Tesi sul ruolo del partito comunista
nella rivoluzione proletaria


Risoluzione del 24 luglio 1920 del II Congresso dell'Internazionale, da Leitsätze und Statuten der Kommunistischen Internationale (Beschlossen vom II. Weltkongress der Kommunistischen Internationale, Moskau, vom 17. Juli bis 7. August 1920), Hamburg, 1920, pp. 10-24, in italiano da Aldo Agosti, La Terza Internazionale, vol. I/1 pp. 226-234.


Il proletariato mondiale si trova di fronte a lotte decisive. L'epo­ca in cui viviamo è un'epoca di guerre civili dirette. L'ora decisiva si avvicina. In quasi tutti i paesi in cui esiste un consistente movimento operaio, la classe operaia si trova con le armi alla mano di fronte a una serie di aspre lotte. Più che mai essa esige ora un'organizza­zione salda. Senza soste la classe operaia deve prepararsi a queste lotte, senza perdere neppure un minuto di tempo prezioso.

Se all'epoca della Comune di Parigi (1871) la classe operaia aves­se avuto un saldo partito comunista, anche piccolo, la prima eroica insurrezione dei proletari francesi sarebbe risultata più forte e parec­chi errori e debolezze avrebbero potuto essere evitati. Le lotte che attendono ora il proletariato, in una situazione storica del tutto di­versa, saranno assai più determinanti che non nell'anno 1871.

Il II Congresso mondiale dell'Internazionale comunista richiama perciò l'attenzione della classe operaia rivoluzionaria di tutto il mondo sui seguenti punti.

1. Il partito comunista è una parte della classe operaia e preci­samente la più avanzata, la più cosciente e la più rivoluzionaria. Il partito comunista viene creato attraverso la selezione naturale dei migliori operai che hanno maggiore coscienza di classe, spirito di sa­crificio, lungimiranza. Il partito comunista non ha interessi diver­genti dagli interessi dell'intera classe operaia. Il partito comunista si distingue dal resto dell'intera massa operaia perché ha una visione complessiva della strada storica della classe operaia e si sforza, a tutte le svolte di questa strada, di difendere non gli interessi di singoli gruppi o singole professioni ma gli interessi della classe operaia nella sua totalità. Il partito comunista è la leva politico-organizzativa con il cui aiuto la parte più avanzata della classe operaia guida l'intera massa del proletariato e del semiproletariato lungo la strada giusta.

2. Fino al momento in cui il potere statale non sarà stato con­quistato dal proletariato e questo non avrà consolidato una volta per tutte il proprio dominio garantendosi contro una restaurazione bor­ghese, fino a quel momento il partito comunista avrà nelle sue file organizzate soltanto la minoranza degli operai. Fino alla conquista del potere, e nel periodo di transizione, il partito comunista in circo­stanze favorevoli può esercitare una generale influenza teorica e politica su tutti gli strati proletari e semiproletari della popolazione, ma non può accoglierli organizzativamente nelle sue file. Soltanto quando la dittatura proletaria avrà strappato dalle mani della bor­ghesia potenti strumenti di influenza come la stampa, la scuola, il parlamento, la Chiesa, l'apparato amministrativo e così via, soltanto quando apparirà chiara a tutti la sconfitta definitiva dell'ordine bor­ghese, soltanto allora tutti o quasi tutti i lavoratori cominceranno a entrare nelle file del partito comunista.

3. I concetti di partito e di massa debbono essere tenuti rigo­rosamente separati. I membri dei sindacati «cristiani» e liberali in Germania, Gran Bretagna e altri paesi fanno senza dubbio parte della classe operaia. In certe circostanze storiche è senz'altro possibile che la classe operaia sia formata in parte da numerosi strati reazionari. Il compito del comunismo non consiste nell'adeguarsi a queste parti arretrate della classe operaia, ma nell'innalzare l'intera classe operaia al livello della sua avanguardia comunista. La confusione di questi due concetti - partito e classe - può condurre ai più gravi errori e all'offuscamento.


[Ad es. il partito operaio doveva prendere posizione contro la guerra imperialistica, nonostante l'atteggiamento di una parte della classe operaia. I partiti socialtraditori che hanno appoggiato la guerra nazionale dichiarano di aver interpretato la volontà della classe operaia, dimenticando che il loro compito sarebbe stato in ogni caso di aprire gli occhi al proletariato. Altri esempi si riferiscono ai menscevichi e alla destra «indipendente» in Ger­mania.]


4. L'Internazionale comunista mantiene saldamente la convinzio­ne che il crollo dei vecchi partiti «socialdemocratici» della Seconda Internazionale non può in nessun caso essere rappresentato come crollo del proletariato in quanto partito. L'epoca della lotta aperta per la dittatura del proletariato genera un partito nuovo del prole­tariato: il partito comunista.

5. L'Internazionale comunista respinge con la massima decisione l'idea che il proletariato possa compiere la propria rivoluzione senza avere un partito politico autonomo. Ogni lotta di classe è una lotta politica. Lo scopo di questa lotta, che inevitabilmente si trasfor­ma in guerra civile, è la conquista del potere politico. Ma il potere politico non può essere conquistato, organizzato e guidato se non attraverso un partito politico. Soltanto nel caso che il proletariato, in quanto guida, abbia un partito organizzato e provato con obiettivi rigorosamente precisati e con un programma concretamente elaborato circa le misure immediate da prendere tanto in politica interna quanto in politica estera, la conquista del potere politico non apparirà casuale ma servirà da punto di partenza ad una durevole costruzione comu­nista della società per opera del proletariato.

La stessa lotta di classe esige del pari la struttura centralizzata e la guida unitaria dei diversi aspetti del movimento proletario (sinda­cati, cooperative di consumo, consigli di fabbrica, lavoro culturale, elezioni e cosi via).


[Questa guida centrale può essere soltanto un partito politico, e senza di esso nessuna efficace azione nella lotta di classe è possibile.]


Tutto ciò non può essere attuato senza un apparato politico centralizzato, cioè al di fuori di un partito politico.

Perciò la propaganda condotta dai sindacalisti rivoluzionari e dagli aderenti ai «lavoratori industriali del mondo» (IWW) contro la necessità di un partito operaio autonomo oggettivamente contribuì e contribuisce soltanto ad appoggiare la borghesia e la «socialdemo­crazia» controrivoluzionaria. Nella loro propaganda contro un partito comunista, che essi vogliono sostituire esclusivamente con sindacati o con informi unioni operaie «generali», i sindacalisti e gli industrialisti si trovano a fianco degli opportunisti veri e propri.


[Si vedano i menscevichi dopo il 1915 e il loro cosiddetto congresso operaio, o la propaganda dei « laburisti gialli » per la creazione di associa­zioni informali.]


Sindacalismo rivoluzionario e industrialismo costituiscono un passo avanti soltanto rispetto alla vecchia e muffita ideologia contro­rivoluzionaria della Seconda Internazionale. Ma rispetto al marxismo rivoluzionario, cioè al comunismo, entrambi costituiscono un passo indietro.


[Lo sciopero generale non è sufficiente per la vittoria, occorre la rivolta armata; e ciò esige il partito politico organizzato.]


I sindacalisti rivoluzionari parlano spesso del grande ruolo di una decisa minoranza rivoluzionaria. Ed è appunto una minoranza realmente decisa, una minoranza che è comunista, che vuole agire, che ha un programma, che vuole organizzare la lotta delle masse, è appunto il partito comunista.

6. Il compito più importante di un vero partito comunista con­siste nel rimanere sempre nel più stretto contatto con i più ampi strati del proletariato. A questo scopo i comunisti possono e debbono operare anche nelle associazioni che non sono di partito ma che com­prendono vasti strati proletari.


[Ve ne sono vari esempi; particolarmente importanti le cosiddette con­ferenze operaie e contadine «senza partito» in Russia, che agitano i pro­blemi più attuali.]


I comunisti considerano che il loro compito più importante sia un sistematico lavoro organizzativo-educativo entro queste vaste orga­nizzazioni operaie. Ma proprio perché questo lavoro sia efficace, per impedire che gli avversari del proletariato rivoluzionario si impos­sessino di tali organizzazioni operaie, gli operai comunisti più avanzati debbono sempre creare il loro autonomo, compatto partito comunista, che proceda sempre in modo organizzato e sia in grado di curare gli interessi del comunismo qualunque direzione prendano gli avveni­menti e quali che siano le forme del movimento.

7. I comunisti non evitano affatto le organizzazioni operaie di massa non di partito. In determinate circostanze, non esitano nep­pure a farne parte, anche se hanno un carattere accentuatamente reazionario (associazioni gialle, associazioni cristiane e cosi via), e ad utilizzarle. Il partito comunista all'interno di tali organizzazioni prosegue con costanza il suo lavoro e infaticabilmente persuade gli operai che l'idea della apartiticità viene consapevolmente diffusa dalla borghesia e dai suoi sostenitori tra gli operai per distogliere i pro­letari dalla lotta organizzata per il socialismo.

8. L'antica ripartizione «classica» del movimento operaio in tre forme - partito, sindacati e cooperative - è evidentemente superata. La rivoluzione proletaria in Russia ha creato la forma-base della dittatura proletaria: i soviet. La nuova ripartizione, cui ci si avvia dunque, è: 1) partito, 2) soviet, 3) associazioni produttive (sindacati). Ma anche i consigli operai, come pure le associazioni produttive trasformate in senso rivoluzionario debbono essere costante­mente e sistematicamente guidati dal partito del proletariato, vale a dire dal partito comunista. L'avanguardia organizzata della classe ope­raia - il partito comunista - deve guidare in pari tempo le lotte di tutta la classe operaia sul terreno economico come su quello politico, e altresì su quello culturale, tanto nelle associazioni produttive e nei consigli operai quanto in tutte le altre forme dell'organizzazione proletaria.

La nascita dei soviet come forma-base storica della dittatura del proletariato non indebolisce in alcun modo il ruolo di guida del partito comunista nella rivoluzione proletaria. L'affermazione dei co­munisti tedeschi «di sinistra» (vedi il loro appello al proletariato tedesco del 14 aprile 1920, firmato «Partito comunista operaio tedesco») secondo cui «anche il partito si adegua sempre più all'idea dei consigli e assume carattere proletario» (Kommunistische Arbeiter Zeitung n. 54) è un'espressione inesatta, come se il partito comunista dovesse annullarsi nei consigli, come se i consigli potessero sostituire il partito comunista.

Questa idea è fondamentalmente falsa e reazionaria.

Nella storia della rivoluzione russa abbiamo vissuto un periodo in cui i soviet hanno marciato contro il partito operaio ed appoggiato la politica degli agenti della borghesia. La stessa cosa si è potuta osservare in Germania, ed è possibile anche in altri paesi.

Perché i soviet possano assolvere al loro compito storico, è invece necessario che continui a sussistere un forte partito comunista, affinché esso non si «adegui» semplicemente ai soviet ma sia in grado di aiutarli a evitare l'«adeguamento» alla borghesia e alla socialdemo­crazia della guardia bianca, affinché per mezzo dei gruppi comunisti nei soviet esso sia in grado di trascinare i soviet a rimorchio del partito stesso.

Chiunque propone al partito comunista di «adeguarsi» ai soviet, chiunque vede in tale adeguamento il rafforzamento del «carattere proletario del partito», rende un pessimo servizio tanto ai soviet quanto al partito e non comprende l'importanza né del partito né dei soviet. A favore dell'«idea dei soviet» si schierano oggi anche parecchi «indipendenti» e perfino socialisti di destra, almeno a parole. Noi potremo impedire che questi elementi distorcano l'idea dei soviet soltanto se avremo un forte partito comunista, il quale sia in grado di influenzare in modo determinante la politica dei soviet e di guidare i soviet.

9. La classe operaia ha bisogno del partito comunista non sol­tanto fino al momento della presa del potere, non soltanto durante la presa del potere ma anche dopo che il potere sarà passato nelle sue mani. La storia del Partito comunista russo, che ormai da tre anni è al potere, dimostra come l'importanza del partito stesso non soltanto non sia diminuita dopo la conquista del potere da parte della classe operaia, ma sia invece straordinariamente aumentata.

10. Al momento della conquista del potere da parte della classe operaia, il suo partito rimane pur sempre una parte della stessa classe operaia. Ma si tratta appunto di quella parte della classe operaia che ha organizzato la vittoria: da due decenni, come in Russia, da una serie di anni, come in Germania, il partito comunista conduce la lotta non soltanto contro la borghesia ma anche contro quei «socialisti» che sono i portatori dell'influenza borghese sul proletariato; esso ha accolto nelle sue file i campioni più coraggiosi, lungimiranti e avanzati della classe operaia. Soltanto se esiste questa compatta orga­nizzazione della élite della classe operaia è possibile superare tutte le difficoltà che si frappongono alla dittatura del proletariato dopo la sua vittoria.

Nell'organizzazione di una nuova Armata rossa proletaria, nel­l'effettivo annientamento dell'apparato statale borghese e nella sua sostituzione con l'embrione di un nuovo apparato statale proletario, nella lotta contro tendenze corporative di singoli gruppi operai, nella lotta contro il «patriottismo» provinciale e regionale, nell'avvio di metodi per la creazione di una nuova disciplina del lavoro, in tutti questi settori deve intervenire la parola decisiva del partito comu­nista. I suoi membri col loro esempio debbono infiammare e guidare la maggioranza della classe operaia.

11. Soltanto quando sarà compiuta la distruzione totale delle classi cadrà la necessità di un partito politico del proletariato. Lungo la strada verso questa definitiva vittoria del comunismo, è possibile che l'importanza storica delle tre forme-base dell'organizzazione pro­letaria attuale (partito, soviet e associazioni produttive) muti e che vada via via consolidandosi un tipo unitario di organizzazione operaia. Ma il partito comunista si annullerà completamente nella classe operaia soltanto quando il comunismo cesserà di essere un obiettivo di lotta e tutta la classe operaia sarà diventata comunista.

12. Il II Congresso dell'Internazionale comunista conferma non soltanto i compiti storici del partito comunista in generale, ma indica al proletariato internazionale, sia pure a grandi linee, di quale partito comunista abbiamo bisogno.

13. L'Internazionale comunista è dell'opinione che, soprattutto nel periodo della dittatura del proletariato, il partito comunista debba essere strutturato in base ad un ferreo centralismo proletario. Per poter guidare con successo la classe operaia attraverso la guerra civile lunga e dura in atto, il partito comunista deve introdurre nelle proprie file una disciplina ferrea, militare. Le esperienze del partito comu­nista, che nel corso di anni durante la guerra civile russa fu alla guida della classe operaia, hanno dimostrato come senza la più rigida disci­plina, senza il centralismo totale e senza una piena, fraterna fiducia di tutte le organizzazioni di partito verso la direzione del partito stesso, la vittoria degli operai non sia possibile.

14. Il partito comunista deve dunque essere costruito sulla base del centralismo democratico. Il principio fondamentale del centra­lismo democratico è costituito dall'eleggibilità delle cellule superiori di partito da parte di quelle inferiori, dal carattere totalmente vin­colante ed essenziale di tutte le istruzioni emanate dalle istanze supe­riori per le istanze inferiori, e dalla presenza di una forte direzione centrale la cui autorità sia universalmente riconosciuta per tutti i compagni dirigenti nel periodo che va da un congresso all'altro.

15. In conseguenza delle leggi eccezionali proclamate dalla bor­ghesia contro i comunisti, tutta una serie di partiti comunisti d'Europa e d'America è costretta a vivere nell'illegalità. Bisogna tener pre­sente che, in un simile stato di cose, si è talvolta costretti a rinunciare alla rigida attuazione del principio elettivo, accordando agli organismi dirigenti del partito il diritto di cooptazione (e cioè di approvazione), come a suo tempo è accaduto in Russia. Durante le leggi speciali il partito comunista non può valersi del referendum democratico ogni volta che sorge una questione importante, (come è stato proposto da una parte dei comunisti americani), esso è anzi obbligato a concedere al proprio centro dirigente il diritto di prendere, al momento oppor­tuno, importanti decisioni a nome di tutti i membri del partito.

16. La propaganda a favore di un'ampia «autonomia» per le singole organizzazioni locali di partito non fa attualmente che inde­bolire le file del partito comunista soffocandone la capacità d'azione, e favorisce le tendenze disgregatrici piccolo-borghesi e anarchiche.

17. Nei paesi in cui sono ancora al potere la borghesia o la socialdemocrazia controrivoluzionaria, i partiti comunisti devono im­parare a collegare sistematicamente l'attività legale con quella illegale. E cioè, il lavoro legale deve costantemente essere tenuto sotto l'ef­fettivo controllo del partito illegale. I gruppi parlamentari comunisti operanti sia nelle istituzioni centrali dello Stato sia in quelle locali, regionali o comunali, devono essere interamente sottoposti al controllo dell'intero partito, qualunque ne sia in quel determinato momento la condizione di legalità o di illegalità. Quei funzionari che in qual­siasi forma si rifiutano di sottomettersi al partito, devono essere espulsi dalle file comuniste. La stampa legale (giornali, pubblicazioni editoriali in genere), dev'essere assolutamente subordinata all'insieme del partito e al suo Comitato centrale.

18. La base di tutta l'attività organizzativa del partito comu­nista dev'essere soprattutto la creazione di una cellula comunista, anche se talvolta il numero dei proletari o dei semiproletari può essere basso. In ogni consiglio, in ogni sindacato, in ogni cooperativa, in ogni fabbrica, in ogni comitato di inquilini, basta che ci siano anche soltanto tre persone favorevoli al comunismo, si deve prov­vedere a creare immediatamente una cellula comunista. È la compat­tezza dei comunisti che offre all'avanguardia della classe lavoratrice la possibilità di trascinarsi dietro la classe stessa per intiero. Tutti i nuclei comunisti che agiscono nelle organizzazioni apartitiche sono assolutamente subordinati all'organizzazione del partito nel suo com­plesso, sia che esso nel momento specifico svolga azione legale, sia che svolga azione clandestina. Le cellule comuniste di tutte le specie devono essere subordinate una all'altra, sulla base della più rigida gerarchia, in virtù di un sistema possibilmente preciso.

19. Il partito comunista nasce quasi ovunque come partito cit­tadino, come il partito dei lavoratori dell'industria che abitano per lo più nelle città. Per una facile e rapida vittoria della classe operaia è necessario che il partito comunista diventi il partito non soltanto delle città, ma anche dei piccoli centri. Il partito comunista deve svolgere la sua azione di propaganda e la sua attività organizzativa tra i lavoratori agricoli, i piccoli e medi contadini. Il partito comu­nista deve elaborare con cura particolare l'organizzazione di cellule comuniste in campagna.

L'organizzazione internazionale del proletariato potrà dirsi forte soltanto quando le teorie sopra esposte sul ruolo del partito comu­nista si saranno consolidate in tutti i paesi in cui vivano e combattano dei comunisti. L'Internazionale comunista ha invitato al suo congresso tutti i sindacati che riconoscano i principi della Terza Internazionale e siano decisi a farla finita con l'Internazionale gialla. L'Internazionale comunista organizzerà una sezione di sindacati rossi che si collocano sul terreno del comunismo, e non si rifiuterà di collaborare con quelle organizzazioni operaie di carattere neutrale che dimostrino di voler condurre una seria lotta rivoluzionaria contro la borghesia. L'Internazionale comunista tuttavia richiama l'attenzione dei proletari di tutto il mondo sui seguenti punti:


1. Il partito comunista è l'arma principale, essenziale dell'eman­cipazione del proletariato. È ora di avere in ogni paese non più gruppi o correnti, ma un partito comunista vero e proprio.

2. In ogni paese deve sussistere soltanto un unico partito co­munista unitario.

3. Il partito comunista dovrà essere costruito soltanto sul prin­cipio della più rigida centralizzazione, e in epoca di guerra civile dovrà far vigere nelle sue file una disciplina militare.

4. Ovunque si ritrovino anche soltanto una decina di proletari o semiproletari il partito comunista dovrà avere una cellula organizzata.

5. In tutte le istituzioni non partitiche dovrà sussistere una cellula comunista, severissimamente subordinata al partito nel suo complesso.

6. Difendendo strenuamente e ostinatamente il programma e la tattica rivoluzionari del comunismo, il partito comunista deve esser sempre strettamente collegato con le grandi organizzazioni operaie ed evitare il settarismo non meno della mancanza di principi.