra sovietica, e nell'attribui-re la sconfitta della Germania fascista e delle sue forze militari unicamente ad Hitler che ne porterebbe l'intiera colpa. Con ciò lo Stato Maggiore tedesco e le truppe tedesche ne uscirebbero candidi come colombe; Hitler avrebbe operato in contrasto alle opinioni dello Stato Maggiore e dato direttive opposte ai piani del comando superiore dell'esercito. Accreditando queste opinioni si vorrebbe dare ad intendere ai tedeschi dell'Occidente che l'esercito della Germania Federale, può, sotto una guida appropriata, dare affidamento di successo. Generali e feldmarescialli fascisti - i vinti di ieri - si sforzano con particolare testardaggine di rendere popolare questa opinione.

Il generale Blumentritt scrive: « Le prime decisioni che si mostrarono fatali furono prese dal comando superiore a proposito della Russia; dal punto di vista politico, la decisione di attaccare la Russia costituì il passo esiziale » [15]. Basta considerare questo enunciato, e la conclusione, che ne deriva, è senz'altro logica. Ma quando Blumentritt addossa ad Hitler l'intera responsabilità per lo scatenamento della guerra e sorvola sull'azione dello Stato Maggiore tedesco e dei reali sobillatori dell'aggressione, la sua condotta si identifica con gli interessi dei Gruppi industriali tedeschi.

Il generale Tippelskirch non fa che lamentarsi della « testardaggine » di Hitler; egli si fa paladino dei generali tedeschi, magnifica le loro alte doti di condottieri e si sforza di dimostrare che tutti i rovesci sono da attribuirsi alla condotta sbagliata di Hitler.

Il generale Doerr nel suo libro Der Feldzug nach Stalingrad è dell'avviso che la decisione di Hitler di assumere il comando superiore dell'esercito sia quasi la ragione principale della sconfitta militare della Germania; secondo il Doerr, « il suo modo di condurre le operazioni ha spezzato la spina dorsale al fronte di guerra » [16].

Non vi è dubbio che Hitler sia il maggior responsabile per l'aggressione germanica e per la successiva sconfitta militare; i fatti tuttavia dimostrano in modo assai convincente che i piani strategici dei tedeschi furono elaborati, non tanto da Hitler, quanto dagli ufficiali addetti allo Stato Maggiore dell'esercito.

Le direttive e gli ordini di Hitler che io cito nel mio libro, riportano il punto di vista e la volontà del comando superiore dell'esercito e della maggior parte dei capi della Wehrmacht.

Tutti i tentativi dei capi militari fascisti di sottrarsi alla responsabilità e di attribuire la colpa della sconfitta ad Hitler soltanto non reggono ad alcuna critica. Hitler ed i suoi generali erano strettamente legati assieme; le loro responsabilità per le comuni decisioni non possono venir scisse; essi formano una combutta di delinquenti che scatenò la guerra e che apportò alla umanità sciagure senza paragone.

Secondo l'opinione di molti scrittori borghesi, se la Wehrmacht avesse potuto agire in guerra senza impedimenti, e se alcuni avvenimenti dovuti a forza maggiore avessero potuto esser neutralizzati a tempo, la Germania avrebbe senz'altro vinto. Uno degli impedimenti cui fanno riferimento, e su cui gli scrittori borghesi insistono in modo particolare, allo scopo di spiegare la sconfitta tedesca in Russia, è costituito dalle sfavorevoli condizioni climatiche in Russia e dalla eccezionale rigidezza dell'inverno 1941-42. Gli ex-generali di Hitler, come pure i teorici di guerra anglo-americani insistono nel proclamare la loro assoluta obiettività; questo non impedisce loro di scrivere che le truppe fasciste sono state fermate a Mosca, a Stalingrado, o in altri settori, dal cattivo stato delle strade e dalla rigidezza dell'inverno russo.

Lo scrittore inglese di cose militari Fuller dichiara categoricamente: « Con ogni probabilità non fu la resistenza dei russi - per quanto grande possa esser stata - o l'influenza delle condizioni atmosferiche sulla Luftwaffe, quanto l'impantanarsi dei trasporti nelle retrovie, che salvò Mosca » [17].

Blumentritt, Manstein e Tippelskirch sono ugualmente dell'opinione che la conquista di Mosca sarebbe riuscita, se lo slancio dell'inseguimento non fosse stato paralizzato dalle forti nevicate, miste a pioggia [18].

Alla giustificazione del cattivo stato delle strade e del fango, tiene immediatamente dietro « Generale Inverno » come fattore che per l'esercito fascista avrebbe avuto un ruolo particolarmente nefasto. I generali di Hitler favoleggiano che il gelo avrebbe toccato i 40/50 gradi sotto lo zero davanti a Mosca. « I congelamenti superano le perdite in combattimento» afferma Tippelskirch [19].

Bradley scrive: « L'inverno russo, particolarmente rigido in quell'anno, paralizzò di colpo la Wehrmacht proprio quando le truppe tedesche, che stavano per cogliere la vittoria, furono fermate davanti alle porte di Mosca » [20].

Le condizioni climatiche erano comunque le stesse per entrambe le parti. Se il comando tedesco non aveva addestrato le sue truppe a combattere nelle condizioni richieste dal clima russo, questo fatto sta ad indicare come i fascisti si affidassero più al loro spirito di avventura che non ai fatti che in guerra influiscono sulle operazioni, e di cui si deve tener preventivamente conto. Del resto quando il comando superiore dei fascisti nell'inverno e nella primavera 1943 -44 potè contare in Ucraina sulle buone condizioni del clima, ciò non valse a salvarlo dagli insuccessi.

Mosca non è stata salvata né dal cattivo stato delle strade né dal gelo, ma solo e unicamente dall'eroico spirito delle truppe sovietiche, dalla loro inflessibile volontà di vittoria e dalla azione del partito comunista. In ogni modo il gelo, le tempeste di neve non hanno impedito alle truppe sovietiche nell'inverno del 1941-42 di battere le truppe fasciste e di rigettarle 400 km ad occidente di Mosca.

Il comando superiore fascista ed il suo Stato Maggiore avevano preparato una guerra « lampo » e fatto assegnamento su una « vittoria lampo ». Avevano evidentemente sottovalutato l'efficienza combattiva delle truppe sovietiche e così pure le risorse di ordine morale ed economico dello stato sovietico. Anche da ciò appare chiaro come la strategia dei fascisti si affidasse al caso.

Nel corso della guerra le truppe sovietiche dimostrarono di essere in grado di attaccare su strade sia in buono sia in cattivo stato, in qualsiasi stagione dell'anno, e con qualsiasi tempo. La Wehrmacht di Hitler invece si ritirava altrettanto velocemente sia sulle cattive strade russe sia sulle belle autostrade tedesche. Al principio della nostra offensiva presso Stalingrado le forze delle due parti erano quasi uguali; il comando sovietico riuscì però, manovrando abilmente uomini e mezzi nel corso dei combattimenti, ad assicurarsi una notevole superiorità.

Nella battaglia di Kursk i russi ottennero il successo soprattutto in seguito al fatto che il comando sovietico aveva saputo prevedere la tattica dell'avversario il quale intendeva valersi delle opere di difesa sistematicamente predisposte, per spossare ed esaurire il nemico; il comando russo seppe poi stabilire il momento giusto per passare all'offensiva, già prima predisposta, e per attuarla accortamente. D'altro canto in quella occasione il comando superiore fascista non riuscì a scoprire, nel fissare il piano di operazioni per la sua offensiva nella sacca di Kursk, né il tipo di schieramento né le intenzioni delle truppe sovietiche, e non fu neppure in grado di sfruttare nelle operazioni l'elemento sorpresa.

Lo storico americano S. Morison scrive nel suo libro The battle of the Atlantic che l'Unione Sovietica potè aumentare la efficienza del suo esercito solo in quanto gli Stati Uniti e la Gran Bretagna avevano inviato armi e materiali via mare [21]. Giudizi analoghi vengono ripetuti nelle opere di Fuller, nelle memorie di Churchill, ed in una serie di lavori usciti ad opera di autori inglesi ed americani quale contributo per la storia della seconda guerra mondiale.

Effettivamente, in quale modo ci aiutarono gli Alleati? Nel « Carteggio di Stalin con Churchill, Attlee, Roosevelt e Truman dal 1941 al 1945 » uscito nel 1957 nella Unione Sovietica e pubblicato nel 1961 nella Repubblica Democratica Tedesca, troviamo un'esauriente risposta. I documenti pubblicati in tale libro dimostrano che le consegne effettuate all'Unione Sovietica erano di poca importanza. Esse ammontano solo ad un terzo delle forniture fatte alla Gran Bretagna. Oltre a ciò gli americani spesso non mandavano quello che in effetti più necessitava all'Unione Sovietica; essi interruppero l'invio dei convogli marittimi - proprio quando, nell'estate 1942 e nell'estate 1943, la lotta era divenuta più difficile e richiedeva maggiori energie - non trovandosi nella possibilità di disporre di una conveniente scorta a difesa dei convogli.

Le forniture militari degli Stati Uniti alla Unione Sovietica raggiunsero fino alla fine del 1941 il valore di poco più di un mezzo milione di dollari, contro i 741 milioni di dollari dati dagli Stati Uniti agli altri Stati.

La quota di merci fornita in conformità alla legge Affitti e Prestiti ammontava a circa il 4% della produzione industriale della Unione Sovietica. C'è poi da aggiungere che gli Alleati ci inviarono soprattutto armi e mezzi tecnici di guerra di tipo superato e che il materiale arrivava spesso incompleto.

Stalin, nel suo telegramma indirizzato a Roosevelt, il 18 luglio 1942, gli comunicava: « Ritengo mio dovere farle presente che i nostri tecnici al fronte riscontrano che i carri armati americani prendono fuoco molto facilmente se colpiti da proietti controcarro nemici » [22].

Le forze armate sovietiche hanno dunque battuto la Wehrmacht di Hitler non con armi americane, ma con armi sovietiche, che sono state fabbricate da costruttori, ingegneri, operai sovietici, in fabbriche sovietiche.

« L'altruistico aiuto » degli Stati Uniti è contraddetto dal fatto che, nel corso delle trattative per il pagamento delle forniture, in base alla legge Affitti e Prestiti, il governo degli Stati Uniti pretendeva da quello della Unione Sovietica un importo otto volte maggiore a quello della Gran Bretagna, per quanto quest'ultima avesse avuto forniture tre volte maggiori.



La reazione imperialista, che attizza più che mai la guerra fredda, indirizza la ricostruzione degli avvenimenti storici secondo i suoi scopi e se ne serve per la preparazione ideologica della nuova guerra mondiale.

Noi non possiamo passar sopra ai falsi che vengono volutamente perpetrati, nel campo della ricostruzione storica della guerra, senza ribattere alle invenzioni che i nemici della pace e del socialismo ci vogliono gabellare per verità storiche.

E' pertanto nostro dovere smascherare decisamente i sobillatori, difendere e ritenere sacrosanta la verità storica che si riferisce ai luminosi eroismi compiuti dal popolo e dall'esercito sovietico nella grande guerra patriottica per la libertà e l'indipendenza della nostra patria socialista.

Se noi vogliamo, seguendo le direttive date dal XXI Congresso del partito comunista dell'Unione Sovietica, smascherare la storia scritta dai reazionari, non abbiamo bisogno soltanto di articoli per giornali e riviste, ma anche di ricerche accurate e di monografie che illuminino da tutti i lati ed in profondità i fatti della passata guerra e che abbraccino l'intero complesso dei problemi politici, economici e militari.

Con la presente opera intendo portare il contributo della mia parola a favore della verità in merito alla lotta sostenuta dai sovietici nella seconda guerra mondiale e smascherare le falsità di coloro che hanno paura della verità, giacché è la migliore alleata nella battaglia per la pace.

Maresciallo dell'Unione Sovietica
V. Ciuikov                     

    NOTE

[1] V. I. Lenin, Opere, volume 31, Berlino 1959.
[2] Carlo Marx, Friedrich Engels, Opere, volume 16, Berlino 1962, (dall'articolo: Annotazioni per la storia dell'Irlanda).
[3] Citato in Der zweite Weltkrieg in Chronik und Dokumenten di H. A. Jacobsen, Darmstadt 1959.
[4] H. A. Jacobsen, opera già citata.
[5] Vedi Geschichte des zweiten Weltkrieges, compendio storico militare, Berlino 1961, Parte seconda.
[6] John F. C. Fuller, La seconda guerra mondiale 1939-1945. [7] Vedi Geschichte des zweiten Weltkrieges. Parte prima.
[8]S. Westphal, W. Kreipe, G. Blumentritt, F. Bayerlein, K. Zeitzler, B. Zimmermann, M. v. Manteufel, Verhängnisvolle Entscheidungen.
[9] Hans Doerr, Der Feldzug nach Stalingrad. Darmstadt 1955.
[10] N.S. Krusciov, Discorso tenuto alla Federazione generale del lavoro il 7-3-1959 a Lipsia. In: Sotto il vessillo dell'internazionalismo proletario. Documenti e materiale per la storia del movimento operaio. Febbraio 1956 dicembre 1959. Berlino I960.
[11] Carteggio di Stalin con Churchill, Attlee, Roosevelt e Truman 1941 fino al 1945.
[12] Ibidem.
[13] Ibidem.
[14] Ibidem.
[15] Vedi Verhängnisvolle Entscheidungen.
[16] Hans Doerr, opera già citata.
[17] John Fuller, opera già citata.
[18] Kurt von Tippelskirch, Geschichte des zweiten Weltkrieges, seconda edizione rielaborata, Bonn 1956.
[19] Ibidem.
[20] Omar N. Bradley, A Soldier's Story of the Allied Campaigns front Tunis to the Elbe, Londra 1951.
[21] Samuel Moris, The battle of the Atlantic, September 1939 - May 1943, Oxford 1948.
[22] Carteggio.



VASSILI IVANOVIC CIUIKOV

Cenni biografici

Vassili Ivanovic Ciuikov nacque il 12 febbraio 1900 a Serebrjanyje Prudy - un villaggio che allora apparteneva al Governatorato di Tula e che oggi fa parte della regione di Mosca - da una famiglia di contadini.

Il compagno Ciuikov si arruolò nell'aprile del 1918 come volontario nell'armata rossa, per apportare con le armi il suo contributo alla giovane repubblica dei Soviet. Dopo aver frequentato un corso di 4 mesi per la formazione di istruttori militari divenne comandante di compagnia. Già dai primi combattimenti si dimostrò energico e valoroso comandante.
Nel 1919 Vassili Ivanovic Ciuikov comandò un reggimento sul fronte orientale contro le armate bianche di Kolciak, e nel 1920, sempre come comandante di reggimento, combattè sul fronte polacco. Per la sua partecipazione alle lotte della guerra civile, il comitato centrale dell'esecutivo panrusso lo insigni di due onorificenze dell'ordine della Bandiera Rossa, e gli conferì una sciabola d'oro e un orologio d'oro.
Nell'aprile 1919 il compagno Ciuikov divenne membro del partito comunista.

Dopo la guerra civile Vassili Ivanovic Ciuikov terminò l'Accademia militare M. V. Frunze e più tardi l'accademia militare di meccanizzazione e motorizzazione. Nel 1938 il compagno Ciuikov ebbe ai suoi ordini un corpo di fucilieri e più tardi un corpo d'armata. Nel 1939-40 prese parte come comandante d'armata alla liberazione della Russia Bianca Occidentale ed alla guerra finno-sovietica.

All'inizio della grande guerra patriottica, Ciuikov aveva incarichi di natura militare diplomatica. Nel maggio del 1942 venne nominato comandante di una armata.
La sua armata tenne testa nell'estate del 1942 nelle steppe del Don, in accaniti combattimenti difensivi, agli attacchi di forze nemiche superiori che puntavano su Stalingrado, permettendo così al grosso delle forze sul Fronte di Stalingrado di schierarsi a difesa.
La 62a armata, sotto la guida di V.I.Ciuikov, difese la città col contributo della flottiglia da guerra del Volga ed ingaggiando la lotta per ogni strada e per ogni casa.
Dopo la battaglia di Stalingrado prese parte a molte azioni offensive, alla liberazione del territorio del Donez, all'eliminazione della testa di ponte tedesca nella zona di Saporozhje sulla sponda destra del Dnjeper.
Nel 1944 l'armata del generale Ciuikov prese parte alle operazioni di Nikopol-Krivoi Rog e ad altre operazioni di attacco. Ebbe parte preponderante nella disfatta della 6a armata tedesca e nella liberazione di Odessa.
Nell'estate 1944 partecipò alle operazioni per la liberazione della Russia Bianca e nell'autunno dello stesso anno alla liberazione della Polonia Orientale.
Nel 1945 l'armata agli ordini di V.I. Ciuikov prese parte alle operazioni nella zona Vistola-Oder ed in quelle per la conquista di Berlino.
Fu cosi che l'8a armata della guardia agli ordini del generale V.I. Ciuikov compì la sua marcia trionfale da Stalingrado a Berlino.


A guerra terminata, V. I. Ciuikov fu per qualche tempo comandante delle forze sovietiche in Germania. A riconoscimento dei suoi meriti venne insignito dal governo sovietico del titolo di « Eroe dell'Unione Sovietica », e ricevette numerose onoreficenze.
Nel marzo del 1955 il presidente del Soviet supremo dell'URSS lo promosse maresciallo dell'Unione Sovietica.
V.I. Ciuikov ha scritto otto libri di memorie sulla guerra, tra cui, tradotto anche in italiano, La battaglia di Stalingrado, Editori Riuniti, 1961.
E' deceduto il 18 marzo 1982 ed è sepolto a Stalingrado.