Lettera del Comitato esecutivo dell'IC
al Comitato centrale e a tutti i membri
del Partito socialista italiano


Il testo, del 27 agosto 1920, pubblicato in Die Kommunistische Internationale, 1920, n.13, pp. 287-295 è ripreso da Aldo Agosti, La Terza Internazionale - Storia documentaria, vol. I/1, Editori Riuniti, Roma, 1974, pp. 315-320


  A tutti i proletari rivoluzionari d'Italia!

   [Il Comitato esecutivo intende spiegare con questo scritto determinati punti importanti, e esprime la speranza di aver ben compreso la situazione italiana.]

   Il Comitato esecutivo con questo scritto vuole richiamare l'atten­zione di tutti i membri del partito, con piena sincerità proletaria, su determinate insufficienze nella politica del partito stesso. Il Comitato esecutivo ritiene che sia non soltanto suo diritto ma suo dovere farlo.

   [Il proletariato non ha il minimo interesse a che siano mascherati o nascosti errori e colpe.]

   Il proletariato italiano ed il suo partito procedono lungo l'esal­tante linea dell'attacco internazionale contro il capitale, il vostro partito è stato il primo ad entrare nella Terza Internazionale. Tanto più, quindi, è necessaria qui una linea tattica completamente chiara. Tanto più urgente, anche, è superare una reazione dannosa che scaturisce dagli errori, intenzionali o meno, del partito.

   Compagni! In primo luogo richiamiamo la vostra attenzione sulla situazione internazionale. Ciascuno sa che è cominciato ora un periodo di lotta decisiva contro il capitale. La guerra della Polonia capitalistica contro la Russia proletaria, la guerra in cui la Polonia gode dell'aiuto di tutto il mondo capitalistico, si sta insensibilmente trasformando in una guerra tra lavoro e capitale che coinvolge l'intera Europa.

   È perciò dovere e responsabilità di ogni partito che si pone non soltanto a parole ma nei fatti dalla parte della dittatura del proletariato, prepararsi a gettare sul piatto della bilancia, al momento oppor­tuno, tutto il peso dell'energia rivoluzionaria del proletariato. È com­pletamente sbagliato assumere ora il punto di vista secondo cui bisogna attendere lo scoppio della rivoluzione in altri paesi. Se in Italia alcuni compagni affermano che si deve attendere la rivoluzione in Germania o in Gran Bretagna, perché l'Italia non potrebbe restare senza riforni­menti di carbone, anche in altri paesi esistono motivi analoghi. In Germania, si afferma, non ci si può impadronire del potere perché in tal caso l'Intesa invaderebbe il paese; in Austria, perché l'America e le colonie interromperebbero gli scambi commerciali, e così via. È chiaro che ne scaturisce così una reciproca assicurazione dei capita­listi contro la rivoluzione, e la rivoluzione mondiale verrà rimandata proprio nel momento in cui essa deve essere sviluppata e conclusa.

   Il Comitato esecutivo è consapevole del fatto che esistono situa­zioni nelle quali per il proletariato è più vantaggioso attendere che le sue forze siano cresciute e indebolire invece quelle della borghesia. Ma non si deve tuttavia dimenticare che a sua volta la borghesia sfrutta ogni ora di «tregua» per organizzare le proprie forze, istituire una guardia bianca borghese, armare i figli della borghesia, gli usurai di paese e cosi via. È evidente a tutti che oggi la borghesia italiana non è più impo­tente come un anno fa. Febbrilmente essa organizza le proprie forze e si arma. D'altra parte, tenta però di demoralizzare il proletariato italiano attraverso i riformisti.

   Il pericolo è grande. Lasciate che la borghesia italiana raduni ancora un poco di forze e ben presto vi mostrerà i denti.

   [I dirigenti italiani che già hanno atterrito i lavoratori con lo spaurac­chio dell'Intesa, tentano di rifarlo; ma l'Intesa non muoverebbe le truppe contro il proletariato italiano vittorioso sulla borghesia, come mostrano gli avvenimenti in Gran Bretagna e in Francia. Anche il timore del blocco è errato. Le sofferenze sono inevitabili, come dimostra la situazione russa, ma i proletari italiani non sarebbero soli come quelli russi.]

   La classe lavoratrice italiana è animata da un meraviglioso corag­gio; il proletariato italiano è come un sol uomo per la rivoluzione. La borghesia italiana non può contare sulle sue truppe regolari, perché nel momento decisivo queste truppe passerebbero a fianco dei rivolu­zionari. I braccianti sono per la rivoluzione. La grandissima maggio­ranza dei contadini è per la rivoluzione. Tocca ora al partito italiano dei lavoratori di dire la sua.

   La borghesia italiana sente la tempesta imminente. Non a caso sta organizzando febbrilmente la sua guardia bianca. I singoli scontri sono ormai tali che in uno solo di essi i lavoratori hanno perduto fino a 200 uomini e la borghesia fino a 400. La guerra civile si va accen­dendo con sempre maggiore violenza. In tali condizioni, le posizioni non chiare, i tentennamenti, l'indecisione nel partito della classe lavo­ratrice provocano inevitabilmente danni incalcolabili. Anziché rassi­curare i capitalisti contro la rivoluzione, dovete dedicarvi a garantire il successo della rivoluzione. Ma ciò può avvenire soltanto accelerando la rivoluzione (non singole rivolte sconsiderate ma la rivoluzione vera e propria).

   Il Comitato esecutivo desidera richiamare la vostra attenzione su un altro pericolo che deriva dal frenare artificiosamente l'esplosione. Tutta l'Europa sul piano economico è talmente stremata che le scorte ancora esistenti dell'ordine capitalistico vanno esaurendosi con rapidità catastrofica. Eppure è proprio di queste scorte create con anni di fatica dai lavoratori che il proletariato dovrà nutrirsi nella prima fase della sua dittatura. Ceteris paribus, ogni giorno di inutile rinvio rende quindi più difficile la dittatura del proletariato. Noi siamo contrari a singole iniziative sconsiderate. Ma non lo siamo meno al fatto che un partito proletario si trasformi in un esercito di pompieri che spegne le fiamme sprigionantisi da tutti i pori della società capitalistica.

   In Italia esistono ora tutte le condizioni fondamentali per una grande rivoluzione proletaria vittoriosa, che abbracci tutto il popolo. È questo che bisogna tenere ben presente. Da questa considerazione si deve partire. La Terza Internazionale lo ha constatato. Il passo ulte­riore deve essere deciso dagli stessi compagni italiani.

   A nostro avviso, il Partito socialista italiano in questo senso ha proceduto e procede con troppa indecisione. Giornalmente giungono notizie di disordini in Italia. Tutti i testimoni oculari - ivi compresi gli stessi delegati italiani - affermano, e noi lo ribadiamo, che la situazione in Italia è senz'altro rivoluzionaria. Ciononostante, il partito rimane in molti casi in disparte e in altri casi si presenta soltanto come «elemento di freno», senza tendere all'unificazione del movimento, senza fornirgli parole d'ordine, dargli un carattere sistematico e orga­nizzato, trasformarlo nell'assalto decisivo contro la fortezza del capitale. In alcuni luoghi il partito consegna addirittura le masse agli anarchici, fatto questo che minaccia di togliere al partito stesso la sua autorità e comporta innumerevoli altre conseguenze dannose. A questo modo, non è il partito che guida le masse nella lotta, ma le masse stesse spin­gono avanti il partito che arranca sulla scia degli avvenimenti. Ma un fatto simile è assolutamente inaccettabile.

   Se esaminiamo a fondo le cause di questa situazione, vediamo che la causa principale sta nella corruzione del partito per opera dei rifor­misti e di elementi liberal-borghesi, i quali in momenti di guerra civile si trasformano in agenti diretti della controrivoluzione, in nemici di classe del proletariato. Sarebbe ingenuo, anzi stolto confondere l'onestà e sincerità soggettive di queste persone con il loro ruolo oggettiva­mente dannoso. I vari Turati, Modigliani, Prampolini e tutti quanti possono essere personalmente onesti, ma oggettivamente sono nemici della rivoluzione e per essi non può esservi posto nel partito del prole­tariato comunista.

   [È impossibile preparare le masse alla dittatura proletaria avendo tra le nostre file questi avversari. Per questo la tattica del partito italiano appare ambigua, ed impossibile l'utilizzazione del gruppo parlamentare socialista.]

   Ancora peggiore è in Italia la situazione dei sindacati. Se a queste organizzazioni di massa manca la giusta guida del partito, il proleta­riato non potrà vincere. E tuttavia parecchi posti direttivi della mas­sima responsabilità nel movimento sindacale italiano sono coperti da questi stessi riformisti, da una cricca burocratica che tiene in mano l'apparato dei sindacati e ostacola con tutti i mezzi possibili lo sviluppo della rivoluzione. Basti ricordare che questi signori da più di sei anni ( ! ) non hanno più convocato in Italia il normale congresso sindacale, per la paura che il timone del potere sfugga alle loro mani semiborghesi. I lavoratori sono per la rivoluzione, i sindacati invece sono contro la rivoluzione. Ma un simile stato di cose non può essere assolutamente tollerato. Non così si può preparare la dittatura del proletariato, non così si deve prepararla. È dovere del partito allontanare i dirigenti rifor­misti e al posto degli agenti della borghesia fare spazio ai veri capi della rivoluzione proletaria. È dovere del partito aiutare i lavoratori a trasformare i sindacati in fortezze della rivoluzione.

   Il II Congresso mondiale dell'Internazionale comunista, al pari del I Congresso costituente dell'Internazionale comunista, si è pronun­ziato per l'avvicinamento di tutti gli elementi realmente proletari e rivoluzionari del sindacalismo e dell'anarchismo dello Shop Stewards Committee e dell'organizzazione dell'IWW. Il II Congresso ha tra­dotto nei fatti questo avvicinamento, con grande vantaggio per il movi­mento operaio. La stessa cosa deve essere fatta in ogni paese, compresa l'Italia. Questi proletari rivoluzionari, che sono migliaia e migliaia, che a causa degli errori e dell'arretratezza ancora militano nei sindacati gui­dati dagli anarchici, sono mille volte più vicini a noi dei riformisti, i quali sulla carta non sono sfavorevoli a diventare membri della Terza Internazionale, ma nello stesso tempo ostacolano ogni serio passo della rivoluzione proletaria con le loro esitazioni.

   L'anarchismo può essere sconfitto soltanto se si rompe una volta per sempre con il riformismo. Non lo dimentichino i compagni italiani. Ne traggano conclusioni coraggiose e decisive, come si conviene a rivo­luzionari veramente seri in un'epoca rivoluzionaria. L'epurazione del partito dagli elementi riformisti, la collaborazione del partito con la parte proletaria migliore dei sindacalisti e degli anarchici nella lotta rivoluzionaria: ecco la parola d'ordine del giorno.

   Combattere inesorabilmente gli elementi riformisti di destra, che obiettivamente sono nostri nemici di classe; spiegare con pazienza i loro errori, e avvicinarsi sistematicamente agli elementi proletari del sindacalismo e dell'anarchismo: ecco i nostri metodi.

   Tutta l'arte della strategia proletaria poggia sul contatto tra il par­tito e le ampie masse lavoratrici. Perciò il partito deve dedicare la più viva attenzione all'importante movimento dei consigli di fabbrica, deve guidare attivamente questo movimento tanto al centro quanto in peri­feria e non semplicemente liquidarlo con uno sprezzante riferimento al carattere «elementare», «infantile», «disorganizzato», ecc. del movimento stesso. Il dovere del partito, infatti, consiste appunto nel-l'eliminare questi difetti, nell'aiutare il movimento a spiegare le sue gigantesche ali e nel farlo confluire nel fiume organizzato della rivo­luzione.

   Dalla risoluzione di questi problemi dipende in misura rilevante la sorte di tutto il movimento.

   [Ben lo sanno i nemici di classe del proletariato, quando affermano, come L'Information, che il Partito socialista italiano ha la chiave delle sorti della rivoluzione in Italia. Lo stesso dicono i più influenti giornali borghesi italiani. Infatti in tutta Europa la borghesia si appoggia ora di preferenza ai riformisti. Questi problemi vanno dunque esposti al più presto a tutte le organizzazioni di partito.]

   Il Comitato esecutivo ritiene necessario dichiarare di essere costret­to a porre in modo ultimativo il problema dell'epurazione del partito e di tutte le altre condizioni indispensabili per l'ingresso nella Terza Internazionale; in caso contrario non potrà assumersi l'intera respon­sabilità per la sua sezione italiana.

   [Il II Congresso dell'Internazionale comunista richiama poi i partiti comunisti al più rigido centralismo, ad una ferrea disciplina proletaria, senza di che non è possibile dirigere la guerra civile. Per il Partito socialista italiano, la presenza e l'attività di uomini come Turati, Modigliani e com­pagni rende impossibile tale disciplina, ed è quindi necessario che esso se ne liberi. Lo stesso invito abbiamo rivolto ai partiti di Germania e di Francia, quale condizione indispensabile per l'ingresso nella Terza Inter­nazionale.]

   Non ci interessano le grosse cifre. Non vogliamo avere una palla al piede, non ammetteremo riformisti tra le nostre file. Queste condi­zioni sono vincolanti per tutti noi, e quindi anche per il partito italiano.

   Sono imminenti lotte decisive, l'Italia diventerà un paese sovie­tico. Il partito italiano diventerà un partito comunista. Il proletariato italiano sarà la più solida colonna dell'armata proletaria internazionale.

   Viva il partito comunista italiano!
   Viva la repubblica sovietica italiana!
   Viva la rivoluzione proletaria in Italia!