Premessa

Nelle discussioni e nelle rivalutazioni postume su Bucharin si prescinde sempre da due documenti essenziali che invece sono uno squarcio autobiografico che riassume la parabola di un uomo che fu uno dei protagonisti della rivoluzione d'ottobre e che è finito davanti al plotone d'esecuzione dopo un processo pubblico.

Bucharin contro Stalin: un'idea che ha sempre appassionato la neosocialdemocrazia italiana e internazionale che nell'opera di denigrazione della rivoluzione reale avvenuta in URSS a partire dagli anni venti trova le motivazioni per concludere che il percorso buchariniano avrebbe dato un avvenire democratico e uno sviluppo economico diverso e più equilibrato nella costruzione del socialismo.

Ovviamente questa operazione di recupero storico della figura di Bucharin e di riabilitazione postuma cozza contro ciò che egli ha effettivamente rappresentato all'interno della rivoluzione russa e, possiamo dire, del movimento comunista internazionale, dal momento che egli è stato anche presidente dell'Internazionale comunista fino al IV congresso.

Lenin, in quello che viene definito il suo testamento, parla di Bucharin come di un beniamino del partito, ma dice anche che in definitiva egli non ha mai compreso la dialettica e questo per un rivoluzionario è una fonte di errori che possono essere mortali nel divenire del processo rivoluzionario. A partire dalla vicenda della pace di Brest-Litovsk, alla quale Bucharin si era opposto decisamente, fino al punto di progettare la liquidazione di Lenin, in combutta coi socialisti rivoluzionari di sinistra che pure facevano parte del governo bolscevico.

In questa raccolta di “Strumenti” con testi di Stalin e su Stalin, abbiamo pubblicato uno scritto di Lenin su coloro che alla pace di Brest si opponevano [vedi Strumenti n. 2] e in questo testo le considerazioni sul beniamino del partito sono durissime, e commisurate alle circostanze che la rivoluzione d'ottobre stava vivendo.

Quindi Bucharin non è sempre stato quella figura democratica ed equilibrata che i comunisti 'democratci' e i neosocialdemocratici vogliono far credere. Anzi, se è arrivato al punto di progettare la liquidazione di Lenin non dimostrava certo scrupoli sui metodi da adottare.

La sua dichiarazione al processo che lo porterà alla fucilazione è una ammissione delle gravi responsabilità del gruppo trotzkista -buchariniano a cui egli partecipava attivamente e sulla rete di complotti e di relazioni internazionali che avrebbe dovuto portare al rovesciamento del governo sovietico guidato da Stalin.

Peraltro in materia di complotti Bucharin era recidivo perchè oltre al periodo della pace di Brest va menzionata la confessione fatta al suo stretto collaboratore nell'Internazionale comunista, lo svizzero Humbert-Droz, membro del segretariato, riportata nel libro di memorie di quest'ultimo, in cui è detto esplicitamente che al punto in cui era arrivato lo scontro interno al partito russo si poneva il problema della liquidazione fisica di Stalin.

Nella prima delle sue autocritiche, quella recitata al XVII congresso del partito bolscevico, Bucharin ebbe modo di esaltare i successi ottenuti sotto la direzione di Stalin nell'industrializzazione e nella trasformazione socialista delle campagne, capovolgendo completamente la sua posizione precedente e in sostanza rinnegando i due capisaldi contro cui si scagliava nella polemica con Stalin e che al XVII congresso vengono riconosciuti invece come grandi successi. Il finale dell'intervento rende bene la figura del personaggio. Difatti Bucharin conclude così: 'Viva il nostro Partito, questa grande società di combattenti, temprati, saldi come l'acciaio, intrepidi rivoluzionari, che ottengono le loro vittorie sotto la direzione del glorioso feldmaresciallo delle forze proletarie, del migliore tra i migliori, il compagno Stalin!'

Parola di Bucharin.