A PROPOSITO DELLA GUERRA

(16 marzo 1917)

Testo pubblicato a firma K. Stalin sul n. 10 della Pravda.

Giorni fa il generale Kornilov ha informato il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado che i tedeschi stanno preparando un'offensiva contro la Russia.
Rodzianko e Guckov hanno rivolto in questa circostanza un proclama all'esercito e alla popolazione perché si preparino a combattere fino in fondo. La stampa borghese ha lanciato un grido d'allarme: "La libertà è in pericolo, viva la guerra!".
Anche una parte della democrazia rivoluzionaria russa si è associata a questo grido d'allarme...
A sentire gli allarmisti si potrebbe pensare che in Russia si siano create condizioni che ricordano quelle del 1792 in Francia, allorché i monarchi reazionari dell'Europa centrale e orientale si coalizzarono contro la Francia repubblicana per restaurarvi il vecchio regime.
Se l'attuale situazione della Russia corrispondesse effettivamente alla situazione della Francia del 1792, se ci trovassimo di fronte a una particolare coalizione di monarchi controrivoluzionari avente l'obiettivo di restaurare in Russia il vecchio regime, non v'è dubbio che la socialdemocrazia, così come i rivoluzionari della Francia di allora, si leverebbe come un sol uomo a difendere la libertà.
Perché è ovvio che la libertà conquistata con il sangue deve essere difesa, con le armi in pugno, da tutte le manovre e le iniziative controrivoluzionarie, da qualsiasi parte esse vengano.
Ma è forse questa la situazione reale?
La guerra nel 1792 fu una guerra mossa contro la Francia repubblicana dai monarchi feudali assoluti, spaventati dall'incendio rivoluzionario scoppiato in Francia. La guerra aveva lo scopo di spegnere questo incendio, di restaurare in Francia il vecchio regime, garantendo così ai monarchi atterriti che il contagio rivoluzionario non sarebbe dilagato nei loro paesi. Appunto per questo i rivoluzionari francesi hanno combattuto così eroicamente contro gli eserciti monarchici.

La guerra attuale è completamente diversa. Essa è una guerra imperialista e il suo obiettivo fondamentale è la conquista (l'annessione) di territori stranieri, soprattutto agricoli, da parte degli Stati capitalisti sviluppati. Questi ultimi hanno bisogno di nuovi mercati di sbocco, di comode vie di comunicazione con questi mercati, di materie prime, di risorse minerarie ed essi cercano di impadronirsi di tutte queste cose dovunque le trovino, indipendentemente dall'ordinamento interno del paese che viene conquistato.
Ecco perché la guerra attuale non porta e non può portare, in generale, a un'inevitabile intromissione negli affari interni del paese conquistato, nel senso di una restaurazione in esso del vecchio regime.
Appunto per questo, data la situazione odierna della Russia, non v'è nessuna ragione di suonare le campane a martello e di gridare ai quattro venti: "La libertà è in pericolo, viva la guerra!".
La presente situazione della Russia ricorda piuttosto la Francia del 1914, la Francia del periodo iniziale della guerra, quando la guerra fra la Germania e la Francia apparve inevitabile.
Come adesso in Russia sulla stampa borghese, così allora in Francia, nel campo borghese, si lanciò il grido d'allarme: "La repubblica è in pericolo, battiamo i tedeschi!".
Come allora in Francia anche molti socialisti (Guesde, Sembat e altri) si lasciarono prendere da questo allarmismo, così oggi in Russia non pochi socialisti hanno seguito le orme dei borghesi che chiamano alla "difesa rivoluzionaria".
Il successivo corso degli eventi in Francia dimostrò che si trattava di un falso allarme e che i clamori sulla libertà e sulla repubblica nascondevano la reale ingordigia degli imperialisti francesi, che aspiravano alla conquista dell'Alsazia, della Lorena e della Vestfalia.
Siamo profondamente convinti che lo sviluppo degli avvenimenti in Russia porrà in luce tutta la falsità dei grandi clamori sulla "libertà in pericolo": il fumo "patriottico" si dissiperà e la gente vedrà con i suoi propri occhi le vere aspirazioni degli imperialisti russi... a conquistare lo Stretto dei Dardanelli, la Persia...

La condotta di Guesde, di Sembat e degli altri è stata giudicata, come si meritava, in sede autorevole, dalle precise risoluzioni dei congressi socialisti di Zimmerwald e di Kienthal (1915-1916) contro la guerra.
Gli avvenimenti successivi hanno confermato quanto fossero giuste e ricche di sviluppi le posizioni di Zimmerwald e di Kienthal.
Sarebbe doloroso se la democrazia rivoluzionaria russa, la quale ha saputo abbattere l'odiato regime zarista, cedesse di fronte ai falsi allarmi della borghesia imperialista, ripetendo gli errori di Guesde, di Sembat...

Quale deve essere il nostro atteggiamento, come partito, verso la guerra attuale?
Quale via ci può condurre praticamente alla più rapida cessazione della guerra?
Innanzitutto è fuor di dubbio che la pura e semplice parola d'ordine "Abbasso la guerra" è assolutamente inadeguata come mezzo pratico per ottenere la cessazione della guerra, poiché essa, in quanto non esce dai limiti della propaganda dell'idea della pace in generale, non esercita e non può esercitare nessuna influenza concreta sulle truppe al fronte.
Proseguiamo. Non si può non salutare l'appello che il soviet dei deputati degli operai e dei soldati di Pietrogrado ha lanciato ieri ai popoli di tutto il mondo perché costringano i propri governi a cessare il massacro.
Se l'appello arriverà alle larghe masse, farà tornare, senza dubbio, centinaia e migliaia di operai alla parola d'ordine dimenticata "Proletari di tutti i paesi, unitevi!". Ciononostante non si può non osservare che questo appello non produce direttamente l'effetto desiderato. Infatti, anche se sarà largamente diffuso fra i popoli degli Stati belligeranti, difficilmente si può supporre che questi popoli potranno rispondere all'appello finché non vedranno ancora chiaramente il carattere brigantesco della guerra attuale e i suoi fini di conquista. Senza parlare del fatto che, nella misura in cui l'appello condiziona la cessazione dello spaventoso massacro al preliminare abbattimento del regime semiautocratico in Germania, esso rimanda di fatto la cessazione dello spaventoso massacro a tempo indeterminato, scivolando in tal modo nella posizione della "guerra fino in fondo", poiché non si sa di preciso quando il popolo tedesco riuscirà ad abbattere il regime semiautocratico e se in generale vi riuscirà nel prossimo futuro...
Qual è la via d'uscita?
La via d'uscita è quella di esercitare una pressione sul governo provvisorio, esigendo che dichiari il suo consenso all'apertura immediata di trattative di pace.
Gli operai, i soldati e i contadini devono organizzare comizi e dimostrazioni, devono chiedere al governo provvisorio di compiere apertamente e pubblicamente il tentativo di indurre tutti gli Stati belligeranti a iniziare senza indugio trattative di pace, sulla base del riconoscimento del diritto delle nazioni all'autodecisione.
Solo in questo caso la parola d'ordine "Abbasso la guerra" evita il rischio di trasformarsi in pacifismo vuoto e privo di significato, solo in questo caso questa parola d'ordine può sfociare in una potente campagna politica che smascheri gli imperialisti e riveli la reale essenza della guerra attuale.
Infatti, anche se una delle parti rifiuterà di iniziare le trattative sulla base del principio enunciato, questo stesso rifiuto e cioè la volontà di non abbandonare le velleità aggressive, servirà obiettivamente come mezzo per liquidare più rapidamente lo spaventoso massacro, perché in tal caso i popoli vedranno con i loro occhi la natura aggressiva della guerra e le mani sporche di sangue dei gruppi imperialisti, per i cui avidi interessi essi dovrebbero sacrificare la vita dei propri figli.
Smascherare gli imperialisti, svelare alle masse la reale essenza di questa guerra, significa appunto dichiarare veramente guerra alla guerra, rendere impossibile la guerra attuale.