Alcuni problemi riguardanti
l'accelerazione dello sviluppo industriale

(bozza per la discussione)

(Documento del 2 settembre 1975 ispirato da Deng Hsiaoping
ripreso da
"Vento dell'Est", anno XII, gennaio 1977, pp. 174-192)


La seconda sessione plenaria del decimo Congresso e la quarta Assemblea popolare hanno formulato, secondo le direttive del presiden­te Mao, i grandi compiti dello sviluppo dell'economia nazionale nei prossimi venticinque anni. In una prima fase, entro il 1980, costruire un sistema industriale e un sistema economico nazionale indipendente e abbastanza completo. In una seconda fase, entro la fine del secolo, realizzare la modernizzazione completa dell'agricoltura, dell'industria, della difesa nazionale, della scienza e della tecnica, per fare in modo che la nostra economia nazionale si collochi ai primi posti nel mondo. Il prossimo decennio sarà un decennio chiave per realizzare questo programma in due fasi. Guidati dalla linea rivoluzionaria del presiden­te Mao, dobbiamo impegnare tutte le nostre energie per far fare un nuo­vo balzo all'economia nazionale.

L'industria socialista costituisce la forza dirigente della nostra economia nazionale, solo con l'accelerazione dello sviluppo dell'indu­stria si potrà efficacemente sostenere l'agricoltura, guidare lo sviluppo dell'intera economia nazionale, rafforzare efficacemente la difesa nazio­nale, prepararsi bene in previsione di una guerra di aggressione, raffor-zare sempre più le basi materiali della dittatura del proletariato, e so­stenere meglio le lotte rivoluzionarie dei popoli del mondo. Oggi nel mondo crescono i fattori di rivoluzione e i fattori di guerra, lo scoppio di una guerra mondiale è inevitabile, al centro della strategia dei revi­sionisti sovietici si trova l'Europa, ma essi mirano sempre ad attaccare la Cina. Nel tempo che riusciremo a guadagnare, dobbiamo impegnarci in un solido lavoro senza sprecare tempo. Il problema della velocità dello sviluppo industriale è un problema politico acuto e di grande por­tata. Tutto il partito e tutto il popolo, mentre si impegnano attivamente nello sviluppo dell'agricoltura, devono anche lottare per accelerare lo sviluppo dell'industria.

1. L'ASSE GENERALE DEL LAVORO

Le direttive del presidente Mao sullo studio della teoria per pre­venire e combattere il revisionismo, sulla stabilità e unità, sullo svilup­po dell'economia nazionale, costituiscono l'asse generale per le varie attività di tutto il partito, di tutto l'esercito e di tutto il paese. E' ne­cessario prendere saldamente in pugno questo asse.

Sul fronte industriale, la lotta fra le due classi, le due vie e le due linee è estremamente acuta. Vecchi e nuovi elementi borghesi, ser­vendosi di legami interni ed esterni, praticano la corruzione, il furto e la speculazione e lanciano feroci attacchi contro il socialismo. In una minoranza di imprese vi sono gravi tendenze capitalistiche. Queste sabotano il piano statale, si dedicano alla libera produzione, alle at­tività illegali del libero scambio; in una parte dei membri del partito, dei quadri e degli operai compare uno stile di vita borghese; il potere di direzione in alcune imprese non è nelle mani dei veri marxisti e della classe operaia.

Vi sono dei compagni che trascurano la gravità di questa situa­zione, a parole si riferiscono alla linea fondamentale del partito, men­tre nei fatti mettono da parte la lotta fra le due classi e le due vie, non afferranno questa contraddizione fondamentale, non la smettono di at­taccarsi l'un l'altro; una minoranza di capifazione praticano il frazio­nismo borghese, si contendono il potere, costituiscono fazioni, provo­cano scissioni, promuovono disordini, impedendo la stabilità nelle im­prese, nelle varie località e nel partito. I nemici di classe colgono l'oc­casione per pescare nel torbido e arrivano perfino a usurpare il potere di direzione, agitano la bandiera della lotta contro il ritorno ai vecchi metodi per ritornare invece ai vecchi metodi, agitano lae bandiera della lotta contro la restaurazione per praticare invece la restaurazione, sabotano la rivoluzione e la produzione, rovesciano dei buoni quadri di partito, degli elementi modello e dei collettivi d'avanguardia. I cattivi elementi detengono il potere e i buoni elementi subiscono soprusi. In queste località e in queste imprese l'amministrazione è in disordine, la produzione non va avanti da molto tempo e in alcuni casi esse hanno già cambiato di natura.

Tutte le località, tutti i settori e le imprese devono applicare in modo approfondito, completo e per un lungo periodo le tre direttive del presidente Mao, devono organizzare i quadri e le masse a studiare con attenzione, a stabilire legami con la realtà, a far chiarezza sul raf­forzamento della dittatura del proletariato. Occorre adottare una po­sizione, un punto di vista e un metodo marxisti per analizzare la com­plessità della lotta di classe in corso, scoprire l'essenza attraverso il fenomeno, distinguere rigorosamente e risolvere correttamente i due diversi tipi di contraddizione, persistere nella linea fondamentale del partito, criticare la linea revisionista, criticare le tendenze capitalisti­che, criticare il frazionismo borghese, attaccare risolutamente le atti­vità di sabotaggio dei nemici di classe. Occorre afferrare con la massi­ma attenzione il lavoro di rettifica nell'industria, adottare delle misu­re veramente efficaci, risolvere alcuni problemi di disordine e di di­spersione che sussistono nella gestione dell'industria, lanciare in pro­fondità un movimento di massa affinché l'industria impari da Daqing, sviluppare la produzione e la costruzione.

Le tre importanti direttive del presidente Mao sono strettamen­te legate fra loro, costituiscono un tutto unico. Applicare le tre diret­tive significa applicare la linea fondamentale del partito, applicare la linea generale del partito per la costruzione del socialismo, applicare la linea di unità e di vittoria del partito. Occorre mettere al posto prin­cipale lo studio della teoria della dittatura del proletariato, promuo­vere la stabilità e l'unità, promuovere lo sviluppo della produzione. Se si presta attenzione solo alla produzione e si dimentica la lotta fra le due classi e le due vie, il nostro lavoro può imboccare una strada sba­gliata, e non si può più parlare di costruzione del socialismo. Ma è al­trettanto sbagliato se non si presta attenzione alla produzione, se non ci si impegna nella produzione, se si considera la produzione una cosa trascurabile o di scarsa rilevanza. Senza un potente sviluppo delle forze produttive sociali, il sistema socialista non potrà essere pienamente consolidato; non si può assolutamente criticare come «teoria delle forze produttive» e «specializzazione al posto di comando» se, guida­ti dalla rivoluzione, si fa bene la produzione. Noi dobbiamo applicare in ogni attività l'orientamento di «fare la rivoluzione, promuovere la produzione, impegnarsi nel lavoro e prepararsi in previsione di una guerra», conseguendo in ciò importanti risultati.

2. LA DIREZIONE DEL PARTITO

La chiave per l'attenta applicazione delle tre importanti diretti­ve del presidente Mao sta nella direzione del partito.

Oggi, nella direzione dei comitati di partito nelle imprese si presentano grosso modo quattro tipi di situazioni.

1) Vengono applicati risolutamente la linea, gli orientamenti e le politiche del partito, vi è il coraggio di dirigere, vi è il coraggio di assumersi delle responsabilità, viene praticata l'unità, viene tenuta be­ne in pugno la rivoluzione e la produzione.

2) Nei gruppi dirigenti sussistono in varia misura problemi di «mollezza, dispersione e pigrizia». I dirigenti di queste unità metto­no al primo posto la parola «paura», non osano attenersi ai princi­pi, non osano elogiare le cose positive e criticare quelle negative, met­tendo in condizioni di debolezza l'organizzazione del partito. In alcuni casi ci si batte contro l'unità, si pratica il frazionismo borghese, cia­scuno suona la sua tromba e canta il suo motivo, non si costituisce un nucleo, in altri casi si indebolisce la volontà rivoluzionaria, si tira a campare, si prendono grandi provvedimenti per piccole mancanze e ci si lamenta per un nonnulla, il lavoro prende un andamento di rou­tine e non si combina nulla.

3) Dei piccoli intellettuali che non si sono riformati e dei «pro­di» detengono il potere. Costoro non capiscono nulla sul piano politi­co, non hanno un minimo di esperienza per quel che riguarda la pro­duzione, e tuttavia gesticolano, attaccano con facilità, sanno solo stril­lare, ma non fanno niente di concreto. Ad ogni pie' sospinto affibbiano etichette come «fautore del vecchio», del «ritorno indietro», «forze conservatrici», gente che «tira il carro ma non guarda la strada», reprimendo così lo spirito d'iniziativa dei quadri e delle masse.

4) Il potere è in mano a cattivi elementi. Alcuni sono elementi che praticano il furto, la speculazione e la corruzione. Altri sono ele­menti di destra antipartito e antisocialisti. Costoro, servendosi della loro autorità praticano arbitri, usano da un lato l'adulazione e la cor­ruzione per coltivare la loro influenza personale, dall'altro lato tenta­no di nuocere ai buoni quadri rivoluzionari e ai buoni operai, eserci­tano una dittatura borghese, praticano la restaurazione e il ritorno in­dietro.

Gli ultimi due tipi di situazione costituiscono la minoranza, ma i danni che provocano sono enormi. Il motivo per cui per tanto tempo non si è riusciti a trasformare la grave situazione di queste unità, sta nel fatto che alle spalle c'è gente che li appoggia.

Per compiere la rettifica nelle imprese occorre anzitutto rettifi­care la direzione del partito. I comitati di partito di ogni dipartimen­to, provincia, municipalità e regione autonoma, devono analizzare una per una le imprese che dipendono da loro, distinguere tra situazioni dif­ferenti, fare un programma in più tappe e nel giro di un anno circa rettificare i gruppi dirigenti di tutte le imprese, sia in quelle di proprie­tà collettiva che in quelle di proprietà di tutto il popolo, svolgendo questo lavoro prima nelle imprese chiave di importanza nazionale, e poi in quelle ordinarie. In particolare è necessario occuparsi dei se­gretari e dei vicesegretari dei comitati di partito. Questi compagni de­vono avere un forte senso del partito, uno stile di lavoro buono e de­vono saper praticare l'unità.

Attraverso la rettifica occorre trasformare questi gruppi dirigen­ti affetti da «mollezza, dispersione e pigrizia», riorganizzare quei grup­pi dirigenti nei quali il potere è nelle mani dei piccoli intellettuali che non si sono riformati e dei «prodi», togliere il potere ai cattivi ele­menti che lo hanno usurpato, far sì che il potere di direzione sia nelle mani dei veri marxisti e delle masse operaie.

Tutte le imprese devono applicare il principio della triplice unio­ne di anziani, persone di media età e giovani, devono costituire gruppi dirigenti snelli e non pletorici, energici e in grado di affrontare le si­tuazioni e non tali che cadano alle prime difficoltà. L'impresa è come la prima linea in battaglia, tutti i quadri dirigenti devono saper essere in prima linea a dirigere le operazioni, i quadri dirigenti ricchi di espe­rienza, ma vecchi e non in buono stato di salute, possono restare nelle imprese o negli organismi di direzione industriale in qualità di consi­glieri.

Tutto il lavoro dell'impresa e tutti i movimenti politici devono essere sotto la guida unitaria dei comitati di partito; i comitati rivo­luzionari, il sindacato, la lega della gioventù devono svolgere il loro lavoro sotto la direzione unitaria del comitato di partito. Non è ammis­sibile per nessuno e per nessuna organizzazione di lanciare invettive contro il comitato di partito, occorre combattere le tendenze erronee a indebolire la direzione del partito.

I comitati di partito di livello superiore devono sostenere il la­voro dei comitati di partito delle imprese.

3. APPOGGIARSI SULLA CLASSE OPERAIA

Il problema di appoggiarsi su chi nella gestione delle imprese è un problema di linea, di classe.

Il presidente Mao ha indicato da molto tempo: «Bisogna appog­giarsi interamente sulla classe operaia». Attualmente vi sono località e imprese in cui non è affatto così. Non si appoggiano sulla classe ope­raia, ma si appoggiano su questa o quella fazione e, senza fare alcuna analisi di classe, corrono dietro ai «ribelli» e agli «elementi contro­corrente», col risultato di dividere i ranghi della classe operaia e di staccarsi dalle masse.

A nove anni della Rivoluzione culturale è sbagliato tracciare al­l'interno della classe operaia delle linee di demarcazione sulla base dei cosiddetti conservatori e dei cosiddetti ribelli. Bisogna distinguere, sulla base del comportamento reale nel corso della rivoluzione e della costruzione socialista, gli elementi avanzati, quelli intermedi e quelli arretrati. Bisogna prendere come nucleo centrale gli elementi avanza­ti, guidare quelli intermedi, aiutare e educare quelli arretrati, raffor­zare ininterrottamente l'unità rivoluzionaria dei ranghi dell'intera clas­se operaia.

Occorre compiere delle analisi concrete sul problema del ribel­larsi e dell'andare controcorrente. Bisogna vedere contro quale classe ci si ribella, contro quale tipo di corrente ci si oppone. Occorre soste­nere le cose giuste e criticare quelle sbagliate. Occorre contrapporsi risolutamente alle cose reazionarie, e successivamente sottoporle a in­chiesta e a critica. Bisogna essere particolarmente vigilanti nei con­fronti di un piccolo numero di cattivi elementi che, col pretesto di «ribellarsi» e di «andare controcorrente», compiono attività di sa­botaggio. I quadri dirigenti devono continuare sempre ad attenersi ai principi e non possono spostarsi a seconda del vento che tira, lasciarsi ingannare dalle belle frasi, lasciarsi sopraffare da etichette terribili, privarsi delle armi ideologiche, fino a cedere il potere.

Occorre stabilire una netta linea di demarcazione fra elementi ribelli e elementi controcorrente da un lato e elementi avanzati della classe operaia dall'altro, non si può dire che coloro che sono andati controcorrente e si sono ribellati sono tutti elementi avanzati della classe operaia. Tutti quelli che avanzano pretese nei confronti del par­tito e desiderano diventare membri del partito e fare i funzionari, non solo non vanno assecondati, ma vanno anche criticati.

Bisogna condurre una lotta risoluta nei confronti del frazioni­smo borghese, opporvisi fondamentalmente senza fare alcuna conces­sione. Occorre risolvere con severità i casi di frazionismo borghese che ancora esistono e che nonostante i numerosi sforzi non hanno subito una trasformazione. Quanti praticano il frazionismo praticano in real­tà il revisionismo, il capitalismo. E' inammissibile che il membro del partito si dia ad attività frazionistiche; se rifiuta di correggersi va espulso dal partito.

Occorre applicare le politiche del partito. Occorre togliere l'eti­chetta di «conservatore» e di «sostenitore della parte sbagliata» a tutti gli operai, i tecnici e i semplici quadri ai quali era stata assegna­ta. I relativi dossier devono essere restituiti agli interessati o distrut­ti. Occorre unire il novantacinque per cento e oltre dei quadri e delle masse, stimolare i fattori positivi, promuovere interamente l'ardore, l'intelligenza e la creatività delle masse operaie, realizzare bene la ri­voluzione e la produzione nelle imprese.

4. RETTIFICARE LA GESTIONE DELLE IMPRESE

Dalla Rivoluzione culturale in molte imprese viene applicata la «Carta di Anshan», le masse sono state mobilitate senza riserve, è sta­ta riformata la gestione e le varie attività procedono ottimamente. Ma esiste anche un certo numero di imprese nelle quali assai debole è il lavoro ideologico e politico, l'amministrazione è in disordine, la pro­duttività del lavoro è bassa, la qualità dei prodotti è scadente, i con­sumi e i costi di produzione sono alti e si verifica un alto numero di incidenti. Ciò produce gravi perdite allo stato e al popolo. In queste imprese, accanto alla rettifica e al rafforzamento dei gruppi dirigenti, occorre rettificare la gestione dell'impresa e istituire dei regolamenti severi.

Occorre continuare ad approfondire senza esitazioni la critica della linea revisionista in materia di gestione delle imprese, allo sco­po di rafforzare e non indebolire la gestione delle imprese socialiste. La gestione della produzione e i regolamenti saranno sempre necessari, anche fra diecimila anni. Il problema è di quale linea si segue, a chi ci si appoggia, per metterli in pratica. Opporsi indiscriminatamente alla gestione delle imprese conduce necessariamente a una situazione di anarchia. «L'anarchia non corrisponde agli interessi e alle aspirazioni del popolo».

In tutte le imprese bisogna continuare a mettere la politica pro­letaria al posto di comando, a mettere al primo posto il lavoro ideolo­gico e politico. Occorre afferrare bene la costruzione delle sezioni di base del partito e la costruzione di gruppi dirigenti, occorre promuove­re il ruolo di fortezza di lotta e il ruolo di modelli d'avanguardia dei membri del partito. Bisogna stabilire dei legami con la realtà, portare avanti bene lo studio teorico degli impiegati e degli operai, l'educazio­ne di classe, l'educazione sulla situazione attuale e l'educazione alle tradizioni rivoluzionarie. Nell'impresa i vari movimenti politici devono essere condotti tutti continuando nella produzione, non si può arre­stare la produzione per darsi alla rivoluzione.

Nelle varie attività dell'impresa, occorre continuare ad applicare la linea di massa, sviluppare su larga scala movimenti di massa, mo­bilitare senza riserve le masse per portare avanti il lavoro; non è pos­sibile che il lavoro venga portato avanti esclusivamente da un ristret­to numero di persone; occorre promuovere l'emulazione del lavoro so­cialista. I quadri di ogni livello devono continuare nel sistema della partecipazione al lavoro produttivo collettivo, fondersi con le masse e non diventare dei privilegiati. Gli operai devono partecipare alla ge­stione dell'impresa. Bisogna realizzare su larga scala le triplici unioni di quadri dirigenti, operai e tecnici.

In tutte le imprese, sotto la direzione unitaria del comitato di partito, occorre istituire un sistema di direzione energico e in grado di lavorare in modo indipendente, che abbia la responsabilità della gestio­ne e della direzione delle attività produttive quotidiane dell'impresa, che risolva tempestivamente i problemi sorti nel corso della produzio­ne e ne garantisca il regolare andamento. Non è possibile che tutti i problemi, grandi o piccoli, vengano risolti direttamente dal comitato di partito, impedendo a quest'ultimo di prendere in mano i problemi più importanti, il lavoro politico e ideologico. Occorre costituire degli organismi funzionali, snelli in base alle esigenze della produzione e in base al principio di avere un personale ridotto ma migliore e una am­ministrazióne semplificata. Questi organismi devono confrontarsi con le masse, con la base e con la prima linea della produzione, stabilire degli stretti legami con la gestione di massa, realizzare bene la gestione del piano, la gestione tecnica, la gestione del lavoro e la gestione fi­nanziaria.

Tutte le imprese devono afferrare bene i seguenti fondamentali indici economici e tecnici: (1) quantità della produzione, (2) varietà dei prodotti, (3) qualità, (4) consumo delle materie prime, dei materia­li, dei combustibili e della forza motrice, (5) produttività del lavoro, (6) costi di produzione, (7) profitto, (8) utilizzazione dei fondi di circo­lazione. Se non si realizzano questi indici, se i contratti per le forni­ture non vengono espletati secondo criteri di qualità, quantità e tempe­stività, il piano di stato non può dirsi completamente realizzato. Se il piano di stato non viene realizzato per un tempo prolungato, occorre aprire un'inchiesta sulle responsabilità della direzione. Tutte le impre­se devono tenere nella massima considerazione la necessità di avere una produzione abbondante, dei prodotti di buona qualità, dei consu­mi ridotti e un'accumulazione consistente. Così come deve essere consi­derato un fatto estremamente negativo avere un produzione bassa, una qualità scadente, alti consumi e perdite (tranne nei casi in cui le po­litiche adottate prevedono la possibilità di perdite). Tutte le imprese, che non hanno ancora raggiunto i livelli relativamente buoni già rag­giunti (in altre imprese), devono raggiungerli al più presto. Quelle che li hanno già raggiunti, devono raggiungere e superare i livelli a-vanzati conseguiti in Cina e all'estero.

Bisogna mettere al primo posto la qualità, la varietà dei pro­dotti e i loro standard. Tutti i prodotti non conformi ai criteri di qua­lità non devono uscire dalla fabbrica. I dipartimenti dei materiali e del commercio hanno il potere di rifiutare l'acquisto di cose che non possono essere utilizzate. Per i prodotti (di questo tipo) già usciti dal­la fabbrica occorre garantire la riparazione, la sostituzione e il rim­borso.

La produzione e il risparmio devono essere considerati della stessa importanza. Occorre ridurre le quantità previste per il consumo di materie prime, combustibili e energia motrice, eliminare gli spre­chi dovuti a una cattiva conservazione del materiale, fare inventari ac­curati delle scorte di magazzino, ridurre lo stoccaggio e le perdite. Bi­sogna opporsi agli sprechi e all'ostentazione, ridurre le spese non pro­duttive, i settori finanziari hanno il diritto di rifiutare il pagamento e il rimborso delle spese non conformi al regime finanziario. Le spese che non devono essere comprese nel costo di produzione non devono esservi fatte rientrare arbitrariamente; le imprese hanno il diritto di respingere le pretese di assegnare compiti, prelevare prodotti, sottrarre fondi, manodopera, impianti e materiali.

Bisogna migliorare l'organizzazione del lavoro, bisogna regola­mentare gli effettivi e stabilire delle norme di lavoro, ridurre il nume­ro di persone che non partecipano alla produzione e che sono stacca­te dalla produzione, aumentare il tasso di utilizzazione del lavoro. Tut­te le attività che devono essere svolte nel tempo libero non possono assolutamente essere svolte nell'orario di lavoro. Attualmente vi sono imprese che hanno costituito un sacco di squadre atletiche, squadre di propaganda letteraria, gruppi di redazione ecc. tutti staccati dalla produzione, oltre a una pletora delle mansioni più disparate. Si lascia che molte giovani forze operaie si stacchino dalla prima linea della produzione, si lascia che nelle imprese il personale non addetto alla produzione raggiunga il trenta e anche il quaranta per cento. Tutti questi contingenti specializzati staccati dalla produzione devono esse­re aboliti. Tutti coloro che non devono essere staccati dalla produzione, devono tornare senza alcuna eccezione al loro posto di lavoro.

In tutte le imprese bisogna appoggiarsi sulle masse. A partire dalle condizioni reali occorre istituire e rendere operativi i seguenti importanti sistemi di gestione della produzione: (1) sistema di re­sponsabilità sul posto di lavoro, (2) sistema di controllo della diligen­za, (3) regolamento per le operazioni tecniche, (4) sistema di controllo della qualità, (5) sistema di gestione e manutenzione degli impianti, (6) sistema di sicurezza sul lavoro, (7) sistema di calcolo economico ecc. Il contenuto concreto di questi sistemi dovrà essere costantemen­te riformato e progressivamente perfezionato a seconda dei mutamen­ti delle condizioni oggettive, ma questi sistemi devono assolutamente esserci e devono essere applicati severamente. In nessun caso è per­messo di sopprimere o di indebolire arbitrariamente questi sistemi.

Il sistema di responsabilità è il nucleo dei regolamenti dell'im­presa. Senza un rigoroso sistema di responsabilità, la produzione va avanti nel caos. Bisogna considerare l'istituzione dei sistemi di respon­sabilità come un anello importante nella rettifica della gestione delle imprese. Per ogni tipo di lavoro, per ogni posto di lavoro devono es­serci responsabilità precise; ogni operaio, ogni quadro, ogni tecnico, de­vono avere responsabilità precise. Bisogna combinare bene il sistema (dei regolamenti) e il movimento di massa, rafforzare il lavoro politico e ideologico, fare in modo che l'osservanza dei regolamenti divenga un modo di agire consapevole da parte delle masse.

5. LE DUE INIZIATIVE

A partire dal 1970 è stata realizzata una riforma dei sistemi di gestione industriale; la maggioranza delle imprese è stata assegnata alla gestione dei livelli locali, è stata rafforzata la direzione unitaria dei comitati di partito locali nei confronti del lavoro economico. Ciò ha esercitato un ruolo chiaramente positivo nello sviluppo dell'industria e nel sostegno dell'agricoltura da parte dell'industria. La realtà ha in­teramente dimostrato che «due iniziative sono molto meglio di una so­la iniziativa» e bisogna proseguire nel lavoro di riforma dei sistemi (di gestione).

Bisogna continuare ad affidare all'amministrazione dei livelli lo­cali quelle imprese che devono essere decentrate. Tranne le ferrovie che superano i confini provinciali e municipali, le poste, i trasporti flu­viali, le linee aeree civili, il trasporto del petrolio e i trasporti marit­timi oceanici, nonché i campi petroliferi e una minoranza di imprese chiave, di opere di costruzione chiave e di squadre specializzate per la loro messa in cantiere, che sono gestite principalmente dai vari di­partimenti centrali, le altre imprese e unità la cui gestione non è an­cora stata affidata ai livelli locali, devono, gradualmente e ove ce ne siano le condizioni, passare ai livelli locali, o adottare un sistema di doppia direzione - centrale e locale - tenendo quella locale come principale.

I comitati di partito locali devono rafforzare la direzione nei confronti dell'industria. Le imprese che sono passate dai livelli centra­li (a quelli locali) e le imprese di grandi e medie dimensioni che erano fin dall'origine dirette dai livelli locali, in linea di principio devono es­sere dirette e amministrate dalle province, municipalità e regioni auto­nome e città sotto la giurisdizione provinciale, e in particolare da que­ste ultime, ma non possono essere ulteriormente decentrate. Attual­mente molti organismi di gestione a livello locale non sono efficienti, il personale specializzato è scarso, e perciò non sono in grado di far fron­te alla situazione che si crea dopo il decentramento. Molti compiti re­stano inevasi, non si riesce a prendere in mano il lavoro di distribu­zione dei compiti produttivi e questo danneggia lo sviluppo della pro­duzione. In queste località occorre istituire rapidamente organismi va­lidi di gestione e occuparsi veramente della produzione.

I dipartimenti centrali devono occuparsi insieme a quelli locali del trasferimento e della gestione delle imprese decentrate, non possono disinteressarsene. Il nostro compito è oggi quello di costituire un si­stema industriale su scala nazionale ed inoltre di costituire progres­sivamente X sistemi industriali basati sulla cooperazione regionale. Non è possibile che ogni provincia e regione crei un suo sistema. Perciò, per le grosse imprese che interessano il complesso dell'econo­mia nazionale con un doppio sistema di direzione affidato principal­mente ai livelli locali, i dipartimenti centrali competenti non devono occuparsi solo dell'orientamento, delle politiche e del piano unificato, ma anche della destinazione dei prodotti e della fornitura delle risor­se di maggiore importanza cui non si può provvedere localmente. I li­velli locali devono consultarsi con i competenti ministeri centrali per ciò che riguarda la disposizione dei principali quadri dirigenti di que­ste imprese. I livelli locali devono in primo luogo garantire che in que­ste imprese venga completato il piano.

II decentramento delle imprese implica una gestione ai vari li­velli, ma non può assolutamente indebolire la centralizzazione e l'uni­ficazione sotto gli organi centrali. Ciò che va centralizzato deve essere centralizzato, non può essere disperso. I seguenti compiti devono es­sere centralizzati, e nessun dipartimento o località può occuparsene da solo: (1) orientamenti e politiche dell'economia nazionale, (2) princi­pali indici della produzione nell'industria e nell'agricoltura, (3) inve­stimenti per i lavori d'infrastruttura e per importanti progetti di co­struzione, (4) assegnazione dei fondi e materiali importanti, (5) acqui­sto e distribuzione delle principali merci, (6) bilancio di previsione dello stato ed emissione di moneta, (7) incremento del numero di im­piegati e operai e monte salari, (8) prezzi dei principali prodotti in­dustriali e agricoli. Attualmente vi sono regioni e unità che non si prendono cura degli interessi complessivi e delle norme unificate cen­trali, fissano arbitrariamente delle politiche, trasgrediscono al piano statale, trasformano a piacimento gli orientamenti produttivi delle im­prese decentrate, interrompono i rapporti di cooperazione esistenti, non realizzano i compiti assegnati, stabiliscono progetti per lavori d'infra-stuttura in modo arbitrario e ne estendono le dimensioni, utilizzando in modo disordinato le risorse e i fondi. E' inammissibile aumentare arbitrariamente il numero degli addetti e il monte salari, e arrogarsi il potere di modificare i prezzi.

6. IL PIANO UNIFICATO

Occorre garantire lo sviluppo rapido e proporzionato dell'indu­stria. Per realizzare l'obiettivo di lotta dei prossimi dieci anni occorre rafforzare il piano unificato dello stato. Sia nelle unità centrali che in quelle locali, sia nelle unità di proprietà di tutto il popolo, che in quel­le di proprietà collettiva, la produzione, la costruzione e tutte le altre at­tività economiche - incluso il lavoro, i salari, le risorse, le finanze ecc. - devono essere gradualmente revisionate ed equilibrate, devono essere incluse nel piano unificato statale, e coordinate su base nazio­nale. Se non si applica il piano unificato ma lo si sabota, si finirà per andare alla cieca e si darà spazio a un'ondata capitalistica, col risulta­to di disgregare e sabotare l'economia socialista. Bisogna rafforzare la direzione nelle imprese di proprietà collettiva, promuovere lo spirito d'iniziativa e prevenire lo spontaneismo.

E' secondo la linea, le politiche e gli orientamenti del partito, secondo i compiti e gli orientamenti di fondo dello sviluppo dell'eco­nomia nazionale, secondo le possibilità reali che bisogna portare avan­ti l'equilibrio complessivo del piano. (Bisogna) istituire dei rapporti proporzionati fra agricoltura, industria leggera e industria pesante, fra l'industria delle materie prime e l'industria manifatturiera, fra accu­mulazione e consumo, fra costruzione economica e difesa nazionale, tra i materiali e gli impianti necessari alla manutenzione e alla ripara­zione e quelli necessari alla costruzione di base, fra «ossa» e «carne.».

Nella definizione del piano occorre mobilitare interamente le masse, raccogliere ampiamente le opinioni delle unità di base, appli­care il sistema di «andare dal basso verso l'alto, combinare livelli in­feriori e livelli superiori, usare il metodo che consiste nel combinare le autorità centrali e locali dando a queste ultime il ruolo principale», e attraverso un equilibrio progressivo definire un piano unificato nazio­nale.

La definizione del piano deve avere basi oggettive, dare sicurezza pure lasciando un pieno margine all'iniziativa.

Il piano deve avere un carattere molto rigoroso. Il piano una volta approvato dal Centro e trasmesso alle istanze inferiori deve es­sere decisamente eseguito dai vari settori, dalle varie regioni e imprese. Occorre lottare contro i metodi errati che consistono nel non curare l'insieme, non applicare il piano statale, nel lavorare secondo le pro­prie concezioni. Nel riaggiustamento del piano, è necessario seguire i regolamenti e le procedure, e sottoporlo all'approvazione.

Istituire e perfezionare ai vari livelli gli organismi per la piani­ficazione e le statistiche e rafforzare il lavoro; le statistiche devono ri­flettere la situazione reale, bisogna opporsi ai rendiconti e alle notizie false.

7. PRENDERE L'AGRICOLTURA COME BASE

L'agricoltura è la base dell'economia nazionale. Senza un forte sviluppo dell'agricoltura un forte sviluppo industriale è impossibile, i settori dell'industria nella loro totalità devono tenere presente il ca­rattere basilare dell'agricoltura, operare sempre meglio a favore del­l'agricoltura, rafforzare l'alleanza fra operai e contadini.

Il piano economico, sia nazionale che locale deve essere elabo­rato in funzione dell'ordine di priorità - agricoltura, industria leggera, industria pesante - e mettere l'agricoltura in primo piano. Più si svi­luppa l'industria e più aumenta la proporzione da essa detenuta, più è necessario dare importanza all'agricoltura. E' una legge importante dimostrata dalle esperienze negative e positive.

Ogni settore dell'industria deve capire i bisogni dell'agricoltura, considerare un proprio compito l'appoggio alla modernizzazione dell'a­gricoltura, fare ogni sforzo per fornire all'agricoltura macchinari, con­cimi chimici, combustibili, forza motrice, materiali di costruzione, mezzi di trasporto ecc., aiutare i contadini ad impadronirsi delle tec­niche scientifiche moderne, per realizzare nei suoi fondamenti la mec­canizzazione dell'agricoltura entro il 1980, aumentare la forza e il con­tributo della produzione agricola. Nello stesso tempo va incrementa­to il dinamismo delle forniture dell'industria leggera verso l'agricol­tura per allargare la circolazione materiale e finanziaria fra città e campagne.

La città deve trainare la campagna. Ogni città industriale deve, secondo le sue forze, servire da traino di uno o più distretti, aiutarne lo sviluppo nel campo dell'agricoltura, della silvicoltura, dell'allevamen­to, delle attività ausiliarie, della piscicultura e altre, creare una piccola industria, aumentare i redditi delle comuni e delle brigate, migliorare l'approvvigionamento delle città. Tutto questo deve essere presente nel piano di ogni città industriale ed essere gestito da organismi spe­cializzati.

Le imprese industriali e minerarie che ne hanno le condizioni devono, sull'esempio di Daqing, combinare industria e agricoltura, cit­tà e campagna, intraprendere attività agricole sussidiarie, aumentare gradualmente il livello di autosufficienza in cereali e prodotti alimen­tari sussidiari. Se non possiedono terre da dissodare pure essendo vi­cini alle campagne, è possibile, conformandosi alla direzione unificata e alle disposizioni del comitato di partito, mettere una o due comuni popolari sotto la direzione dell'impresa che le aiuterà a sviluppare la produzione agricola sussidiaria in modo che diventino base per approv­vigionare l'impresa industriale e mineraria in verdure, carne e altri prodotti alimentari.

E' necessario educare i lavoratori dell'industria sul problema dell'alleanza fra operai e contadini, prendere l'iniziativa per stabilire buoni rapporti fra operai e contadini.

8. APRIRE UNA GRANDE BATTAGLIA DELLE MINIERE

Il problema più saliente in seno all'industria attualmente è rap­presentato dall'arretratezza dell'industria delle materie prime, dei combu­stibili e della forza motrice rispetto all'industria di trasformazione. L'industria metallurgica è particolarmente arretrata; nel quadro dell'in­dustria metallurgica e dell'industria delle materie prime nel suo insieme, le miniere costituiscono l'anello più debole. Per accelerare lo sviluppo dell'industria, occorre applicare con risoluzione l'orientamento «pren­dere l'acciaio come asse» e «dirigere l'attacco verso le miniere». In assenza di materie prime, occuparsi unicamente dell'industria di tra­sformazione si chiama cucinare con le pentole vuote.
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La direzione ai vari livelli deve dare una grande importanza al­l'edificazione di miniere, mandare quadri competenti ad occuparsene, concentrare le truppe migliori per risolvere il problema dell'estrazione nelle miniere di ferro, della scelta delle miniere e dell'agglomerazione. Nei posti dove le risorse in ferro sono ricche, si possono creare com­pagnie minerarie autonome.

I settori addetti alla fabbricazione delle macchine devono svi­luppare grandi impianti per l'estrazione, per i trasporti e tutti i mac­chinari al servizio delle miniere. Nello stesso tempo bisogna importare equipaggiamenti di importanza chiave e di tecnologia avanzata. Esegui­re in modo globale sia l'estrazione che l'utilizzazione delle materie pri­me minerarie, opporsi a battaglie su «un solo fronte», questi sono i lavori che i comitati per la pianificazione ai vari livelli devono gestire.

Contemporaneamente all'energico sviluppo delle miniere, risolve­re bene le questioni relative alla siderurgia e alla trasformazione, pre­disporre uno sviluppo corrispondente degli altri settori industriali.

9. POTENZIALITÀ, INNOVAZIONI TECNICHE, TRASFORMA­ZIONI

L'industria del nostro paese possiede una certa base, la cui trama è già predisposta .... (puntini nel testo originale) Il compito attuale è quello di utilizzare pienamente la base industriale esistente, di potenziarla continuamente con le innovazioni tecniche, le trasformazioni tecniche, con un'organizzazione razionale, con la divisione del lavoro e la cooperazione.

Operare in questo modo invece di edificare nuovi progetti con­sente un risparmio di capitali, risultati più rapidi e maggiori, quindi lo sviluppo attuale e futuro dell'industria deve essere basato princi­palmente sulla valorizzazione delle imprese attualmente esistenti e non sulla costruzione di nuove. Questo è un punto importante dell'orienta­mento a cui ci dobbiamo attenere.

Ogni branca e ogni industria deve mobilitare pienamente le mas­se, e, nell'ambito delle imprese attuali scatenare una guerra popolare per scavare ogni potenziale, per promuovere innovazioni tecniche e trasformazioni. Bisogna criticare il pensiero e metodo erroneo che non tiene conto della base esistente, non intende scavarne il potenziale, e quindi tende ciecamente a creare nuove opere. Bisogna abbattere le frontiere fra le varie industrie, le varie regioni e condurre corretta­mente la cooperazione socialista. I principali settori interessati alla ge­stione dell'industria a tutti i livelli devono urgentemente affrontare questi lavori.

E' necessario preconizzare uno stile comunista, cedere ad altri le comodità, riservarsi le difficoltà. E' necessario opporsi alle tendenze errate che considerano il regime di proprietà di tutto il popolo come proprietà di un settore o di una regione o di una impresa, e che per non accettare la cooperazione preferiscono lasciare gli impianti inattivi. E' necessario opporsi all'idea errata secondo la quale è meglio fare tut­to da sé senza chiedere nulla agli altri.

Le innovazioni tecniche, le trasformazioni e l'organizzazione del­la cooperazione devono essere pianificati globalmente, avere una direzio­ne rafforzata; l'accento principale deve essere posto sull'aumento delle materie prime, dei combustibili e dei prodotti dei settori a sviluppo ritardato, deve essere posto sull'elevamento del livello di assortimento e sull'utilizzazione globale. All'interno dei settori di trasformazione ca­ratterizzati da una abbondanza di capacità produttive, una parte delle imprese deve organizzarsi nella produzione dei prodotti da scarsa cresci­ta. I fondi esistenti per il miglioramento e la trasformazione delle impre­se devono essere incorporati nel piano e impiegati correttamente; le disposizioni del piano idustriale, la ripartizione delle materie prime, degli impianti e dei fondi deve privilegiare i bisogni nel campo delle innovazioni tecniche e delle trasformazioni.


10. NEI LAVORI DI INFRASTRUTTURA OCCORRE SEGUIRE IL PRINCIPIO DELLA GUERRA DI ANNIENTAMENTO


Per risolvere questi problemi occorre adottare misure drastiche, definire rigorosi sistemi di gestione.

1. Nel predisporre gli investimenti e gli obiettivi dei lavori di infrastruttura, i settori centrali e locali si devono conformare agli o-biettivi di lotta dei prossimi cinque o dieci anni, non si devono allon­tanare da questo obiettivo generale operando ognuno per sé. Tutti si de­vono adeguare alle risorse materiali finanziarie ed umane dello stato, senza oltrepassare le possibilità, non si deve, senza distinguere le priori­tà, fare sì che tutti cerchino di entrare insieme dalla stessa porta; tutti devono applicare l'orientamento di edificare contemporaneamente le imprese grandi medie e piccole, di utilizzare sia i metodi tradizionali, sia quelli moderni, non bisogna infrangere questo orientamento cercan­do in ogni cosa il grande, lo straniero, la perfezione.

2. A cominciare dall'anno 1976, la messa in cantiere dei proget­ti di media e grande dimensione deve essere rigorosamente mantenuta entro la cifra XX, assicurare che ogni anno siano ultimati e messi in produzione da X a XX progetti, bisogna ridurre la ciclicità media di que­sti lavori dagli X anni attuali a X anni. I nuovi progetti devono essere tenuti rigorosamente sotto controllo, quelli già in cantiere devono esse­re ispezionati o riaggiustati uno a uno, e bisogna sia interrompere o rallentare quelli non urgenti oppure quelli per cui non esistono le con­dizioni necessarie.

3. Per tutti i lavori di infrastruttura, compresi quelli per cui i capitali sono forniti dalle località e settori, tutto deve figurare nel piano unificato dello stato. I piani grandi e medi devono essere approvati dal­lo stato, i piani piccoli approvati dalla provincia, dalla municipalità e dalla regione autonoma. Non è consentito né alle regioni né alle varie branche o unità di fissare arbitrariamente programmi di lavoro di infra­struttura, di allargare le dimensioni dei lavori o di elevarne i criteri, non è permesso di cambiare arbitrariamente il ritmo dei lavori, nessuno si può arrogare il diritto di cambiare la destinazione delle materie pri­me assegnate per programmi prioritari dello stato, né di appropriarsi di equipaggiamenti e di fondi per svolgere altri lavori.

4. Risanare i vari canali finanziari. Non è consentito utilizzare per altri fini i fondi forniti per la grande riparazione e il capitale circolante della produzione. Non è consentito destinare ad altri usi i fondi di ammortamento delle imprese, né i profitti e le imposte di cui l'impresa è debitrice verso lo stato; non è permesso utilizzare per altri fini i prestiti accordati dalle banche, né distribuire fondi alle imprese o brigate per svolgere lavori di infrastruttura. Le banche che hanno la responsabilità dei lavori di infrastruttura devono gestire in modo uni­ficato l'assegnazione dei crediti in questa direzione, controllare inoltre lo svolgimento dei lavori, e tagliare indiscriminatamente le spese e i lavori contrari ai regolamenti dello Stato.

5. Tutti i cantieri devono operare rispettando rigorosamente le procedure per lo svolgimento dei lavori d'infrastruttura; in assenza di progetto, di un'adeguata ripartizione degli impianti, non possono essere inclusi nel piano annuale, i lavori non vanno iniziati; per i programmi di medie e grandi dimensioni bisogna predisporre bene gli assortimenti, consegnare i lavori rispettando i tempi: di questo de­vono essere responsabili organismi specializzati.

6. Rettificare la gestione dei lavori d'infrastruttura.
Occorre creare severi regolamenti e un sistema di responsabili­tà dalla prospezione geologica, alla progettazione, alla messa in can­tiere, alla consegna e verifica, elevare con costanza la produttività del lavoro delle squadre di costruzione, accelerare i tempi, garantire la qualità dei lavori, abbassare i costi, elevare i frutti degli investimenti e superare i gravi fenomeni di sprechi.

11. ADOPERARE TECNOLOGIE AVANZATE

Nel mondo è grazie all'utilizzazione delle tecniche avanzate che le nazioni industrialmente arretrate riescono a raggiungere i paesi in­dustrialmente più avanzati, e dobbiamo anche noi proseguire in que--sto modo. Ogni settore, ogni branca deve conoscere i livelli mondialmen­te più avanzati, determinare piani e misure per raggiungerli e superarli.

Bisogna sviluppare con vigore innovazioni tecniche e esperimen­tazioni scientifiche con carattere di massa, rispettare lo spirito creato­re delle masse, portare attenzione ai bilanci, all'elevamento e alla pro­pagazione dei risultati, bisogna valorizzare la funzione di ossatura de­gli organismi e dei gruppi specializzati di ricerca in modo che, stretta­mente collegati alle masse, svolgano ricerche, risolvano problemi scien­tifici e tecnici di carattere chiave.

Le unità addette alla ricerca scientifica collegate ai vari settori dell'Accademia delle scienze e del Consiglio di Stato e che svolgono compiti di carattere nazionale si devono mettere sotto la direzione prin­cipale dell'Accademia delle scienze e del Consiglio di Stato, quelli decentrati devono essere richiamati, ed è necessario rafforzare il lavoro di gestione della tecnica e della ricerca scientifica delle imprese e miniere.

Le imprese di grande e media dimensione devono avere i pro­pri organismi di ricerca e di sperimentazione, alcune imprese possono stabilire a livelli intermedi fabbriche o reparti di sperimentazione; le piccole imprese, nel quadro di una municipalità o dell'associazione di più imprese possono creare gli organismi necessari. Il personale tecni­co delle imprese deve essere considerato produttivo; non può essere in­cluso nella categoria dei quadri staccati dalla produzione né in quella del personale non produttivo. Bisogna utilizzare pienamente le forze scientifiche delle scuole superiori, applicare l'orientamento «Che cento fiori sboccino, che cento scuole contendano», e rendere fiorenti la scien­za e la tecnica.

Bisogna combinare lo studio e la creazione autonoma, studiare con modestia le tecniche avanzate e le cose buone straniere, importar­le per il nostro uso secondo priorità pianificate in modo di accelerare il ritmo di sviluppo della nostra economia nazionale. Dobbiamo man­tenere la nostra indipendenza, contare sulle nostre forze, opporci al culto dello straniero e al servilismo; tuttavia non possiamo nemmeno fare i superbi, rinchiuderci sulla difensiva, rifiutare di studiare le cose straniere positive. Tutti i settori industriali, le unità per la ricerca scientifica devono fare propria la vittoria della linea rivoluzionaria del presidente Mao in politica estera che ha contribuito a creare un mo­mento favorevole ed acquisire rapidamente le nuove tecniche urgente­mente necessarie.

Per quanto riguarda le importazioni di tecnologie straniere, dob­biamo addestrare le forze tecniche necessarie, in modo da poter rapi­damente impadronirsi di queste nuove tecnologie. Bisogna applicare il principio di «Utilizzare - criticare - trasformare - creare», imparare nel corso dell'utilizzazione, quindi trasformare, sviluppare, opporci alle trasposizioni, e combattere anche le trasformazioni o correzioni fatte a casaccio, prima di aver imparato.

Le nuove tecniche e invenzioni devono essere protette dal siste­ma della segretezza, però non fra settori e fra imprese.


12. INCREMENTARE LE ESPORTAZIONI DEI NOSTRI PRODOTTI MINERARI


Per incrementare le importazioni di alcune tecniche avanzate straniere, occorre aumentare le esportazioni e quindi aumentare il più rapidamente possibile la proporzione dei prodotti industriali e minera­ri nell'ambito delle esportazioni.

Ogni settore industriale deve studiare i bisogni del mercato in­ternazionale e produrre attivamente prodotti esportabili ad alta valu­ta. Se vogliamo sviluppare rapidamente la produzione e aumentare le esportazioni, non dobbiamo tenere solo conto delle nostre esigenze d'importazione, ma valutare anche l'aumento delle forniture per l'espor­tazione. Consideriamo il nostro mercato interno come principale, quel­lo straniero come ausiliario; tuttavia il mercato estero è molto impor­tante, non va sottovalutato.

Per accelerare lo sfruttamento dei giacimenti di carbone e di pe­trolio, possiamo, a condizioni di vantaggio reciproco e secondo proce­dure correnti del commercio internazionale quali i pagamenti dilazio­nati e rateali, firmare dei contratti a lungo termine con gli altri paesi, fissare alcuni centri produttivi, farci rifornire di impianti completi mo­derni adatti alle nostre esigenze, e in seguito rimborsarli con il carbone e il petrolio che verranno prodotti.


13. DA CIASCUNO SECONDO LE SUE CAPACITA' A CIASCUNO SECONDO IL SUO LAVORO


Sulla questione dei salari, la politica costante del nostro partito è stata quella di opporsi sia alla sperequazione sia all'ugualitarismo.

Dobbiamo limitare il diritto borghese, lottare contro l'allarga­mento delle grandi differenze, contro gli incentivi materiali. Se non agiamo in questo modo, faciliteremo lo sviluppo dei fattori capitalisti, nuoceremo al consolidamento della dittatura del proletariato.

La limitazione del diritto borghese non può prescindere dalle condizioni materiali e spirituali della fase attuale, negando la riparti­zione secondo il lavoro, non riconoscendo le necessarie differenze, fa­cendo dell'ugualitarismo. L'ugualitarismo non può andare né oggi né domani.

«A ciascuno secondo il suo lavoro», «da ciascuno secondo le sue capacità», «chi non lavora non mangia» sono principi socialisti. Nella fase attuale questi principi corrispondono per l'essenziale alle necessità dello sviluppo delle forze produttive e devono quindi essere applicati con risoluzione. Non distinguere il lavoro pesante dal lavoro leggero, le differenze di capacità, i grandi contributi da quelli piccoli, mettere tutto sullo stesso piano nell'atto della ripartizione nuoce alla mobilitazione del dinamismo delle larghe masse per il socialismo.

Occorre elevare gradualmente i salari più bassi dei lavoratori, ridurre lo scarto fra salari bassi e alti.

Occorre applicare normalmente il sistema di passaggio di quali­fiche e ogni anno o due anni elevare il salario di una parte dei lavora­tori tenendo conto dell'attitudine nel lavoro, delle capacità professio­nali e tecniche, dei contributi svolti nel lavoro manuale e in genere, conformarsi ai regolamenti in materia definiti dallo stato, ai suggeri­menti delle masse e all'autorizzazione della direzione.

Occorre fornire indennità a chi lavora con temperature molto alte, a grande altitudine, all'interno dei pozzi, in posti incolti (deserti), in condizioni nocive e non salubri, e a chi subisce un intenso ritmo di lavoro.

Sulla base delle inchieste e delle ricerche, del bilancio delle espe­rienze, bisogna gradualmente trasformare il sistema attuale dei salari.

Tutte le imprese devono dare priorità alla politica, educare i la­voratori a lavorare con entusiasmo per l'edificazione di una potente nazione socialista e appoggiare la rivoluzione mondiale, a dimostrare nel lavoro un atteggiamento comunista, educarli nel trattare corretta­mente gli interessi personali e quelli collettivi, gli interessi immediati e quelli a lunga scadenza. Non si può dividere «a ciascuno secondo il suo lavoro» da «a ciascuno secondo le sue capacità». Occorre spie­gare alle vaste masse che siamo ancora un paese in via di sviluppo, che la vita migliorerà solo con l'aumento della produzione e della pro­duttività del lavoro, che è necessario perseverare nell'eccellente tradi­zione di lotta dura.

14. PREOCUPARSI DELLA VITA DEI LAVORATORI

La direzione ai vari livelli deve badare contemporaneamente alla produzione e ai problemi di vita, deve mettere al proprio ordine del giorno i problemi di vita delle masse, discuterne. Tutto quello che si può risolvere deve essere fatto attivamente mobilitando le masse, ope­rando con le proprie forze, di fronte a difficoltà di vita delle masse a-dottare un atteggiamento di disinteresse è inaccettabile, il comitato di partito delle imprese deve designare un compagno per occuparsi princi­palmente di questi problemi.

Occorre aumentare secondo un piano le costruzioni di alloggi per i lavoratori e i servizi pubblici urbani e i fondi attribuiti dallo sta­to per questo obiettivo non devono essere usati altrove.

Una maggior parte dei fondi di cui dispongono le località devono essere dedicati in questo senso.

Edificare attivamente delle mense, asili nido, ambulatori e altri servizi sociali collettivi, organizzare bene l'istruzione serale, le attività sportive e ricreative e la pianificazione delle nascite.

Migliorare il rifornimento alimentare delle città e delle imprese industriali e miniere, le città grandi e medie devono creare delle basi di approvvigionamento ed edificare gradualmente allevamenti di maia­li e polli su grande scala.

Bisogna progressivamente dare soluzione al problema delle cop­pie che da tempo lavorano divise in due località.

Quando un operaio va in pensione oppure muore è permesso ac­cettare uno dei suoi figli se risponde ai requisiti, per partecipare al lavoro.

Bisogna essere attenti alla protezione del lavoro per migliorere le condizioni del lavoro e la sicurezza. Portare attenzione alla prote­zione del lavoro delle donne.

Occorre eliminare le «tre nocività», difendere l'ambiente, pro­teggere la salute dei lavoratori. I nuovi progetti che non prevedono misure per eliminare le «tre nocività» non devono essere messi in cantiere. Le vecchie città e le imprese attuali devono risolvere in mo­do pianificato il problema dell'inquinamento.

Combinare il lavoro e la distensione.

15. ROSSI ED ESPERTI

Realizzare il grande compito storico di trasformare il nostro paese in una nazione socialista forte e moderna è impossibile senza uomini di talento dotati sia di una alta coscienza politica sia ferrati tecnicamente e professionalmente.

Il presidente Mao ha indicato: «Nel rapporto tra politica e atti­vità professionale, la politica è il fattore principale, è al primo posto, bisogna senz'altro opporsi alla tendenza a non occuparsi di politica. Tuttavia non va bene neanche non capire la tecnica, l'attività professionale. I nostri compagni, sia che si occupino di industria, di agricoltura, di commercio o di cultura e di educazione, devono studiare un po' di tecnica e di competenze professionali, diventare competenti, diventare rossi ed esperti».

Tutti i quadri devono rispondere all'appello del presidente Mao, e attraverso atti concreti, guidare gli operai e il personale scientifico e tecnico sulla via del rosso e dell'esperto.

Gli operai si devono armare del marxismo-leninismo, del pensie­ro di Mao Tsetung, fare ogni sforzo per impadronirsi delle tecniche di produzione, in modo che diventino lavoratori con una alta coscienza di classe, con una forte disciplina organizzativa, un addestramento tec­nico, e svolgano una funzione motrice nel corso dei tre grandi movi­menti rivoluzionari.

Il personale scientifico e tecnico si deve legare strettamente con gli operai e contadini. Devono perseverare nella trasformazione della loro visione del mondo, mettersi totalmente al servizio del popolo, ec­cellere nella ricerca scientifica, nella tecnica e la professione. Bisogna accordare fiducia a tutti quelli che accettano di servire la causa del socialismo, aiutarli a risolvere i problemi, per consentire loro di de­dicarsi totalmente a determinate ricerche, valorizzare le loro capacità e riconoscere i loro risultati. Rispetto ai loro errori, bisogna aiutarli calorosamente; se il personale non è adeguato può essere cambiato, svolgendo però delle inchieste. Alcune unità non accordano importanza al personale scientifico e tecnico, non ne valorizzano le funzioni, e ciò è errato.

I comitati di partito a tutti i livelli devono lodare le persone avanzate rosse ed esperte, criticare quelli che non s'interessano di po­litica e non eccellono nelle ricerche tecniche e nella professione e crea­re un'atmosfera che combina lo studio coscienzioso del marxismo-le­ninismo e del pensiero di Mao Tsetung e nello stesso tempo la serietà sul piano della ricerca tecnica e della professione. E' particolarmente importante conciliare i due aspetti e mai opporli. Bisogna creare atti­vamente le condizioni perché i lavoratori possano diventare rossi ed esperti.

16. RAFFORZARE LA DISCIPLINA

La disciplina è garante dell'applicazione della linea. «In seno al popolo, non possiamo fare a meno della libertà, ma neanche della di­sciplina; non possiamo fare a meno della democrazia, ma neanche del centralismo. Questa unità di democrazia e centralismo, di libertà e di­sciplina, costituisce il nostro centralismo democratico».

Attualmente sotto molti aspetti la disciplina è allentata, l'influen­za è molto negativa, i danni considerevoli; occorre rafforzare la disci­plina, lottare contro ogni tentativo di opporsi alle misure politiche, di trasgredire i regolamenti, il piano unificato, di infrangere la disciplina economica e finanziaria, di trasgredire la disciplina del lavoro.

I lavoratori devono rispettare con coscienza la disciplina.

I membri del Partito comunista, della Lega della gioventù, par­ticolarmente i quadri dirigenti di ogni livello devono tutti ergersi in esempi di rispetto della disciplina.

Bisogna appoggiare e lodare tutti quelli che applicano seriamen­te le misure politiche, i regolamenti e osano attenersi ai principi, vie­tare ogni forma di linciaggio e di rivincita.

Bisogna criticare e educare quelli che trasgrediscono la discipli­na, punire i casi più gravi. Bisogna punire secondo la statuto del par­tito e le leggi dello stato quelli che infrangono la legge e provocano di­sordini: a questo riguardo non possiamo essere tolleranti.

17. METODI DI LAVORO E STILE DI LAVORO

«Approfondire un punto, acquisire esperienze, fare progredire l'insieme», costituisce un metodo marxista-leninista efficace da tempo applicato dal nostro partito, bisogna adottare questo metodo anche per intraprendere bene il lavoro industriale.

Ogni regione, ogni settore deve possedere validi esempi tipici, valide esperienze, numerose novità socialiste; i dirigenti a tutti i livel­li devono andare profondamente fra le masse, ingegnarsi nel ricercare le esperienze avanzate, farne il bilancio, la divulgazione, incoraggiare le masse ad andare avanti, a portare ininterrottamente la produzione su nuove vette.

Molte località e tanti settori operano in questo modo, lavorano con attività e ottengono risultati. Esistono tuttavia moltissime unità che non riescono a condurre questo lavoro, abituate ad impartire ordi­ni seduti negli uffici, non tengono presente la situazione d'insieme e non sanno impadronirsi degli esempi tipici. Esse devono cambiare metodo e stile di lavoro.

Prendendo in mano le situazioni avanzate, occorre prestare at­tenzione alla trasformazione delle unità arretrate.

Bisogna conformarsi alla direttiva del presidente Mao: «Sotto la guida della linea generale, fissare una serie di orientamenti, di poli­tiche e di metodi concreti», e attraverso il metodo di venire dalle masse e ritornare fra le masse, fissare regolamenti per la gestione dell'in­dustria, norme per le gestione delle imprese e per il lavoro di ogni branca e ogni settore.

Bisogna essere concreti, stroncare ogni discorso vuoto, abbre­viare e diminuire le riunioni, fare discorsi brevi; non si può discutere senza prendere decisioni, decidere e non agire; il lavoro deve essere svolto con profondità, precisione e concretezza, opponendosi alla super­ficialità, alla negligenza, e alle apparenze. E' necessario attuare lo stile dei campi petroliferi di Daqing. Bisogna assumere con coraggio le pro­prie responsabilità, non scaricarsele a vicenda, opporsi al lavoro ab­borracciato. Bisogna ricercare l'efficienza, combattere la trascuratezza e le abitudini meccaniche, avere energia e non dire menzogne.

18. METODI DI PENSIERO

Preconizzare il metodo materialista dialettico, opporsi alla me­tafisica, cercare di non cadere nel superficiale e nell'unilaterale, esami­nare un problema sotto tutti i suoi aspetti e non sotto un aspetto solo, cogliere l'essenza al di là dell'apparenza. Vigilare che una tendenza può nasconderne un'altra.

Di fronte a qualunque fenomeno adottare un atteggiamento ana­litico; proteggere le cose giuste e criticare quelle errate; non si può confondere tutto, sostenere o negare in blocco.

Bisogna ricercare la verità nei fatti, rafforzare il lavoro di ricer­ca e inchiesta, far sì che le idee corrispondano alla realtà oggettiva, conoscere e impadronirsi incessantemente delle nuove leggi oggettive dell'edificazione socialista.

Dare peso sia alle esperienze positive che negative. Passare gra­dualmente dalla non conoscenza o dalla conoscenza imperfetta alla co­noscenza completa o relativamente completa attraverso i confronti fra successi e fallimenti.