Leninismo o socialimperialismo?

(22 aprile 1970)

Il testo è ripreso, unitamente alle note degli editori, dalle Opere di Mao in 25 volumi (libro 24, pp. 137-157) a cura delle Edizioni Rapporti Sociali. Fu pubblicato dalle redazioni del Quotidiano del popolo, di Bandiera rossa e del Quotidiano dell'Esercito popolare di liberazione nella ricorrenza del centenario della nascita di Lenin. Dieci anni prima, nello stesso anniversario era stato pubblicato il testo "Viva il Leninismo" da noi riportato nella sezione 'La controrivoluzione in URSS e il movimento comunista internazionale' (1. La Cina: Viva il Leninismo! - 1960) [qui].

1. LA BANDIERA DEL LENINISMO È INVINCIBILE

Il 22 aprile di quest'anno ricorre il centenario della nascita del grande Lenin.

I marxisti-leninisti, il proletariato e i popoli rivoluzionari di tutto il mondo, con il più profondo rispetto per il grande Lenin, commemorano questa giornata d'importanza storica.

Lenin fu, dopo la morte di Marx e di Engels, la grande guida del movimento comunista internazionale e il grande maestro del proletariato e dei popoli oppressi del mondo intero.

Nel 1871, un anno dopo la nascita di Lenin, scoppiò l'insurrezione della Comune di Parigi, che fu il primo tentativo compiuto dal proletariato per rovesciare la borghesia. Quando Lenin iniziò la sua attività rivoluzionaria, ossia tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo, il mondo entrava nell'epoca dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria. Nella sua lotta contro l'imperialismo e l'opportunismo di ogni genere, specie contro il revisionismo della Seconda Internazionale, Lenin ereditò, difese e sviluppò il marxismo e lo elevò a una fase nuova, la fase del leninismo. Come disse Stalin: "Il leninismo è il marxismo dell'epoca dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria" [1].

Lenin analizzò le contraddizioni dell'imperialismo, rivelò le leggi che lo governano, risolse una serie d'importanti questioni concernenti la rivoluzione proletaria nell'epoca dell'imperialismo e spiegò che il socialismo "vincerà dapprima in uno o in alcuni paesi" [2]. Egli espose in termini precisi il concetto che il proletariato deve assumere la direzione nella rivoluzione democratica borghese e guidò il proletariato russo in quella prova generale che fu la rivoluzione del 1905. La grande Rivoluzione socialista d'Ottobre diretta da Lenin realizzò la fondamentale trasformazione del vecchio mondo capitalista, in un nuovo mondo socialista, inaugurando così una nuova era nella storia dell'umanità.

I contributi di Lenin alla causa della rivoluzione proletaria sono enormi, sia sul piano teorico che sul piano pratico.

Dopo la morte di Lenin, Stalin ereditò e difese la causa del leninismo nella lotta contro i nemici di classe interni ed esterni e contro gli opportunisti di destra e "di sinistra" nel partito. Egli guidò il popolo sovietico a continuare l'avanzata lungo la strada del socialismo e a riportare grandi vittorie. Nella Seconda guerra mondiale il popolo sovietico sotto il comando di Stalin diventò la forza principale della vittoria sull'aggressione fascista e compì magnifiche imprese che rimarranno immortali nella storia dell'umanità.

Noi comunisti e popolo cinesi non dimenticheremo mai che è stato proprio nel leninismo che abbiamo trovato la strada della liberazione. Il compagno Mao Tse-tung ha detto: "Le salve della Rivoluzione d'Ottobre ci portarono il marxismo-leninismo".

"I cinesi trovarono il marxismo-leninismo, questa verità universal­mente applicabile e la fisionomia della Cina cominciò a cambiare" [3]. Il compagno Mao Tse-tung ha sottolineato: "Il popolo cinese ha sempre considerato la rivoluzione cinese una continuazione della grande Rivoluzione socialista d'Ottobre" [4].

Applicando la teoria del marxismo-leninismo, il compagno Mao Tse-tung ha risolto in modo creativo i problemi fondamentali della rivoluzione cinese, ha guidato il popolo cinese a condurre le lotte e le guerre rivoluzionarie più lunghe, più accanite, più ardue e più complesse nella storia della rivoluzione proletaria mondiale e ha condotto la rivoluzione popolare alla vittoria in un grande paese dell'oriente come la Cina. Questa è la più grande vittoria della rivoluzione proletaria mondiale dopo la Rivoluzione d'Ottobre.

Noi viviamo ora in una nuova e grandiosa epoca della rivoluzione mondiale. A partire dall'epoca in cui viveva Lenin, la situazione internazionale ha subito prodigiosi cambiamenti. Lo sviluppo della storia mondiale nel suo insieme ha dimostrato la giustezza della dottrina rivoluzionaria di Lenin e ha dimostrato che la bandiera del leninismo è invincibile.

Ma la storia ha le sue vicissitudini. Così come dopo la morte di Engels apparve il revisionismo di Bernstein e Kautsky, dopo la morte di Stalin apparve il revisionismo di Kruscev e Breznev.

Dopo undici anni di potere krusceviano, si è verificata una scissione in seno alla cricca revisionista e Breznev ha preso il posto di Kruscev. Più di cinque anni sono passati da quando Breznev è salito al potere. Oggi è proprio questo individuo a presiedere la "commemorazione" del centenario della nascita di Lenin nell'Unione Sovietica.

Lenin disse una volta: "Si è sempre visto, nel corso della storia, che dopo la morte di capi rivoluzionari popolari tra le classi oppresse, i nemici di questi capi tentavano di sfruttare i loro nomi per ingannare le classi oppresse" [5].

È esattamente ciò che il rinnegato Breznev e soci stanno facendo nei confronti del grande Lenin. Nelle loro cosiddette Tesi in occasione del centenario della nascita di Vladimir Ilic Lenin, essi sono giunti al punto di deformare impudentemente la grande immagine di Lenin, maestro rivoluzionario del proletariato e di far passare la loro paccottiglia revisionista per leninismo. Essi fingono di "commemorare" Lenin, ma in realtà si appropriano del suo nome per intensificare l'applicazione del loro socialimperialismo, del loro socialfascismo e del loro socialmilitarismo. Questo è per Lenin un oltraggioso insulto!

Smascherare a fondo il tradimento dei rinnegati revisionisti sovietici nei confronti del leninismo, mettere a nudo la natura di classe del socialimperialismo revisionista sovietico, indicare la legge storica secondo la quale il socialimperialismo, come l'imperialismo capitalista, è destinato alla rovina e dare un nuovo impulso alla grande lotta dei popoli del mondo contro l'imperialismo USA, il revisionismo sovietico e la reazione dei vari paesi, questi sono nel momento attuale i nostri compiti di lotta. Ed è in questo che risiede l'enorme significato della nostra commemorazione del centenario della nascita del grande Lenin.

2. LA DITTATURA DEL PROLETARIATO
È LA QUESTIONE FONDAMENTALE DEL LENINISMO

Nella sua lotta contro l'opportunismo e il revisionismo, Lenin sottolineò ripetutamente: la questione fondamentale della rivoluzione proletaria è conquistare il potere politico con la violenza, frantumare la macchina dello Stato della borghesia e instaurare la dittatura del proletariato.

Lenin disse: lo Stato borghese "non può essere sostituito dallo Stato proletario (dittatura del proletariato) per via di 'estinzione'; può esserlo unicamente, come regola generale, per mezzo della rivoluzione violenta" [6].

Lenin disse ancora: la teoria di Marx sulla dittatura del proletariato "è indissolubilmente legata a tutta la sua dottrina sulla funzione rivoluzionaria del proletariato nella storia. Questa funzione culmina nella dittatura proletaria" [7].

La vittoria della Rivoluzione d'Ottobre guidata da Lenin fu una vittoria della teoria marxista della rivoluzione proletaria e della dittatura del proletariato. La strada della Rivoluzione d'Ottobre è la strada attraverso la quale il proletariato instaura la sua dittatura per mezzo della rivoluzione violenta.

Prima e dopo la Rivoluzione d'Ottobre, Lenin riassunse la nuova pratica rivoluzionaria e sviluppò ulteriormente la teoria marxista della dittatura del proletariato. Egli notò: la rivoluzione socialista copre "un'intera epoca di acuti conflitti di classe" [8], "finché quest'epoca non è chiusa, gli sfruttatori conservano inevitabilmente la speranza di una restaurazione, e questa speranza si traduce in tentativi di restaurazione" [9].

Perciò, Lenin sostenne che la dittatura del proletariato "è necessaria ... non solo per il proletariato che avrà rovesciato la borghesia, ma anche per l'intero periodo storico che separa il capitalismo dalla 'società senza classi', dal comunismo" [10].

Oggi, mentre commemoriamo il centenario della nascita di Lenin, è di enorme importanza pratica ristudiare queste brillanti tesi di Lenin.

Come tutti sanno, è precisamente su questa questione fondamentale costituita dalla rivoluzione proletaria e dalla dittatura del proletariato che la cricca dei rinnegati revisionisti sovietici ha tradito il leninismo e la Rivoluzione d'Ottobre.

Già nel momento in cui la natura del revisionismo krusceviano cominciò a rivelarsi, il compagno Mao Tse-tung sottolineò con molto acume: "Io penso che ci siano due 'spade': l'una è Lenin e l'altra è Stalin. Ora, questa spada che è Stalin, i russi l'hanno abbandonata". "Quanto a questa spada che è Lenin, oggi non è stata forse anch'essa abbandonata, in una certa misura, da alcuni dirigenti sovietici? A mio avviso, essa è stata abbandonata in misura considerevole. È ancora valida la Rivoluzione d'Ottobre? Può servire ancora d'esempio agli altri paesi? Il rapporto di Kruscev al ventesimo Congresso del PCUS dice che è possibile conquistare il potere politico attraverso la via parlamentare; vale a dire che non è più necessario per gli altri paesi seguire l'esempio della Rivoluzione d'Ottobre. Una volta aperta questa porta, si è praticamente rinnegato il leninismo" [11].

3. IL COLPO DI STATO CONTRORIVOLUZIONARIO
DELLA CRICCA RINNEGATA DI KRUSCEV E BREZNEV

Come ha potuto essere restaurato il capitalismo nell'Unione Sovietica, il primo paese socialista nel mondo e come ha potuto questo paese diventare socialimperialista?

Se noi esaminiamo il problema dal punto di vista marxista-leninista, specie alla luce della teoria del compagno Mao Tse-tung sulla continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato, possiamo comprendere che questo è principalmente un prodotto della lotta di classe nell'Unione Sovietica, il risultato dell'usurpazione della direzione del partito e dello Stato da parte di un pugno di dirigenti del partito sovietico avviatisi sulla via capitalista, ossia, il risultato dell'usurpazione del potere politico del proletariato da parte della borghesia sovietica. Al tempo stesso è il risultato della politica di "evoluzione pacifica" che l'imperialism mondiale, per salvarsi dalla propria rovina, ha seguito nell'Unione Sovietica per mezzo della cricca dei rinnegati revisionisti sovietici.

Il compagno Mao Tse-tung ha indicato: "La società socialista abbraccia una fase storica assai lunga. In questa fase storica del socialismo, esistono ancora le classi, le contraddizioni di classe e la lotta di classe, esiste la lotta tra le due vie, il socialismo e il capitalismo, ed esiste il pericolo della restaurazione del capitalismo" [12].

Nella società socialista, la lotta di classe rimane imperniata sul problema del potere politico. Il compagno Mao Tse-tung ha sottolineato: "I rappresentanti della borghesia che si sono infiltrati nel partito, nello Stato, nell'esercito e nei diversi settori della cultura, sono un'accozzaglia di revisionisti controrivoluzionari. Se si presenta l'occasione, essi prenderanno il potere politico e trasformeranno la dittatura del proletariato in dittatura della borghesia" [13].

Nell'Unione Sovietica dopo la Rivoluzione d'Ottobre, le classi e la lotta di classe non hanno mai cessato di esistere, benché la borghesia fosse stata rovesciata Stalin eliminò un gran numero di controrivoluzionari rappresentanti della borghesia che si erano infiltrati nel partito, individui come Trotski, Zinoviev, Kamenev, Radek, Bukharin e Rykov; ciò dimostrò che la lotta di classe continuava sempre in maniera acuta e che esisteva sempre il pericolo di una restaurazione del capitalismo.

L'Unione Sovietica era il primo Stato della dittatura del proletariato; essa non aveva abbastanza esperienza per consolidare la dittatura del proletariato e prevenire la restaurazione del capitalismo. In tali circostanze, dopo la morte di Stalin, Kruscev, un dirigente avviatosi sulla via capitalista che si era nascosto nel Partito comunista dell'Unione Sovietica, lanciò un attacco di sorpresa presentando il "rapporto segreto" che calunniava malignamente Stalin e attraverso tutta una serie di perfide e astute manovre usurpò il potere nel partito e nello Stato dell'Unione Sovietica. Questo fu un colpo di Stato controrivoluzionario che trasformò la dittatura del proletariato in dittatura della borghesia, un colpo di Stato controrivoluzionario che rovesciò il socialismo e restaurò il capitalismo.

Breznev è stato complice di Kruscev in questo colpo di Stato controrivoluzionario, e più tardi ha preso il posto di Kruscev. La sua ascesa al potere è in sostanza la continuazione del colpo di Stato controrivoluzionario di Kruscev. Breznev è Kruscev II.

Il compagno Mao Tse-tung ha sottolineato: "L'ascesa del revisionismo al potere significa l'ascesa della borghesia al potere" [14]. "L'Unione Sovietica di oggi è sotto la dittatura della borghesia, una dittatura della grande borghesia, una dittatura di tipo fascista tedesco, una dittatura di tipo hitleriano" [15].

Queste brillanti tesi del compagno Mao Tse-tung hanno rivelato in modo estremamente penetrante l'essenza di classe e l'origine sociale del socialimperialismo revisionista sovietico e ne hanno indicato la natura fascista.

Da quando la cricca dei rinnegati revisionisti sovietici ha usurpato il potere nel partito e nello Stato, lo strato privilegiato borghese nell'Unione Sovietica ha grandemente accresciuto il suo potere politico ed economico, ha occupato una posizione dominante nel partito, nello Stato, nell'esercito e nel campo economico e culturale e da questo strato è emersa una borghesia monopolista burocratica, ossia una grande borghesia di tipo nuovo, che ha nelle mani tutta la macchina dello Stato e controlla tutte le ricchezze della società.

Questa borghesia monopolista burocratica di tipo nuovo, servendosi del potere statale che è sotto il suo controllo, ha trasformato la proprietà socialista in proprietà dei dirigenti avviati sulla via capitalista e l'economia socialista in economia capitalista e in economia del capitalismo monopolistico di Stato. In nome dello Stato essa saccheggia senza scrupoli il tesoro dello Stato e con ogni mezzo si appropria, a suo piacimento, dei frutti del lavoro del popolo sovietico; essa conduce una vita lussuosa e licenziosa e al tempo stesso esercita il suo dispotismo.

Questa borghesia monopolista burocratica di tipo nuovo è la borghesia che ha trasformato la speranza di una restaurazione in tentativi di restaurazione. Essa sottopone alla repressione gli eroici figli della Rivoluzione d'Ottobre, grava sulle spalle delle popolazioni delle varie nazionalità dell'Unione Sovietica e ha creato la propria piccola corte controrivoluzionaria. Perciò essa è estremamente reazionaria, odia e teme il popolo al massimo grado.

Questa borghesia monopolista burocratica di tipo nuovo, come tutte le altre classi reazionarie e decadenti, è piena di contraddizioni interne. Per mantenere a ogni costo il potere da essi usurpato, gli elementi di questa classe agiscono in connivenza e al tempo stesso tramano intrighi gli uni contro gli altri e rivaleggiano fra loro. Più la loro situazione è difficile, più le loro lotte, aperte e nascoste, si fanno violente.

Questa borghesia monopolista burocratica di tipo nuovo, per estorcere i massimi profitti e mantenere il suo dominio reazionario, mentre sfrutta e opprime il popolo del proprio paese, deve necessariamente abbandonarsi a una frenetica aggressione ed espansione, unirsi alle fila dell'imperialismo mondiale nella spartizione del mondo e seguire una feroce politica socialimperialista.

Questa borghesia monopolista burocratica di tipo nuovo costituisce la base di classe del socialimperialismo revisionista sovietico. Attualmente, il rappresentante generale di questa classe è Breznev. Egli ha freneticamente praticato e sviluppato il revisionismo krusceviano e sta portando a termine il passaggio, iniziato al tempo in cui Kruscev era al potere, dalla restaurazione capitalista al socialimperialismo.

Dopo essere salito al potere, Breznev ha esteso a tutti i campi il cosiddetto "nuovo sistema economico" e ha stabilito in forma legale il principio capitalista del profitto, intensificando così lo sfruttamento del popolo lavoratore da parte dell'oligarchia monopolista burocratica. Indifferenti alla sorte del popolo, Breznev e soci hanno estorto tasse e imposte esorbitanti, hanno applicato la politica hitleriana dei "cannoni al posto del burro" e hanno accelerato la militarizzazione dell'economia nazionale, per rispondere ai bisogni dell'espansione degli armamenti e dei preparativi di guerra del socialimperialismo.

Le azioni perverse della cricca dei rinnegati revisionisti sovietici hanno arrecato enormi danni alle forze produttive della società e hanno causato gravi conseguenze: declino dell'industria, deterioramento dell'agricoltura, riduzione del bestiame, inflazione, insufficienza dei rifornimenti, insolita scarsezza di articoli sui mercati statali e crescente impoverimento del popolo lavoratore. I rinnegati revisionisti sovietici non solo hanno dilapidato le enormi ricchezze accumulate dal popolo sovietico attraverso decenni di arduo lavoro, ma si sono umiliati a mendicare prestiti alla Germania occidentale, un paese vinto nella Seconda guerra mondiale e sono giunti al punto di vendere le risorse naturali del paese e di aprire la Siberia al capitale monopolista giapponese. Oggi l'economia dell'Unione Sovietica è in preda a una crisi insanabile. Quali amici del popolo sovietico, noi, popolo cinese e gli altri popoli del mondo, proviamo la più viva indignazione nei confronti dei rinnegati revisionisti sovietici, che hanno ridotto la patria del leninismo in uno stato così miserabile ed esprimiamo la nostra profonda simpatia alle larghe masse del popolo sovietico, su cui ricadono tutte le sofferenze causate dalla restaurazione generale del sistema capitalista.

La cricca dei rinnegati revisionisti sovietici ha detto una volta che la dittatura del proletariato "ha cessato di essere indispensabile nell'URSS" e che l'Unione Sovietica "è diventata ... uno Stato di tutto il popolo" [16]. Ma ora essa si prende a schiaffi da sola, affermando che "lo Stato di tutto il popolo continua la causa della dittatura del proletariato" [17] e che "lo Stato di tutto il popolo" e "lo Stato della dittatura del proletariato" sono dello "stesso tipo" [18]. Essa fa inoltre un gran chiasso circa il "rafforzamento della direzione del partito", il "rafforzamento della disciplina", il "rafforzamento del centralismo" e così via. Ora si tratta dello "Stato di tutto il popolo", ora della "dittatura del proletariato": essa accoppia in maniera arbitraria questi due concetti diametralmente opposti, con l'unico scopo d'ingannare le masse e camuffare la dittatura della grande borghesia. La "direzione del partito" di cui parla questa cricca, non è altro che il controllo politico dei membri del partito e delle masse da parte di un pugno di oligarchi socialfascisti. La "disciplina" di cui essa parla, non è altro che la repressione di tutti coloro che sono scontenti del suo dominio. Per "centralismo", essa intende un'ulteriore centralizzazione del potere politico, economico e militare nelle sue mani. In una parola, essa innalza tutte queste insegne per rafforzare la sua dittatura fascista e prepararsi a una guerra d'aggressione.

Dilaniata da difficoltà interne ed esterne, la cricca dei rinnegati revisionisti sovietici ricorre sempre più apertamente alla violenza controrivoluzionaria per mantenere il suo dominio reazionario che è un tradimento verso Lenin e verso la Rivoluzione d'Ottobre. Nell'Unione Sovietica di oggi, agenti segreti e spie fanno regnare l'arbitrio e le leggi e i decreti reazionari sono innumerevoli. La rivoluzione è diventata un delitto e in tutto il paese le prigioni sono piene di innocenti; la controrivoluzione viene ricompensata e i rinnegati si rallegrano per le promozioni ottenute. Un gran numero di rivoluzionari e di innocenti vengono gettati nei campi di concentramento o nei "manicomi". La cricca revisionista sovietica giunge al punto di inviare carri armati e autoblinde per reprimere brutalmente la resistenza del popolo.

Lenin sottolineò: "In nessuna parte del mondo la maggioranza della popolazione è così oppressa come in Russia" e le diverse nazionalità, fatta eccezione per quella russa, vengono considerate "come allogene" [19]. L'oppressione nazionale "ha accumulato nelle nazionalità, che non godono di tutti i diritti, un odio profondo per i monarchi" [20].

Attualmente i nuovi zar revisionisti sovietici hanno ripreso la politica di oppressione nazionale dei vecchi zar adottando misure odiose, come la discriminazione, la deportazione, la divisione e la carcerazione, per opprimere e perseguitare le minoranze nazionali e hanno fatto dell'Unione Sovietica una "prigione delle nazioni" [21].

La cricca dei rinnegati revisionisti sovietici esercita una dittatura borghese totale nell'intero campo ideologico. Essa distrugge e reprime febbrilmente l'ideologia e la cultura socialiste del proletariato e fa dilagare dappertutto l'ideologia e la cultura borghesi marce fino al midollo. Predicando energicamente il militarismo, lo sciovinismo nazionale e il razzismo, essa trasforma la letteratura e l'arte in uno strumento per l'applicazione del suo socialimperialismo.

Denunciando vigorosamente il tenebroso dominio del sistema zarista, Lenin così scrisse: l'arbitrio poliziesco, le selvagge persecuzioni e la demoralizzazione "sono giunti al punto da fare urlare le pietre!" [22]. Si può benissimo paragonare il dominio della cricca dei rinnegati revisionisti sovietici al sistema zarista stigmatizzato da Lenin.

Il colpo di Stato controrivoluzionario della cricca rinnegata di Kruscev e Breznev ha svolto un ruolo che nessun imperialista o reazionario è in grado di svolgere. Come disse Stalin: "È dall'interno che le fortezze si espugnano più facilmente" [23]. Questa fortezza del socialismo, che aveva resistito all'intervento armato di 14 paesi, alla ribellione delle guardie bianche, all'attacco di parecchi milioni di soldati hitleriani e a ogni specie di sabotaggio, sovversione, blocco e accerchiamento dell'imperialismo, è stata infine espugnata dall'interno da questo pugno di rinnegati. La cricca di Kruscev e Breznev è la banda dei più grandi rinnegati nella storia del movimento comunista internazionale, è la banda dei più mostruosi criminali condannati irrevocabilmente dalla storia.

4. SOCIALISMO A PAROLE, IMPERIALISMO NEI FATTI

Lenin denunciò i rinnegati della Seconda Internazionale in questi termini: "[...] socialismo a parole, imperialismo nei fatti, trasformazione dell'opportunismo in imperialismo" [24].

Anche la cricca dei rinnegati revisionisti sovietici è passata dal revisionismo al socialimperialismo. La differenza consiste nel fatto che i socialimperialisti della Seconda Internazionale, come Kautsky e i suoi simili, non detenevano il potere statale; essi servivano solo l'imperialismo dei propri paesi per guadagnarsi qualche briciola dei sovraprofitti provenienti dalla spoliazione dei popoli degli altri paesi. Ma i socialimperialisti revisionisti sovietici saccheggiano e asserviscono direttamente i popoli degli altri paesi, servendosi del potere statale che hanno usurpato.

La lezione storica è la seguente: una volta che il suo potere è usurpato da una cricca revisionista, uno Stato socialista o si trasforma in socialimperialismo, come l'Unione Sovietica, o si riduce a un paese dipendente o una colonia, come la Cecoslovacchia e la Repubblica popolare di Mongolia. Ora appare chiaro che l'ascesa al potere della cricca rinnegata di Kruscev e Breznev significa, in sostanza, la trasformazione dello Stato socialista creato da Lenin e Stalin in uno Stato egemonico socialimperialista.

La cricca dei rinnegati revisionisti sovietici parla di leninismo, di socialismo e di internazionalismo proletario, ma tutte le sue azioni sono al cento per cento imperialiste. A parole, la cricca dei rinnegati revisionisti sovietici afferma che essa pratica l'"internazionalismo" nei confronti dei suoi cosiddetti "paesi fratelli", ma in effetti, essa si serve dell'"Organizzazione del Patto di Varsavia", del "Consiglio di mutua assistenza economica" (COMECON) e di altri ceppi del genere, per imprigionare alcuni paesi dell'Europa orientale e la Repubblica popolare di Mongolia entro il recinto di filo spinato della cosiddetta "comunità socialista" e per disporre di questi paesi a suo piacimento. Approfittando della sua posizione egemonica, essa impone la "divisione internazionale del lavoro", la "specializzazione della produzione" e l'"integrazione economica", costringe questi paesi ad adattare la loro economia nazionale alle esigenze del revisionismo sovietico e li trasforma in suoi mercati, fabbriche ausiliarie di lavorazione, frutteti, orti e fattorie di allevamento, per effettuare un oltraggioso sfruttamento economico.

Essa adotta i mezzi più dispotici e atroci per porre questi paesi sotto il suo rigido controllo e vi disloca una grande quantità di truppe; essa ha perfino inviato, apertamente, centinaia di migliaia di soldati in Cecoslovacchia per schiacciarla sotto il suo tallone di ferro e ha creato con le baionette un regime fantoccio in questo paese.

Come i vecchi zar denunciati da Lenin, questa banda di rinnegati basa interamente le sue relazioni con i vicini "sul principio feudale dei privilegi" [25]. A parole, la cricca dei rinnegati revisionisti sovietici afferma che essa concede "aiuti" ai paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina, ma in effetti, sotto l'insegna degli "aiuti", essa cerca con tutti i mezzi di includere alcuni paesi di queste regioni nella sua sfera d'influenza, contendendosi la zona intermedia con l'imperialismo USA. Attraverso le sue esportazioni di materiale militare e di capitali e attraverso gli scambi commerciali disuguali, il revisionismo sovietico saccheggia le loro risorse naturali, interferisce nei loro affari interni e spia l'occasione per impossessarsi di basi militari.

Lenin disse: "Ai numerosi 'antichi' moventi della politica coloniale, il capitale finanziario aggiunse ancora la lotta per le sorgenti di materie prime, quella per l'esportazione di capitali, quella per le 'sfere d'influenza', [...] e infine, la lotta per il territorio economico in generale" [26]. Il socialimperialismo revisionista sovietico avanza esattamente lungo questa strada dell'imperialismo capitalista.

A parole, la cricca dei rinnegati revisionisti sovietici afferma che essa dà il suo "pieno appoggio" alle lotte rivoluzionarie dei vari paesi, ma in effetti, essa agisce in collusione con tutte le forze più reazionarie del mondo per minare le lotte rivoluzionarie dei popoli di tutti i paesi. Essa vilipende furiosamente le masse rivoluzionarie dei paesi capitalisti, tacciandole di "estremisti", di "teppisti" e cerca di dividere e disgregare i movimenti popolari di questi paesi. Fornendo denari e fucili ai reazionari dell'Indonesia, dell'India e di altri paesi, essa li aiuta direttamente a massacrare i rivoluzionari; essa si lambicca il cervello per spegnere le fiamme ardenti della lotta armata popolare in Asia, in Africa e in America Latina e reprimere i movimenti di liberazione nazionale. Al pari dell'imperialismo USA, essa agisce da gendarme mondiale.

A parole, la cricca dei rinnegati revisionisti sovietici afferma che essa approva la "lotta antimperialista" e talvolta lancia qualche invettiva contro gli Stati Uniti, ma in effetti questa cricca e l'imperialismo USA sono i più grandi imperialismi alla ricerca vana dell'egemonia mondiale. Non c'è assolutamente niente in comune tra la cosiddetta "opposizione" dei revisionisti sovietici agli Stati Uniti e la lotta dei popoli dei vari paesi contro l'imperialismo USA. Per giungere a una nuova spartizione del mondo, il revisionismo sovietico e l'imperialismo USA sono in contesa e al tempo stesso agiscono in combutta. Ciò che il revisionismo sovietico ha fatto a proposito di una serie d'importanti problemi, come quelli della Germania, del Medio Oriente, dell'Asia sud-orientale, del Giappone e delle armi nucleari, è la prova del suo crimine, costituito dalla sua contesa e dalla sua collusione con l'imperialismo USA. Tutti e due seguono la politica di potenza, propria dell'imperialismo, ai danni degli interessi dei popoli dei vari paesi. Se c'è qualche compromesso tra il revisionismo sovietico e l'imperialismo USA, non può trattarsi che di un accordo temporaneo concluso tra banditi.

Lenin sottolineò: "Il militarismo moderno è il risultato del capitalismo" [27]. La guerra del nostro tempo "deriva dalla stessa natura dell'imperialismo" [28].

Da quando Breznev è salito al potere, la cricca dei rinnegati revisionisti sovietici si è spinta sempre più lontano sulla strada del militarismo. Essa ha ereditato il principio strategico militare krusceviano di ricatto nucleare e ha sviluppato su vasta scala armi missilistiche nucleari; al tempo stesso ha intensificato l'espansione degli armamenti convenzionali, ha rafforzato in modo generale le sue forze terrestri, navali e aeree, e ha praticato in tutto il mondo la "politica delle cannoniere", propria dell'imperialismo. Sulla questione della guerra, Kruscev aveva preconizzato in termini ipocriti un cosiddetto mondo "senza armi, senza eserciti e senza guerre", per coprire la reale espansione degli armamenti e i reali preparativi di guerra. Ora Breznev e soci hanno alquanto cambiato tono. Essi hanno fatto di tutto per alimentare il fanatismo di guerra, sbraitando che l'attuale situazione internazionale "è gravida del pericolo di una nuova guerra mondiale" [29], minacciando apertamente di voler "prevenire l'avversario" e vantandosi che i loro "missili strategici" sono "capaci di distruggere qualsiasi obiettivo, in qualsiasi luogo" [30]. Essi aumentano, in maniera ancora più frenetica, le loro spese militari, intensificano la mobilitazione e i preparativi per una guerra d'aggressione e complottano per lanciare una guerra lampo di tipo hitleriano.

La cricca dei rinnegati revisionisti sovietici ha occupato la Cecoslovacchia con un attacco di sorpresa, ha effettuato incursioni nell'isola Chenpao, la zona di Tiehliekti e altre parti del territorio cinese e fa pesare una minaccia nucleare sul nostro paese. Tutto ciò rivela pienamente la natura aggressiva e avventurista del socialimperialismo revisionista sovietico. Come l'imperialismo USA, l'oligarchia socialimperialista revisionista sovietica è diventata un altro arcicriminale che si appresta a scatenare una guerra mondiale.

5. LA COSIDDETTA "DOTTRINA BREZNEV"
È UNA VERA E PROPRIA DOTTRINA DELL'EGEMONIA

Per praticare ulteriormente la sua politica socialimperialista di aggressione e di espansione, la cricca rinnegata di Breznev ha sviluppato il revisionismo krusceviano e ha escogitato una serie di "teorie" fasciste conosciute sotto il nome di "dottrina Breznev".

Vediamo ora che roba è questa "dottrina Breznev".

1. La "teoria della sovranità limitata".

Breznev e soci pretendono che difendere i cosiddetti "interessi del socialismo" significa difendere "la loro sovranità suprema" [31]. Essi dichiarano apertamente che il revisionismo sovietico ha il diritto di decidere il destino di qualsiasi altro paese, "incluso il destino della sua sovranità" [32].

Ma quali "interessi del socialismo"! Siete proprio voi che avete sovvertito il sistema socialista nell'Unione Sovietica e portato avanti la vostra linea revisionista della restaurazione capitalista in alcuni paesi dell'Europa orientale e nella Repubblica popolare di Mongolia. Quelli che voi chiamate gli "interessi del socialismo" sono esattamente gli interessi del socialimperialismo revisionista sovietico, gli interessi del colonialismo. Voi imponete la "sovranità suprema" di un sovrano agli altri popoli, il che significa che la sovranità degli altri paesi è "limitata", mentre il vostro potere di disporre di questi paesi è "illimitato". In altre parole, voi avete il diritto di comandare gli altri paesi, mentre essi non hanno il diritto di opporsi a voi; voi avete il diritto di calpestare gli altri paesi, mentre essi non hanno il diritto di opporre resistenza. Hitler gridò a pieni polmoni di avere il "diritto di dominare gli altri" [33].

Dulles e soci hanno a loro volta strombazzato che il concetto della sovranità nazionale "è diventato fuori moda" [34] e che la "sovranità di un singolo Stato" dovrebbe cedere il posto a una cosiddetta "sovranità congiunta" [35]. Da ciò risulta chiaro che la "teoria della sovranità limitata" di Breznev non è che una nuova versione di frasi pazzesche pronunciate dagli imperialisti.

2. La "teoria della dittatura internazionale".

Breznev e soci proclamano che essi hanno il diritto di "concedere aiuti militari a un paese fratello per allontanare il pericolo che incombe sul sistema socialista" [36].

Essi dicono: "Lenin previde" che lo sviluppo storico "avrebbe trasformato la dittatura del proletariato da una dittatura nazionale in una dittatura internazionale, capace di influenzare in maniera decisiva l'intera politica mondiale" [37].

Questa banda di rinnegati ha completamente distorto l'idea di Lenin. Nel suo articolo Primo abbozzo di tesi sulle questioni nazionale e coloniale, Lenin si riferì alla "trasformazione della dittatura del proletariato da nazionale (cioè esistente in un solo paese e incapace di determinare la politica mondiale) in internazionale (vale a dire in dittatura del proletariato attuata almeno in alcuni paesi progrediti e capace di esercitare un'influenza decisiva su tutta la politica mondiale)" [38]. Ciò che Lenin intende è perseverare nell'interna­zionalismo proletario e propagandare la rivoluzione mondiale proletaria. Ma la cricca dei rinnegati revisionisti sovietici è giunta fino al punto di svuotare questo brano di Lenin del suo spirito rivoluzionario proletario e ha apertamente inventato la pretesa "teoria della dittatura internazionale" usandola come base "teorica" per giustificare il suo intervento militare e la sua occupazione militare nei confronti di alcuni paesi dell'Europa orientale e della Repubblica popolare di Mongolia. La "dittatura internazionale" di cui voi parlate, non è che il dominio e l'asservimento degli altri paesi da parte dei nuovi zar. Forse pensate, innalzando l'insegna degli "aiuti a un paese fratello", di poter usare le vostre forze militari per malmenare un altro paese o di poter inviare a vostro piacimento le truppe in un altro paese per infestarlo? Inalberando la bandiera delle "truppe alleate", avete invaso la Cecoslovacchia.

Che differenza c'è tra questo e l'invasione della Cina da parte delle forze congiunte delle otto potenze nel 1900, l'intervento armato di 14 paesi nell'Unione Sovietica e l'aggressione di 16 paesi organizzata dall'imperialismo USA contro la Corea?

3. La "teoria della comunità socialista".

Breznev e soci hanno strombazzato che "la comunità dei paesi socialisti è un'entità inseparabile" [39] e che è necessario rafforzare "l'unità d'azione" della "comunità socialista" [40].

Ma quale "comunità socialista"! Essa non è che un sinonimo per l'impero coloniale di cui voi siete la metropoli. Le relazioni tra autentici paesi socialisti, grandi o piccoli, devono essere basate sul marxismo-leninismo, sui principi di completa uguaglianza, rispetto dell'integrità territoriale, rispetto della sovranità e dell'indipendenza nazionale e reciproca non ingerenza negli affari interni e sui principi internazionalisti proletari di mutuo appoggio e di mutua assistenza. Ma voi avete calpestato gli altri paesi e li avete ridotti a uno stato di subordinazione e di dipendenza. L'"unità d'azione" di cui parlate, non significa altro che l'unificazione sotto il vostro controllo della politica, dell'economia e degli affari militari degli altri paesi. Con il termine "inseparabile", voi intendete vietare agli altri paesi di liberarsi dal vostro controllo e dall'asservimento a voi. Ciò non significa forse che voi tentate apertamente di asservire i popoli degli altri paesi?

4. La "teoria della divisione internazionale del lavoro".

Breznev e soci hanno notevolmente sviluppato questa assurdità predicata da Kruscev parecchio tempo fa. Essi non solo hanno applicato questa "divisione internazionale del lavoro" ad alcuni paesi dell'Europa orientale e alla Repubblica popolare di Mongolia, come abbiamo detto sopra, ma l'hanno anche estesa ai paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina. Essi affermano che solo "cooperando" con il revisionismo sovietico, i paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina saranno in grado di "creare una economia nazionale indipendente" [41]. Essi dicono: "Questa cooperazione offre all'Unione Sovietica una maggiore possibilità di utilizzare più ampiamente la superiorità della divisione internazionale del lavoro. Noi potremo comprare in questi paesi crescenti quantità di loro merci tradizionali, cotone, lana, cuoio e pelle, concentrati di minerali di metalli non ferrosi, oli vegetali, frutta, caffè, semi di cacao, tè e altre materie prime oltre che una serie di manufatti" [42].

Altro che "merci tradizionali"!

È un peccato che questa lista non sia completa. Ad essa bisognerebbe aggiungere petrolio, caucciù, carne, ortaggi, riso, iuta, zucchero di canna, ecc.

Agli occhi del pugno di oligarchi revisionisti sovietici, i popoli dei paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina sembrano essere destinati a offrire loro, di generazione in generazione, queste cosiddette "merci tradizionali". Che razza di "teoria" è questa? I colonialisti e gli imperialisti hanno tempo fa predicato che bisognava decidere della produzione di ogni paese sulla base delle sue condizioni naturali e hanno obbligato i paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina a trasformarsi in fonti di materie prime e a rimanere in uno stato di arretratezza, in modo da permettere ai paesi industriali capitalisti di procedere, nella maniera più comoda, allo sfruttamento coloniale più spietato. La cricca revisionista sovietica ha ereditato proprio questa politica coloniale dell'imperialismo. La sua "teoria della divisione internazionale del lavoro" significa: "l'Unione Sovietica industriale, l'Asia, l'Africa e l'America Latina agricole" oppure "l'Unione Sovietica industriale con l'Asia, l'Africa e l'America Latina come fabbriche ausiliarie di lavorazione".

Basati sui principi dell'uguaglianza e del vantaggio reciproco, gli scambi di merci fatti in funzione dei bisogni di ciascuno, come anche il mutuo aiuto tra gli autentici paesi socialisti e i paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina hanno lo scopo di promuovere lo sviluppo di una economia nazionale, indipendente e autonoma in questi ultimi paesi. Ma la "teoria della divisione internazionale del lavoro" predicata dal pugno di oligarchi revisionisti sovietici mira semplicemente a sottoporre i paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina alla penetrazione, al controllo e al saccheggio, a estendere la loro sfera d'influenza e a imporre a questi paesi il nuovo giogo del colonialismo revisionista sovietico.

5. La "teoria degli interessi coinvolti".

Breznev e soci dichiarano rumorosamente: "L'Unione Sovietica che in quanto grande potenza mondiale ha legami internazionali molto sviluppati, non può restare passiva di fronte a eventi che, pur essendo lontani geograficamente, concernono la nostra sicurezza e la sicurezza dei nostri amici" [43]. Essi sbraitano con arroganza: "La flotta sovietica" deve "andare là dove lo richiedono gli interessi della sicurezza del nostro paese" [44]!

È ammissibile che un paese, perché è una grande potenza, collochi i suoi interessi in tutte le regioni del mondo e metta le sue mani su tutto il globo con propositi di espansione? È ammissibile che un paese, perché ha legami internazionali molto sviluppati, invii dappertutto le sue cannoniere a scopo d'intimidazione e d'aggressione? Questa "teoria degli interessi coinvolti" è il tipico argomento di cui si servono gli imperialisti per giustificare la loro politica d'aggressione nel mondo. Quando i vecchi zar si abbandonarono all'espansione, inalberavano proprio la bandiera degli "interessi della Russia". Da parte sua, l'imperialismo USA ha ripetutamente sbraitato che gli Stati Uniti "si assumono la responsabilità non solo della propria sicurezza, ma anche della sicurezza di tutti i paesi liberi" e che sono pronti a "difendere la libertà dove si dimostra necessario" [45]. Che sorprendente somiglianza tra i discorsi dei revisionisti sovietici e quelli dei vecchi zar e degli imperialisti USA!

La cricca dei rinnegati revisionisti sovietici che è da tempo fallita sul piano ideologico, teorico e politico, non è assolutamente in grado di produrre qualcosa di presentabile; essa non può che raccattare un po' del ciarpame dall'imperialismo e, dopo avervi apportato qualche ritocco, tira fuori una cosiddetta "dottrina Breznev".

Questa "dottrina Breznev" è un imperialismo con l'etichetta di "socialismo", una vera e propria dottrina dell'egemonia e un neocolonialismo nudo e crudo.

6. IL SOGNO DEL REVISIONISMO SOVIETICO
DI FONDARE UN GRANDE IMPERO

Nel denunciare la politica d'aggressione della Russia zarista cento anni fa, Marx faceva notare: "I suoi metodi, le sue tattiche, i suoi mezzi possono cambiare, ma l'obiettivo di questa politica, l'egemonia mondiale, non cambierà mai" [46].

Lo zar Nicola I aveva dichiarato con insolenza: "Là dove è stata issata la bandiera russa, essa non deve più essere ammainata" [47]. Parecchi zar avevano accarezzato il sogno, come disse Engels, di creare un immenso "impero slavo", che avrebbe dovuto estendersi dall'Elba alla Cina, dal Mar Adriatico all'Oceano Glaciale Artico.

Essi avevano perfino nutrito l'ambizione di spingere le frontiere di questo enorme impero fino all'India e alle Hawaii. Per raggiungere questo obiettivo, essi si erano mostrati "tanto perfidi, quanto dotati" [48].

I nuovi zar revisionisti sovietici hanno ereditato tutta la tradizione espansionista dei vecchi zar, marcando i loro volti con l'impronta indelebile della dinastia dei Romanov. Essi si abbandonano a questo sogno dei vecchi zar, che non si è avverato e nutrono ambizioni aggressive ancora più grandi di quelle dei vecchi zar. I revisionisti sovietici hanno trasformato alcuni paesi dell'Europa orientale e la Repubblica popolare di Mongolia in loro colonie e in paesi alle loro dipendenze. Essi tentano invano di occupare altri territori cinesi, copiando apertamente la politica dei vecchi zar verso la Cina e sbraitando che la frontiera settentrionale cinese "è segnata dalla Grande Muraglia" [49]. Essi hanno allungato le mani sull'Asia sud-orientale, sul Medio Oriente, sull'Africa e perfino sull'America Latina e hanno inviato la loro flotta nel Mediterraneo, nell'Oceano Indiano, nel Pacifico e nell'Atlantico, nel tentativo di costituire un grande impero revisionista sovietico che abbracci l'Europa, l'Asia, l'Africa e l'America Latina.

L'"impero slavo" dei vecchi zar è svanito da tempo come una bolla di sapone, e lo stesso dominio zarista è stato spazzato via nel 1917 dalla grande Rivoluzione d'Ottobre diretta da Lenin. La tirannia dei vecchi zar è finita. Oggi, nell'epoca in cui l'imperialismo si avvia al crollo totale, il tentativo dei nuovi zar di fondare un impero ancora più grande che domini tutto il mondo, non può essere che un sogno.

Stalin disse: "Lenin chiamava l'imperialismo 'capitalismo morente'. Perché? Perché l'imperialismo porta le contraddizioni del capitalismo all'ultimo termine, ai limiti estremi, oltre i quali comincia la rivoluzione" [50]. Poiché il revisionismo sovietico ha imboccato il cammino battuto dall'imperialismo, esso è inevitabilmente governato dalle leggi dell'imperialismo e assalito dalle contraddizioni inerenti all'impe­ria­lismo.

Il compagno Mao Tse-tung ha sottolineato: "Gli Stati Uniti sono una tigre di carta. Non credete agli Stati Uniti. Si può trafiggerli al primo colpo. L'Unione Sovietica revisionista è anch'essa una tigre di carta" [51].

Coltivando con frenesia l'aggressione e l'espansione, il socialimperialismo revisionista sovietico si dirige inevitabilmente verso l'opposto del suo obiettivo e crea le condizioni per la propria caduta. Il revisionismo sovietico tratta i paesi della cosiddetta "comunità socialista" come suoi feudi, ma esso non è assolutamente in grado di imporre a lungo il suo dominio coloniale ai popoli di questi paesi, né di attenuare le sue contraddizioni con questi paesi. L'Europa orientale di oggi è come un barile di polvere, che presto o tardi finirà con l'esplodere. L'entrata dei carri armati del revisionismo sovietico a Praga non mostra affatto la potenza del socialimperialismo revisionista sovietico, al contrario segna l'inizio del crollo dell'impero coloniale revisionista sovietico. Il socialimperialismo revisionista sovietico ha i piedi così profondamente affondati nel pantano cecoslovacco che non riesce più a uscirne.

Con l'espansione e il saccheggio perpetrati in Asia, in Africa e in America Latina, il revisionismo sovietico si è posto in una posizione di ostilità di fronte ai popoli di queste regioni. Esso è andato troppo lontano nelle sue imprese sinistre e ora si piega sotto un fardello schiacciante; esso è come un ammalato affetto da idropisia. Perfino la stampa imperialista USA non può far a meno di dire: "Ci siamo accorti che i russi commettono errori gravi quanto i nostri, se non peggiori" [52].

L'entrata del socialimperialismo revisionista sovietico nelle file dell'imperialismo mondiale ha ulteriormente acutizzato le contraddizioni tra i paesi imperialisti. Per espandere le rispettive sfere d'influenza, il socialimperialismo e l'imperialismo si sono lanciati in un duello accanito. La lotta tra il socialimperialismo e l'imperialismo, i quali sono accerchiati da ogni parte dai popoli del mondo, non potrà che accelerare la rovina dell'intero sistema imperialista.

Il dominio del socialimperialismo revisionista sovietico, nel proprio paese, riposa anch'esso su un vulcano. Durante la reazione di Stolypin, Lenin scrisse: la lotta della classe operaia russa "può svilupparsi in maniera rapida o lenta", "ma in ogni caso essa porta alla rivoluzione" [53]. Oggi, nell'Unione Sovietica, il conflitto e l'antagonismo tra la borghesia monopolistica burocratica di tipo nuovo da una parte e dall'altra il proletariato, i contadini, i lavoratori e gli intellettuali rivoluzionari su cui essa domina, diventano sempre più acuti. La lotta di classe si sviluppa, indipendentemente dalla volontà dell'uomo e susciterà prima o poi la rivoluzione.

L'Unione Sovietica era in origine un'unione plurinazionale di Stati socialisti. È soltanto nelle condizioni del socialismo e sulla base dell'uguaglianza e del libero consenso che si può costituire, consolidare e sviluppare una tale unione plurinazionale di Stati. Come sottolineò Stalin: l'Unione Sovietica "aveva davanti a sé le esperienze infelici degli Stati plurinazionali nei paesi borghesi. Aveva davanti a sé l'esperienza fallita della vecchia Austria-Ungheria". Tuttavia lo Stato plurinazionale sovietico "doveva trionfare in ogni genere di prove", perché, grazie al regime socialista, si era "stabilita una vera collaborazione fraterna di popoli nel sistema d'un unico Stato federale" [54]. Ora la cricca dei rinnegati revisionisti sovietici ha sovvertito il sistema socialista, ha esercitato la dittatura borghese e ha sostituito l'uguaglianza nazionale con l'oppressione nazionale, il mutuo aiuto e la fraternità tra le nazionalità con la "legge della giungla" della borghesia. Oggi che la base proletaria, la base socialista dell'originaria unione è stata abbandonata, l'immensa "unione" plurinazionale, dominata da questa borghesia di tipo nuovo, non rischia di disgregarsi come l'impero austro-ungarico?

Per districarsi dalle difficoltà insuperabili sia all'interno che all'esterno, il socialimperialismo revisionista sovietico, al pari dell'imperialismo USA, si abbandona febbrilmente al ricatto missilistico nucleare e ricorre alle avventure militari e a guerre d'aggressione di vaste proporzioni. Ma la guerra potrà infondere nuova vita all'imperialismo e al socialimperialismo ormai in agonia? No, esattamente il contrario.

La storia dimostra incontestabilmente che, lungi dal salvare l'imperialismo dalla sua fine inevitabile, la guerra può solo accelerare la sua estinzione.

Il presidente Mao ha indicato: "Per quanto riguarda il problema della guerra mondiale, non esistono che due possibilità: l'una è che la guerra susciti la rivoluzione e l'altra è che la rivoluzione impedisca la guerra" [55].

Il presidente Mao ha inoltre sottolineato: "Popoli di tutto il mondo, unitevi per combattere contro ogni guerra d'aggressione lanciata da qualsiasi imperialismo o dal socialimperialismo, in particolare contro una guerra d'aggressione condotta con bombe atomiche! Se scoppierà una tale guerra, i popoli di tutto il mondo dovranno eliminare la guerra d'aggressione con la guerra rivoluzionaria; la preparazione al riguardo deve essere fatta fin da ora!" [56].

Questa grande direttiva, formulata dal presidente Mao sulla base dell'attuale situazione internazionale, ha indicato l'orientamento di lotta al proletariato e ai popoli rivoluzionari di tutto il mondo. I popoli di tutto il mondo devono mantenere alta la vigilanza, fare tutta la preparazione ed essere pronti, in ogni momento, a infliggere risoluti e schiaccianti colpi a qualsiasi aggressore che osi scatenare una guerra!

Negli ultimi anni, la cricca dei rinnegati revisionisti sovietici, riprendendo gli abituali trucchi dei vecchi zar, ha sostenuto e progettato in modo semiaperto e semi-nascosto un nuovo "movimento panslavista" e ha fatto la pubblicità alla cosiddetta "santità dello spirito nazionale russo", nel vano tentativo di avvelenare la mentalità delle masse lavoratrici e della gioventù sovietiche con questa corrente di idee reazionarie e di indurre il popolo sovietico a servire da strumento alla politica d'aggressione e di guerra seguita dal pugno di oligarchi revisionisti sovietici. Noi desideriamo sinceramente mettere in guardia il fratello popolo sovietico perché non cada, in nessun caso, nella trappola del "panslavismo". Che cosa è il "panslavismo"?

Denunciando i vecchi zar, Marx e Engels indicarono con molta perspicacia: "Il panslavismo è un'invenzione del gabinetto di San Pietroburgo" [57]. Engels disse: i vecchi zar sono ricorsi a questo inganno per prepararsi alla guerra, "come l'ultima ancora di salvezza del sistema zarista russo e della reazione russa." Perciò, il "panslavismo è il nostro più feroce nemico ed è anche il più feroce nemico dei russi" [58].

Come la "superiorità ariana" di Hitler, il "panslavismo" dei nuovi zar revisionisti sovietici è un razzismo ultrareazionario. Essi fanno la pubblicità a questa concezione reazionaria con il solo scopo di servire l'espansionismo di un pugno di dominanti reazionari della loro pretesa "razza superiore", mentre per le larghe masse popolari ciò non può significare che la catastrofe.

Lenin sottolineò: "L'oppressione 59degli 'allogeni' è un'arma a doppio taglio. Da una parte essa colpisce gli 'allogeni'; dall'altra colpisce il popolo russo" [59].

Attualmente, è proprio dietro la cortina fumogena del "panslavismo" che il pugno di oligarchi revisionisti sovietici compie ogni sforzo per macchinare una guerra d'aggressione e al tempo stesso intensifica il suo attacco contro il popolo sovietico, compresa la nazionalità russa.

Gli interessi del proletariato e delle larghe masse popolari dell'Unione Sovietica sono diametralmente opposti a quelli dei nuovi zar revisionisti sovietici, ma sono identici agli interessi dei popoli rivoluzionari di tutto il mondo. Se i nuovi zar revisionisti sovietici scateneranno una guerra d'aggressione su vasta scala, il proletariato e il popolo rivoluzionario sovietico, conformemente al principio di Lenin riguardo alla guerra d'aggressione imperialista, rifiuteranno categorica­mente di servire da carne da cannone per la guerra ingiusta lanciata dal socialimperialismo revisionista sovietico. Essi porteranno avanti la causa degli eroici figli della grande Rivoluzione d'Ottobre e lotteranno per rovesciare i nuovi zar e ristabilire la dittatura del proletariato.

Duecento anni or sono, esaltando i "successi" ottenuti dalla zarina Caterina II con le sue guerre d'aggressione, un poeta russo scriveva: "Avanza e l'intero universo sarà tuo!" [60]. Ora i nuovi zar revisionisti sovietici hanno inforcato il destriero dei vecchi zar ed ecco che "avanzano". Presi dalle vertigini, essi caracollano all'impazzata, incapaci di fermarsi, dimenticando completamente che i loro antenati caddero da questo stesso cavallo e che fu così che ebbe termine l'impero russo della dinastia dei Romanov. I nuovi zar non faranno certamente una fine migliore che i vecchi zar; essi saranno disarcionati e finiranno per terra, riducendosi a una massa informe.

7. POPOLI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI E LOTTATE
PER ABBATTERE L'IMPERIALISMO USA,
IL REVISIONISMO SOVIETICO E LA REAZIONE DEI VARI PAESI

Il compagno Mao Tse-tung ha sottolineato: "L'Unione Sovietica fu il primo Stato socialista e il Partito comunista dell'Unione Sovietica fu creato da Lenin. Benché la direzione del partito e dello Stato dell'Unione Sovietica sia stata ora usurpata dai revisionisti, tuttavia, vorrei consigliare ai compagni di rimanere fermi nella convinzione che le larghe masse del popolo, dei membri del partito e dei quadri nell'Unione Sovietica sono buoni e vogliono la rivoluzione e che la dominazione revisionista non potrà durare a lungo" [61].

Il popolo cinese nutre sentimenti profondi verso il popolo sovietico. Durante la grande Rivoluzione d'Ottobre guidata da Lenin, i lavoratori cinesi che si trovavano allora in Russia, combatterono fianco a fianco con i proletari russi. Nel corso della lunga lotta rivoluzionaria, i popoli dei nostri due paesi si sono appoggiati l'un l'altro, si sono aiutati reciprocamente e hanno stabilito stretti legami d'amicizia. Il pugno di oligarchi revisionisti sovietici si sforza con rabbia di seminare zizzania e minare le relazioni tra i popoli cinese e sovietico, ma in definitiva esso non fa che sollevare una pietra che poi gli ricadrà sui piedi.

Educato da Lenin e Stalin, il popolo sovietico è un grande popolo, ricco di una gloriosa tradizione rivoluzionaria; esso non permetterà assolutamente ai nuovi zar di gravare a lungo sulle sue spalle. Benché i frutti della Rivoluzione d'Ottobre siano stati ridotti a nulla dai rinnegati revisionisti sovietici, i principi della Rivoluzione d'Ottobre rimangono eterni. Sotto la grande bandiera del leninismo, l'impetuosa corrente della rivoluzione popolare romperà inevitabilmente la crosta del ghiaccio del dominio revisionista e la primavera del socialismo certamente farà ritorno sulla terra dell'Unione Sovietica!

Il compagno Mao Tse-tung ha sottolineato: "Sia in Cina che in altri paesi del mondo, in una parola, oltre il 90 per cento della popolazione finirà per appoggiare il marxismo-leninismo. Nel mondo vi sono tuttora molte persone che non si sono ancora risvegliate, a causa dell'inganno della socialdemocrazia, del revisionismo, dell'imperialismo e della reazione dei vari paesi. Ma in ogni modo, esse si risveglieranno gradualmente e appoggeranno il marxismo-leninismo. La verità del marxismo-leninismo è irresistibile. Le masse popolari finiranno per fare la rivoluzione. La rivoluzione mondiale è destinata a trionfare" [62].

Nel momento in cui commemoriamo il centenario della nascita del grande Lenin, noi constatiamo con gioia che, guidata dal marxismo-leninismo-maoismo, la causa della rivoluzione proletaria mondiale conquista sempre nuove vittorie.

Le forze autenticamente marxiste-leniniste di tutto il mondo si accrescono e s'ingrossano costantemente. La lotta delle nazioni e dei popoli oppressi per la liberazione si sviluppa in maniera vigorosa. Tutti i paesi e i popoli soggetti all'aggressione, al controllo, all'intervento e alla vessazione dell'imperialismo USA e del revisionismo sovietico stanno formando un fronte unito il più vasto possibile.

È iniziato ormai un nuovo periodo storico della lotta contro l'imperialismo USA e contro il revisionismo sovietico. Suona a morto la campana per l'imperialismo e il socialimperialismo.

L'invincibile marxismo-leninismo-maoismo è l'arma potente che permette al proletariato di conoscere il mondo e di trasformarlo, l'arma potente che fa avanzare la storia. Integrandosi con le masse rivoluzionarie a centinaia di milioni e con la pratica concreta della rivoluzione popolare nei vari paesi, il marxismoleninismo-maoismo svilupperà una forza rivoluzionaria di una potenza infinita che distruggerà completamente l'intero vecchio mondo!


Viva il grande marxismo!

Viva il grande leninismo!

Viva il grande maoismo!

NOTE

[1] J.V. Stalin, Principi del leninismo, in Opere complete, vol. 6.
[2] V.I. Lenin, Il programma militare della rivoluzione proletaria, in Opere, vol. 23.
[3] Mao Tse-tung, Sulla dittatura democratica popolare, in Opere di Mao Tse-tung, vol. 11.
[4] Mao Tse-tung, A una delegazione sovietica (17 aprile 1957), in Opere di Mao Tse-tung, vol. 15.
[5] V.I. Lenin, L'imperialismo e la scissione del socialismo, in Opere, vol. 23.
[6] V.I. Lenin, Stato e rivoluzione, in Opere, vol. 25.
[7] Ivi,
[8] V.I. Lenin, La rivoluzione socialista e il diritto delle nazioni all'autodecisione, in Opere, vol. 22.
[9] V.I. Lenin, La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky, in Opere, vol. 28.
[10] V.I. Lenin, Stato e Rivoluzione, cit.
[11] Mao Tse-tung, Discorso alla seconda sessione plenaria dell'ottavo Comitato centrale del Partito comunista cinese (15 novembre 1956), in Opere di Mao Tse-tung, vol. 13.
[12] 10. Mao Tse-tung, Discorso alla decima sessione plenaria dell'ottavo Comitato centrale (24 settembre 1962), in Opere di Mao Tse-tung, vol. 19.
[13] Circolare del 16 maggio (1966), in Opere di Mao Tse-tung, vol. 23
[14] Conversazione sull'articolo di Sakata (18 agosto 1964), in Opere di Mao Tse-tung, vol. 22.
[15] Osservazioni sulla relazione del gruppo dirigente della commissione per la pianificazione (11 maggio 1964), in Opere di Mao Tse-tung, vol. 21.
[16] Programma del PCUS adottato dal revisionismo sovietico al ventiduesimo Congresso.
[17] Tesi adottate dal revisionismo sovietico in occasione del centenario della nascita di Vladimir Ilic Lenin.
[18] Pravda, organo del revisionismo sovietico, 5 marzo 1970.
[19] V.I. Lenin, Il socialismo e la guerra, in Opere, vol. 21.
[20] V.I. Lenin, Discorso al primo Congresso della marina da guerra di tutta la Russia, in Opere, vol. 26.
[21] V.I. Lenin, Il proletariato rivoluzionario e il diritto di autodecisione delle nazioni, in Opere, vol. 21.
[22] V.I. Lenin, Rassegna degli affari interni, in Opere, vol. 5.
[23] J.V. Stalin, Storia del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS (breve corso).
[24] V.I. Lenin, I compiti della Terza Internazionale, in Opere, vol. 29.
[25] V.I. Lenin, Della fierezza nazionale dei grandi russi, in Opere, vol. 21.
[26] V.I. Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, in Opere, vol. 22.
[27] V.I. Lenin, Il militarismo bellicoso e la tattica antimilitarista della socialdemocrazia, in Opere, vol. 15.
[28] V.I. Lenin, L'ottavo Congresso del PC(b)R, in Opere, vol. 29.
[29] Uchitelskaya Gazeta, 5 febbraio 1970.
[30] Articolo di Grechko, ministro della difesa sovietico, in Kommunist, n. 3, 1969.
[31] Vita internazionale, n. 11, 1968.
[32] Krasnaya Zvezda, 14 febbraio 1969.
[33] Vedi Processi di Norimberga, vol. 2.
[34] Vedi Foreign Affairs (USA), ottobre 1957.
[35] Jessup, Una legge moderna per le nazioni.
[36] Intervento di Breznev al quinto Congresso del Partito operaio unificato polacco, 12 novembre 1968.
[37] Rapporto di Mazurov al Comizio di commemorazione della Rivoluzione d'Ottobre a Mosca, 6 novembre 1968.
[38] V.I. Lenin, Primo abbozzo di tesi sulle questioni nazionale e coloniale, in Opere, vol. 31.
[39] Izvestia, 2 luglio 1968.
[40] Il documento principale della conferenza di Mosca, giugno 1969.
[41] Intervento di Breznev alla conferenza di Mosca, 7 giugno 1969.
[42] Rapporto di Kossighin al ventitreesimo Congresso del PCUS, 5 aprile 1966.
[43] Rapporto di Gromyko alla sessione del Soviet supremo dell'URSS, 10 luglio 1969.
[44] Discorso di Gorshkov, comandante in capo della marina sovietica, tenuto nel 1969 in occasione della giornata della marina sovietica.
[45] Discorsi dell'ex presidente degli Stati Uniti Johnson, 3 e 20 giugno 1964.
[46] K. Marx, Discorso alla riunione dei polacchi tenutasi a Londra il 22 gennaio 1867.
[47] Nevelskoi, Le gesta degli ufficiali della marina russa nell'estremo oriente della Russia.
[48] F. Engels, Politica estera dello zarismo russo.
[49] Dichiarazione del governo dell'URSS, 13 giugno 1969.
[50] J.V. Stalin, Principi del leninismo, in Opere complete, vol. 6.
[51] Conversazioni con ospiti giapponesi (30 gennaio 1964), in Opere di Mao Tse-tung, vol. 21.
[52] U.S. News & World Report, 5 gennaio 1970.
[53] V.I. Lenin, L'inizio delle dimostrazioni, in Opere, vol. 16.
[54] J.V. Stalin, Sul progetto di costituzione dell'URSS.
[55] Citato in Rapporto al nono Congresso nazionale del Partito comunista cinese, in questo volume.
[56] Citato in Diamo il benvenuto ai grandi anni settanta, in questo volume.
[57] Marx ed Engels, L'alleanza della democrazia socialista e l'Associazione internazionale degli operai.
[58] Lettera di Engels a K. Kautsky, 7 febbraio 1882.
[59] V.I. Lenin, L'eguaglianza nazionale, in Opere, vol. 20.
[60] Dershavin, Verso la presa di Varsavia.
[61] Mao Tse-tung, Alla riunione di lavoro allargata del Centro (30 gennaio 1962), in Opere di Mao Tse-tung, vol. 19.
[62] Ivi.