Accademia delle Scienze dell'URSS,
Storia Universale, volume XI
edizione italiana, Teti editore, Milano 1978, pp. 83-92
La vittoria, il 9 settembre 1944, dell'insurrezione popolare, la liquidazione della dittatura monarco-fascista e l'instaurazione nel paese del potere dei lavoratori diretto dalla classe operaia e dalla sua avanguardia comunista, dettero inizio alla rivoluzione socialista in Bulgaria.
Il governo del Fronte patriottico al potere dal 9 settembre 1944 era presieduto da Kimon Gheorghiev, noto esponente dell'Alleanza popolare «Zveno». Inizialmente in questo governo il Partito operaio (comunista) bulgaro aveva solo 4 ministri su 16, ma esso disponeva della maggioranza nei comitati del Fronte patriottico e aveva un'influenza predominante nella classe operaia. Tra gli alleati del Partito operaio (comunista) bulgaro c'era l'Alleanza popolare dei contadini bulgari, un partito sostanzialmente contadino, ma eterogeneo dal punto di vista della sua composizione di classe. L'Alleanza popolare «Zveno» riuniva una parte degli intellettuali borghesi orientati in senso repubblicano. La socialdemocrazia aveva influenza su una parte del ceto impiegatizio.
Così, al Fronte patriottico partecipavano partiti e raggruppamenti politici di orientamento programmatico diverso: da quello conseguentemente socialista a quelli democratico-borghesi antifascisti. Il partito operaio riuscì a far democratizzare l'apparato statale, a far rinnovare l'esercito, dal quale furono allontanati gli ufficiali filofascisti.
Già nel corso della guerra contro la Germania fascista, dichiarata dalla Bulgaria il 9 settembre 1944, grazie all'introduzione del controllo statale e operaio sugli stabilimenti industriali capitalisti, al passaggio alla proprietà popolare dei beni dello Stato monarco-fascista, alla confisca dei beni dei criminali di guerra, alla liquidazione dei monopoli e dei cartelli privati e a una serie di altre misure, il potere democratico-popolare aveva acquisito importanti posizioni economiche. L'ottava sessione allargata del Comitato centrale del Partito operaio (comunista) bulgaro che ebbe luogo a Sofia dal 27 febbraio al 1° marzo 1945, analizzò le esperienze accumulate dal partito nella lotta contro la dittatura monarco-fascista e nei primi mesi di attività legale, come forza dirigente della rivoluzione popolare. La riunione sottolineò la necessità di rafforzare ulteriormente il Fronte patriottico e di mobilitare forze per la lotta comune con l'URSS, la Jugoslavia e gli altri paesi della coalizione antihitleriana per la sconfitta totale del nemico. Per aver determinato i compiti del partito, averne approvato il nuovo statuto e aver eletto il nuovo Comitato centrale, l'Ufficio politico, la segreteria e la Commissione centrale di controllo, la riunione aveva di fatto assolto le funzioni di un congresso del partito. A presidente del Comitato centrale fu eletto il grande dirigente del movimento comunista bulgaro e internazionale, Gheorghi Dimitrov, allora ancora nell'URSS. Il Partito operaio (comunista) bulgaro e il Fronte patriottico, che tenne il suo primo congresso nel marzo del 1945, dedicarono grande attenzione ai problemi della rinascita e della riorganizzazione dell'economia nazionale. Poiché, a differenza degli altri paesi dell'Europa centrale e sud-orientale, in Bulgaria non esisteva il latifondo, il potere popolare andò incontro alle piccole e medie imprese contadine con una politica fiscale di classe, con il sistema di distribuzione dei prodotti industriali e una politica creditizia conforme agli interessi dei lavoratori. Utilizzando e sviluppando le tradizioni del movimento cooperativistico, il potere popolare, sulla base di una legge approvata nel marzo 1945, incoraggiò la formazione di imprese cooperative agricole di lavoro. Alla fine del 1945 vi erano già 382 di queste cooperative, comprendenti 14 mila aziende e 146 mila ettari di terra. Così la Bulgaria si era messa sulla via della riorganizzazione dell'agricoltura praticamente socialista, prima degli altri paesi che nel corso della seconda guerra mondiale avevano imboccato una nuova via di sviluppo. Nelle cooperative agricole di lavoro era stata trovata anche la forma di cooperazione produttiva delle campagne meglio rispondente agli interessi dei contadini medi.
Veniva conservato il diritto di proprietà privata della terra, per il cui uso veniva corrisposto un canone d'affitto. Il settore cooperativo ha avuto una funzione tutt'altro che trascurabile anche in alcuni rami dell'industria, del commercio e del credito.
In applicazione delle raccomandazioni del primo congresso del Fronte patriottico, il governo approvò il 6 giugno 1945 una legge relativa alle elezioni per l'Assemblea nazionale. Il diritto di voto era stato esteso a tutti i cittadini che avevano compiuto i 19 anni di età, comprese le donne e i militari. Il 13 luglio veniva pubblicata la piattaforma elettorale del Fronte patriottico che prevedeva l'amicizia eterna con l'URSS, la lotta contro qualsiasi manifestazione di fascismo e di sciovinismo, e contro la speculazione, lo stimolo alla lavorazione cooperativa delle terre, lo sviluppo delle forze produttive, della pubblica istruzione e del sistema sanitario. In accordo con questa piattaforma il 29 luglio il governo approvò una legge che introduceva il controllo del ministero per l'industria e il commercio sulle imprese industriali e commerciali private.
Gli elementi di destra, sfruttando le difficoltà economiche, diventate particolarmente sensibili nel quadro della situazione internazionale, cercarono di ostacolare la stabilizzazione del potere popolare, operando per la scissione del Fronte patriottico, per minare l'alleanza della classe operaia con i contadini, per indebolire in essa la funzione dirigente della classe operaia e del Partito operaio (comunista) bulgaro. Le forze dalla reazione interna, appoggiate dagli imperialisti degli USA e della Gran Bretagna, cercarono di ostacolare il consolidamento della linea rivoluzionaria dello sviluppo del paese e di impedire il rafforzamento dell'amicizia bulgaro-sovietica. Il 26 luglio 1945 uno dei dirigenti di destra dell'Alleanza popolare dei contadini bulgari, il ministro senza portafoglio Nikolai Petkov, si rivolse alla Commissione alleata di controllo in Bulgaria, alle missioni americana e inglese e agli organi governativi con una lettera con la quale chiedeva il rinvio delle elezioni per l'Assemblea nazionale e il loro svolgimento sotto il controllo delle potenze alleate. Poi, uscito dal governo, Petkov e altri avversari del Fronte patriottico si misero a raccogliere tutte le forze antidemocratiche. A far parte del blocco dei sostenitori di Petkov entrarono i socialdemocratici di destra, il Partito democratico, che raccoglieva tutti gli elementi borghesi più reazionari, e così via.
Il 13 agosto 1945 il governo degli USA chiese il rinvio delle elezioni. Il giorno dopo, per il contributo dato dal popolo bulgaro alla sconfitta della Germania hitleriana, l'URSS decideva di allacciare relazioni diplomatiche con la Bulgaria e di procedere allo scambio di ambasciatori. Il governo bulgaro accettò la proposta sovietica, considerandola come un atto di decisivo appoggio. Il 16 agosto ebbe luogo a Sofia un grandioso comizio, nel corso del quale oltre 100 mila persone manifestarono la loro soddisfazione per le decisioni del governo sovietico.
Nel frattempo, l'opposizione filoimperialista, nel tentativo di complicare la situazione, dichiarò di non voler partecipare alle elezioni. Il 17 agosto 1945 i ministri dell'opposizione rassegnarono le dimissioni. I governi degli USA e della Gran Bretagna, minacciando di non firmare il trattato di pace con la Bulgaria, chiesero allora nuovamente il rinvio delle elezioni.
Tenendo conto del fatto che l'opposizione era riuscita a portare dalla sua parte alcuni strati della piccola borghesia urbana e rurale, malcontenti per le limitazioni economiche imposte, constatate le difficoltà dei rifornimenti alimentari, provocate dalla tremenda siccità che aveva colpito la Bulgaria nel 1945, e non volendo complicare la situazione internazionale del paese, dopo essersi consultato con i sovietici della Commissione alleata di controllo, il 25 agosto il governo decideva di rinviare la data delle elezioni dal 26 agosto al 18 novembre 1945. Con ciò esso dava prova della sua volontà di normalizzare le relazioni con le potenze occidentali e rendeva difficile la prosecuzione di una politica antibulgara.
Tutti i partiti del Fronte patriottico decisero di presentarsi alle elezioni con un'unica lista di candidati. In settembre aderì al fronte anche il Partito radicale, che aveva influenza su parte della piccola borghesia urbana.
Il 4 novembre 1945, poco prima delle elezioni rientrò in Bulgaria Gheorghi Dimitrov, il grande dirigente della classe operaia e di tutto il popolo bulgaro, uno dei maggiori esponenti del movimento comunista internazionale. Il 6 novembre, in un'assemblea solenne dedicata al 28° anniversario della grande rivoluzione socialista d'Ottobre, egli pronunciò il suo primo discorso pubblico, nel corso del quale disse che non vi erano per il popolo bulgaro cose più importanti dell'amicizia con l'Unione Sovietica e la causa del Fronte patriottico. Dimitrov denunciò la natura antipopolare dell'opposizione, respingendo le affermazioni secondo le quali il Partito operaio (comunista) bulgaro si sarebbe apprestato a instaurare il governo di un solo partito, la «dittatura dei comunisti».
Temendo l'inevitabile sconfitta, l'opposizione dichiarò il «boicottaggio» delle elezioni. Ciononostante a esse prese parte l'85 per cento degli elettori e di questi l'88 per cento, cioè 3 milioni 397 mila, votarono per i candidati del Fronte patriottico. La Bulgaria non aveva visto nel corso di tutta la sua storia una così massiccia affluenza alle urne. Nel 1940, con il voto obbligatorio introdotto nel 1920, le astensioni ammontarono al 31 per cento. A presiedere l'Assemblea nazionale, che iniziò i suoi lavori il 15 dicembre, fu designato Vassil Kolarov, membro dell'Ufficio politico del Partito operaio (comunista) bulgaro.
Il giorno dell'apertura dell'Assemblea nazionale fu firmato un accordo tra l'URSS e la Bulgaria con il quale la prima si impegnava a fornire alla seconda, oltre ai foraggi e ai viveri già procurati, 30 mila tonnellate di granoturco e 20 mila tonnellate di frumento. Successivamente, nell'aprile 1946, in considerazione dell'aggravarsi delle difficoltà alimentari della Bulgaria, l'URSS fornì altre 40 mila tonnellate di grano.
Dopo le elezioni, i rappresentanti delle potenze occidentali alla conferenza di Mosca del dicembre 1945 dei ministri degli esteri dell' URSS, degli USA e della Gran Bretagna tentarono nuovamente di intervenire negli affari interni della Bulgaria, pretendendo l'inclusione di rappresentanti dell'opposizione nella sua compagine governativa. Ma l'Unione Sovietica si oppose a questa pretesa. Tuttavia, al fine di trovare un compromesso per la ripresa dei lavori per la preparazione del trattato di pace con la Bulgaria, pace che avrebbe consolidato la sua posizione internazionale, l'URSS concordò nel raccomandare al governo della Bulgaria l'inclusione di due rappresentanti di ciascun partito di opposizione a condizione che questi si impegnassero a «operare lealmente». La proposta fu comunicata nel gennaio 1946 alla delegazione bulgara, guidata da Kimon Gheorghiev, in visita a Mosca. Ma, come c'era da attendersi, i dirigenti dell'opposizione posero tali condizioni per la loro entrata nel governo, tra l'altro quella dello scioglimento dell'Assemblea nazionale, che fu impossibile persino continuare a mantenere i contatti con loro. Il 31 marzo 1946 veniva formato il nuovo governo del Fronte patriottico, presieduto da Kimon Gheorghiev, senza i rappresentanti dell'opposizione. Ma USA e Inghilterra non avevano più nessun pretesto per rinnovare le loro pretese.
Continuando a realizzare le trasformazioni rivoluzionarie, l'8 marzo 1946 l'Assemblea nazionale approvò una legge che prevedeva la confisca delle proprietà acquisite dopo il 1° gennaio 1935 con la speculazione o altri mezzi illeciti. Sulla base di questa legge furono confiscate 2300 imprese industriali, recando così un colpo considerevole al grande capitale e rafforzando le posizioni del settore socialista.
Il 12 marzo 1946 fu approvata una legge sulla proprietà terriera lavoratrice, che limitava le dimensioni dei poderi a 20 ettari di terre arabili, aumentate a 30 per la Dobrugia meridionale. A differenza degli altri paesi dell'Europa centrale e sud-orientale, nei quali esisteva il latifondo, in Bulgaria la riforma agraria fu diretta soprattutto contro i capitalisti rurali.
Tutte le terre private, degli ordini religiosi, della Chiesa o altre, che oltrepassavano i limiti stabiliti, furono espropriate mediante un certo indennizzo e comprese in un fondo statale. Da questo fondo, a sua volta, con il pagamento di una somma modesta differito fino a 20 anni, furono distribuiti appezzamenti da 5 a 8 ettari alle vittime del fascismo, agli invalidi, orfani e vedove, agli ex partigiani e ai contadini senza o con poca terra. Su una superficie superiore ai 70 mila ettari furono create aziende agricole statali. Alla fine del 1947, quando la riforma agraria era stata portata a termine, 126 mila famiglie di contadini senza o con poca terra avevano ottenuto appezzamenti più o meno grandi, secondo la terra posseduta, che in media si aggiravano su un ettaro ciascuno. Ma il problema agrario poteva essere risolto solo dalla riorganizzazione socialista dell'agricoltura. Il numero delle cooperative agricole si accrebbe costantemente. Già nel 1946 fecero la loro comparsa anche le prime stazioni di macchine e trattori.
Furono adottate anche altre misure come la riduzione dei debiti ipotecari, il miglioramento delle pensioni contadine, la riduzione dei prezzi per i prodotti industriali destinati all'agricoltura, eccetera. Il governo andò anche incontro ai contadini, colpiti nuovamente dalla siccità nel 1946, aiutandoli a mettersi con sempre maggior decisione sulla via della cooperazione di lavoro, per migliorare radicalmente le loro condizioni.
Nel 1946, vincendo molte difficoltà, i lavoratori bulgari riuscirono a conseguire notevoli successi nello sviluppo industriale del paese.
Questi successi rafforzarono il potere popolare e maturarono le condizioni perché anche le forme del potere potessero adeguarsi al suo carattere. Il 16 luglio 1946, in una riunione dell'Ufficio politico del Partito operaio (comunista) bulgaro, Dimitrov propose di abolire la monarchia e di indire le elezioni per una Grande assemblea nazionale. Questa proposta fu approvata dal Comitato nazionale del Fronte patriottico e dal governo. Il 26 luglio l'Assemblea nazionale approvava una legge con la quale veniva indetto un referendum sulla abolizione della monarchia, la proclamazione della Repubblica popolare e la convocazione della Grande assemblea nazionale. Al referendum, effettuato l'8 settembre 1946, partecipò il 92 per cento degli elettori. 3 milioni 832 mila, cioè il 92,7 per cento, votarono per la proclamazione della Repubblica e solo 175 mila, il 4,2 per cento, per il mantenimento della monarchia. Il 15 settembre 1946 l'Assemblea nazionale proclamò solennemente la Bulgaria repubblica popolare. Si trattava di un importante avvenimento per lo sviluppo della rivoluzione socialista in Bulgaria.
Le elezioni per la Grande assemblea nazionale si svolsero il 27 ottobre 1946. Come nelle elezioni precedenti, i partiti del Fronte patriottico presentarono un'unica lista di candidati. A differenza delle altre elezioni, però, gli elettori ricevettero schede di diverso colore secondo i partiti e l'elettore aveva la possibilità di manifestare le proprie preferenze per ciascuno dei partiti facenti parte del Fronte. Alle schede del Partito operaio (comunista) bulgaro, di colore rosso-scuro, andarono 2 milioni 260 mila voti, cioè il 53 per cento. Il partito ottenne alla Grande assemblea nazionale 278 seggi, pari al 60 per cento. L'opposizione, sfruttando il malcontento originato dalle difficoltà alimentari e da alcune limitazioni che queste avevano imposto, era riuscita a ottenere più di un quarto dei voti e 99 mandati.
Il 22 novembre fu formato il terzo governo del Fronte patriottico, presieduto da Dimitrov. Pur disponendo della maggioranza assoluta dei seggi alla Grande assemblea nazionale, il Partito operaio (comunista) bulgaro cercò di trovare la via della cooperazione con gli altri partiti e le altre organizzazioni che appoggiavano la linea dell'ulteriore trasformazione del paese. Del nuovo governo facevano parte 10 comunisti, 5 membri dell'Alleanza popolare dei contadini bulgari, 2 socialdemocratici, 2 esponenti dell'Unione nazionale «Zveno» e un indipendente. Kimon Gheorghiev fu nominato vicepresidente e ministro degli esteri.
Le elezioni per la Grande assemblea nazionale coincisero con l'ultima fase della preparazione dei trattati di pace con gli Stati già satelliti della Germania hitleriana. Poiché, tra questi Stati, la Bulgaria era quello che era andato più avanti sulla via del progresso politico e sociale, dello sviluppo verso il socialismo, i paesi occidentali praticarono nei suoi confronti con la più grande ostinazione una politica discriminatoria: la Bulgaria fu l'unico ex alleato della Germania con il quale USA e Gran Bretagna non stabilirono relazioni diplomatiche. I loro uomini di paglia reazionari, al governo in Grecia, furono spinti ad avanzare nei confronti della Bulgaria rivendicazioni territoriali e pretese in materia di riparazioni. USA e Gran Bretagna si rifiutarono di riconoscere la Bulgaria come cobelligerante. Malgrado ciò, il 10 febbraio 1947, a Parigi, fu firmato il trattato di pace che riconosceva la sovranità e l'integrità territoriale della Bulgaria. Così gli imperialisti occidentali e i loro alleati reazionari bulgari furono privati della possibilità di utilizzare le questioni ancora in sospeso della situazione internazionale della Bulgaria per esercitare pressioni e intervenire nei suoi affari interni. Tutto ciò era dovuto alla politica estera conseguente dell'URSS, sostenuta in tutte le sedi internazionali dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia e dalla Jugoslavia.
Nel prendere misure per l'ulteriore eliminazione del grande capitale, nel febbraio 1947 il governo decise di procedere a una riforma monetaria che avrebbe consentito la stabilizzazione del leva bulgaro e avrebbe offerto la possibilità di esercitare un controllo statale sulle accumulazioni degli elementi non dediti ad attività lavorative. Poco dopo, in aprile, fu decretata un'imposta una tantum, grazie alla quale buona parte del denaro accumulato e delle proprietà dei grandi proprietari passavano allo Stato. Queste misure, dirette alla parziale espropriazione della classe dei grandi capitalisti, accompagnate dall'introduzione del controllo statale sul commercio con l'estero, resero possibile il rafforzamento del settore socialista dell'economia e crearono le condizioni per la sua pianificazione.
Il passaggio all'economia pianificata, che si svolse gradualmente, fu sanzionato dalla legge sul piano economico biennale, approvato dalla Grande assemblea nazionale il 1° aprile 1947, che prevedeva un sensibile aumento degli indici prebellici in tutti i rami dell'economia nazionale.
I lavoratori bulgari attuarono con entusiasmo i compiti posti dal piano biennale. Una delle premesse per il suo successo fu posta dal nuovo accordo commerciale con l'URSS, grazie al quale questa fornì alla Bulgaria una quantità considerevole di attrezzature industriali. Il 23 agosto 1947 l'URSS concedeva alla Bulgaria un grosso credito, sotto forma di investimenti, che le consentì di dare avvio alla costruzione di una fabbrica di concimi chimici, di una serie di centrali elettriche e di altre importanti imprese economiche. Tecnici sovietici furono inviati in Bulgaria, dove prestarono assistenza di ogni genere ai lavoratori bulgari. Nello stesso anno, l'URSS venne nuovamente in aiuto alla Bulgaria con la fornitura di grano, richiesta dalla rinnovatasi siccità.
Intanto l'opposizione reazionaria nella Grande assemblea nazionale stava conducendo una campagna contro l'organizzazione socialista dell'economia, contro il progetto di Costituzione in corso di elaborazione, e contro l'esistenza stessa del potere popolare. I dirigenti dell'opposizione, non contenti della loro attività aperta, si aggregarono praticamente ai più diversi gruppi di cospiratori e di terroristi e cominciarono a incoraggiare sabotaggi e vandalismi. Nel corso della lotta contro i controrivoluzionari che operavano nell'illegalità apparve chiaro che a dirigerli erano Petkov e quanti lo circondavano. Il 26 agosto 1947 la Grande assemblea nazionale approvò un decreto che vietava ogni attività all'Unione agraria fondata da Petkov, nonché alle organizzazioni a essa collegate. I deputati seguaci di Petkov furono privati del mandato parlamentare.
Lo smascheramento di Petkov e dei suoi sostenitori portò un colpo decisivo alle posizioni politiche della reazione, ed eliminò ogni ostacolo alla promulgazione della nuova Costituzione del paese.
Il progetto di Costituzione, elaborato da una speciale commissione del Partito operaio (comunista) bulgaro e in seguito dal Comitato nazionale del Fronte patriottico e dagli organi dirigenti di tutti i partiti che ne facevano parte, fu sottoposto alla discussione popolare.
Al progetto del Fronte patriottico furono contrapposti altri progetti che insistevano sul principio dell'inalienabilità della proprietà privata, sancivano la fine del controllo statale sul commercio con l'estero ed erano apertamente diretti alla restaurazione dei rapporti capitalistici e di un regime borghese. Per questo non furono appoggiati dalle masse popolari.
Il progetto di Costituzione proposto dal Fronte patriottico, dopo aver avuto il consenso popolare e subíto alcune modifiche, fu approvato dalla Grande assemblea nazionale il 4 dicembre 1947.
La Costituzione affermava che la Bulgaria era una repubblica popolare e che tutto il potere promanava dal popolo al quale apparteneva. Nel definire le strutture economiche e sociali del paese, la Costituzione dichiarava la proprietà sociale baluardo supremo dello Stato, affermava l'appartenenza della terra a coloro che la lavoravano, stabiliva il principio secondo il quale la proprietà privata poteva essere limitata o espropriata e lo sviluppo dell'economia assicurato da un piano economico statale.
Poiché la nuova Costituzione apportava sensibili modifiche all'amministrazione dello Stato, il 9 dicembre il governo si dimetteva. L'11 dicembre veniva formato il nuovo governo del Fronte patriottico, il quarto, affidato a Dimitrov. Entrarono a far parte del governo 14 comunisti, due rappresentanti dell'Alleanza popolare dei contadini bulgari, due socialdemocratici e due membri dell'Unione nazionale «Zveno».
L'ulteriore sviluppo dell'economia del paese, il suo progresso, richiedevano che i rapporti di proprietà corrispondessero ai compiti dell'edificazione socialista. Alla fine del 1947 erano proprietà popolare (socialista) soltanto il 6,4 delle imprese industriali, mentre circa il 10 per cento apparteneva al settore cooperativo. Il 23 dicembre, la Grande assemblea nazionale decideva la nazionalizzazione e la riorganizzazione delle banche e il 24 dicembre la nazionalizzazione delle imprese industriali e minerarie. Con queste leggi e con quelle che stabilivano la nazionalizzazione della grande proprietà immobiliare urbana, dei boschi, e così via, si affermava la vittoria dei rapporti socialisti in Bulgaria. La classe dei grandi e medi capitalisti era così eliminata.
La riorganizzazione dell'industria e la costruzione di nuovi stabilimenti resero possibile una rapida industrializzazione del paese. Il peso specifico dell'industria nell'economia nazionale, che nel 1939 era pari al 33 per cento, era salito nel 1948 al 50,7 per cento. Il volume complessivo della produzione industriale superava del 71,5 per cento il livello d'anteguerra. Anche nell'agricoltura il settore socialista si era rafforzato. Le aziende agricole statali erano salite alla fine del 1948 a 86, con 77 mila ettari, mentre le stazioni macchine e trattori erano 71. Già nel febbraio 1947 si era svolta la prima Conferenza nazionale dei soci delle cooperative agricole di produzione, che mise in luce i difetti e le debolezze della cooperazione agricola di produzione e ne rese possibile l'ulteriore sviluppo. Alla fine del 1948 esistevano già 1100 cooperative contadine che univano 76 mila aziende con 300 mila ettari di terra. Tuttavia, le famiglie comprese nel movimento cooperativo erano solo il 7 per cento del totale e la terra a loro disposizione raggiungeva appena il 6 per cento della superficie lavorata. L'acquisto forzoso, nella primavera del 1948, delle macchine agricole dai proprietari privati rese possibile l'ulteriore sviluppo della cooperazione agricola di produzione.
La realizzazione del piano biennale, che si poneva il compito della ricostruzione e dello sviluppo dell'economia nazionale, aveva creato le premesse per edificare nel paese larghe basi economiche per il socialismo.
I passi in avanti compiuti dalla Bulgaria nel suo sviluppo economico, politico e sociale furono accompagnati da una serie di modifiche nella struttura politica della società.
Il XVII congresso dell'Alleanza popolare dei contadini bulgari, tenutosi nel dicembre del 1947, respinse con fermezza ogni residuo di concezioni «corporativistiche» che contrapponevano gli interessi dei contadini e quelli della classe operaia. Il congresso si pronunciò in modo inequivocabile per la costruzione del socialismo e il rafforzamento dell'alleanza con la classe operaia, riconoscendo a questa e alla sua avanguardia comunista una funzione dirigente nell'alleanza.
Con la crescente funzione del Partito operaio (comunista) bulgaro e la nuova dislocazione delle forze di classe, era sorta la necessità di procedere alla riorganizzazione del Fronte patriottico. Il 2° congresso del fronte, tenutosi nel febbraio 1948, accogliendo le proposte contenute in un discorso di Dimitrov, decise di trasformare il fronte da organizzazione che conservava gli elementi di una coalizione in una grande organizzazione unitaria politico-sociale, democratica e antimperialista del popolo bulgaro, con adesioni individuali o collettive. Queste ultime si riferivano alle organizzazioni sociali apartitiche come l'Unione generale dei sindacati operai, l'Unione della gioventù popolare, l'Unione popolare femminile bulgara, l'Unione dei combattenti antifascisti, eccetera. Il nuovo programma del fronte ne determinava i compiti, indicandoli in quelli di un'organizzazione chiamata a educare le masse popolari nello spirito dell'attaccamento alla democrazia popolare e alle tradizioni di libertà del popolo bulgaro, della lotta per l'edificazione delle basi economiche, politiche e sociali del potere popolare e per l'elevamento del livello materiale e culturale dei lavoratori. Il Fronte patriottico così riorganizzato divenne in breve la maggiore organizzazione di massa. Nel giugno 1948 esso contava già circa un milione di aderenti.
Nel luglio 1948 si svolse la XVI sessione del Comitato centrale del Partito operaio (comunista) bulgaro. All'epoca Dimitrov era gravemente malato, ma continuava a tenersi in contatto quasi permanente con i più vasti strati di comunisti e di altri lavoratori. Egli richiamò l'attenzione del Comitato centrale sulla necessità di estendere la democrazia interna del partito, di esercitare la critica e l'autocritica, di migliorare l'attività ideale e teorica. Nel maggio 1948, dopo che il partito socialdemocratico si era liberato degli elementi antisocialisti e opportunisti, si pose praticamente il problema del superamento della scissione del movimento operaio e della creazione di un unico partito della classe operaia. Il Partito operaio (comunista) bulgaro e il Partito socialdemocratico si misero al lavoro per risolvere questo problema, e l'11 agosto, per decisione degli organi dirigenti dei due partiti, questi si fondevano.
Dal 18 al 25 dicembre si svolse il V congresso del Partito operaio (comunista) bulgaro che decise, tra l'altro, di riprendere la vecchia denominazione di Partito comunista bulgaro.
Al suo V congresso (il precedente si era tenuto nel 1922) il partito era giunto come l'avanguardia temprata e di massa della classe operaia bulgara, con 496 mila iscritti. Il congresso, che si svolse quando il piano biennale stava per concludersi con successo ed erano già stati ottenuti notevoli risultati nella vita sociale, economica e culturale, ebbe un posto eccezionale nella storia della Bulgaria popolare.
Malgrado l'ulteriore aggravarsi della sua malattia, Dimitrov intervenne al congresso con un grande discorso nel quale, ricordato tutto il cammino percorso dal movimento operaio bulgaro e analizzati particolareggiatamente gli sviluppi del paese negli anni trascorsi dall'instaurazione del potere popolare, venivano tracciati i compiti fondamentali legati all'edificazione delle basi del socialismo. Nel discorso di Dimitrov erano contenute numerose considerazioni teoriche, che riassumevano l'esperienza bulgara e internazionale dello sviluppo della democrazia popolare in quanto Stato che aveva le funzioni della dittatura del proletariato. Dimitrov aveva messo in rilievo il fatto che la forma originale del passaggio al socialismo attraverso la democrazia popolare non modificava affatto, e non poteva modificare, le leggi generali che erano state enunciate dalla grande rivoluzione socialista d'Ottobre. Nel discorso di Dimitrov e nella risoluzione approvata dal congresso, veniva posto il compito di creare nel successivo quinquennio le basi del socialismo nell'industria e nell'agricoltura e per l'affermazione del marxismo-leninismo nella sfera ideologica e culturale. Il nuovo statuto del partito sottolineava che il Partito comunista bulgaro era parte inscindibile del movimento comunista mondiale.
In applicazione della linea del V congresso del Partito comunista bulgaro, il 29 dicembre 1948 la Grande assemblea nazionale approvava una legge relativa al piano quinquennale 1949-1953 per lo sviluppo dell'economia, che prevedeva la trasformazione della Bulgaria, nel quinquennio, in paese industriale-agrario, con un'industria socialista sviluppata e una agricoltura fondamentalmente cooperativizzata.
Già nel primo anno del piano quinquennale la produzione globale dell'industria superava quella dell'agricoltura. Ciò significava che la Bulgaria stava trasformandosi da paese agricolo-industriale in paese industriale-agricolo.
Contemporaneamente, si era avuta un'estensione del settore socialista, e un suo rafforzamento nell'economia del paese, mentre il settore privato era andato restringendosi. La produzione industriale, ormai quasi interamente appartenente al settore socialista, nel 1949 superava i livelli del 1939, a prezzi costanti.
L'industrializzazione socialista in via di sviluppo favoriva l'ulteriore riorganizzazione socialista dell'agricoltura. Alla fine del 1949 operavano in Bulgaria 1600 cooperative agricole di produzione. Esse riunivano 156 mila aziende contadine, pari a 14,2 per cento, avevano a disposizione 551 mila ettari di terra, cioè l'11,3 per cento delle terre lavorate. Con decisione del Comitato centrale del Partito comunista bulgaro del giugno 1949 fu avviato un nuovo sistema di ammassi obbligatori, inteso a stimolare la produttività nell'agricoltura.
Si verificò anche un sensibile miglioramento del benessere dei lavoratori bulgari, e nel paese fu praticamente eliminata la disoccupazione. La sempre crescente unità politica e morale del popolo bulgaro rese inutile l'esistenza dell'Unione popolare «Zveno» e del Partito radicale. All'inizio del 1949 queste organizzazioni, considerando che i loro programmi erano stati completamente assorbiti da quello del Fronte patriottico, decisero di sciogliersi.
Il 2 luglio 1949 il Partito comunista bulgaro, tutto il popolo bulgaro, tutto il movimento operaio e comunista mondiale subirono la grave perdita della morte di Gheorghi Dimitrov.
Egli era stato un eminente marxista-leninista, un capo provato dei lavoratori della Bulgaria, che portò alle loro grandi conquiste storiche sulla via dell'edificazione della società socialista. Amico fedele dell'Unione Sovietica, ardente internazionalista, Dimitrov arricchì in modo creativo il movimento rivoluzionario contemporaneo con un ulteriore sviluppo della teoria marxista-leninista della rivoluzione socialista e con la sua realizzazione nella pratica.
Al posto di capo del governo, Dimitrov fu sostituito da Kolarov.
La fedeltà agli ideali del marxismo-leninismo è stata dimostrata a Dimitrov dal popolo della Bulgaria nelle elezioni alla Grande assemblea nazionale del 18 dicembre 1949, nelle quali il 97,6 per cento degli elettori votarono per i candidati del Fronte patriottico.
Dal momento della vittoria della rivoluzione del 9 settembre 1944, alla base della politica estera della Bulgaria è stata posta la più stretta collaborazione con l'URSS e gli altri paesi che avevano imboccato la strada dello sviluppo socialista. La Bulgaria recò un notevole contributo alla lotta per la completa disfatta della Germania hitleriana. Il suo esercito prese parte ai combattimenti per la liberazione della Jugoslavia, dell'Ungheria e dell'Austria.
Il governo del Fronte patriottico aveva potuto respingere con successo i tentativi degli USA e della Gran Bretagna di ingerirsi negli affari interni bulgari per sostenere gli elementi reazionari e imporre il loro controllo sulle elezioni all'Assemblea nazionale, grazie all'appoggio diplomatico, militare e economico dell'URSS.
La posizione dell'URSS alla riunione di Londra dei ministri degli esteri, del settembre e ottobre 1945, aveva fatto fallire i tentativi degli USA e della Gran Bretagna di imporre le dimissioni del governo in carica in Bulgaria come condizione per la discussione del progetto di trattato di pace. Alla terza riunione del consiglio dei ministri degli esteri, che si tenne a New York nel novembre e dicembre del 1946, l'URSS ottenne la rinuncia delle pretese territoriali greche verso la Bulgaria, che riguardavano circa un decimo del suo territorio. Il 15 settembre 1947 la Bulgaria allacciò relazioni diplomatiche con l'Ungheria, interrotte dal 26 settembre 1944. Il 27 novembre 1947 fu firmato il trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza con la Jugoslavia. In seguito trattati analoghi sono stati firmati con l'Albania (18 dicembre 1947), la Romania (16 gennaio 1948), la Cecoslovacchia (23 aprile 1948), la Polonia (29 maggio 1948) e la Ungheria (16 giugno 1948).
I rapporti fraterni tra la Bulgaria e l'URSS furono sanciti ufficialmente dal trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza firmato il 18 marzo 1948.
La Bulgaria prese parte attiva alla Conferenza di Varsavia dei ministri degli esteri dei paesi socialisti del giugno 1948, nella quale fu discusso il programma democratico di soluzione del problema tedesco.
La proclamazione della «dottrina Truman» e lo scatenamento da parte degli USA della «guerra fredda», della quale il «piano Marshall» era parte integrante, crearono una minaccia diretta per l'indipendenza della Bulgaria. Continuando nella loro politica ostile nei confronti della Bulgaria, i governi degli USA e della Gran Bretagna ostacolarono la sua ammissione all'ONU e l'accusarono a più riprese di violazione del trattato di pace. Con le note del 22 aprile e del 1° settembre 1949, la Bulgaria respinse con fermezza le accuse infondate delle potenze occidentali e i loro nuovi tentativi di intervenire nei suoi affari interni. Grazie all'aiuto costante dell'URSS, la Repubblica Popolare Bulgara sviluppò un'attiva politica estera, diretta contro la «guerra fredda», per la pace e la sicurezza in tutto il mondo, contro la «dottrina Truman» e il «piano Marshall».
Il 30 novembre 1948 la Bulgaria dichiarò di riconoscere la Repubblica Popolare Democratica della Corea e di esser pronta ad allacciare relazioni diplomatiche con essa. Il 17 ottobre 1949 il governo bulgaro decise di allacciare relazioni diplomatiche con la Repubblica Democratica Tedesca.
La Bulgaria fu tra i paesi che nel gennaio 1949 presero parte alla creazione del Consiglio di mutua assistenza economica.