Lin Piao
Valore internazionale
della teoria del compagno Mao sulla guerra popolare

Da Lin Piao, Viva la vittoria della guerra popolare!, in: Lin Piao, Scritti e discorsi della rivoluzione culturale, Samonà e Savelli, Roma 1969. Lo scritto di Lin Piao è del 3 settembre 1965.


La rivoluzione cinese è la continuazione della grande rivolu­zione d'ottobre. La via della rivoluzione d'ottobre è la via co­mune alla rivoluzione di tutti i popoli. La rivoluzione cinese e la rivoluzione d'ottobre hanno in comune i seguenti punti fon­damentali: 1) ambedue furono guidate dalla classe operaia che aveva come nucleo un partito marxista-leninista; 2) furono ba­sate sull'alleanza degli operai e dei contadini; 3) conquistarono il potere politico con la rivoluzione violenta e instaurarono la dittatura del proletariato; 4) istituirono il sistema socialista do­po la vittoria nella rivoluzione; 5) ambedue fanno parte della rivoluzione proletaria mondiale.

Naturalmente, la rivoluzione cinese ha le sue particolari ca­ratteristiche. La rivoluzione d'ottobre ebbe luogo nella Russia imperialista, mentre la rivoluzione cinese nacque in un paese semicoloniale e semifeudale. La prima fu una rivoluzione socia­lista proletaria, mentre la seconda si trasformò in una rivolu­zione socialista dopo la vittoria completa della rivoluzione di nuova democrazia. La rivoluzione d'ottobre ebbe inizio con l'insurrezione armata nelle città e in seguito si diffuse nelle campagne, mentre la rivoluzione cinese conquistò la vittoria in tutto il paese servendosi della campagna per accerchiare e poi espugnare le città.

Il grande merito del compagno Mao Tse-dun consiste nel­l'essere riuscito a integrare la verità universale del marxismo-leninismo con la pratica concreta della rivoluzione cinese, nel­l'avere arricchito e sviluppato il marxismo-leninismo, generaliz­zando e sintetizzando magistralmente le esperienze tratte du­rante la lunga lotta rivoluzionaria del popolo cinese.

La teoria del compagno Mao Tse-dun sulla guerra popolare è stata provata attraverso la lunga pratica della rivoluzione ci­nese e ha dimostrato di essere conforme alle leggi obiettive di questa guerra e di essere invincibile. Essa non è valida solo per la Cina, ma ha dato grandi contributi alle lotte rivoluzio­narie delle nazioni e dei popoli oppressi di tutto il mondo.

La guerra popolare guidata dal Partito comunista cinese, comprendente la guerra di resistenza contro il Giappone e le guerre civili rivoluzionarie, è durata ventidue anni. È stata la guerra popolare più lunga, più complessa, più ricca di esperienze che sia stata condotta nel mondo contemporaneo sotto la dire­zione del proletariato. In ultima analisi, la teoria marxista-leninista della rivolu­zione proletaria è la teoria della conquista del potere con la vio­lenza rivoluzionaria, la teoria della guerra popolare da opporre alla guerra antipopolare. Come disse giustamente Marx: «La violenza è la levatrice di ogni vecchia società gravida di una nuova»[1].

Sulla base delle esperienze delle guerre popolari in Cina, il compagno Mao Tse-dun, usando un linguaggio estremamente semplice ed incisivo, avanzò la famosa tesi: «Il potere poli­tico nasce dalla canna del fucile»[2].

Egli disse molto chiaramente: «La conquista del potere con la lotta armata, la soluzione del problema con la guerra è il com­pito centrale e la più alta forma di rivoluzione. Questo princi­pio rivoluzionario marxista-leninista è valido ovunque, in Cina come in tutti gli altri paesi».[3]

La guerra è il prodotto dell'imperialismo e del sistema dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Lenin diceva: «La guerra è sempre e dovunque scatenata dalle classi degli sfruttatori, dei dominanti e degli oppressori»[4].

Finché esisteranno l'imperialismo e il sistema dello sfrut­tamento dell'uomo sull'uomo, gli imperialisti e i reazionari ri­correranno invariabilmente alle forze armate per conservare il loro dominio reazionario e imporranno la guerra alle nazioni e ai popoli oppressi. Questa è una legge oggettiva, indipendente dalla volontà dell'uomo.

Nel mondo contemporaneo gli imperialisti, capeggiati dagli Stati Uniti, e i loro lacchè, senza eccezione, rafforzano la mac­china statale e in particolare le forze armate. L'imperialismo americano, in particolare, compie ovunque aggressioni e repres­sioni armate.

Cosa devono fare le nazioni e i popoli oppressi davanti alla guerra d'aggressione e alla repressione armata degli imperia­listi e dei loro lacchè? Sottomettersi e rimanere schiavi in eterno? Oppure sollevarsi per resistere e combattere per la propria libe­razione?

Il compagno Mao Tse-dun ha dato una vivace risposta a questa domanda. Ha detto che dopo lunghe inchieste e ricerche, il popolo cinese si è reso conto che gli imperialisti e i loro lacchè «hanno la spada in pugno e sono pronti ad uccidere. Il popolo se ne è reso conto, perciò agisce allo stesso modo»[5]. Questo si chiama render pan per focaccia.

In ultima analisi, avere il coraggio di condurre una lotta colpo per colpo contro l'aggressione e la repressione armata de­gli imperialisti e dei loro lacchè, di combattere una guerra po­polare contro di essi o non avere questo coraggio, significa osare o non osare fare la rivoluzione. È questa la più efficace pietra di paragone per distinguere i veri rivoluzionari e i veri marxisti-leninisti da quelli falsi.

In considerazione del fatto che alcuni hanno paura degli imperialisti e dei reazionari, il compagno Mao Tse-dun ha avan­zato la sua famosa tesi: l'imperialismo e tutti i reazionari sono tigri di carta. Egli ha detto: «Tutti i reazionari sono tigri di carta. In apparenza essi sono terribili, ma in realtà non sono poi così potenti. Da un punto di vista lungimirante, non i reazionari, ma il popolo è veramente potente»[6].

La storia della guerra popolare in Cina e in altri paesi prova in modo eloquente che la trasformazione delle forze rivoluzio­narie del popolo, da deboli e piccole in grandi e potenti, co­stituisce una legge universale dello sviluppo della lotta di classe, una legge universale dello sviluppo della guerra popolare. Una guerra popolare incontrerà inevitabilmente molte difficoltà, avrà alti e bassi e regressi nel corso del suo sviluppo, ma nessuna forza potrà mutare la sua tendenza generale verso l'inevitabile trionfo.

Il compagno Mao Tse-dun ha detto che dal punto di vista strategico dobbiamo disprezzare il nemico, ma dal punto di vista tattico, dobbiamo considerarlo seriamente.

Disprezzare il nemico dal punto di vista strategico costitui­sce un requisito elementare per un rivoluzionario. Se non si ha il coraggio di disprezzare il nemico e non si osa vincere, è im­possibile fare la rivoluzione, condurre una guerra popolare e, ancor meno, conseguire la vittoria.

È molto importante per un rivoluzionario considerare il ne­mico seriamente dal punto di vista tattico. È impossibile otte­nere la vittoria nella guerra popolare se non si tiene seriamente conto del nemico dal punto di vista tattico, se, nella pratica con­creta della rivoluzione di ogni paese e in ogni lotta specifica, non si esaminano le condizioni concrete, non si agisce con prudenza, non si pone grande attenzione allo studio e al perfezionamento dell'arte della lotta e non si adottano forme appropriate di lotta.

Il materialismo dialettico e storico ci insegna che di primaria importanza non è ciò che a un dato momento sembra essere duraturo, e che invece ha già cominciato a decadere, ma ciò che sta sorgendo e si sta sviluppando, anche se a un dato momento non sembra essere duraturo, perché invincibile è solo ciò che sorge e si sviluppa.

Perché le forze nuove, apparentemente deboli, possono trion­fare sempre sulle forze decadenti, forti in apparenza? La ra­gione è che la verità sta dalla loro parte e che le masse popolari sono al loro fianco, mentre le classi reazionarie sono sempre separate dalle masse popolari alle quali sono ostili.

Tutto questo è stato provato dalla vittoria della rivoluzione cinese, dalla storia di tutte le rivoluzioni, dalla storia della lotta di classe nel suo insieme e da tutta la storia dell'umanità.

La teoria dei compagno Mao Tse-dun che «l'imperialismo e tutti i reazionari sono tigri di carta» spaventa enormemente gli imperialisti, e i revisionisti le sono profondamente ostili. Essi la combattono e l'attaccano, e i filistei, seguendo le loro orme, la deridono. Ma tutto questo non può in alcun modo smi­nuirne l'importanza. Nessuno potrà mai offuscare la luce della verità.

La teoria del compagno Mao Tse-dun sulla guerra popolare risolve non solo il problema dell'audacia necessaria per con­durre una guerra popolare ma anche quello di come condurla.

Grande statista e grande stratega, il compagno Mao Tse-dun eccelle nell'arte di condurre una guerra in base alle leggi che la dirigono. Guidato dalla linea, dalla politica, dalla strategia e dalla tattica della guerra popolare, elaborate dal compagno Mao Tse-dun, il popolo cinese riuscì nelle situazioni più complesse e difficili a portare la nave della guerra popolare sino ai lidi della vittoria malgrado tutti gli scogli affioranti.

Va sottolineato che la teoria del compagno Mao Tse-dun sulla creazione delle basi rivoluzionarie nelle zone rurali e sul­l'accerchiamento delle città dalla campagna è di rilevante e uni­versale importanza pratica per le attuali lotte rivoluzionarie delle nazioni e dei popoli oppressi, e in particolare per le lotte rivo­luzionarie delle nazioni e dei popoli oppressi dell'Asia, del­l'Africa e dell'America latina contro l'imperialismo e i suoi lacchè.

Molti di questi paesi e molti di questi popoli sono ora sog­getti, e gravemente, all'aggressione e all'asservimento da parte degli imperialisti, capeggiati dagli Stati Uniti, e dei loro lacchè. Nelle linee fondamentali, la situazione politica ed economica, in molti di questi paesi ha numerosi punti in comune con quella esistente nella vecchia Cina. Come in Cina, anche in questi paesi il problema contadino è di estrema importanza. I contadini costituiscono la forza principale della rivoluzione nazional-de-mocratica contro l'imperialismo e i suoi lacchè. Aggredendo questi paesi, gli imperialisti, di solito, cominciano con l'occu­pare le grandi città e le linee di comunicazione importanti, ma non riescono a controllare completamente le vaste regioni rurali. La campagna, e solo la campagna, può fornire zone sterminate in cui i rivoluzionari possono agire liberamente. La campagna, e soltanto la campagna, può rifornire le basi rivoluzionarie dalle quali i rivoluzionari possono avanzare verso la vittoria finale. È per questa ragione che la teoria del compagno Mao Tse-dun sulla creazione delle basi d'appoggio rivoluzionarie nelle zone rurali e sull'accerchiamento delle città dalla campagna sta atti­rando sempre di più l'attenzione dei popoli di questi continenti.

Prendiamo l'intero globo terrestre. Se l'America del nord e l'Europa occidentale possono essere considerate «le città del mondo», l'Asia, l'Africa e l'America latina rappresentano «la campagna». Dopo la seconda guerra mondiale, il movimento rivoluzionario del proletariato dei paesi capitalisti dell'Ame­rica del nord e dell'Europa occidentale, per varie ragioni, ha provvisoriamente segnato il passo, mentre il movimento rivo­luzionario dei popoli dell'Asia, Africa e America latina si è vigorosamente sviluppato. In un certo senso, il quadro che la rivoluzione mondiale oggi presenta è quello dell'accerchiamento delle città da parte della campagna. In definitiva, la causa della rivoluzione mondiale dipende dalla lotta rivoluzionaria dei po­poli dell'Asia, dell'Africa e dell'America latina, che rappresen­tano la grande maggioranza della popolazione del mondo. I paesi socialisti devono considerare proprio dovere internazionalista appoggiare le lotte rivoluzionarie dei popoli di questi tre con­tinenti.

La rivoluzione d'ottobre ha inaugurato una nuova era per la rivoluzione delle nazioni oppresse. Il suo trionfo ha gettato un ponte tra la rivoluzione nazional-democratica dei paesi co­loniali e semicoloniali d'Oriente. La rivoluzione cinese ha risolto il problema di come combinare la rivoluzione nazional-democra­tica con quella socialista nei paesi coloniali e semicoloniali.

Il compagno Mao Tse-dun ha sottolineato che, dopo la ri­voluzione d'ottobre, le rivoluzioni antimperialiste che si sono prodotte nei paesi coloniali e semicoloniali non fanno più parte della vecchia rivoluzione mondiale borghese, capitalista, ma fan­no parte della nuova rivoluzione mondiale, ossia della rivolu­zione socialista proletaria mondiale.

Il compagno Mao Tse-dun ha formulato una completa teoria sulla rivoluzione di nuova democrazia. Egli ha sottolineato che questa rivoluzione, differente da tutte le altre, può solo essere, e deve essere, una rivoluzione delle larghe masse popolari, sotto la direzione del proletariato, diretta contro l'imperialismo, il feudalesimo e il capitalismo burocratico.

Ciò significa che la rivoluzione può e deve essere guidata soltanto dal proletariato e da un partito veramente rivoluzio­nario, armato del marxismo-leninismo e non da altre classi o partiti.

Ciò significa che la rivoluzione abbraccia nelle sue file non solo gli operai, i contadini, e la piccola borghesia urbana, ma anche la borghesia nazionale, gli altri democratici antimperia­listi e patriottici.

Ciò significa infine che la rivoluzione è diretta contro l'im­perialismo, il feudalesimo e il capitalismo burocratico.

La rivoluzione di nuova democrazia si dirige verso il socia­lismo, non verso il capitalismo.

La teoria del compagno Mao Tse-dun sulla rivoluzione di nuova democrazia riunisce in sé la teoria marxista-leninista della rivoluzione divisa in fasi e, nello stesso tempo, quella della rivoluzione ininterrotta.

Il compagno Mao Tse-dun ha operato una giusta distinzione tra le due fasi della rivoluzione, cioè la rivoluzione nazional-de­mocratica e la rivoluzione socialista, pur collegandole stretta­mente. La rivoluzione nazional-democratica è la preparazione necessaria per la rivoluzione socialista, e la rivoluzione socialista è la continuazione logica della rivoluzione nazional-democratica. Non vi è assolutamente una Grande muraglia tra le due fasi della rivoluzione. Ma la rivoluzione socialista è possibile solo dopo il compimento della rivoluzione nazional-democratica. Più completa è la rivoluzione nazional-democratica, migliori saranno le condizioni per la rivoluzione socialista.

L'esperienza della rivoluzione cinese dimostra che i com­piti della rivoluzione nazional-democratica possono essere por­tati a termine solo attraverso lunghe e ripetute lotte. In questa fase della rivoluzione, gli imperialisti e i loro lacchè sono i nemici principali. Nella lotta contro di essi, è necessario chia­mare a raccolta tutte le forze patriottiche antimperialiste, com­prendendo in queste la borghesia nazionale e tutti i patrioti. Tutti i patrioti che provengono dalla borghesia e da altre classi sfruttatrici e partecipano alla lotta contro l'imperialismo, stori­camente hanno una funzione progressista; essi non sono tolle­rati dall'imperialismo, ma sono graditi al proletariato.

È molto dannoso confondere le due fasi, cioè la rivoluzione nazional-democratica e quella socialista. Il compagno Mao Tse-dun criticò l'erronea concezione di «risolvere entrambe le rivo­luzioni con un solo colpo», e sottolineò che questa idea uto­pistica poteva soltanto indebolire la lotta contro l'imperialismo e i suoi lacchè, che, in quel tempo, rappresentava il compito più urgente. Durante la guerra di resistenza, i reazionari del Kuo Min-Tang e i trotskisti da essi pagati confusero deliberatamente queste due fasi della rivoluzione cinese, predicando la «teoria della rivoluzione unica» e sostenendo il cosiddetto «sociali­smo» senza il partito comunista. Servendosi di questa assurda teoria, tentarono di liquidare il partito comunista, di eliminare radicalmente tutte le rivoluzioni e di ostacolare i progressi della rivoluzione nazional-democratica; inoltre la usarono come pre­testo per non resistere all'imperialismo e capitolare davanti ad esso. La storia della rivoluzione cinese ha da tempo seppellito questa teoria reazionaria.

I revisionisti kruscioviani si affannano ora a predicare che il socialismo può essere realizzato senza il proletariato e senza un partito veramente rivoluzionario armato della ideologia di avanguardia del proletariato, buttando così a mare i principi fon­damentali del marxismo-leninismo. Lo scopo dei revisionisti è solamente di sviare le nazioni oppresse dalla loro lotta contro l'imperialismo, sabotare la rivoluzione nazional-democratica e rendere un servigio all'imperialismo.

La rivoluzione cinese ha fornito l'esperienza di una rivolu­zione nazional-democratica portata a termine con successo sotto la direzione del proletariato, e di un passaggio dalla rivoluzione nazional-democratica alla rivoluzione socialista effettuato al mo­mento giusto sotto la direzione del proletariato.

Per la rivoluzione cinese, il pensiero di Mao Tse-dun è stato la guida che ha portato alla vittoria. Esso ha integrato la ve­rità universale del marxismo-leninismo con la pratica concreta della rivoluzione cinese e ha sviluppato in modo creativo il marxismo-leninismo, arricchendone così l'arsenale di nuove armi.

La nostra è un'epoca in cui il capitalismo e l'imperialismo mondiale vanno incontro alla rovina e il socialismo e il co­munismo marciano verso la vittoria. La teoria del compagno Mao Tse-dun sulla guerra popolare, pur essendo un prodotto della rivoluzione cinese, ha le caratteristiche della nostra epoca. Le esperienze nuove accumulate dai popoli dei vari paesi nelle lotte rivoluzionarie dopo la seconda guerra mondiale hanno co­stantemente provato che il pensiero di Mao Tse-dun è un pa­trimonio comune ai popoli rivoluzionari del mondo. In ciò ri­siede l'enorme valore internazionale del pensiero di Mao Tse-dun.


Sconfiggere l'imperialismo USA e i suoi lacchè con la guerra popolare

Dopo la seconda guerra mondiale, l'imperialismo USA ha preso il posto del fascismo tedesco, giapponese e italiano, e ha tentato di mettere tutto il mondo sotto il suo giogo e il suo controllo e di costituire un grande impero americano. Lavora attivamente per rimettere in piedi il militarismo del Giappone e della Germania occidentale e farne i suoi complici principali per scatenare una guerra mondiale. Crudele come un lupo, ti­ranneggia e cerca di asservire i popoli di tutti i paesi, saccheg­gia le loro ricchezze, viola la sovranità di altri paesi e interfe­risce nei loro affari interni. È l'aggressore più arrogante che la storia umana abbia conosciuto, il nemico comune più feroce dei popoli del mondo. Così i popoli e i paesi che vogliono la rivo­luzione, l'indipendenza e la pace, non possono non dirigere gli strali della loro lotta contro l'imperialismo statunitense.

Come la politica di asservimento della Cina, seguita dall'im­perialismo giapponese, permise al popolo cinese di formare il fronte unito più largo possibile per combatterlo, così la poli­tica di egemonia mondiale oggi seguita dall'imperialismo USA permette ai popoli di tutto il mondo di unire le forze suscetti­bili di essere unite e formare un fronte unito il più vasto possi­bile allo scopo di concentrare gli attacchi contro l'imperialismo americano.

Il teatro principale della violenta lotta tra i popoli del mondo da una parte, e l'imperialismo americano e i suoi lacchè dal­l'altra, si trova attualmente nelle vaste regioni dell'Asia, del­l'Africa e dell'America latina. Su scala mondiale, queste sono le zone che più soffrono per l'oppressione dell'imperialismo e dove il dominio imperialista è più vulnerabile. Le tempeste rivoluzionarie che sono scoppiate dopo la seconda guerra mon­diale e che aumentano sempre più di intensità, sono diventate la forza più importante che oggi colpisce direttamente l'impe­rialismo USA. La contraddizione tra i popoli rivoluzionari del­l'Asia, dell'Africa e dell'America latina e gli imperialisti capeg­giati dagli Stati Uniti, è la contraddizione principale del mondo contemporaneo. Il suo sviluppo favorisce la lotta dei popoli contro l'imperialismo USA e i suoi lacchè.

Dopo la seconda guerra mondiale, la guerra popolare ha dimostrato sempre di più la sua potenza in Asia, in Africa e nell'America latina. I popoli della Cina, della Corea, del Viet Nam, del Laos, di Cuba, dell'Indonesia, dell'Algeria e di altri paesi hanno condotto guerre popolari contro l'imperialismo e i suoi lacchè e riportato grandi vittorie. Dirette da diverse classi, queste guerre popolari si differenziavano tra loro per l'am­piezza e la profondità della mobilitazione delle masse e per l'im­portanza della vittoria, tuttavia le vittorie in esse conseguite hanno considerevolmente indebolito e immobilizzato le forze dell'imperialismo, sventato il piano dell'imperialismo americano di scatenare una guerra mondiale, e sono diventate potenti fat­tori di difesa della pace mondiale.

Oggi le condizioni sono più che mai favorevoli perché i po­poli rivoluzionari dell'Asia, dell'Africa e dell'America latina conducano guerre popolari contro l'imperialismo USA e i suoi lacchè.

Durante la seconda guerra mondiale e negli anni di slancio rivoluzionario che seguirono, la coscienza politica e il grado di organizzazione dei popoli si sono elevati di molto, così come sono notevolmente aumentate le risorse disponibili per il loro reciproco appoggio e la mutua assistenza. L'intero sistema capi­talista-imperialista si è grandemente indebolito ed è soggetto a crescenti scosse e alla disintegrazione continua. Se dopo la fine della prima guerra mondiale, quando era loro impossibile distruggere lo Stato socialista appena nato, l'Unione sovietica, gli imperialisti erano ancora in grado di reprimere i movimenti rivoluzionari popolari di alcuni paesi in quelle parti del mondo sotto il loro dominio e quindi ottenere un breve periodo di re­lativa stabilità, dopo la seconda guerra mondiale, non solamente non sono riusciti ad impedire a numerosi paesi di imboccare la via del socialismo, ma non sono neppure più capaci di arre­stare l'impetuosa corrente dei movimenti rivoluzionari popolari nelle zone sotto il loro dominio.

L'imperialismo americano è più forte, ma anche più vulne­rabile di qualsiasi altro imperialismo del passato. Esso si pone in una posizione di ostilità nei confronti dei popoli di tutto il mondo, popolo americano incluso. Le sue risorse umane, mili­tari, materiali e finanziarie sono lungi dal poter soddisfare le sue ambizioni di egemonia mondiale. Si è ulteriormente indebo­lito, occupando tante località, allungando troppo le sue braccia, stendendo le sue dieci dita ovunque, disperdendo le sue forze e avendo per giunta retrovie così lontane e linee di rifornimento così lunghe. Come ha detto il compagno Mao Tse-dun: «Ogni qualvolta compie un'aggressione, si mette un nuovo cappio al collo. Esso è accerchiato da ogni parte dai popoli di tutto il mondo»[7],

Quando invade un altro paese, l'imperialismo statunitense può solo impiegare una parte delle sue forze; queste, inviate a combattere una guerra ingiusta, lontane dal loro paese, sono molto giù di morale, e quindi l'imperialismo USA è oppresso da enormi difficoltà. I popoli soggetti alla sua aggressione, non sostengono una prova di forza con l'imperialismo americano a Washington, a Nuova York, a Honolulu o in Florida, ma è sul loro territorio che combattono per l'indipendenza e la libertà. Una volta mobilitati su vasta scala, essi possono avere una forza inesauribile. La superiorità non appartiene quindi agli Stati Uniti, ma ai popoli soggetti alla loro aggressione. Questi, sebbene deboli in apparenza, sono in realtà più potenti dell'imperiali­smo USA.

Le lotte condotte dai popoli dei vari paesi contro l'imperia­lismo USA si appoggiano a vicenda e si fondono in un torrente di proporzioni mondiali diretto contro di esso. Più la guerra popolare si sviluppa vittoriosamente in un dato paese, più le forze imperialiste USA sono destinate ad essere inchiodate e logorate. Quando vengono messi alle strette in un determinato luogo, gli aggressori americani sono obbligati ad allentare la presa altrove. Così gli altri popoli si trovano in condizioni più favorevoli per condurre la lotta contro l'imperialismo USA e i suoi lacchè.

A questo mondo, ogni cosa è divisibile. Ciò vale anche per un colosso come l'imperialismo statunitense che può essere diviso e sconfitto. I popoli dell'Asia, dell'Africa, dell'America latina e di altre zone possono farlo a pezzi e bocconi, alcuni colpendolo alla testa, altri alla base. Ecco perché la paura maggiore dell'im­perialismo americano è che i popoli del mondo, in particolare quelli dell'Asia, Africa e America latina, si sollevino per con­durre guerre popolari; ecco perché esso considera la guerra po­polare un pericolo mortale.

Per intimorire il popolo, l'imperialismo statunitense conta solamente sulle armi nucleari, ma queste non possono salvarlo dalla distruzione. Le armi nucleari non possono essere usate alla leggera. L'imperialismo USA sganciò due bombe atomiche sul Giappone, e questo suo crimine è ancora oggi condannato dai popoli di tutto il mondo. Se userà ancora le armi nucleari, si condannerà all'isolamento più completo. Per di più, il suo mo­nopolio nucleare è da lungo tempo finito; l'imperialismo ame­ricano possiede queste armi, ma anche altri popoli le possiedono. Se minaccerà gli altri paesi con le armi nucleari, porrà il suo paese sotto la stessa minaccia. In questo caso è inevitabile che incontri la violenta opposizione non solo degli altri popoli del mondo, ma anche di quello del proprio paese. Ammesso che utilizzi avventatamente le armi nucleari, non potrà mai soggio­gare i popoli perché essi non si piegheranno mai.

Per quanto sviluppate possano essere le armi moderne e le attrezzature tecniche, e per quanto complessi possano essere i metodi della guerra moderna, l'esito di una guerra, in ultima analisi, sarà sempre deciso dal combattimento prolugato delle forze terrestri, dal corpo a corpo sul campo di battaglia, dalla coscienza politica degli uomini, dal loro coraggio e spirito di sa­crificio. È qui che i punti deboli dell'imperialismo americano vengono messi completamente in luce e che la superiorità dei popoli rivoluzionari si manifesta in pieno. Le truppe reazionarie dell'imperialismo americano non potranno mai avere il coraggio e lo spirito di sacrificio che anima i popoli rivoluzionari. La bomba atomica spirituale di cui dispone il popolo rivoluzionario è molto più utile e potente della bomba atomica materiale.

Un popolo vittima dell'aggressione può sconfiggere l'impe­rialismo americano con la guerra popolare: il Viet Nam ce ne fornisce attualmente l'esempio più eloquente. Gli Stati Uniti hanno fatto del Viet Nam del sud il banco di prova della repres­sione della guerra popolare. Gli Stati Uniti portano avanti questo esperimento da molti anni, e ognuno può ora costatare che gli aggressori americani sono incapaci di trovare una strada per fare fronte alla guerra popolare. Il popolo vietnamita, a sua volta, ha pienamente mostrato nella sua lotta contro gli aggres­sori americani la potenza della guerra popolare, nella quale gli aggressori americani corrono il pericolo di essere schiacciati. Essi si preoccupano che la loro disfatta nel Viet Nam possa portare ad una reazione a catena. Stanno espandendo la guerra nel tentativo di salvarsi dalla sconfitta. Ma più estenderanno la guerra, maggiore sarà la reazione a catena. Più procederanno nella escalation, più dolorosa sarà la loro caduta e più disa­strosa la loro disfatta. I popoli di tutto il mondo si renderanno sempre più conto che l'imperialismo USA può essere sconfitto, e che possono fare ciò che il popolo vietnamita sta facendo oggi.

La storia ha provato e proverà ancora che la guerra popo­lare è l'arma più efficace contro l'imperialismo USA e i suoi lacchè. Tutti i popoli rivoluzionari potranno apprendere come condurre una guerra popolare contro l'imperialismo americano e i suoi lacchè. Essi prenderanno le armi, impareranno a com­battere e sapranno condurre una guerra popolare, pur non aven­dolo mai fatto prima. Come un toro inferocito che carica a destra e a manca, l'imperialismo americano sarà ridotto in cenere da quelle fiamme impetuose della guerra popolare che esso stesso avrà appiccato.


I revisionisti kruscioviani sono i traditori della guerra popolare

I revisionisti kruscioviani sono venuti in soccorso dell'im­perialismo statunitense proprio nel momento in cui questo mag­giormente teme la guerra popolare e si trova nell'incapacità di fronteggiarla. In stretta collusione con esso, fanno del loro me­glio per diffondere ogni sorta di argomenti contro la guerra popolare e, dove possono, cercano apertamente o segretamente di sabotarla.

La ragione fondamentale per la quale i revisionisti kruscioviani si oppongono alla guerra popolare è che non hanno fiducia nelle masse popolari e hanno paura dell'imperialismo USA, della guerra e della rivoluzione. Come tutti gli opportunisti, ignorano completamente la forza delle masse popolari e non credono che il popolo rivoluzionario sia in grado di sconfiggere l'imperiali­smo. Essi si sottomettono al ricatto nucleare degli imperialisti statunitensi e temono che una guerra popolare delle nazioni e dei popoli oppressi o la risposta dei popoli dei paesi socialisti all'aggressione dell'imperialismo americano possa esasperare que­st'ultimo, coinvolgere essi stessi in questa faccenda e infrangere così il loro dolce sogno di una cooperazione sovietico-americana per dominare il mondo.

Fin dalla grande rivoluzione d'ottobre, diretta da Lenin, l'esperienza di innumerevoli guerre rivoluzionarie ha dimostrato questa verità: un popolo rivoluzionario, inerme all'inizio, riesce alla fine a sconfiggere le classi dominanti armate fino ai denti. Coloro che erano male armati hanno sconfitto coloro che erano meglio equipaggiati. Le forze armate popolari, che all'inizio non avevano che armi primitive, spade e lance, fucili e bombe a mano, hanno finito per sconfiggere le forze imperialiste dotate di armi moderne: aerei, carri armati, artiglieria pesante e bom­be atomiche. Le forze partigiane sono riuscite a sconfiggere gli eserciti regolari. I «villici» che non erano stati addestrati in nessuna scuola militare, hanno sconfitto i «professionisti» usci­ti dalle accademie militari, e così via. Le cose si sono sviluppate in maniera completamente contraria alle asserzioni dei revisio­nisti, e questo è stato per loro un grosso schiaffo.

I revisionisti kruscioviani sostengono che un paese senza armi nucleari è incapace di sconfiggere un nemico che le pos­segga, qualunque siano i metodi di combattimento cui ricorra. Ciò vuol dire che chi non ha le armi nucleari è destinato ad essere malmenato, umiliato e annientato, che deve capitolare dinanzi alle armi nucleari del nemico, oppure porsi sotto la «protezione» di una potenza nucleare e obbedirle. Non è que­sta la legge della giungla in tutta la sua brutalità? Non signi­fica questo aiutare gli imperialisti nel loro ricatto nucleare? Non significa questo proibire apertamente agli altri di fare la rivo­luzione?

I revisionisti kruscioviani affermano che le armi nucleari e le unità dotate di razzi decidono tutto, che le truppe conven­zionali non hanno alcuna importanza, e che la milizia popolare è semplicemente un ammasso di carne umana. Questo assurdo argomento serve loro per opporsi alla mobilitazione delle masse popolari nei paesi socialisti e per scoraggiarle a prepararsi a far fronte, con la guerra popolare, all'aggressione impe­rialista. Essi si affidano interamente alle armi nucleari per ciò che riguarda il destino del loro paese e giocano un gioco d'azzardo nucleare con l'imperialismo americano con il quale mercanteggiano sul piano politico. La loro teoria sulla strategia militare è la teoria che le armi nucleari decidono tutto. La loro linea riguardo alla costituzione dell'esercito è una linea bor­ghese che ignora il fattore umano rispettando soltanto quello materiale, è una linea che tiene conto della tecnica come unico fattore e butta a mare la politica.

I revisionisti kruscioviani sostengono che una sola scintilla, in una qualsiasi parte del globo, potrebbe provocare una guerra nucleare mondiale e distruggere l'umanità. Se questo fosse vero, il nostro pianeta sarebbe stato distrutto tante volte. Ma, nei venti anni che hanno seguito la seconda guerra mondiale, vi sono state continuamente guerre di liberazione nazionale, ma quale di esse è degenerata in una guerra mondiale? Non è forse vero che i piani dell'imperialismo americano per un conflitto mondiale sono stati sventati proprio dalle guerre di liberazione nazionale sviluppatesi in Asia, Africa e America latina? Co­loro, invece, che hanno fatto di tutto per spegnere le «scin­tille» della guerra popolare, hanno in effetti incoraggiato l'ag­gressività e il bellicismo dell'imperialismo americano.

I revisionisti kruscioviani affermano che solo l'applicazione della loro linea generale di «coesistenza pacifica, transizione pacifica e competizione pacifica» porterà alla liberazione degli oppressi e all'avvento di «un mondo senza armi, senza eserciti e senza guerre». Ma i fatti sono inesorabili e mostrano che l'im­perialismo e la reazione, capeggiati dagli Stati Uniti, rafforzano febbrilmente l'apparato bellico, reprimono ogni giorno nel san­gue i popoli rivoluzionari e ricorrono alla minaccia e alle ag­gressioni armate contro i paesi di nuova indipendenza. Le sciocchezze sostenute dai revisionisti kruscioviani sono già costate molte vite umane in un certo numero di paesi. Queste amare lezioni pagate col sangue non sono ancora sufficienti? In fondo la linea generale del revisionismo kruscioviano ha il solo scopo di costringere le nazioni, i popoli oppressi e i paesi di nuova indipendenza a deporre le armi e mettersi alla mercé degli imperialisti americani e dei loro lacchè, che invece sono armati di tutto punto.

«Si permette ai prefetti di bruciare le case, mentre al po­polo si proibisce persino di accendere la lampada». Questo è il caso degli imperialisti e dei reazionari. Adottando questa filo­sofia imperialista, i revisionisti kruscioviani gridano al popolo cinese, che è in prima linea nella lotta per la difesa della pace mondiale: «Voi siete dei bellicisti!». Signori, il vostro è un insulto che ci onora. È il nostro «bellicismo» che contribuisce a impedire all'imperialismo di scatenare una guerra mondiale.

Il popolo è «bellicista» perché deve difendersi e perché gli imperialisti e i reazionari lo costringono a essere tale. Sono gli imperialisti e i reazionari ad aver insegnato al popolo ad agire così. Noi stiamo semplicemente opponendo un «bellicismo» rivoluzionario ad un bellicismo controrivoluzionario. Come si può ammettere che gli imperialisti e i loro lacchè, ovunque va­dano, massacrino i popoli e a questi si neghi il diritto di rispon­dere, per legittima difesa, agli attacchi e di aiutarsi reciproca­mente? Che specie di logica è questa? I revisionisti kruscioviani considerano «ragionevoli» gli imperialisti alla Kennedy e alla Johnson e chiamano «bellicisti» noi e tutti coloro che osano difendersi con le armi dall'aggressione imperialista. Ciò mostra chiaramente la loro complicità con i gangster imperialisti.

Noi sappiamo che la guerra porta distruzioni, sacrifici e sof­ferenze al popolo. Ma se non si resistesse all'aggressione armata imperialista e ci si rassegnasse ad essere schiavi, le distruzioni, i sacrifici e le sofferenze sarebbero ancora maggiori. Nelle guer­re rivoluzionarie il sacrificio di una minoranza viene ricompen­sato dalla sicurezza per tutta la nazione, per tutto il paese, e perfino per tutta l'umanità. Le sofferenze temporanee vengono ricompensate dalla pace e dalla felicità duratura, perpetua. La guerra tempra i popoli e permette di accelerare la marcia della storia. In questo senso, la guerra è una grande scuola.

Parlando della prima guerra mondiale, Lenin diceva: «La guerra ha portato la fame ai paesi più civili, culturalmente più sviluppati. D'altra parte, la guerra, quale enorme processo sto­rico, ha accelerato in modo incredibile lo sviluppo sociale»[8]. Egli aggiungeva: «La guerra, con i suoi indicibili orrori e sof­ferenze, ha scosso le masse e le ha risvegliate. La guerra ha dato una spinta alla storia che ora corre veloce come una locomo­tiva»[9]. In base agli argomenti dei revisionisti kruscioviani, non sarebbe Lenin il più grande «bellicista»?

Contrariamente ai revisionisti kruscioviani, i marxisti-leni­nisti e i popoli rivoluzionari non hanno una lugubre visione del­la guerra. Il nostro atteggiamento verso le guerre d'aggressione imperialiste è stato sempre molto chiaro: in primo luogo, non ne abbiamo paura. Distruggeremo chiunque ci attaccherà. Per quanto riguarda le guerre rivoluzionarie delle nazioni e dei popoli oppressi, lungi dall'opporci, le appoggiamo fermamente e le aiutiamo attivamente. Lo abbiamo fatto in passato e lo fac­ciamo oggi; in futuro, questo appoggio e questo aiuto aumenteranno con l'accrescersi delle nostre forze. Sarebbe un sogno ad occhi aperti pensare che con il trionfo della nostra rivolu­zione, lo sviluppo della nostra costruzione nazionale, l'aumento della ricchezza nazionale e il miglioramento delle nostre condi­zioni di vita, anche noi potremmo perdere la combattività rivo­luzionaria, abbandonare la causa della rivoluzione mondiale e gettare via il marxismo-leninismo e l'internazionalismo prole­tario. Naturalmente, la rivoluzione ha origine dalle esigenze del popolo. Solo quando il popolo di un paese prende coscienza di sé, si mobilita, si organizza e si arma, può rovesciare, attraverso la lotta, il dominio reazionario dell'imperialismo e dei suoi lac­chè; in questo, non può essere sostituito da nessun altro po­polo. La rivoluzione non può quindi essere importata, ma ciò non esclude la simpatia e l'appoggio reciproci tra i popoli rivoluzio­nari nelle loro lotte contro l'imperialismo e i suoi lacchè. L'ap­poggio e l'aiuto che noi diamo ai popoli rivoluzionari rappre­sentano un contributo alla lotta che essi conducono facendo af­fidamento sulle proprie forze.

La propaganda dei revisionisti kruscioviani contro la guerra popolare e la loro propaganda disfattista e capitolazionista ten­dono a demoralizzare e disarmare spiritualmente i popoli rivo­luzionari. Ciò che gli imperialisti USA sono stati incapaci di fare, lo stanno facendo i revisionisti, i quali, in questo modo, rendono loro un grande servigio. Essi hanno infuso enorme co­raggio all'imperialismo americano nelle sue avventure di guerra. Hanno completamente tradito la teoria rivoluzionaria del mar­xismo-leninismo sulla guerra, diventando così i traditori della guerra popolare.

Per condurre felicemente a termine la lotta contro l'imperia­lismo statunitense e far trionfare la guerra popolare, i marxisti-leninisti e i popoli rivoluzionari di tutto il mondo devono op­porsi risolutamente al revisionismo kruscioviano.

Oggi, il revisionismo kruscioviano trova un uditorio sem­pre più ristretto tra i popoli rivoluzionari del mondo. Dove esi­stono aggressioni e repressioni armate dell'imperialismo e dei suoi lacchè, là esiste la guerra popolare. E vedremo questa guerra svilupparsi con sempre maggiore vigore. Questa è una legge obiettiva, indipendente dalla volontà degli imperialisti USA co­me dei revisionisti kruscioviani. I popoli rivoluzionari del mon­do spazzeranno via tutto ciò che intralcerà la loro avanzata. Kruscev è caduto, e i continuatori del revisionismo kruscioviano non avranno sorte migliore. La scopa di ferro dei po­poli rivoluzionari spazzerà via dall'arena della storia gli impe­rialisti, i reazionari e i revisionisti kruscioviani, ossia tutti co­loro che si oppongono alla guerra popolare.

* * *

Grandi mutamenti hanno avuto luogo in Cina e nel mondo nei venti anni seguiti alla vittoria della guerra di resistenza con­tro il Giappone, mutamenti che hanno reso la situazione più favorevole al popolo rivoluzionario del mondo e più sfavorevole all'imperialismo e ai suoi lacchè.

Quando l'imperialismo giapponese scatenò la guerra d'ag­gressione contro la Cina, il popolo cinese non aveva che un pic­colissimo esercito popolare e una piccolissima base d'appoggio rivoluzionaria, e si trovava a dover fronteggiare il più grande dispotismo militare dell'Oriente. Tuttavia, il compagno Mao Tse-dun affermò in quel momento che il popolo cinese poteva vincere la sua guerra e che l'imperialismo giapponese sarebbe stato sconfitto. Oggi, le basi d'appoggio rivoluzionarie dei po­poli del mondo intero sono di una ampiezza senza precedenti, i loro movimenti rivoluzionari si stanno sviluppando più che mai, l'imperialismo diventa sempre più debole e l'imperialismo USA, caporione dell'imperialismo mondiale, subisce sconfitte su sconfitte. Noi possiamo dire, con piena fiducia, che la guerra popolare trionferà in tutti i paesi e che l'imperialismo ameri­cano sarà battuto.

I popoli del mondo dispongono dell'esperienza della rivo­luzione d'ottobre, della guerra antifascista, della guerra di resi­stenza del popolo cinese contro il Giappone e della sua guerra di liberazione, della guerra di resistenza del popolo coreano contro gli Stati Uniti, della guerra di liberazione del popolo viet­namita e della sua guerra di resistenza contro gli USA, oltre che delle lotte armate rivoluzionarie dei popoli in molti altri paesi. Se queste esperienze verranno studiate e applicate in modo creativo alla pratica concreta della rivoluzione dei singoli paesi, non vi è dubbio che i popoli rivoluzionari rappresenteranno sul­la scena della guerra popolare dei drammi magnifici, pieni di forza e di grandezza, e seppelliranno una volta per sempre l'im­perialismo USA, il nemico comune di tutti i popoli, e i suoi lacchè.

La lotta del popolo vietnamita contro l'aggressione USA e per la salvezza della patria, è in questo momento il punto fo­cale delle lotte dei popoli del mondo contro l'aggressione ame­ricana. Nulla può scuotere la determinazione del popolo cinese di appoggiare e aiutare questa lotta. Per quanto l'imperialismo americano possa espandere la sua avventura di guerra, il po­polo cinese farà tutto quanto è in suo potere per appoggiare il popolo vietnamita fin quando tutti gli aggressori USA non saranno stati scacciati dal Viet Nam.

Gli imperialisti americani fanno ora un gran chiasso a pro­posito di un'altra prova di forza con il popolo cinese, di un'al­tra guerra terrestre su larga scala nel continente asiatico. Se in­sistono nel seguire le orme dei fascisti giapponesi, lo facciano pure, se questo può far loro piacere. Il popolo cinese ha i mezzi per fronteggiare una guerra d'aggressione dell'imperialismo sta­tunitense. I nostri metodi non sono un segreto; il più importante è sempre quello di mobilitare il popolo, contare sul popolo, fare di ogni cittadino un soldato e condurre una guerra popolare.

Vorremmo dire ancora una volta agli imperialisti USA che il vasto oceano costituito da centinaia di milioni di cinesi in armi sarà più che sufficiente ad inghiottire quei pochi milioni di uomini che formano le loro truppe d'aggressione. Se oseranno imporci una guerra, avremo anche noi libertà d'azione. Quanto al modo di condurre la guerra, non saranno loro a decidere. Adotteremo la forma di combattimento a noi più conveniente per annientare il nemico e combatteremo dove ci sarà più fa­cile annientarlo. Se venti anni fa il popolo cinese fu in grado di sconfiggere gli aggressori giapponesi, oggi è ancora più sicuro di poter assestare il colpo di grazia agli aggressori americani. Né la superiorità aeronavale di cui questi si vantano, né la bomba atomica che brandiscono contro di noi potranno intimorirci. Se vogliono inviare le loro truppe, facciano pure, più esse sa­ranno, meglio sarà. Qualunque sia il loro numero, le anniente­remo, e potremo perfino rilasciare una ricevuta. Il popolo cinese è un popolo grande e valoroso. Abbiamo il coraggio di assu­merci il pesante fardello di combattere l'imperialismo americano e di dare il nostro contributo alla lotta per la vittoria finale sul nemico più feroce di tutti i popoli del mondo.

Va sottolineato con tutta solennità che dopo la vittoria della guerra di resistenza, Taiwan fu restituita alla Cina. L'imperia­lismo americano non può in alcun modo giustificare la sua oc­cupazione della provincia di Taiwan, parte inalienabile del ter­ritorio cinese. L'imperialismo USA deve andarsene da Taiwan. Il popolo cinese è deciso a liberarla.

In occasione del 20° anniversario della vittoria della guer­ra di resistenza contro il Giappone, noi dichiariamo solenne­mente che se i militaristi giapponesi, sostenuti dagli imperialisti americani, cercheranno, malgrado la risoluta opposizione del po­polo giapponese e degli altri popoli asiatici, di ridar vita ai loro antichi sogni e di riprendere la vecchia strada dell'aggressione in Asia, li attenderà sicuramente una punizione ancora più se­vera.

L'imperialismo americano si prepara ad una guerra mon­diale. Ma questo può salvarlo dal suo destino? La prima guerra mondiale è finita con la nascita dell'Unione sovietica socialista. La seconda guerra mondiale è stata seguita dall'apparizione di numerosi paesi socialisti e di molti paesi che hanno conquistato l'indipendenza nazionale. Se gli imperialisti americani insiste­ranno nello scatenare una terza guerra mondiale, si può affer­mare con certezza che centinaia di milioni di persone passeranno dalla parte del socialismo; agli imperialisti rimarrà allora ben poco posto sul nostro globo, e potrebbe anche darsi che crolli l'intero sistema imperialista.

Noi siamo ottimisti circa l'avvenire del mondo. Siamo con­vinti che il popolo, con le proprie mani, porrà fine all'epoca delle guerre della storia umana. Il compagno Mao Tse-dun, molto tempo fa, ebbe a sottolineare che la guerra, questo mo­stro, «finirà con l'essere eliminata dal progresso della società umana, e in un futuro non molto lontano. Ma per eliminarla vi è un solo mezzo: opporre la guerra alla guerra, opporre la guerra rivoluzionaria alla guerra controrivoluzionaria»[10].

Che tutti i popoli vittime dell'aggressione, dell'oppressione e del saccheggio degli imperialisti USA si uniscano e sotto la ban­diera della giustizia, la bandiera della guerra popolare, lottino per la pace mondiale, la liberazione nazionale, la democrazia po­polare ed il socialismo! La vittoria apparterrà ai popoli di tutto il mondo!

Viva la vittoria della guerra popolare!

Note

[1]Karl Marx, Il Capitale, Vol. I.
[2]«Problemi della guerra e della strategia», Opere Scelte di Mao Tse-dun, Vol. I.
[3]«Problemi della guerra e della strategia», Opere Scelte di Mao Tse-dun, Vol. II.
[4]V.I. Lenin, L'esercito rivoluzionario ed il governo rivoluzionario.
[5]«La situazione e la nostra politica dopo la vittoria nella guerra di resistenza contro il Giappone», Opere Scelte di Mao Tse-dun, Vol. IV.
[6]«Intervista con la giornalista americana Anna Louise Strong», Opere Scelte di Mao Tse-dun, Vol. IV.
[7]Dichiarazione del presidente Mao Tse-dun in appoggio al popolo del Congo (Léopoldville) contro l'aggressione degli Stati Uniti - 28 novembre 1964.
[8]V.I. Lenin, Per il pane e per la pace.
[9]V. I. Lenin, Il compito principale nel momento attuale.
[10]«Problemi strategici della guerra rivoluzionaria in Cina», Opere Scelte di Mao Tse-dun, Vol. I.