La lotta dell'Internazionale
contro l'insorgere e lo sviluppo del fascismo
e della reazione mondiale

Premessa


In tutti questi anni di vissuto anticomunista, siamo stati abituati a cantare Bella ciao senza che emerga in qualche modo che la direzione della lotta contro il fascismo e la reazione sia stata diretta principalmente dai comunisti e dai partiti aderenti all'Internazionale Comunista. Questa lacuna interpretativa dei fatti storici rende oggi possibile anche l'appropriazione della lotta al fascismo e della Resistenza italiana da parte di forze anticomuniste.

La vera lotta al fascismo e alla reazione che si andava sviluppando negli anni '30 del secolo scorso si basava invece non solo sull'impegno principale delle organizzazioni comuniste, ma anche sulla corretta capacità di analisi degli avvenimenti e della loro natura che all'interno dell'IC si andava affermando. Che cos'era il fascismo? Oggi viene fatto apparire che lo scontro fu tra dittatura e democrazia e questo peraltro consente agli anticomunisti di stabilire similitudini con Stalin e l'Unione sovietica. Era chiaro invece per i comunisti che il fascismo nasceva dall'esigenza della borghesia di schiacciare il movimento operaio e le organizzazioni comuniste, non solo per fini interni, ma anche per la proiezione internazionale dello scontro interimperialista verso nuove guerre.

La repressione del movimento operaio e comunista, con l'avvento del fascismo, non avveniva più solo con gli strumenti della repressione statale, ma attraverso la liquidazione delle stesse istituzioni di democrazia borghese e l'affermazione di organizzazioni di massa militarizzate parallele alle strutture repressive dello stato. Questo è avvenuto in Italia nel 1922 e successivamente in Germania nel 1933. Da quel momento, schiacciato il fronte interno, la borghesia poteva proiettare all'esterno le sue mire espansioniste e la sua politica di guerra. L'imperialismo straccione italiano e il revanscismo tedesco.

Perchè in Germania, come in Italia, il movimento comunista è stato sconfitto e il fascismo ha prevalso? In ambedue i paesi il movimento di classe era molto forte, ma era disunito e l'influenza della socialdemocrazia (SPD e PSI) è stata determinante per la sconfitta. Su come sono andate le cose esiste una analisi di Palmiro Togliatti, dirigente dell'IC, che risale al 1932 e riassume un suo intervento all'esecutivo dell'IC che pubblichiamo [qui]. In sostanza Togliatti dice esplicitamente che "...la socialdemocrazia ha favorito questo processo (la fascistizzazione dello Stato) con tutta la sua politica, sforzandosi di portare il disorientamento e la disgregazione nelle file della classe operaia, di diffondere tra di esse, con la sua teoria del minor male, la passività, di impedire con ogni mezzo la creazione di un fronte unico di lotta rivoluzionaria di classe contro la offensiva economica e politica della borghesia, contro la reazione, contro il fascismo".

Nessuna mobilitazione unitaria dunque e si assiste invece, in Italia, ai patti di pacificazione tra socialisti e fascisti, mentre in Germania di fatto esisteva una continuità di collaborazione tra socialdemocrazia e borghesia. Una continuità tra gli eccidi di Berlino del 1919, quelli in cui furono trucidati Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, e quelli del maggio 1929 sempre a Berlino (31 morti).

In quelle condizioni era molto difficile uscire dalle contraddizioni e impostare una lotta antifascista efficace. In Italia peraltro il partito comunista era diretto da Amadeo Bordiga, incapace di articolare una tattica adeguata agli avvenimenti, e in Germania, tra discussioni e scissioni, si stentava a trovare una via giusta per contrapporsi al fascismo, mentre le SA marciavano compatte col sostegno degli apparati pubblici e privati. E' vero, a partire dal II congresso dell'IC si era impostato il discorso del fronte unico, ma i risultati tardavano a venire e addirittura in Italia esso veniva respinto dalla direzione bordighista del partito comunista.

Il fascismo invece lavorava con metodo e con l'appoggio di tutte le forze militari, poliziesche, economiche, giudiziarie e questo lo portò inevitabilmente alla vittoria. Comunque in tutti i casi furono i comunisti a resistere, organizzando la clandestinità oppure, come in Austria nel 1934, l'insurrezione, ma in questo caso quando gli operai insorsero furono lasciati soli dalla socialdemocrazia a combattere (1500 morti e 9 impiccati).

La vittoria del fascismo in Italia e in Germania e la sconfitta operaia in Austria rendeva la destra europea bellicosa e attiva anche in altri paesi del continente e la sfida, ancora una volta, fu raccolta dai comunisti. Stavolta però il fronte antifascista trovava forze convergenti che permisero esperienze e lotte di grande portata. Le novità riguardarono in particolare la Spagna e la Francia.

In Francia lo sviluppo del movimento fascista si basava su organizzazioni come Action française, Croix de feu, Camelots du roi, scese in campo pesantemente per sfruttare la crisi e gli scandali della vecchia classe dirigente che faceva perno sul partito radicale e imporre un governo di destra.

In campo però ci furono anche i comunisti e i socialisti che trovarono un terreno comune d'azione. La questione decisiva fu la partecipazione di massa degli operai che, in concomitanza col processo politico in atto, occuparono le fabbriche e imposero che all'unità politica fosse collegato il cambiamento delle condizioni dei lavoratori. Questo spiega perchè la nascita del Fronte popolare fu accompagnata da provvedimenti come le ferie pagate, la riduzione dell'orario di lavoro, nuovi contratti, ostelli di vacanza per i lavoratori. La storia del Fronte popolare francese è sintetizzata nel testo, tratto dalla Storia Universale dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, che riproduciamo [qui].

I dati che emergono dall'esperienza francese possono essere così riassunti:


1) Il movimento unitario che portò al Fronte popolare bloccò l'ascesa della destra che avrebbe ancor più condizionato l'equilibrio europeo.
2) La classe operaia e i comunisti furono i grandi protagonisti di quegli avvenimenti.
3) L'alleanza del Fronte popolare (i comunisti francesi la appoggiarono, ma non entrarono nel governo) entrò in crisi di fronte alla controffensiva della grande borghesia e al rifiuto del sostegno al legittimo governo repubblicano di Spagna.


In Spagna l'offensiva della destra contro le forze democratiche che avevano vinto le elezioni portò alla formazione di un Fronte antifascista a cui si oppose la sollevazione militare diretta dal generale Francisco Franco che interessò tutto il paese. L'organizzazione armata degli antifascisti e delle forze lealiste impedì che i ribelli portassero a termine il loro disegno, ma si aprì una guerra civile durissima che durò tre anni, con alterne vicende e con la sconfitta del Fronte popolare. [Qui] riproduciamo la sintesi tratta dalla Storia Universale già citata.

La situazione spagnola presentava caratteristiche diverse da quella francese. Sulla natura delle forze in campo alleghiamo una importante analisi di Palmiro Togliatti che era all'epoca responsabile dell'IC in Spagna [qui].

Sul piano militare determinante fu l'appoggio massiccio e diretto ai golpisti da parte dei fascisti italiani e tedeschi, a cui faceva riscontro il blocco degli aiuti militari alla Repubblica da parte della Francia (quella del Fronte popolare!) e la rigorosa 'neutralità' dell'Inghilterra, che peraltro riconobbe Francisco Franco prima della caduta della Repubblica. La vicenda spagnola si inserisce dunque a pieno titolo nella preparazione della guerra mondiale, con le potenze "democratiche" pronte a blandire i fascisti per utilizzarli contro il vero nemico: i comunisti e l'URSS. Ma la vicenda mostrò anche al mondo intero la capacità dei comunisti di essere, nelle circostanze più drammatiche, il riferimento essenziale dei combattenti. Si veda [qui] la relazione tenuta da Dolores Ibarruri nel giugno 1937 all'assemblea plenaria del comitato centrale del Partito comunista di Spagna.

Contemporaneamente a questi avvenimenti europei, in Cina si determinò una svolta nella situazione interna con l'invasione giapponese. I fascisti giapponesi, in concomitanza con l'espandersi del fascismo in Europa credettero giunto il momento di tentare nuove avventure imperialiste invadendo la Cina. Questo avvenimento comportò un adeguamento della linea politica del partito comunista cinese alla nuova situazione.

Con il rapporto alla Conferenza degli attivisti convocata a Wayaopao il 27 dicembre 1935, che riportiamo [qui], Mao definisce la tattica da seguire contro l'imperialismo giapponese. Questa tattica è in linea con la discussione all'interno dell'IC su come affrontare la fase di ascesa del fascismo. Il rapporto di Mao è centrato su due questioni: analisi delle forze che sono interessate a combattere il fascismo giapponese e a cui il PCC deve sapersi rivolgere con attenzione e la proposta del Fronte Unito Nazionale, che cambia anche l'impostazione precedente. La parola d'ordine Repubblica degli operai e dei contadini deve diventare, dice Mao, Repubblica popolare. Mao sostiene, giustamente, che "la situazione attuale esige che questa parola d'ordine sia cambiata, sia sostituita con quella di Repubblica popolare perchè l'aggressione giapponese ha mutato i rapporti fra le classi in Cina e ha creato la possibilità della partecipazione alla lotta antigiapponese non solo della piccola borghesia ma anche della borghesia nazionale". Come si vede l'IC stava forgiando i quadri per affrontare lo scontro strategico che portò l'URSS e il movimento comunista mondiale alla vittoria sul fascismo, compreso quello giapponese.