Bilancio e prospettive del nostro lavoro

Nel mentre ci accingiamo a pubblicare una seconda parte del nostro lavoro, quella sulla controrivoluzione in URSS, ci sembra lecito e necessario porre una questione di fondo a coloro che ci hanno seguito finora. L'interrogativo riguarda il giudizio su come abbiano impostato il nostro lavoro e se esso corrisponde o no agli obiettivi che ci siamo posti.

L'impostazione che ci siamo sforzati di dare non è quella di incensare icone, ma di ripercorrere le questioni che hanno attraversato le vicende del movimento comunista dopo la morte di Lenin e con la direzione del suo successore, Stalin. I travisamenti delle varie campagne anticomuniste dovute non solo ai trotskisti e ai loro cugini di varia estrazione, ma anche alla corrente revisionista e controrivoluzionaria di Kruscev, hanno sedimentato una serie di luoghi comuni che vengono ripetuti come un mantra e pongono di fatto uno steccato tra i cosiddetti stalinisti e gli antistalinisti senza che si riesca ad entrare al fondo della discussione.

La borghesia ha scatenato un'attività micidiale utilizzando tutta l'intellighenzia al suo servizio per travisare i fatti. Questo non deve meravigliare, dal momento che la propaganda fa parte dell'armamentario del nostro nemico di classe. Ma, ovviamente, il travisamento ha influenzato non solo la cultura di destra, ma anche quella che si definisce di "sinistra", la quale ha introiettato, spesso, i punti di vista dell'avversario. Per questo ci siamo sforzati, attraverso quelli che riteniamo testi di riferimento, di riportare l'attenzione sui passaggi storici e sulle posizioni teoriche e politiche espresse nelle scelte che hanno caratterizzato il periodo 1924-1953, cioè fino alla morte di Stalin.

Abbiamo cioè spostato il discorso dalla questione della 'democrazia' a quella ben più pertinente dei passaggi rivoluzionari che il partito bolscevico e il movimento comunista nel suo insieme hanno dovuto attraversare. La costruzione di una società socialista non è un pranzo di gala. E' anch'essa una lotta rivoluzionaria, che è stata condotta sul terreno dell'industrializzazione di un paese arretrato come la Russia, sul terreno della collettivizzazione della terra liquidando i kulak come classe, sul terreno della difesa dell'URSS con la vittoria sul nazismo e con una dittatura rivoluzionaria la cui teorizzazione non è certo un'invenzione di Stalin.

La degenerazione culturale che il PCI ha prodotto in Italia, nell'area comunista, unita al revisionismo kruscioviano, ha determinato la desertificazione di posizioni che sono state, a partire da Marx e da Engels, la base teorica del movimento comunista e quindi oggi il dibattito avviene su un terreno che prescinde dall'essenza del marxismo.

Una difficoltà in più è venuta da quei gruppi, definitisi marxisti-leninisti, che hanno mummificato una discussione che invece andava condotta sulle scelte dei comunisti nei passaggi storici concreti. Il comunismo è sintesi tra materialismo e spinta alla trasformazione rivoluzionaria.

Siamo stati in grado di dare un contributo alla comprensione di questo nesso con la la documentazione che abbiamo pubblicato finora? La risposta non ce la possiamo dare da soli. Abbiamo bisogno del vostro punto di vista.

Nel frattempo, a conclusione di questa prima parte della nostra impresa, pubblichiamo nella serie "strumenti" il nummero 22

Strumenti n. 22

M. J. Olgin

Trotskismo:
controrivoluzione mascherata

(1935)

si tratta di un ottimo testo di Moissaye Joseph Olgin, scritto nel 1935 negli Stati Uniti. L'autore analizza con estrema chiarezza il fenomeno del trotskismo in rapporto alla storia e alle scelte del movimento comunista in Russia e dell'Internazionale (in particolare rispetto alla Cina, ma anche rispetto alla Germania e altri paesi) ed è una lettura di stimolante attualità anche a distanza di 80 anni.