Lettera di Gramsci a Terracini

Vienna, 12 gennaio 1924

La lettera, al pari di quelle che riportiamo più avanti, è tratta dal volume documentario, "La formazione del gruppo dirigente del Partito comunista italiano nel 1923-1924", con introduzione di Palmiro Togliatti, Editori Riuniti, 1962. Questa lettera si trova alle pagine 155-160.


Caro Urbani,

  rispondo più specificatamente alla tua lettera dove poni, in termini molto esagerati e in gran parte erronei, la questione del mio atteggia­mento.

   1) La tua memoria a quanto pare è molto fallace. Nella conversazione avuta con te ti ho dichiarato che «per princi­pio» ero contrario alla pubblicazione di un manifesto pole­mico verso l'Internazionale. Tu mi assicurasti che gli emenda­menti apportati all'originale da me letto erano tanti e tali da mutarne completamente l'impostazione per farne una semplice esposizione storica degli avvenimenti svoltisi negli ultimi anni, base necessaria ed indispensabile per ogni pro­ficua discussione.

   2) Ho visto solo qui il manifesto emendato. Non avendo l'originale a mia disposizione non sono in grado di dare un giudizio filologico sull'entità degli emendamenti portati. Po­liticamente gli emendamenti non hanno di molto spostato la situazione. Rimane la negazione assoluta degli sviluppi portati nella tattica del Comintern dopo il Terzo Congresso. Rimane, obiettivamente, inalterata la posizione assunta dal nostro partito di centro potenziale di tutte le sinistre che possono formarsi nel campo internazionale. Rimane lo spirito contrario fondamentalmente alla tattica del fronte unico, del governo operaio e contadino e di tutta una serie di delibe­razioni nel campo organizzativo anteriori al Terzo Congresso o approvate dallo stesso Terzo Congresso.

   3) Da ciò che ti ho detto nella mia conversazione, te­nuta subito dopo il tuo arrivo a Mosca, risultava chiaramente che io non avrei potuto firmare neanche la seconda edizio­ne del manifesto. Le tue meraviglie mi paiono perciò molto fuori luogo. Sono molto più giustificate le mie alte meravi­glie per la grande semplicità con cui tu e Negri, che avete assistito e fatto pubbliche dichiarazioni all'Es. All. di giugno, vi prospettate l'avvenire. Dovete ricordare che a Mosca, nella conversazione avuta tra noi tre e Tasca, abbiamo, a questo ultimo, fatto il seguente ragionamento: la vita interna di un partito comunista non può essere concepita come l'arena di una lotta di tipo parlamentare in cui le varie frazioni svol­gono un ufficio che è determinato, come quello dei diversi partiti parlamentari, dalle loro origini diverse, dipendenti dalle diverse classi della società. Nel partito è rappresentata una sola classe e i diversi atteggiamenti che a volta a volta diventano correnti e frazioni sono determinati da apprezza­menti disparati sugli avvenimenti in corso e perciò non pos­sono solidificarsi in una struttura permanente. Il CC del par­tito può aver avuto un determinato indirizzo in determinate condizioni di tempo e di ambiente, ma esso può cambiare questo suo indirizzo, se il tempo e l'ambiente non è più quello di una volta. La minoranza, facendo dei contrasti un qualche cosa di permanente e cercando di ricostruire una mentalità generale propria della maggioranza, che giustifi­chi questo processo permanente, ha posto, pone e porrà la maggioranza in contrasto continuato col Comintern, cioè con la maggioranza del proletariato rivoluzionario e specialmente col proletariato russo che ha fatto la rivoluzione, in realtà solleva i primi elementi di una questione che dovrebbe por­tare sicuramente alla esclusione della maggioranza del par­tito dal Comintern. Ma noi neghiamo ogni base a tutto questo procedimento astrattamente dialettico della mino­ranza e dimostriamo coi fatti che siamo sul terreno del Co­mintern, che ne applichiamo e ne accettiamo i principi e la tattica, che non ci cristallizziamo in un atteggiamento di opposizione permanente, ma sappiamo mutare i nostri at­teggiamenti a seconda che mutano i rapporti delle forze e i problemi da risolvere si pongono su altra base. Se nono­stante ciò la minoranza continua a porsi, verso la maggio­ranza, nell'atteggiamento in cui si è posta fin'ora, saremo noi a ricercare se in ciò non esistono gli elementi per dimo­strare che la minoranza è un portato delle tendenze liquidatrici che si verificano in ogni movimento rivoluzionario dopo una disfatta e che sono inerenti alle oscillazioni e al panico propri della piccola borghesia, cioè di una classe che non è quella sulla quale si basa il nostro partito. Non ci sarà difficile dimostrare come l'ortodossia della minoranza per la tattica del Comintern sia solo una mascheratura per avere la dirigenza del partito: l'esame della composizione dei gruppi che formano la minoranza ci dà facile modo di dimostrare che essa è fondamentalmente contraria al Comintern e che non tarderà a rivelare questa sua natura. Cosi abbiamo par­lato al Tasca e ricordo che io con te e con Negri ho ripe­tuto più volte che ritenevo questo ragionamento non una mossa per intimidire momentaneamente Tasca e per inde­bolirlo dinanzi all'EA, ma una nuova piattaforma su cui la maggioranza del partito doveva risolutamente porsi per li­quidare onorevolmente il passato e porsi in grado di risol­vere i suoi problemi interni. E ricordo che tu e Negri era­vate d'accordo in ciò.

   4) Penso che voi siate ancora d'accordo e perciò non so spiegarmi la vostra attuale posizione. In verità noi ci tro­viamo a una grande svolta storica del movimento comunista italiano. È questo il momento in cui occorre con grande ri­solutezza, e con molta precisione porre le nuove basi di svi­luppo del partito. Il manifesto non rappresenta certamente questa nuova base. Esso dà ogni ragione per far apparire la minoranza come la frazione che al Quarto Congresso e all'EA vedeva bene, diffidando della buona volontà e della sincerità della maggioranza, e facendo apparire questa come un'accolta di piccoli politicanti che volta per volta salvano la loro situazione con mezzucci meschini. Neppure gli ultimi avvenimenti del nostro partito (caso Bombacci autentica­mente interpretato dalle dichiarazioni di Belloni e Remon­dino) riusciranno a salvarci. Nella situazione attuale, che si mantiene ancora oggettivamente rivoluzionaria in Germania mentre è estremamente confusa in Italia, il Comintern non può pacificamente permettere che si formino nel campo in­ternazionale una maggioranza di partiti che sia all'opposi­zione e che domandi di ridiscutere tutte le decisioni prese dopo il Terzo Congresso. Permettere ciò vorrebbe dire raf­forzare enormemente le tendenze estremiste nate nel Par­tito comunista tedesco e ritardare quindi la riorganizzazione di esso. Voi dimenticate troppo spesso che il nostro partito ha responsabilità di carattere internazionale e che ogni atteggia­mento nostro si ripercuote negli altri paesi, spesso in forme morbose e irrazionali.

   5) Insisto nel mio atteggiamento perché lo ritengo il più opportuno e doveroso. La tua lettera non fa che con­fermarmi in questa decisione, specialmente per quello che dici a proposito del ponte che voi avreste rappresentato in questo periodo passato. Bisogna che anche tu, Negri e Palmi vi decidiate per la chiarezza, per una posizione che sia la più vicina ai vostri intimi convincimenti e non alla vostra qua­lità di «ponti». Potremo così insieme fare un grande la­voro e dare al nostro partito tutto lo sviluppo che la situa­zione gli permette. È inutile voler conservare un'unità for­male di frazione che ci costringe continuamente all'equivoco e alle mezze misure. Se Amadeo vuole insistere, come certa­mente farà, nel suo atteggiamento, ciò sarà forse un bene, al patto che la sua sia una manifestazione individuale o di un piccolo gruppo; diventando invece, col vostro consenso, manifestazione della maggioranza, essa compromet­terebbe irrimediabilmente il partito.

   Ho ricevuto le due buste di materiale che mi hai in­viato. Esse erano aperte. Ti prego perciò di confezionare me­glio gli involucri perché non avvengano dispersioni. Procura di inviarmi il resto al più presto possibile, se non puoi tutto in una volta, almeno a piccole dosi successive. Hai certa­mente visto la proposta che ho fatto all'Es. per la pubblica­zione di una rassegna trimestrale in grande formato (250-300 pagine ogni tre mesi) che potrebbe intitolarsi: Critica proletaria. Credo che la proposta sarà accettata e che si possa attuarla tra pochi mesi. Ho compilato il sommario del primo numero in questo modo:

   1) Manifesto programma, che potrei scrivere io.
  2) Bordiga: Problemi di tattica proletaria.
  3) Graziadei: L'accumulazione del capitale secondo Rosa Luxemburg.
  4) Tasca: Il problema della scuola e la riforma Gentile.
  5) Scoccimarro: Prospettive per un governo operaio e contadino in Italia.
  6) Longobardi o Pastore: La struttura industriale italiana.
  7) Terracini: Il programma dell'Internazionale co­munista.
  8) Togliatti: Il problema del Vaticano.
  9) Cronache: Economica, finanziaria, politica, mili­tare, internazionale, sindacale, di vita operaia.
  10) Rassegna bibliografica.

  Gli autori degli articoli devono anche inviare una ras­segna critico-biografica delle pubblicazioni inerenti all'argomento da loro trattato.

  11) Diario politico.
  12) Indici di riviste e giornali.

   Dovresti immediatamente porti al lavoro per scrivere il tuo articolo che deve essere di almeno venti pagine del for­mato di una rivista come la Nuova antologia. In esso devi fare un esame dei progetti di programma presentati e delle di­scussioni cui hanno dato luogo. Ti avverto che specialmente in Russia la discussione è stata abbastanza ampia. Potrai avere da Bukharin le indicazioni necessarie e farti tradurre dallo Ufficio stampa il materiale in russo. Sarebbe bene che le tra­duzioni fossero fatte in più copie e inviate ai partiti che hanno formato delle commissioni per discutere il program­ma, ma mancano degli estremi per la discussione. Si po­trebbe porre la questione al segretariato. Il tuo articolo però dovrà essere pronto al massimo fra due mesi. Saluti cordiali a te ed Alma

         Masci

   P.S. Sarebbe bene avere subito il tuo articolo sulla si­tuazione in Germania che sarebbe il pezzo forte del primo numero dell'Ordine Nuovo.