Appello del Comitato esecutivo
per l'indipendenza della Turchia

(25 settembre 1922)

Testo ripreso da Internationale Presse Korrespondenz, 27 settembre 1922, n.189, p. 1251, in traduzione italiana da Aldo Agosti, La Terza Internazionale - Storia documentaria, vol I,2, pp. 786-788.


Pace al popolo turco, guerra all'imperialismo europeo!


Operai e operaie!

Nel Vicino Oriente si sviluppano avvenimenti di grandissima por­tata storica. I capitalisti dell'Intesa vittoriosa hanno condannato a morte il popolo turco. Hanno fatto a pezzi la Turchia, l'hanno circon­data di una corona di Stati, che, incapaci di esistere per forza pro­pria, sono stati condannati a lanciarsi continuamente sul popolo turco come cani da guardia dell'Intesa. La capitale della Turchia, Costanti­nopoli, è diventata il quartiere di guerra degli alleati. Le navi da guerra inglesi e francesi vi tengono puntati i loro cannoni. La Turchia sa­rebbe dovuta rimanere per sempre, inerme, in balia dell'Intesa armata di tutto punto. Ma animato dalla vista dell'Armata rossa della Russia sovietica, che combatteva e vinceva, il popolo turco, benché fosse spossato da una serie di guerre, ha preso le armi e ha saputo difendere la sua esistenza in combattimenti che sono durati tre anni. Ha co­stretto alla fuga l'esercito greco armato dagli inglesi. L'Asia Minore, ad eccezione di Costantinopoli e della costa dei Dardanelli, è stata liberata dalla presenza di eserciti stranieri. La vittoria degli eserciti turchi è una nuova prova del fatto che il potere tirannico ha dei limiti, e che tutte le catene di schiavitù forgiate a Versailles sotto il nome di trattati di pace si spezzano come se fossero di vetro quando i popoli si sollevano per riconquistare la loro libertà.

Ma la sconfitta dei vassalli inglesi, la sconfitta della Grecia, non significa ancora la sconfitta definitiva dell'imperialismo dell'Intesa. Costantinopoli e i Dardanelli si trovano ancora nelle mani degli alleati. Ciò significa che gli alleati continueranno ad arrogarsi il diritto non solo di minacciare la Turchia a partire dalla sua capitale, ma di utilizzare i Dardanelli come la via attraverso la quale possono inviare le loro navi da guerra nel Mar Nero contro la Russia sovietica.

Operai e operaie!

L'imperialismo inglese ha la faccia tosta di minacciare una nuova guerra in nome della libertà dei mari, qualora i turchi avessero il co­raggio di occupare la loro capitale e le rive del loro paese. Sono pas­sati solo pochi anni da quando ha avuto termine a Gallipoli l'ecatom­be di lavoratori inglesi e australiani, che vi hanno versato il loro sangue perché l'imperialismo inglese potesse dominare la Russia e la Turchia. Ciononostante l'imperialismo inglese osa già minacciare il mondo di una nuova guerra. Se esso riuscisse a mettere in atto le sue minacce, non scorrerebbe solo il sangue dei soldati inglesi e tur­chi, ma anche quello di altri popoli. Negli ultimi anni la Francia ha aiutato la Turchia per motivi di concorrenza, nell'intento di indebo­lire la posizione dell'Inghilterra in Oriente e, per mezzo di questa pressione esercitata in Oriente, di ottenere in cambio dall'Inghilterra la libertà di sfruttare il popolo tedesco. Ma se si dovesse giungere a una decisione, se la Turchia dovesse allungare la mano verso la riva degli stretti, la Francia sarà al fianco dell'Inghilterra, perché l'impe­rialismo francese ha paura di perdere l'aiuto dell'Inghilterra nello sfruttamento della Germania. Può fare qualche atto dimostrativo con­tro l'Inghilterra, ma non può rompere con l'imperialismo inglese. Così anche operai francesi si troverebbero a combattere di nuovo per l'egemonia comune dell'Intesa. Ma la guerra non si limiterebbe solo a questi popoli. L'Intesa trascinerebbe con sé i serbi e i romeni, e costringerebbe l'Italia e la Grecia a partecipare di nuovo alla guerra. E il fuoco, una volta acceso nei Balcani, si estenderebbe ad altre re­gioni e trasformerebbe di nuovo l'Europa in un solo campo di batta­glia. Se si dovessero evitare queste conseguenze grazie a un cedimento della Turchia, ciò vorrebbe dire soltanto che la nuova guerra nel vi­cino Oriente è stata rinviata di qualche tempo. La Turchia non può vivere col coltello dell'Intesa puntato alla nuca, e la Russia non può essere sicura finché le sue zone granarie e carbonifere si trovano nel raggio d'azione della flotta inglese.

Operai e operaie!

Il governo turco non è un governo operaio e contadino, è il go­verno di un ceto di ufficiali, è un governo di intellettuali, un governo che non corrisponde certo ai nostri ideali. Non c'è quindi nessun dubbio che nella misura in cui la Turchia si svilupperà economicamente, la clas­se operaia turca dovrà combattere contro questo governo. Ma i lavora­tori turchi hanno capito che, a prescindere dal loro rapporto con que­sto governo, la lotta della Turchia è la lotta di un popolo contadino povero contro l'asservimento da parte del capitale internazionale. E il proletariato internazionale, a prescindere dal suo rapporto col go­verno turco, deve fare di tutto, nel proprio interesse, per impedire all'imperialismo dell'Intesa di prendere di nuovo le armi contro la Turchia, di versare di nuovo il sangue del proletariato europeo per gli interessi del dominio mondiale inglese.

Operai e operaie! E in primo luogo voi, operai inglesi, francesi, italiani, serbi e romeni! È vostro dovere combattere energicamente, con tutte le vostre forze, ogni tentativo di intraprendere azioni mili­tari contro la Turchia. È vostro dovere impegnare tutte le vostre ener­gie per impedire che l'Intesa costringa la Turchia ad aprire gli stretti agli alleati e che si preparino così nuove guerre. Le questioni che ora si decidono nel Vicino Oriente sono questioni vitali non solo per i popoli che vivono sulle coste del Mar Nero, ma anche per il proletariato europeo.


Abbasso l'imperialismo dell'Intesa!
Libertà e pace al popolo turco!
Alt alle nuove guerre imperialistiche!
Basta coi mercanteggiamenti diplomatici!